Fujifilm X-E2In tempi diversi, con una situazione di mercato differente, o anche nelle mani di una diversa Casa produttrice, una fotocamera come la Fujifilm X-E2 probabilmente non avrebbe mai visto la luce. Non perché si tratti di un modello mediocre, tutt'altro: semplicemente, perché immettere in commercio il perfezionamento incrementale di un apparecchio peraltro valido uscito solamente dodici mesi prima e ancora facilmente disponibile sugli scaffali dei negozi come la X-E1 ha soprattutto il significato di una dichiarazione di totale fiducia da parte del fabbricante nelle potenzialità di questa famiglia di mirrorless che, non a caso, continua a raccogliere un seguito di utenza affezionata e soddisfatta.

Era solo l'autunno del 2010 quando Fujifilm inaugurava la propria serie X presentando al Photokina il prototipo della X100, e dopo solo un anno e mezzo ecco arrivare la X-Pro1 con la prima adozione del sensore X-Trans seguita a pochi mesi di distanza dalla sua versione semplificata e meno costosa, quella X-E1 di cui ci siamo già occupati diffusamente in passato con uno dei nostri test (al quale rimandiamo per via delle molte similarità di quell'apparecchio con la X-E2). La corsa di Fujifilm a presidiare tutte le possibili nicchie del segmento mirrorless è stata evidente con il rilascio di ben 13 modelli differenti in tre anni, alcuni dei quali con ottica non intercambiabile, anche se all'inizio del 2013 con l'arrivo della seconda generazione del sensore X-Trans sulla X100S si è verificato un importante punto di svolta per la famiglia X Series.

Fujifilm X-E2 | Osservatorio DigitaleUn punto debole unanimemente riconosciuto delle fotocamere mirrorless in genere riguarda l'autofocus. Apparecchi capaci di produrre immagini di eccellente qualità sono passati alle cronache come fiaschi commerciali proprio per le difficoltà, le imprecisioni e la lentezza del sistema AF, e anche alla serie X di Fujifilm - pur non presentando problematiche estreme - è stata da subito rimproverata la debolezza di questa componente tanto importante in una fotocamera. Una prima risposta è arrivata con il sensore X-Trans II e la sua implementazione del rilevamento di fase che, in aggiunta al tradizionale rilevamento di contrasto, ha permesso di realizzare un sistema autofocus ibrido molto più performante rispetto a quello originario.

Non è comunque occorso molto tempo a Fujifilm per integrare questa nuova tecnologia - ovviamente pilotata da un processore d'immagine altrettanto nuovo, denominato EXR Processor II - nella "versione 2.0" della fotocamera che già rappresentava per molti lo sweet spot, il punto d'incrocio ottimale tra caratteristiche, prestazioni e prezzo dell'intera serie X. L'arrivo della X-E2 sugli scaffali dei negozi mentre la vita commerciale della X-E1 era ancora in pieno vigore ha fatto sollevare più di un sopracciglio, confermando come il ritmo incalzante delle uscite di nuovi modelli (che come si è visto non impedisce oltretutto il rilascio di aggiornamenti di firmware realizzati non solo per risolvere errori o difetti ma anche per potenziare le funzionalità esistenti o implementarne di nuove) rappresenti un po' la cifra di questa famiglia che anche nel prossimo futuro è destinata a sorprendere favorevolmente la platea di appassionati e professionisti che ricercano apparecchi comodi e pratici dal punto di vista ergonomico senza dover rinunciare a una qualità costruttiva e di immagine che fino a ieri era esclusivo appannaggio del segmento reflex.

Fujifilm X-E2 | Osservatorio DigitaleTornando all'autofocus, occorre notare come il passo avanti costituito dal sistema ibrido non rappresenti ancora una soluzione perfetta; e di questo ne è ben conscia la stessa Fujifilm, che ha continuato a lavorare al problema arrivando recentemente a presentarne un'ulteriore messa a punto con la X-T1. Sulla X-E2 non sono pochi i fotografi che fanno regolarmente tesoro delle funzioni Focus Peaking e Digital Split Image mutuate dalla X100S per farsi assistere nella messa a fuoco manuale attraverso il display Live View, per quanto a questo comportamento contribuisca non poco il carattere dell'apparecchio, orientato a un utilizzatore maggiormente portato alla fotografia ragionata anziché al point-and-shoot indiscriminato.

