Entriamo all’Expo: l’invito si rinnova. È certo una occasione che vale la pena di non perdere e se qualcuno cerca di dimostrare che questa è una manifestazione di multinazionali, dopo inevitabile invito a vedere prima di giudicare (come è invece sport molto diffuso), si può rispondere che tutto dipende da come si vive una esperienza. Questa la si può vivere cercando di confrontarsi con gli altri, puntando sulla collaborazione e la solidarietà, entrando nei padiglioni dei vari Paesi per capire la loro cultura, per scoprire soluzioni proposte o affrontate, per conoscere le loro materie prime e come le usano. Anche per scoprire la bellezza e la storia dei vari Paesi. Perché tenerne conto può essere un modo per non desiderare la distruzione di ciò che appare diverso.
In questa seconda puntata vi conduciamo all’interno di molti tra i padiglioni dei Paesi presenti all’Expo proponendovi dieci differenti modi di girare e suggerendovi foto che, oltre a essere una occasione di divertimento, possono diventare riguardandole uno stimolo a riflessioni e considerazioni successive. Se nella precedente puntata vi avevamo indotto a fotografare rimanendo all’esterno dei padiglioni o entrando in quelli dove non c’erano code, questa volta invece le code non ve le possiamo risparmiare del tutto. Ma anche queste possono essere occasione di confronto e riflessione con amici o visitatori provenienti da altri luoghi.
1 - Spirito da videomaker. Con reflex o videocamera un video è assicurato. Ma, per tutti coloro che amano i video, l’Expo è una occasione unica per vedere quanto è possibile fare professionalmente. Le attrezzature sono ovviamente di altissimo livello e il risultato è assicurato. In grado di coinvolgere, informare, far riflettere, anche divertire. Nel padiglione del Kazakhstan, dopo avervi raccontato la storia del Paese usando l’arte della sabbia mossa dalla mano, nell’ultima sala un video in 3D unisce il racconto al massimo della spettacolarità, con anche la sensazione di movimento delle poltrone. E sembra davvero di trovarsi davanti a un temporale (pur in una situazione protetta) grazie a uno dei due video nel padiglione Kuwait.
In Cile a colpire i visitatori sono i suoni e i rumori che ricreano le diverse atmosfere, compreso quella del mercato, mentre un video su uno schermo arcuato trasporta nell'atmosfera dei luoghi e della vita cilena e un altro pannello interattivo permette di vedere i vari elementi prodotti e dove verranno esportati in particolare. In Colombia, passando tra i ritratti di personaggi famosi, si arriva a un video avvolgente che con un effetto di discesa porta dalle cime delle Ande fin sotto il mare. Di non minore impatto sono i video degli altri Paesi sudamericani. In Argentina un video suggestivo, avvolgendo tutte le pareti, parla dell'evoluzione del Paese, dall'immigrazione da tutto il mondo all'attuale situazione di agricoltura, coltivazione e allevamento. In Uruguay si parla della qualità della vita attraverso una proiezione che ci racconta la forte immigrazione degli italiani in questo Paese.
In Ecuador con dei video è raccontata la biodiversità e si parla della intenzione di arrivare a produrre nel 2017 la maggior parte dell'energia indipendentemente. Oppure si parla di quanto il re si adoperi in tema di agricoltura, fino ad arrivare a spingere la pioggia: avviene in Thailandia, dove lo spettatore europeo indipendente riesce però a cogliere la bellezza del Paese. Come avviene con le grandi proiezioni sul soffitto a cupola nella prima sala del padiglione della Malesia.
E vale certo la pena di entrare nel Padiglione Zero dove, proiettato su una parete di 600 mq di superficie, un grande video con la regia di Mario Martone, senza parole ma con i suoni della natura e degli animali, racconta la storia dalle origini con una famiglia di contadini e l’evoluzione dell'uomo che prima è cacciatore, poi diventa pescatore e successivamente pastore e contadino.
Un grande uso della tecnologia per parlare di alimentazione e di soluzioni innovative domina nel padiglione della Corea del Sud. Mentre la tecnologia diventa strumento per parlare anche di bellezza nel padiglione Italia: video con effetto specchio avvolgono letteralmente il visitatore facendolo sentire al centro di bellezze artistiche, architettoniche, paesaggistiche di 22 tra regioni e province autonome, ma si parla anche di danneggiamenti e di rinascita e di recupero. E parlare di bellezza, come dicevamo sul precedente numero, è un altro modo per ricordare quanto è importante fare in modo che questo nostro pianeta non debba soffrire (o peggio morire) e diventi davvero capace di nutrire tutti.
