Canon 70-300 IS dettaglioConfrontiamo due ottiche Canon apparentemente identiche, lo zoom EF70–300 IS stabilizzato (che ha sostituito il vecchio EF75-300 IS 4.0–5.6) e lo zoom EF70–300 IS stabilizzato con componenti DO (Diffractive Optics). Anche se stiamo parlando di una coppia di obiettivi di tutto rispetto, sia per le prestazioni che per il livello di prezzo, spendiamo subito qualche parola per sottolineare che, a livello di "feeling", non ci sono sembrate ottiche all'altezza del nome che portano. Sicuramente versatili, soprattutto la versione DO, in viaggio si rivelano ottiche fantastiche per la loro grande estensione. Con un altro zoom, tipo 24–70, si è in grado di viaggiare leggeri coprendo in pratica tutta la gamma di focali necessaria per riprendere ogni tipo di soggetto.

70-300DOParlando con i professionisti, questo tipo di lente non viene nemmeno preso in considerazione: "Gli zoom rendono pigri e, spesso, fanno sbagliare le foto – ci dice il nostro esperto Ilvio Gallo – anche se, bisogna dirlo, sono estremamente comodi".

L’occasione di provare i due obiettivi zoom ci ha permesso di provare con mano i pregi e i difetti delle due ottiche, mettendole fianco a fianco. Il modello più recente, quello con tecnologia DO, oltre che per le dimensioni contenute si distingue per la linea verde circolare che ha sulla parte frontale. I valori di apertura minima sono identici, da 4.5 a 5.6, perciò non stiamo parlando di lenti particolarmente luminose né indicate per un utilizzo professionale. Questo va a discapito soprattutto del modello DO, dal quale ci saremmo aspettati qualcosa in più.

La tecnologia DO (che utilizza lenti difrattive, cioè che sfruttano la difrazione della luce) offre un alto livello di qualità dell’ottica e un controllo delle aberrazioni permettendo anche di mantenere contenute le dimensioni dell’obiettivo stesso. È stata introdotta da Canon nel 2001 in occasione della presentazione del super tele da 400mm f/4.0, più corto e più leggero dell’omologa lente con elementi tradizionali.

Il “trucco” risiede in un diverso e particolare modo di tagliare il cristallo da cui vengono tratte le lenti, che permette di realizzare elementi fino a un terzo più sottili dei tradizionali e di utilizzarne meno rispetto a un'ottica normale. Nel caso della nostra prova balza agli occhi la differenza di dimensioni tra le due ottiche: il modello DO è circa 40mm più corto dell’altro anche se, a causa del motore ad anello, pesa circa un etto in più, 720 grammi contro i 630 del modello “normale”. Entrambe le ottiche montano il nuovo sistema di stabilizzazione d’immagine di seconda generazione, con un più evoluto controllo sulle funzioni svolte. Canon sostiene che il nuovo IS garantisce prestazioni molto più evolute rispetto al precedente: praticamente si può scattare a mano a 1/30 con la stabilità che si avrebbe a 1/250. Perbacco!

70-300 ISIl motore del modello DO è il nuovo USM che garantisce una velocità di messa a fuoco superiore a quella del modello 70-300 IS. Quest’ultimo è un compromesso, più leggero e più economico del DO ma che va benissimo per tutti quei fotografi ai quali non preoccupano le maggiori dimensioni né importa l’assenza del motore USM ad anello.

Entrambi gli zoom hanno una scala continua che prevede intervalli non fissi a 70, 100, 135, 200 e 300mm. Sul lato destro, guardando l’ottica montata sul corpo macchina, si trova un selettore di blocco (Lock) dello zoom, utilizzabile solo in modalità a riposo: peccato davvero, perché uno dei difetti riscontrati durante l’utilizzo è che, se l’ottica tende verso il basso, la parte interna tende a fuoriuscire. Sarebbe stata gradita la possibilità di bloccare l’obiettivo anche sulle focali intermedie.
Struttura delle ottiche
Conclusioni:

Il DO è più evoluto, compatto, trasportabile e performante rispetto al tradizionale fratello IS. L’adozione delle lenti difrattive porta dei benefici valutabili a vista d’occhio: foto più precise, incise e nitide, su tutto questo non c’è alcun dubbio e la qualità costruttiva Canon si percepisce a pieno titolo. Sorge spontanea la domanda perché il nuovissimo DO non abbia sostituito il nuovo IS: forse perché, a causa delle molte differenze tecnologiche, il prezzo del più blasonato DO è quasi due volte e mezzo (1.399,00 euro) quello del semplice IS (576,00 euro)?

Nello specifico gli esemplari da noi provati risentivano del maltrattamento a loro riservato da troppi test: sembra che non tutti i giornalisti tengano in grande cura e rispetto le unità date loro in prova. Il modello DO sembrava addirittura avere della sabbia all’interno del meccanismo di zoom che, già di suo, non sembra essere molto morbido.

Cerca su Osservatorio Digitale