Presentata dopo un'attenta campagna di marketing a livello mondiale, sostenuta da promozioni e video girati ad hoc, la Nikon Df arriva sul mercato con l'intenzione di scuoterlo e prendersi un primato: essere la prima fotocamera digitale a formato pieno con uno stile retro e dedicata solamente alle immagini fisse. Infatti balzano subito agli occhi le caratteristiche "fisiche" della Df: linee meno rotonde rispetto alle altre DSLR, di casa e non, le dimensioni più contenute e i principali controlli tutti in bella vista e a portata di mano, proprio come accadeva sulle reflex di una volta.
La Nikon Df può essere descritta velocemente così: è basata sullo stesso sensore da 16,2 megapixel a formato pieno che si trova nelle recenti D4, D610 e D4S, affiancato e coadiuvato nelle operazioni dal processore d’immagini Expeed 3, così come lo schermo LCD posteriore è il solito da 3,2 pollici con i suoi 921 mila punti di risoluzione. La capacità ISO si spinge fino a 204.800 ed è capace di scattare a raffica fino a 5,5 frame al secondo, sia che si scatti in RAW, in TIFF o in JPEG. Il mirino ottico copre il 100% dell’immagine inquadrata, la massima velocità selezionabile è un quattromillesimo di secondo e il sensore è dotato di un sistema di pulizia automatico.
Fino a qui potremmo parlare di una qualsiasi Nikon o, addirittura, di una qualsiasi DSLR alto di gamma dei tempi recenti. Quello che fa la differenza è sicuramente l’aspetto esteriore ma, soprattutto, la fanno le pratiche ghiere di selezione che fanno bella mostra di sé sulla parte superiore del corpo. La mancanza totale di capacità video contribuisce ulteriormente a posizionare questa fotocamera in una classe tutta sua. Seguendo gli stilemi estetici dell’epoca, secondo i quali le reflex potevano essere scelte in due versioni, anche per la Df è stata prevista una livrea completamente nera e una nera e argento.
Altro punto di forza di questo corpo macchina è la capacità, meccanica e logica, di utilizzare tutte le ottiche Nikon di un tempo, non solo quelle non AF ma proprio quelle prive di ogni elemento elettronico al loro interno, caratteristica non indifferente soprattutto per coloro che possiedono corredi di ottiche importanti. Montando sulla Df un’ottica Nikkor di una volta si accrescerà notevolmente la possibilità che chi vi incontra vi chieda se state utilizzando una vecchia macchina a pellicola. Diciamo subito però che per il kit con il nuovo 50mm f/1.8G Special Edition, con cui viene venduta in Italia dall’importatore, l’esborso richiesto è di 3.000 euro circa. Non proprio a buonissimo mercato considerando che, online e negli USA dai migliori negozianti, la si trova a un prezzo decisamente più contenuto che, con il cambio attuale Euro su Dollaro può fare risparmiare fino a 500 euro netti.
La risoluzione e la resa cromatica sono ottime a partire da 50 fino a 800 ISO per poi scendere gradualmente in modo inversamente proporzionale alla grandezza del valore ISO impostato: diciamo, però, che per raggiungere una soglia di inaccettabilità media del rumore si deve lavorare intorno ai 12.800 ISO e oltre. Spesso ci si chiede quale sia realmente il punto nel permettere riprese a valori così elevati se non quello di partecipare a una mera gara di marketing che, a differenza di un tempo, si svolgeva a colpi di megapixel. Gara che nella nuova D4S si è voluto spingere oltre i 409 mila ISO...
Sulla ghiera di selezione ISO i valori compresi tra 25.600 e 204.800 sono assegnati alle impostazioni da H1 a H4 mentre, per scendere a 50 ISO, sarà necessario spostarsi sul valore L1. La qualità dell’immagine è praticamente uguale a quella della D4 originale mentre il sistema di messa a fuoco è mutuato dalla D610: non siamo di fronte a un sistema tra i più veloci al mondo ma che non presenta neppure grossi problemi nella maggior parte delle situazioni in cui ci si trova abitualmente. Il sistema è del tipo a rilevamento di fase con 39 punti AF di cui 9 a croce.