2 - Alla scoperta. Tutto è sicuramente occasione di scoperte e, a volte, di successive riflessioni che le foto scattate durante il tour possono poi suscitare. Si possono scoprire elementi, spezie coltivate nei vari Paesi e semplicemente toccando uno schermo si possono scoprire i piatti tipici realizzati con quelli elementi. In Messico, ad esempio, grazie a dei monitor si può scoprire tutto di un alimento tipico del Paese.
Nel padiglione del Giappone sono presentate varie soluzioni. Tra queste – ed è forse quella a cui meno si poteva pensare – un robot per raccogliere i pomodori, che permette di risolvere il problema dell'invecchiamento della popolazione. Nell'ultima sala mentre si legge che «cucinare è capire il cibo, non crearlo» si partecipa al ristorante virtuale: seduti a dei tavoli si può scegliere la stagione preferita – le statistiche indicano l’estate – e veder apparire i piatti sul monitor inserito nel tavolo. Nel padiglione del Principato di Monaco si parla molto di pesci, si scopre che i ristoranti del Principato servono pesci che non depauperano il mare e si scopre anche quanto le meduse invece il mare lo uccidono. In Angola si può verificare quanto è corretta la propria alimentazione e si scopre che la cucina angolana ha avuto influenze portoghesi, brasiliane e italiane. In Olanda si parla della tecnologia che può aiutare a sfamare il pianeta in un futuro e in Francia, dopo un percorso tra fiori e piante, si scopre come è possibile aumentare la produzione agricola e migliorarla attraverso la selezione genetica.
Negli Emirati Arabi Uniti, dove si possono vedere alberi di arancio, limoni, capperi, palme, prugni, l'appuntamento è per l’Expo 2020 a Dubai con il tema «unire le menti creare il futuro». Che cosa è più importante – è la domanda – tra opportunità, sostenibilità, mobilità? Secondo i risultati, il 23,1% sostiene che le risorse sono la cosa più importante, seguite dalle opportunità di apprendimento 18,4%, economia sostenibile per il 12,2%, opportunità di vivere in salute 10,2%. Seguono la mobilità delle informazioni con 8,8%, la mobilità di beni con l'8,8, pari alle opportunità di lavoro, l'habitat sostenibile 6,1, la mobilità delle persone 3,4%.
Non bisogna nemmeno dimenticare il padiglione del Nepal con le sue colonnine intarsiate (come nei templi del Paese) con un lavoro di alta maestria, che il devastante terremoto ha costretto a interrompere richiamando a casa gli intarsiatori.
3 - L'interattività. Volete dialogare con uno strano personaggio, che ricorda le Teste composte di frutta dell’Arcimboldo? Andate nel padiglione della Polonia: vi sentirete fare tante domande, anche imprevedibili. Oppure potete provare i touchscreen presenti in tanti padiglioni. In Azerbaijan potete scoprire i prodotti tipici di quel Paese e il loro utilizzo in cucina. Ma la tecnologia vi porterà anche per le strade di Baku oppure potrete scegliere di scoprire il Paese.
In Malesia l’interattività vi consentirà interessanti scoperte: sulla cucina malese, sulle tendenze future per una migliore sostenibilità, sulle innovazioni agricole, sulle proprietà della carambola, di cui la Malesia è un forte produttore e vi diranno anche che la cucina malese è stata votata tra i sapori di tendenza del 2014.
4 - Sentirsi naturalisti. La natura è protagonista di molti padiglioni. Invade addirittura quello dell’Austria, dove è stato ricostruito un bosco che ci ricorda l'importanza dell'aria, senza la quale non si può sopravvivere: una scritta ricorda che non si può sopravvivere oltre i cinque minuti senza aria. Oltre alle piante, fotografatela: sarà un monito per il futuro. Entrando ci si accorge anche che la temperatura è più bassa di alcuni gradi rispetto all’esterno.
Le piantine (in crescita) fiancheggiano tutto il percorso all’interno del padiglione Iran. Tra queste quella di pistacchio: viene da questo Paese infatti il 46% del pistacchio di tutto il mondo.
Di coltivazioni si parla in particolare in Israele, un Paese arido, senza acqua e con terra salata. Oltre alla coltivazione verticale, di cui vi abbiamo parlato sul precedente numero invitandovi a puntare l’obiettivo verso l’alto, all’interno del padiglione un video parla dell'irrigazione a goccia inventata qui e che ha permesso di aiutare l'agricoltura in tutto il mondo.
