A un anno dalla presentazione sul mercato, od prova a lungo la reflex più veloce del mondo. Luci (e qualche ombra) su questa sprinter ineguagliata. Nell'editoriale il nostro direttore si chiedeva retoricamente che senso potesse avere per una rivista di fotografia tornare con un test su un oggetto presente sul mercato già da tempo e (ri)provare la Canon 1D Mark III quando ormai se ne sa già tutto. Oppure non proprio tutto?
Infatti noi crediamo sia proprio così. La 1D Mark III è venuta con noi in molti luoghi durante i due mesi di prova nella vita di tutti i giorni, accompagnando noi fortunati di odlab in ogni occasione, da quelle più professionali a quelle meno ortodosse per una fotocamera di questa categoria. Si, lo confessiamo, l'abbiamo portata anche a prime musicali o a feste di compleanno, mischiandoci tra coloro che facevano le foto con mezzi decisamente più modesti, semplicemente non paragonabili alla classe del nostro. È stato proprio in alcune di queste occasioni che sono venute a galla alcune peculiarità della macchina che, inizialmente, non avevamo notato. Una su tutte lo strano comportamento del sistema autofocus, a volte delirante. Parlando con alcuni professionisti avevamo già registrato un certo disappunto sul sistema di messa a fuoco EOS proprio in relazione all'utilizzo dell'allora nuovissima terza release della 1D. Poi abbiamo capito il perché. La macchina, con il firmware 1.0.9, denuncia grossi problemi di messa a fuoco automatica in presenza di luci deboli o insufficienti. Anche lavorando a 3200 ISO il risultato non cambia e tutto ciò non è certo piacevole per chi deve portare a casa un servizio. Questo problema si è reso evidente sin dall'inizio della commercializzazione del prodotto, al punto che Canon ha cercato subito di correre ai ripari in vari modi intervenendo soprattutto a livello di software: le successive release del firmware sono andate via via migliorando la situazione fino a correggerla quasi nella sua totalità con l'ultima versione, la 1.1.3.
La 1D, terza versione di una fortunata e potente fotocamera dedicata a chi fa del reportage o della ripresa sportiva, si rivela da subito un successo grazie alle potenti funzionalità e alle caratteristiche elettro-meccaniche che la rendono la reflex digitale più veloce al mondo, record che mantiene tuttora. Il doppio processore DIGIC III, alla base della scheda logica che pilota la Mark III, controlla anche il sensore di ultima generazione Canon, quello della 5D, modificato però per ottenere un formato ridotto (con un crop di 1,3x rispetto al full frame) capace di scattare a 10 fotogrammi al secondo. Quando si prova questa funzione si resta allibiti: sembra di impugnare una mitraglietta UZI, di quelle che in qualche secondo scaricano un caricatore intero. L'aspetto che rende formidabile questa possibilità sta nella capacità di scattare raffiche che arrivano a 110 scatti continui (in JPEG) o 30 in RAW, cioè oltre 120 megabyte di dati al secondo. Al termine (ci aspettavamo che un sottile fil di fumo uscisse da qualche pertugio) l'elettronica continuerà a scrivere sulla memoria interna i dati relativi agli scatti mentre già si potranno guardare i risultati sul display. Questo, nuovo da 3", è capace di una risoluzione di oltre 230.000 punti garantendo una visibilità ottimale fino a un'angolazione di 170°. La capacità di conversione A/D passa da 12 a 14 bit, garantendo una profondità di colore di oltre sedicimila toni per pixel, quattro volte la precedente. La 1D è pronta a scattare in soli due decimi di secondo dall'accensione, un primato anche questo. Il sensore, da "soli" 10,1 megapixel denominato APS-H (28,1 x 18,7mm), oltre a incorporare un sistema di autopulizia – decisamente gradito ed efficace – acquisisce immagini praticamente perfette fino a una sensibilità ISO 3200 (fino a 1600 ISO il rumore è praticamente assente). Chi non ne avesse abbastanza può scegliere di attivare le opzioni che portano la sensibilità fino a 6400 ISO o abilitano la più bassa a 50 ISO; queste considerazioni per le sensibilità più estreme sono valide quando è attiva l'opzione di riduzione del rumore agli alti valori ISO (valore 2 della sezione delle funzioni personalizzabili CF II) impostabile via display.