Ma vediamola da vicino questa nuova, “vecchia” meraviglia. È subito chiaro che l’effetto vintage colpisce soprattutto chi la osserva dalla parte frontale e, molto importante, quando la si utilizza con il nuovo 50 mm studiato appositamente per esserne il degno compagno di danza. Vedendola dal lato posteriore, la Df non ha quasi niente di diverso rispetto alle altre fotocamere attuali. La prima volta che la si prende in mano non si può che restare colpiti dalla serie di controlli manuali offerti dalla Df oltre che dal suo corpo ben bilanciato e decisamente più leggero rispetto alle moderne DSLR a cui siamo ormai abituati. Il peso contenuto è dovuto al fatto che la parte anteriore del corpo macchina è in materiale plastico e non in metallo, proprio per una scelta del produttore che tuttavia non ha rinunciato a rendere la Df resistente all’acqua al pari delle sue sorelle maggiori. Il grip di appoggio delle dita della mano destra risulta forse poco pronunciato lasciando la sensazione di non avere in mano la fotocamera con la dovuta sicurezza e tranquillità.
Guardando la Df dal davanti si noteranno una serie di tasti, alcuni dei quali configurabili a piacere dall’utilizzatore, non si potrà fare a meno di notare la piccola ghiera rotante montata proprio sotto al pulsante di scatto, attraverso la quale è possibile, ad esempio, impostare il valore di apertura del diaframma senza togliere il dito dal pulsante stesso. Inizialmente questa pratica può risultare poco comoda e decisamente insolita, ma ci si riesce ad abituare abbastanza in fretta.
Sulla parte destra dell’attacco dell’ottica c’è un tasto BKT per il controllo delle funzioni di bracketing a lato del quale c’è la presa di sync per il flash esterno. Più in basso c’è il tasto di sgancio dell’obiettivo e, sotto, trova posto la levetta di selezione delle modalità di messa a fuoco automatica (AF) e manuale (M). Quando il selettore è su AF sarà possibile selezionare i modi di messa a fuoco per lo scatto singolo AF-S oppure continuo AF-C attraverso la ghiera rotante posta sul retro. La selezione delle tipologie di area di Autofocus (singola e auto nel modo AF-S, singola, a 9, a 21 e a 51 punti, 3D tracking e auto nel modo AF-C) può invece essere impostata con la stessa ghiera frontale con cui si può regolare anche il diaframma.
Sulla parte anteriore sinistra, sotto la ghiera di cui sopra, trovano posto due tasti marcati Pv e Fn che, rispettivamente sovraintendono alle funzioni Preview, che mostra i valori delle impostazioni correnti per tempi, diaframmi e valori ISO, e Function, configurabile a piacere ma che, dalla fabbrica, è settato per passare dal modo FX al modo DX e viceversa.
La parte laterale sinistra della Df mostra tre sportelli dentro ai quali trovano posto le porte di collegamento con l’esterno che sono, dall’alto, la porta mini-USB, mini HDMI e la presa per il controllo remoto.
Spostandoci sulla parte posteriore troviamo un layout generale non molto diverso da quello delle altre reflex della casa giapponese. A lato del display LCD da 3.2”, sulla sinistra, ci sono cinque pulsanti che sono, in ordine verticale dall’alto verso il basso, Menu, White Balance, Quality, Flash e Info, con i tre centrali che svolgono anche la doppia funzione di Aiuto/Blocco dell’immagine, Zoom in (+), Zoom out (-) quando ci si trova in modalità Riproduzione. Ancora più sopra, a lato del mirino, ci sono i tasti Riproduzione e Cancellazione delle immagini.
Sulla parte destra del mirino trovano posto i tasti per il blocco dell’esposizione e dell’autofocus che, a loro volta, precedono la ghiera di selezione posteriore, in posizione tradizionale rispetto a quella anteriore, cioè posta in orizzontale. Verso il basso troviamo il selettore del modo di misurazione della luce che è subito a ridosso della grande rotella per l’inserimento dei dati generali, con una leva di blocco e il tasto di conferma al centro.
Ancora più in basso vi sono il tasto di attivazione della modalità Live View (Lv): attivandolo sarà possibile comporre la scena con precisione attraverso lo schermo LCD con l’ausilio di un rettangolo rosso, posizionabile ovunque si desideri, per focheggiare con estrema precisione. Visto inoltre che la Df permette di utilizzare le vecchie ottiche, lo schermo di messa a fuoco avrebbero potuto essere (e integrato direttamente in fabbrica) del tipo a immagine spezzata: con quello attuale è spesso difficile raggiungere velocemente la precisione necessaria.
