Photoshow 2013, il reportage di Osservatorio DigitaleIl Photoshow nasce sotto cattivi auspici quando la giornata dell'inaugurazione viene inutilmente complicata dall'ennesimo sciopero dei mezzi pubblici. Espositori e visitatori ringraziano, certi che si tratti di un rito utile a riaffermare la competitività del sistema Paese, già in forma smagliante come l'ulteriore riduzione degli spazi occupati dalla fiera - quasi dimezzati rispetto alla precedente edizione milanese - è lì a ricordarci non appena facciamo il nostro ingresso. Stretto "tra il giallo e il rosso", come più di un operatore ama dire riferendosi senza fare nomi ai due principali marchi fotografici presenti sul nostro mercato con una polarizzazione che non trova equivalenti nel resto d'Europa, si trova un variopinto mix di aziende che hanno deciso di esserci "nonostante tutto". Ecco quindi fotocamere, ottiche e accessori a fianco di sistemi di stampa, cornici e gadget, soluzioni per digital signage e videocamere, un universo attraverso il quale si muovono visitatori professionali, appassionati, fotonegozianti e curiosi. I commenti iniziali sono dedicati agli assenti: di qualche nome, anche di peso, già si sapeva, mentre in altri casi la sorpresa è più evidente.

Nonostante questo non mancano certo le cose da vedere, né quelle da sentire. Una porzione sostanziosa della superficie espositiva è occupata dal cosiddetto compound torinese che ruota intorno a Nital e Fowa con tutti i marchi da essi rappresentati: Nikon ovviamente, poi Pentax, Lexar, Kodak, Samyang, Epson, Lowepro e tanti altri. Si tratta di una zona frequentatissima, con gli immancabili set davanti ai quali si accalcano visitatori armati di fotocamere di ogni genere, e soprattutto con un palco centrale utilizzato per interessanti workshop tenuti da affermati professionisti a partire da Monica Silva, già soggetto del nostro profilo di dicembre 2012. Non manca l'attenzione verso la combinazione video e reflex, con un'area dedicata nella quale è possibile osservare delle riprese effettuate con gli ultimi apparecchi Nikon. Iniziative simili sono state studiate anche per Pentax e Metz, dove lezioni e presentazioni sono completate dall'allestimento di un set illuminato da unità Mecalight Studio nel quale è possibile provare a scattare anche con una medio formato Pentax 645D. Set e modelle la fanno da padrone anche in molti altri stand; nel caso di Sony vi sono addirittura due spazi per provare le fotocamere dell'azienda nipponica o posare con due simpatici pupazzi. Da quando esistono le fiere di fotografia il set attrezzato e animato da qualche modella è garanzia di afflusso di visitatori, e anche questo Photoshow non fa eccezione.