Le caratteristiche fondamentali di questo corpo macchina sono state valutate così importanti da spingere agenzie di fama mondiale come Getty e Reuters, per citarne solo due, a sceglierla come dotazione per i propri fotografi: di certo c'è di che riflettere. Canon ha da sempre un approccio molto diretto con il proprio parco utenti dal quale attinge suggerimenti e critiche ogni volta che si tratta di progettare una macchina nuova. La terza generazione della 1D ha davvero poco a vedere con la precedente Mark II N: il progetto è partito da zero gettando le basi per la costruzione dell'intera nuova serie 1, compresa la super "risoluta" 1Ds da 21 megapixel. Tutte le tecnologie più attuali sono state implementate, e il sistema generale lascia spazio a future opzioni attivabili attraverso l'aggiornamento del firmware. Su questa base è stato riprogettato ex novo il sistema di autofocus che ora prevede 19 sensori a croce (selezionabili) intorno all'area centrale dello schermo in aggiunta ad altri 26, invisibili, che sono di supporto ai precedenti; le zone di misurazione dell'esposizione sono ben 63. Tutto ciò si traduce in una velocità di messa a fuoco incredibile e accurata, almeno con valori di luce ottimali. I problemi si riscontrano quando la luminosità della scena scende sotto valori accettabili e si sceglie di scattare (anche a valori ISO elevati) un soggetto in movimento. L'impostazione di ripresa può essere impostata su Single Shot o AI Servo, che tiene conto dei movimenti del soggetto al fine di tenerlo sempre a fuoco: in questo caso ottenere un'immagine a fuoco o anche solo riuscire a scattare potrebbe diventare un'impresa. La soluzione si ottiene passando alla messa a fuoco manuale (c'è un tasto apposito sul dorso della fotocamera) oppure passando alla modalità scatto singolo. La 1D Mark III, in tal caso, si trasforma e riesce a offrire qualità di scatto da primato, con fuoco impeccabile, colori sempre precisi a qualunque valore ISO. Scatti veloci, effettuati in una notte di leggera pioggia nelle peggiori condizioni di luminosità, con un mix di luci tra cui neon, lampioni e fari delle auto, hanno portato a risultati eccellenti, di solito difficilmente riproducibili.
Tra le altre novità a suo tempo apparse sulla 1D (ma oggi implementate su tutta la gamma delle nuove macchine, dalla 1Ds alla 40D e alla piccola 450D) c'è la possibilità di scattare componendo la scena direttamente sullo schermo LCD (funzione Live View). In questo caso la messa a fuoco diventa manuale con la possibilità di ingrandire un particolare fino a dieci volte per ottenere la massima precisione: se la fotocamera è collegata a un computer si può controllare lo scatto in remoto, grazie anche allo splendido software a corredo, ma, a nostro avviso, c'è ancora un po' da lavorare prima di ottenere il livello di eccellenza che l'utente di una macchina di questo livello si aspetta. Il mirino, migliorato e ampliato, ora riproduce il 95% dell'immagine ripresa e può essere oscurato attraverso una piccola leva laterale, al fine di impedire l'ingresso di eventuali luci indesiderate. Sul grande display è facile leggere e impostare i valori delle funzioni (ve ne sono ben 57 personalizzabili dall'utente) tra le quali vi sono il controllo diretto dei flash della serie Speedlight EX e la trasmissione degli scatti senza fili attraverso l'impiego del nuovo trasmettitore wireless WFT-2.
Il corpo macchina, nonostante l'impiego massivo di leghe di magnesio, è piuttosto impegnativo dal punto di vista del peso (circa 1,3 kg con la batteria): ciò nonostante l'ergonomia è elevatissima e si scatta bene sia in orizzontale che in verticale. A sfavore del peso gioca anche la notevole batteria ricaricabile dalle dimensioni generosissime, quasi il doppio delle batterie di una 5D o di una 40D. Per la Mark III sono state impiegate batterie agli ioni di litio LP-E4 al posto delle normali Ni-MH: questo significa che, per tutto il tempo della prova (parecchie settimane di utilizzo sempre con la funzione di autopulizia del sensore attiva e spesso con il flash montato) sono bastate due sole ricariche. Canon infatti indica in 2.200 il numero degli scatti possibili per ogni ciclo di ricarica della batteria, circa mille in più di quelli garantiti dalle batterie del vecchio tipo. All'interno della batteria ricaricabile trova posto una piccola elettronica di controllo delle capacità di performance dell'unità stessa. Impressionante davvero. In dotazione, oltre al caricatore per due batterie, c'è anche un adattatore per l'uso della macchina collegata ad una presa di rete.