Sul lato destro della macchina non c’è nessun controllo né la solita apertura per le schede di memoria. Questa la troviamo sul fondo del corpo macchina, sotto l’impugnatura, dove in un unico sportellino dotato di chiusura di sicurezza, trovano spazio il vano batteria, di nuovo tipo più sottile, e l’unico slot per schede di memoria SD, SDHC, SDXC. Una scelta quanto meno particolare su una fotocamera definita professionale.
Ovviamente la parte del leone la fa l’ultimo lato del corpo macchina, la parte superiore dove sono alloggiate tutte le ghiere di controllo dei comandi principali. Guardando la Df dall’alto, alla sinistra del pentaprisma e della slitta a caldo per il flash esterno (ricordiamo che come tutte le fotocamere professionali anche la Df non possiede il flash integrato di riempimento) ci sono due ghiere importanti, di dimensioni generose e coassiali, entrambe protette da un piccolo pulsante per prevenirne l’accidentale modifica: sotto quella per la selezione ISO e sopra quella di compensazione dell’esposizione EV.
La prima ha un’estensione che va da L1 (50 ISO) fino a H4 (204.800 ISO). La seconda permette di impostare valori compresi tra +/– 3EV. Mentre quest’ultima ghiera è facilmente azionabile anche mentre si sta scattando, diventa impossibile farlo con i valori ISO, a causa della posizione del pulsante di sblocco, leggermente spostato sulla sinistra ma difficilmente raggiungibile con una sola mano. Nonostante il grande controllo analogico dei valori di sensibilità è possibile impostare attraverso il menu software il valore Auto ISO che sicuramente toglierà dai guai moltissimi utilizzatori della Df.
Integrata nella parte esterna destra del mirino c’è la piccola rotella per la correzione diottrica.
A ridosso del pentaprisma, sulla parte destra, c’è la ghiera di selezione dei tempi di scatto, anch’essa con il suo bel pulsantino di sicurezza al centro, posta sopra la leva di selezione della modalità di scatto. Interessanti, tra queste, le opzioni di scatto silenzioso e con lo specchio sollevato.Poi c’è il pulsante di scatto, di dimensioni più piccole rispetto a quelli che siamo abituati a trovare di solito, che ha una filettatura al centro per utilizzare il buon vecchio scatto flessibile di un tempo. Forse non lo utilizzerà nessuno più ma l’idea è stata sicuramente simpatica e in linea con l’immagine della fotocamera. Sotto al pulsante di scatto c’è l’interruttore di accensione e spegnimento della macchina. Verso il bordo posteriore trova spazio un minuscolo pannello LCD, di tipo monocromatico ma dotato di pulsante per l’illuminazione, ove sono riportati pochi valori come il tempo di scatto, il diaframma, il livello della batteria e il numero di scatti residui possibili: tutte informazioni che comunque si possono reperire altrove, soprattutto all’interno del mirino.
Ultimo controllo, ma non meno importante, è il selettore delle quattro modalità di scatto, Manuale, a priorità di diaframmi (A), a priorità di tempi (S) e automatico (P). Il selettore è del tipo a bloccaggio automatico e va sollevato per modificare il valore impostato.
Il nostro amico Massimo, negoziante di vecchia data e nikonista della prima ora, ci ha messo a disposizione tutta una serie di obiettivi Nikon che, a suo dire, fanno da giusti compari della Df. Da un bel 28mm al 200mm passando per un 135mm di circa trent’anni anni fa, quando il sistema ottico della casa dal marchio giallo era decisamente diverso. Dal lontano ’77, quando venne introdotto il sistema AI (Aperture Indexing) sulle ottiche Nikon, per poter utilizzare gli obiettivi precedenti era necessario far modificare l’anello di accoppiamento di questi per evitare possibili danneggiamenti all’attacco del corpo macchina. Con la Df questo non è necessario poiché la levetta di accoppiamento si sposta permettendo il montaggio anche delle ottiche non AI. Per una misurazione corretta della luce quando si utilizzano ottiche pre-AI è necessario impostare il valore del diaframma con la ghiera verticale posta sul corpo macchina e settare il diaframma corrispondente sull’obiettivo, ruotando l’apposito anello integrato. È un passaggio in più rispetto a quanto si fa normalmente ma apre possibilità infinite nell’utilizzo di un universo di ottiche disponibili usate sul mercato. Dal menu Setup è possibile selezionare la funzione Non-CPU Lens Data, inserire la lunghezza focale utilizzata, la sua apertura massima e se si tratta di un’ottica AI o non AI; la Df può memorizzare fino a nove ottiche così da facilitarne l’utilizzo nel tempo.