Photoshow 2013: panoramica degli stand Nital e Fowa

Molto ricco il programma di conferenze, seminari e letture di portfolio proposto dall'organizzazione a un'estremità del padiglione, dove è stata allestita una arena affiancata da due sale più piccole che, pur soffrendo del forte chiasso prodotto da alcuni stand per attirare l'attenzione (come diceva un vecchio direttore commerciale, le trombe suonano più forte quando il prodotto è meno interessante), riuniscono il pubblico che sfrutta il Photoshow anche come occasione di formazione e aggiornamento su numerosi temi tecnici, culturali e professionali. Tra le iniziative predisposte invece dai singoli espositori si è rivelato molto interessante il workshop della Bottega Antonio Manta sulle particolarità della stampa fine art, argomento affascinante e complesso che non a caso viene approfondito dai fotografi più accorti che ben sanno come il risultato del proprio lavoro passi anche attraverso un adeguato trasferimento dell'immagine sul mezzo fisico. Tra le iniziative più curiose si è segnalato infine lo "Snoopy Corner", un chioschetto ispirato a quello dove Lucy Van Pelt esercita le proprie abilità psicoanalitiche nella striscia dei Peanuts, qui presidiato nel pomeriggio del sabato da un Settimio Benedusi pronto a "parlare di qualsiasi cosa" con chiunque volesse sedersi di fronte al suo banchetto: un'occasione di dialogo one-to-one con un professionista che siamo sicuri essere stata sfruttata adeguatamente dai visitatori interessati. Un altro confronto con i professionisti dell'immagine è arrivato, sia pure indirettamente, dalle opere esposte in vari punti del padiglione. Da un lato la personale "Fotografia per la leggenda" organizzata da Canon con gli scatti di Alessandro Trovati, che abbiamo avuto modo di intervistare nel numero di marzo 2013, cui ha fatto eco la collettiva dei fotografi Nikon Professional Service con immagini dei più recenti avvenimenti sportivi internazionali e dei corpi di polizia italiani. Di Claudio Schincariol le stampe proposte nello stand M-Trading con i sontuosi bianchi e neri restituiti dalla modalità Monocromatica dell'applicazione Sigma Photo Pro, così come si sono fatte notare le opere (peraltro acquistabili) di Angelo Cozzi, Mario De Biasi e Giorgio Lotti allestite da Mondadori Portfolio. E ancora le mostre del Capitolo Italiano della Royal Photographic Society e di vari contest come quelli di Sony, Nikon e dell'ormai tradizionale Facebook Wall... l'elenco potrebbe proseguire ancora, a maggior ragione se volessimo ricomprendere anche le numerosissime iniziative di Photofestival, la manifestazione che - pur organizzata indipendentemente dal Photoshow - se ne ricollega idealmente per animare Milano per quasi un mese e mezzo all'insegna della fotografia d'autore. Il seguito di pubblico che premia eventi di questo genere rappresenta un segnale che genera ottimismo negli operatori spingendoli a muoversi di conseguenza.

Photoshow 2013: accoglienza dello stand Canon

A questo proposito notiamo come dalle conversazioni che abbiamo avuto con tutti i principali marchi del settore fotografico emerga la tendenza generale a rafforzare il canale commerciale attraverso iniziative mirate, formazione di rivenditori e promoter, e messa a punto di materiale POS adeguato. Si è fatta ormai strada la consapevolezza che occorre spostarsi rapidamente dal modello degli ultimi anni - quello dei grandi volumi di prodotti venduti a margini ridotti che trova nella GDO il proprio interlocutore naturale - verso una nuova strategia impostata sul concetto di valore. La maturazione della tecnologia costringe infatti a una differenziazione di prodotto sempre più specifica che rischia di non essere immediatamente apparente agli occhi dell'acquirente; per questo il ruolo del fotonegoziante ritorna a fare la differenza per il ruolo consulenziale che può rivestire nei confronti del consumatore. E questo, si badi bene, non si limita solamente a quei prodotti di prezzo relativamente elevato (vengono subito alla mente certe fotocamere a obiettivo fisso eredi dei vecchi apparecchi a telemetro che oggi vengono proposte intorno al migliaio di euro); accade anche nel segmento entry-level, dove lo scaffale del supermercato o l'indaffaratissimo commesso di megastore mal si conciliano con l'esigenza di spiegare, per esempio, le particolarità di una Nikon 1 o di una Canon N. "Ora che si torna a vendere valore", ci confida un produttore, "dobbiamo rafforzare il fotonegoziante rispetto alla GDO": anche perché, aggiungiamo noi, l'occasione è ghiotta per poter ristabilire i tradizionali rapporti di forza nei confronti del canale che la grande distribuzione aveva spostato a proprio favore. In ogni modo l'obiettivo non si preannuncia facile visti i tempi e considerata la vera e propria strage avvenuta nel settore negli ultimi anni, e questo non può che far sperare in una maggiore collaborazione tra partner dalla quale scaturiscano vantaggi oggettivi anche per l'acquirente.