Parliamo ora delle sei modalità di scatto: Scatto Singolo, Velocità Alta (10 frame al secondo), Velocità Bassa (3 Frame al secondo), Autoscatto a 10 secondi, Autoscatto a 2 secondi, Scatto singolo Silenzioso. Quest'ultimo merita un'attenzione particolare perché si rivela molto utile nelle situazione in cui il rumore dello scatto fotografico non è particolarmente gradito, come a teatro o in luoghi particolarmente silenziosi o di raccoglimento. Fino a quando l'utente non rilascia il pulsante di scatto lo specchio non ritorna in posizione e, quando lo fa, adotta una velocità ridotta che, appunto, ne riduce anche il rumore. Magari da non utilizzare sempre, ma sapere che esiste dà una certa tranquillità in più al fotografo. I modi di ripresa, invece, sono solo quattro: P, programma automatico; Av, a priorità di diaframmi; M, completamente manuale; e Tv, a priorità di tempi: questi sono selezionabili con valori compresi tra 1/8000" e 30 secondi.
Bisogna spendere qualche parola sul sistema integrato di pulizia del sensore. Si tratta di un meccanismo che fa vibrare il filtro infrarosso montato sul sensore che "scrolla" le particelle di polvere che potrebbero sporcare le immagini. La pulizia impiega circa tre secondi ed è possibile attivarne il ciclo ogni volta che la fotocamera viene accesa e spenta oppure attivandolo in modo manuale quando lo si ritiene necessario. Ovviamente c'è ancora la possibilità, come sui modelli precedenti della gamma EOS digitale, di sollevare lo specchio per poter pulire manualmente il sensore. La 1D Mark III può inoltre registrare delle informazioni sulle macchie di sporco presenti così da poterle indicare, quando viene utilizzato, al programma Digital Photo Professional 3.2.2 in dotazione. Per tutti i fotografi che fanno uso di grandi parchi obiettivi e tendono a cambiarli spesso, la funzione di auto-pulizia si rivela davvero un punto di forza per la scelta di una macchina come questa.
Quando si scattano foto a raffica, riempire le memorie è un gioco da ragazzi ma, in un secondo tempo, sarà necessario trasferire le immagini su un computer: per questo, sul lato sinistro del corpo è presente una porta USB 2.0. La 1D Mark III può utilizzare contemporaneamente sia le Compact Flash sia le schede SDHC, magari per registrare sulla prima i file RAW (3.888 x 2592 pixel di risoluzione) e sulla seconda i file JPEG. Sempre sulla parte sinistra troviamo anche le altre porte di connessione tra cui l'uscita video, la presa per il controllo a distanza, la porta per il collegamento al computer, con o senza cavi, o la connessione per un flash esterno o per il segnale di sync.
Anche se non è proprio il tipo di macchina che passa inosservata e può indurre un certo imbarazzo nei soggetti inquadrati, può essere utilizzata anche per lungo tempo in qualunque situazione: il design garantisce una maneggevolezza che, in un primo momento, potrebbe sembrare una chimera. Ovviamente il suo prezzo (circa 5.000 Euro) e le sue caratteristiche tecniche ne fanno lo strumento di lavoro ideale per fotoreporter, fotografi di moda o di sport. L'amatore super evoluto di certo ne rimarrebbe entusiasta ma, forse, dovrebbe rivolgere le proprie attenzioni alla sorella minore 5D, certamente non così veloce ma dal sensore a pieno formato. Fate comunque attenzione, perché quella è una macchina che tra poco dovrebbe essere sostituita da un modello migliorato o da una possibile versione Mark II.
In occasione del PMA di Las Vegas, lo scorso febbraio, abbiamo avuto modo di sentire voci a proposito di una revisione anche della 1D in virtù di alcuni movimenti di mercato. Oggi, dopo la presentazione della Nikon D3, la 1D ha una concorrente in più che, anche se priva della stessa velocità di scatto, possiede un sensore full frame e lo stesso prezzo della Canon. Per questo motivo si vocifera che Canon stia correndo ai ripari magari presentando già al Photokina una Mark IV (?) con sensore FF e la stessa o maggiore velocità di scatto. Nessun commento ufficiale da Canon Italia interpellata sull'argomento, ma ci sembra comunque interessante riportare queste voci.
Concludendo, bisogna ricordare che con la 1D Mark III è stato introdotto anche un sistema di protezione del corpo macchina dalle intemperie che ne garantisce il pieno utilizzo (anche con i flash della generazione EX) in ogni condizione atmosferica. I suoi principali punti di forza sono la velocità di scatto, la grande qualità a livello di immagine e colore, la quasi totale assenza di rumore (percepibile in pratica solo a 6400 ISO) soprattutto utilizzando la funzione di riduzione del rumore alle alte sensibilità.
I punti deboli sono la messa a fuoco incerta in condizione di luce debole quando si lavora in modalità AI Servo, il non brillantissimo controllo del bilanciamento automatico del bianco, il peso, il costo ancora elevato e la mancanza del sensore a pieno formato. Tutti peccati di gioventù che verranno sicuramente corretti con i prossimi aggiornamenti di firmware o con una nuova versione in arrivo.