Se al proprio interno la X-E2 si distingue dalla X-E1 per sensore e processore, ovvero l'intero cuore digitale dell'apparecchio, esternamente le differenze non sono molto appariscenti. Il display LCD è più ampio, 3" contro 2,8" di diagonale, con una risoluzione salita da 460.000 a 1.040.000 punti, e si mantiene fisso e non touch; nessun cambiamento invece per quanto riguarda il mirino elettronico, identico a quello montato sulla X-E1.

Fujifilm X-E2 | Osservatorio DigitaleLievemente modificata la disposizione dei pulsanti, con il Quick Menu fatto traslocare sul lato superiore della fotocamera per essere sostituito dal pulsante AE-L, ora disaccoppiato da AF-L per avere immediatamente a portata della mano destra la possibilità di bloccare fuoco ed esposizione. In compenso il pulsante AF è stato trasferito nel D-pad, e il suo posto occupato da un tasto Fn2 che porta a quattro il totale di pulsanti personalizzabili della X-E2 considerando AF, AE e, ovviamente, il tasto Fn che in questo apparecchio è normalmente assegnato alla novità della connettività Wi-Fi. L'escursione della ghiera per la compensazione dell'esposizione è stata portata da +/-2 EV a +/-3 EV, mentre alla ghiera dei tempi è stata aggiunta la posizione per 1/180" corrispondente alla velocità x-sync del flash. Il pulsante di scatto mantiene la filettatura per il collegamento di un telecomando meccanico.

Tutto invariato o quasi per quanto riguarda dimensioni e pesi dell'apparecchio, mentre gli appassionati di video non sono più vincolati ai 24 fps del modello precedente potendo ora riprendere Full HD 1920x1080 a 60 fps. E per sfruttare al meglio l'integrazione con le ottiche con attacco X-mount, la funzione Lens Modulation Optimizer (anch'essa derivata dalla X100S) interviene con i propri algoritmi specializzati per abbattere ulteriormente i difetti di obiettivi che in genere sono già di qualità eccellente.

È assai facile che chiunque sia interessato all'acquisto di una X-E2 non possa esimersi dal prendere in considerazione anche altre opzioni della famiglia X-Series: la già ricordata X-E1, fotocamera comunque sempre valida e che oggi è proposta a un costo decisamente inferiore rispetto alla sorella maggiore; la X-T1, che al momento di scrivere questo test rappresenta l'ultima nata della famiglia ponendosi al vertice per quanto riguarda (tra le altre cose) sia la velocità dell'autofocus che il cartellino del prezzo, oltre ad avere ingombri e pesi leggermente maggiori; o anche la X-M1, che al contrario è più compatta (anche perché del tutto priva di mirino) e viene proposta attualmente in una fascia di prezzi molto vicina a quella della X-E1.

Salvo esigenze particolari - chi non può rinunciare a un corpo tropicalizzato, ad esempio, si orienterà obbligatoriamente sulla X-T1 in quanto unica weather resistant dell'intera gamma - la scelta dipende dalle proprie preferenze personali e dai budget a disposizione. La Fujifilm X-E2 è una fotocamera che si rivolge a fotografi di una certa esperienza tecnica, non solo per l'autofocus non sempre all'altezza ma soprattutto per il grado di controllo che l'apparecchio mette letteralmente nelle mani di chi scatta: una precisa scelta di design comune non solo alla serie X di Fujifilm ma a tutta una generazione di mirrorless a obiettivo intercambiabile o meno che trova altri eccellenti esempi targati Olympus, Panasonic e Sony. L'adozione del sensore X-Trans comporta ancora un certo rischio di aloni o artefatti in talune situazioni, ma il dibattito è ancora aperto per capire se questi difetti siano imputabili alla macchina piuttosto che agli ancora acerbi algoritmi di sviluppo digitale (demosaicizzazione) disponibili per questo particolarissimo sensore. Di certo non si può fare a meno di notare come la qualità dello sviluppo in-camera permetta di produrre foto JPEG di altissima qualità direttamente dalla X-E2: la potenza delle ultime generazioni dei processori d'immagine viene davvero sfruttata al meglio rendendo in molti casi percorribile l'opzione di ottenere risultati di tutto rispetto, sia a colori che nel bianco e nero, pur rinunciando alla completezza dell'informazione propria dei file RAW (ma anche al lavoro di postproduzione che essi comportano).

(data di pubblicazione: aprile 2014)

Cerca su Osservatorio Digitale