Tornando ai prodotti visti nel corso della fiera vogliamo segnalarne uno di per sé non fotografico, e tuttavia pensato per chiunque si occupi di applicazioni visuali in ambito multimediale e digital signage. Si tratta di un totem che interagisce con l'utente seguendone il movimento degli occhi: denominato PoliFX e prodotto dalla società milanese SR Labs, questo punto informativo determina sesso ed età della persona che ha davanti sfruttando quindi le tecnologie di eye tracking per capire con precisione quali sono le aree dello schermo sulle quali passa l'attenzione del fruitore. Per le aziende si tratta di una soluzione di uso intuitivo che offre l'indiscutibile vantaggio di poter fornire una ricca messe di dati statistici circa le caratteristiche demoscopiche dell'utenza e i contenuti proposti a video che più colpiscono o interessano. Troviamo estremamente significativo che sia stato proprio questo totem a essere più frequentemente citato dagli espositori che abbiamo intervistato quando abbiamo chiesto loro quale fosse il prodotto altrui che trovavano particolarmente degno di nota; giudizio condiviso anche da Fabio Ustignani, organizzatore del Photoshow, come potrete ascoltare nel podcast a parte. Tutto questo ci sembra esprimere la consapevolezza di una tecnologia fotovideo che, avendo raggiunto grande eccellenza qualitativa a ogni livello, è oggi alla ricerca di applicazioni che possano metterla a frutto aprendo anche nuove strade professionali, nuove nicchie di mercato e ulteriori flussi di fatturato.

Photoshow 2013: lo stand Samsung

Nella stessa ottica si può leggere anche un'altra tendenza ben rappresentata all'interno della manifestazione, quella della connettività. La fotografia digitale, almeno quella entry-level delle compatte e degli apparecchi tascabili, sta facendo i conti con la concorrenza degli smartphone, dispositivi che le persone hanno costantemente con sé, a differenza delle fotocamere, e che oggi sono in grado di restituire immagini di qualità sufficientemente buona da poter trovare sbocchi commerciali, come un workshop di iStockphoto sul tema della cosiddetta smartphoneography ha voluto sottolineare. E gli smartphone, con l'aiuto di quell'altra grande tendenza degli ultimi anni rappresentata dai social media, hanno avuto l'effetto di rendere istantaneo il collegamento tra produzione e pubblicazione del contenuto scatenando le dinamiche di condivisione che sembrano aver contagiato una consistente fetta del mercato consumer. I produttori fotografici stanno correndo ai ripari aggiungendo connessioni Bluetooth o Wi-Fi verso altri dispositivi (PC, unità storage, stampanti, tablet e i già citati smartphone) o al cloud e ai servizi che esso consente, se non addirittura approntando fotocamere ibride dotate di sistema operativo Android. Connettività ed ecosistema connesso: questi sono i pilastri di una buona parte dell'offerta vista al Photoshow sia negli stand dei giganti dell'elettronica di consumo (Samsung in testa, come potrete ascoltare nell'intervista ad Alessio Cazzaniga nel nostro podcast), sia in quelli delle Case più prettamente fotografiche (il "giallo" e il "rosso" cui si accennava prima, ma non solo).

Photoshow 2013: lo stand Panasonic

Ma la connettività sarà "vera gloria" o finirà come un'altra promettente tecnologia che sembrava destinata a rivoluzionare l'intera filiera del contenuto digitale, dalle fotovideocamere fino ai televisori e ai grandi monitor per lo spettacolo e il digital signage, per scomparire semplicemente dai radar di questo Photoshow? Parliamo dell'immagine tridimensionale, le cui vicissitudini sembrano aver dato sinora ragione a coloro che fin dall'inizio l'avevano sbrigativamente accolta come l'ennesimo ritorno ciclico di una moda che da mezzo secolo, mutatis mutandis, si affaccia periodicamente alla ribalta promettendo ogni volta di aver raggiunto l'apice definitivo della tecnica. Abbiamo chiesto lumi a uno dei produttori maggiormente coinvolti in questo ambito come Panasonic: "La tecnologia tridimensionale è ancora tra le principali caratteristiche di tutte le nostre categorie di prodotto", ci dice Tullio Parrella, "ma il motivo della sua mancata esplosione sul mercato va trovata in due motivi: l'oggettiva carenza di contenuti innanzitutto, e il fatto che pochi ne vedono i reali benefit a causa di vincoli come ad esempio gli occhiali. Il 3D è tuttavia una rivoluzione tecnologica paragonabile all'invenzione del tubo catodico, non ancora percepita come tale perché proposta troppo in anticipo rispetto alle effettive esigenze del mercato".