Che cosa avverrà di tutte queste piante, finito l’Expo? In Bahrein, dove è possibile fotografare delle belle piante tipiche, dalle palme ai cactus, si scopre che una volta finito l'Expo queste piante diventeranno un giardino botanico in Bahrein. E che dire della grande pianta che spunta dalla cupola del Padiglione Zero, pieno di occasioni informative e fotografiche?
Infine una considerazione provocata dal padiglione della Repubblica Ceca, dove una telecamera orientata su delle piantine si innalza, non permettendo più la visione quando si provoca rumore. Fotografate la situazione: vi ricorderà che la natura non va aggredita perché continui a essere amica.
5 - Meglio pensarci. Fotografate alcune scritte (ve lo avevamo già raccomandato nel numero scorso): vi aiuteranno a riflettere una volta tornati a casa. Ad esempio sul gettare la plastica senza attenzione, magari in mare: una scritta informa che c'è un'isola nel Pacifico tutta formata di spazzatura formatasi con il vortice dell’acqua. Il movimento a spirale ha fatto sì che i rifiuti di plastica galleggiante si aggregassero tra di loro: le dimensioni di quest’isola non sono note, ma si pensa che vadano da 700.000 fino a oltre 10 milioni di km².
E che dire dell’influsso perverso delle mode? Un’altra scritta nel cluster Cereali e tuberi ricorda che la Quinoa era l'alimento base delle popolazioni andine. Diventato popolare il prezzo è triplicato e questo cereale ormai non è più disponibile per le fasce meno abbienti della popolazione locale. Nel cluster del Cioccolato si scopre invece che la produzione delle fave di cacao è concentrata soprattutto in Africa per il 72%, ma la macinazione ha luogo in gran parte in Europa e in Usa. I maggiori consumatori di cioccolato sono i tedeschi, seguiti da svizzeri, inglesi, norvegesi, austriaci. Anche in questo caso mode, abitudini e multinazionali hanno creato uno squilibrio.
Molte altre riflessioni sono stimolate nel Padiglione Zero. Qui si ricorda che nel corso dei millenni sono state selezionate oltre 7000 specie vegetali per uso alimentare, ma finora solo 30 di esse coprono il 95% del fabbisogno nutrizionale globale. È dunque di vitale importanza conservare la diversità per tutelare la sicurezza alimentare. E di biodiversità si parla nei padiglioni di moltissimi Paesi. Ancora nel Padiglione Zero l’ultima sala ricorda la Borsa, perché i vari elementi sono considerati come delle azioni quotate nelle borse di tutto il mondo: dopo aver fotografato le luci delle scritte che scorrono, vale la pena di riflettere su quanto si legge. Si scopre, ad esempio, che anche le materie agricole come il grano sono state trasformate in beni su cui speculare e molte delle operazioni finanziarie sono delle vere e proprie scommesse sulle materie prime alimentari che hanno provocato una improvvisa impennata dei prezzi con notevoli profitti. La bolla speculativa, si legge ancora, può avere effetti devastanti sull'economia reale del mondo, pesando soprattutto sulle popolazioni più deboli di cui viene limitato l'accesso al cibo.
6 - Mielomania. No, non è un errore: non vogliamo parlare di opera lirica ma di passione per il miele. In molti padiglioni è dedicata una grande attenzione alle api e al loro costante lavoro di impollinazione, che aiuta a garantire la vita sulla terra. Ed è certamente importante parlarne ora che pesticidi ne minacciano lavoro e sopravvivenza. E sono talmente importanti che se le api scomparissero dalla terra non ci sarebbero più di quattro anni ancora di vita: lo si può leggere nel padiglione della Slovenia attraverso un video interattivo con specchi esagonali.
All'Expo sono possibili molte altre foto legate alle api, che in seguito aiuteranno a ricordare. Si può fotografare la grande struttura in metallo che riproduce in scala un alveare, quella che abbiamo scelto per la nostra copertina di questo numero. È nel padiglione del Regno Unito dove si gira in un labirinto di erba e fiori di campo per arrivare all’alveare sospeso, con il sottofondo di un ronzio perché la struttura è collegata a un alveare vero.
Delle api sovradimensionate accolgono i visitatori per raccontare la produzione del miele in Oman, che risale a oltre 1500 anni. Qui le arnie sono ricavate dai tronchi vuoti delle palme. È anche possibile scoprire quanto viene fatto per poter avere l’acqua per l’irrigazione.