In conclusione
Di certo la Nikon Df rappresenta un tentativo di realizzare qualcosa che si discosta dal consueto, sia dal punto di vista estetico sia da quello tecnico-funzionale. Certo non è un approccio nuovo né tantomeno esclusivo e innovativo ma segue una tendenza avviata a suo tempo dall’apparire delle mirrorless di fascia alta al punto che i più maliziosi potrebbero trovarci proprio un’ennesima operazione di marketing volta a cavalcare un’onda di tendenza per contrastare proprio il mercato delle mirrorless, segmento in cui Nikon non offre certo il meglio con la sua serie 1. Sicuramente pregevole l’ampia gamma di comandi analogici offerti ma ancora non siamo convinti che vorremmo spendere questa cifra, simile a quella con cui si acquista una D800, per una fotocamera che potrebbe rivelarsi solo un modello di “moda”.
Buono, come sempre, il sistema di messa a fuoco automatica rivelatosi preciso anche in condizioni di luce debole, e il mirino chiaro e luminoso che copre la totalità dell’immagine. Sicuramente dalla sua la Nikon Df ha anche il sensore a pieno formato sufficientemente risoluto per soddisfare le esigenze di tutti, professionisti e non; la possibilità di utilizzare una quantità enorme di ottiche, nuove, vecchie e vecchissime, la rende una piattaforma appetibile per chi possiede già corredi analogici e vuole passare al digitale. La nuova batteria è davvero infinita: promette – e mantiene – di scattare fino a 1.400 immagini tra una ricarica e l’altra, cioè praticamente una piccola vacanza senza doversi portare appresso il caricabatterie. La fila di controlli analogici a ghiera, inoltre, permette di avere sotto controllo immediatamente le impostazioni di scatto anche senza che la fotocamera sia accesa.
Tuttavia, da una fotocamera di questa classe di prezzo ci saremmo aspettati anche altro, come, ad esempio, la ormai diffusa funzione di Focus Peaking per una messa a fuoco manuale ancora più veloce e accurata, invece del controllo manuale, così come l’impiego di un altro tipo di memoria (CF) almeno in concomitanza con le schede SD: un solo slot è effettivamente limitante.
Qualcuno si è lamentato del fatto che la Df non arrivi a scattare fino a 1/8000 di secondo ma, a nostro avviso, questa sembra una critica abbastanza inutile, visto l’impiego che si dovrebbe fare con questo tipo di fotocamera.
L’effetto macchina fotografica retro, come si diceva in apertura, si ferma tuttavia all’utilizzo dello speciale 50mm, progettato proprio per fare coppia con questo corpo macchina: basterà infatti montare un “normale” 24-70/f.2,8 per perdere subito quel bell’effetto ottico del corpo compatto d’antan; inoltre gli obiettivi elettronici neri con il bordo dorato, volendo parlare di estetica, fanno a cazzotti con la Df, soprattutto se abbinati al modello bicolore.
Dal punto di vista squisitamente ottico la Df perde il confronto con la più compatta ed economica Sony A77R (DxO mark) in grado di offrire una qualità d’immagine uguale, se non superiore, a circa un terzo in meno del prezzo. Si tratta di capire se nella nostra borsa abbiamo una serie di vecchi obiettivi Nikkor che vogliamo ancora utilizzare o se solo vogliamo accostarci all’acquisto di una nuova DSLR che abbia un aspetto diverso dalle altre e che si chiami Nikon: che ci si creda o no ancora molti sono semplicemente affascinati dal nome, che un tempo era sulle macchine fotografiche dei professionisti di mezzo mondo. Oggi, si sa, quell’allure è scomparsa ma, comprando Nikon, si pensa che automaticamente si riusciranno a scattare fotografie da campioni.
È difficile oggi giustificare una spesa di questo livello per un semplice kit (fotocamera + ottica normale) quando, allo stesso prezzo, si può entrare in possesso di un corredo completo (vedi nuova Fujifilm X-T1 con almeno tre ottiche) in grado di offrire una qualità d’immagine dello stesso livello e, forse, una qualità costruttiva addirittura superiore.
(data di pubblicazione: marzo 2014)