Il giudizio che meglio racchiude l'essenza del Photoshow 2013 ci è stato offerto nei momenti finali da un importante espositore, esperto frequentatore di questa manifestazione e profondo conoscitore delle numerose sfaccettature del mercato fotografico italiano: "La grande affluenza di pubblico che abbiamo visto esprime una richiesta. Se gli organizzatori la considereranno un traguardo, accontentandosi e non facendo nulla per rivedere l'impostazione della fiera, compiranno un grave errore; se viceversa la useranno come base per ripartire su altre premesse, allora in futuro ci aspettano edizioni decisamente interessanti". A queste parole ha fatto in qualche modo eco un paio di giorni dopo un noto professionista come Roberto Tomesani di Tau Visual che, sulla propria pagina Facebook, ha lamentato la forte contrazione del numero di stand presenti facendo notare tra l'altro come le istituzioni fieristiche proseguano imperterrite a richiedere per i loro spazi e servizi costi non più in linea con quelli che il mercato è disposto a pagare in funzione di un ritorno dall'investimento decisamente ridottosi rispetto a quello di dieci o vent'anni fa. Dal canto suo, l'organizzazione si sta muovendo per prendere qualche contromisura, come il patron Fabio Ustignani ci conferma nell'intervista che chiude il nostro podcast.

Photoshow 2013: panoramica dello stand MTrading

L'impressione che si ricava uscendo dalla fiera è infatti che questo evento si trovi a un bivio. La crisi che indubbiamente ha vincolato le decisioni di molti operatori; l'assenza di alcune grandi Case dovuta alla scelta strategica di privilegiare altre attività per raggiungere il grande pubblico; l'allegro caos tipico di queste manifestazioni che collide contro la crescente necessità di spiegare al potenziale acquirente prodotti particolari e complessi con una calma antitetica all'atmosfera fieristica; la mescolanza di settori merceologici differenti che si rivolgono ad altrettanto differenti profili di visitatore all'insegna di un modello, quello dell'"unica fiera per tutti", che ha senso e può reggere solo in presenza di ben altre quantità di espositori per non rischiare quell'annacquamento dell'offerta che rischia altrimenti di scontentare un po' tutti senza essere utile a nessuno. Sull'altro piatto della bilancia un afflusso che, al di là dei numeri forniti dagli organizzatori, è senz'altro stato apprezzato pressoché da tutti gli espositori con i quali abbiamo parlato; un'offerta di workshop, conferenze e mostre fotografiche che ha trovato grande favore di pubblico e che è andata oltre i pochi giorni della fiera con il ricco programma del Photofestival; la preparazione dei visitatori stessi che, lungi dall'aggirarsi spauriti tra gli stand, si sono fatti notare per le idee chiare e il livello approfondito delle domande proseguendo in questo caso la tendenza che già avevamo potuto registrare nelle edizioni degli ultimi anni.

Tutto questo conferma come il Photoshow possa giocare ancora un ruolo decisivo all'interno di un mercato che sta vivendo un passaggio a suo modo epocale per concentrarsi - è una tendenza che si sta manifestando anche all'interno dei marchi finora più legati al segmento consumer - sull'offerta di valore con volumi inferiori ma margini più ampi, fatto che ben promette per il futuro tanto degli appassionati quanto dei professionisti della fotografia. Tuttavia il rischio è che taluni modelli obsolescenti ma profondamente radicati nel settore (vedi gli alti costi degli spazi espositivi accennati prima, ma anche taluni concetti di stand meglio adatti a una sagra piuttosto che a una manifestazione definita da una partecipazione di visitatori qualificati) ostacolino un processo di rinnovamento che non può essere rimandato oltre. Come già accaduto in passato, il rischio è che l'evento di riferimento del mercato fotografico italiano scopra troppo tardi di non essere più sostenibile senza essere reinventato completamente da capo - e sarebbe un peccato.

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