7 - Niente scorrettezze. «Ce n'è per tutti?» È questa la domanda che il padiglione della Svizzera pone a tutti. E perché il concetto sia più chiaro le torri hanno tanti cassetti che all'inizio sono stati riempiti con sale, caffè, mele, acqua: i visitatori erano liberi di prendere quanto volevano, ma una volta finiti gli alimenti non verranno più rimessi. Un modo per dire «non sprecare». Pochi lo hanno fatto: acqua e mele sono finite velocemente.
Soggetto molto fotogenico è il rinoceronte davanti al padiglione dell'Indonesia. Ha il corno ormai tutto bianco, perché, anche se di metallo, la gente pensa che porti fortuna. In natura viene ucciso proprio per prendergli il corno, così una foto può aiutare a ricordare (e stigmatizzare) le azioni riprovevoli contro gli animali.
8 - Passione per l'arte. Oltre alle tante sculture e installazioni che si trovano lungo il decumano, l’Expo offre la possibilità di rimanere estasiati davanti a delle grandi opere d'arte altrimenti difficilmente visibili. Nel padiglione della Santa Sede, proprio di fronte all'ingresso, anche se molti sembrano non accorgersene, si può vedere L'ultima cena di Tintoretto, normalmente esposta a Venezia. E tantissimi sono i quadri davanti ai quali vale la pena di soffermarsi nello spazio Eataly, grazie alla mostra curata da Vittorio Sgarbi. Sono opere di artisti italiani delle varie regioni – alcuni molto famosi, altri da scoprire – spesso non altrimenti visibili al pubblico.
Decisamente insolite sono invece le sculture che contornano il padiglione della Slovacchia: sono opere di autori di quel Paese che difficilmente si potranno vedere in altre occasioni. Qualsiasi sia il giudizio vi si può dedicare una foto.
Sono invece dei lavori particolari quelli esposti in una sala dello spazio Turchia. Degli autori turchi hanno disegnato dei piatti tipici, mentre altre opere sono realizzate con alimenti: ad esempio la stanza di Van Gogh è realizzata con pane sesamo.
9 - Egocentrismo. E perché non sentirsi protagonisti? All’Expo si può giocare a fotografarsi nei tanti specchi che si trovano all’esterno o all’interno dei padiglioni. Nel cluster del riso ci si può cercare e fotografare nello specchio alto come tutto il padiglione, che riflette le diverse coltivazioni del riso. A casa sarà anche un modo per riflettere sull’importanza di questo alimento.
Ci si può fotografare riflessi nel grande ingresso a specchio della Russia oppure ci si può perdere nel labirinto di specchi dell’Olanda. O ancora ci si può fotografare specchiati in pareti di metallo in Slovacchia, dove è anche possibile lasciare la propria firma su dei manichini con parrucca (e poi uno scatto potrebbe conservarne il ricordo). Si può anche giocare a scattare un selfie nella speranza di entrare in cucina con un grande chef: comunque vada, ricordano in Spagna, la tavola va vissuta come luogo di incontro conviviale.
10 - Momenti di gioco. E perché non far uscire l'anima più giocherellona? Naturalmente non deve essere il motivo principale, ma di occasioni di gioco l'Expo ne offre diverse. Si può andare in altalena: il padiglione dell'Estonia ne è disseminato. Il divertimento può diventare una fonte di energia e questo dimenticando che si tratta dello sport nazionale che prevede un giro a 360° (per i davvero bravi). Oppure ci si può buttare dallo scivolo, che è uno dei punti di attrazione per giocherelloni nel padiglione della Germania. Ma naturalmente il divertimento più frequentato dai visitatori dell'Expo di tutte le età è offerto dal Brasile: la salita sulla sua rete, dopo lunga coda, con relativa passeggiata al di sopra delle piantine è considerato un vero divertimento. E se alla fine non si è ancora stanchi ci sono tante cyclette che accolgono i più volonterosi. Succede nei vari spazi Technogym.
+1 - Una riflessione. Di sognatori parlavamo nella precedente puntata, considerandoli come visitatori privilegiati, capaci di girare l’Expo con un occhio positivo, pronti a cogliere suggerimenti per un comportamento più responsabile e pronti a guardare la bellezza di un mondo che va perseguita e preservata. E decisi a credere che questo sogno possa essere realizzato. Questa prospettiva non è cambiata. E se girare per tanti padiglioni e vivere sensazioni ed emozioni diverse può inizialmente confondere, gli scatti fotografici diventano un aiuto a considerazioni successive. La scoperta di quanto raccontano i vari Paesi con video e iniziative differenti vale da stimolo all’impegno a non distruggere questo sogno. Anzi, a rafforzarlo.
(Tutte le foto del servizio sono di Valeria Prina)
Data di pubblicazione: luglio 2015
© riproduzione riservata