Taccuino

Isolarsi? Meglio collaborare

Valeria Prina

Nel mondo della fotografia stanno nascendo collaborazioni con altri settori e sinergie tra aziende e fondazioni.

Meglio accompagnati che soli e dunque evviva le sinergie e le collaborazioni. In un mondo di marcati individualismi, dove ognuno sembra pensare solo a se stesso e addirittura preferisce accontentarsi piuttosto che condividere con altri un maggior successo ci si può stupire di eventuali collaborazioni. Una particolarmente rilevante sta caratterizzando in questi giorni il mondo del teatro: molti teatri milanesi hanno offerto ospitalità alla compagnia Atir di Serena Sinigaglia quando questa si è trovata senza più teatro causa ristrutturazione imposta. E questo a maggio, quando ormai tutti i teatri avevano già programmato la loro stagione. Un esempio che dovrebbe influenzare anche altri settori. Avrebbe potuto essere utile nel mondo del commercio fotografico, mentre la maggior parte dei negozi ha dimostrato una voglia di cooperazione solo superficiale.

Qui però vogliamo parlare di casi che riguardano il mondo fotografico oggi.

Gebrek. Foto di Gaetano Giambusso, IIF

Quanto rilievo hanno le foto quando si parla di teatro? Sicuramente molto, basta pensare che ogni presentazione di stagione, ogni recensione di spettacolo deve essere accompagnata da foto: una o in gallery, sempre più diffusa. Ogni conferenza stampa prevede anche un momento dedicato alle riprese fotografiche, ma negli ultimi tempi la collaborazione è diventata più forte. Un primo esempio lo possiamo far risalire alla programmazione al Teatro Litta di Gebrek, nuovissimo intrigante testo di Claudio Elli, anche interprete con Riccardo Magherini. In quella occasione Intercontatto, l'ufficio stampa della compagnia, offrì all'Istituto Italiano di Fotografia l'opportunità di fotografare durante la prova generale. Le immagini realizzate da tre fotografi vennero prima pubblicate sul sito dello spettacolo e successivamente sfociarono in una mostra esposta nel foyer del Teatro Litta nell'ambito del Photoshow. Era una prima tappa che ha portato ad altre mostre, con gli stessi soggetti coinvolti, IiF e MTM Litta, in collaborazione per far conoscere al pubblico attori e dietro le quinte del teatro.

Per questa stagione 2017/18 la collaborazione fotografia/teatro è proseguita, coinvolgendo Teatro Libero e IIF. Alcuni fotografi diplomati nella scuola hanno fotografato compagnie e staff del teatro: ne è uscito un veloce volumetto che rende più stretto il rapporto del pubblico con il teatro.

Quello tra fotografia e scena teatrale è un rapporto che sta diventando sempre più stretto: in molti spettacoli la scenografia è realizzata ricorrendo a fotografie, per un forte impatto, anche in grado di consentire una riduzione di costi.

Altri casi riguardano altri soggetti. A volte è il mondo della moda che ricorre alla fotografia in un modo insolito, quando nelle foto, soprattutto pubblicitarie, la modella ha in mano o accanto una fotocamera.

Il Mago di Oz. Foto di Marco Cattaneo

Un'altra collaborazione chiama in causa due elementi strettamente correlati quando si parla di comunicazione. Parole e immagini, ma anche fotografia e letteratura: un corso di IIF “La Fotografia interpreta la Letteratura”, tenuto da Roberto Mutti prevede proprio il rendere in immagini un libro classico della letteratura. L'incontro tra la fotocamera e Il visconte dimezzato di Calvino, ultimo tangibile esempio di questo rapporto, è sfociato nella mostra Collettiva "Oltre il bene, al di là del male, il mondo dimezzato" esposta a metà ottobre a Milano presso Spazio Hc Artfactory di via Pier Luigi da Palestrina. Il visconte dimezzato è solo l’ultimo (per ora) libro famoso visto attraverso un occhio fotografico, sotto la supervisione di Roberto Mutti, che, negli anni precedenti, aveva proposto agli allievi altri titoli famosi, come l’”Odissea”, “Pinocchio”, “I Promessi Sposi”, “Alice nel Paese delle Meraviglie”, “Il mago di Oz”. Le parole hanno suscitato visioni differenti tradotte in immagini. In questo modo la fotografia va ben oltre la capacità di documentare un fatto, sia pure cogliendone ogni volta sfumature differenti. Diventa uno strumento per raccontare e raccontarsi, per dare una dimensione visibile a sensazioni ed emozioni, che, a loro volta, possono essere stimolate in chi guarda. Ma acquisisce anche una funzione di stimolo a leggere un libro, che altrimenti (magari) non verrebbe mai preso in mano, un aspetto davvero importante in un’epoca di scarsa lettura come questa.

Immagini e musica è un altro binomio molto frequentato. Un caso particolare riguarda una azienda. Nital permette di realizzare foto di qualità con le fotocamere Nikon, ma anche di ascoltare della musica nelle migliori condizioni possibili quando, ad esempio, si guardano le foto riprese. Sonos ha una serie di dispositivi audio che consentono di ascoltare la musica in modalità wireless senza interruzioni, in qualsiasi punto della casa. La gamma comprende anche l’unità studiata per dare una «voce» di qualità elevata al televisore sul quale potrebbero scorrere le immagini riprese con la fotocamera.

Chipolo Plus per ritrovare rapidamente gli oggetti smarriti

Ancora un brand distribuito da Nital pensa a proteggere fotocamera e chiavetta su cui sono state scaricate le foto dopo averle selezionate. Perderle sarebbe un problema: nel primo caso richiederebbe un nuovo investimento economico, nel secondo rappresenterebbe una perdita di tempo. Distribuito in Italia da Hinnovation by Nital è il Chipolo Plus, dalle dimensioni molto ridotte, ma una funzione utile, perché consente di ritrovare rapidamente gli oggetti smarriti o di cui non si ricorda più la collocazione. È un Bluetooth Tracker silenzioso, che richiede solo di avviare, dal proprio smartphone o pc, l’app Chipolo dedicata (disponibile per iOS e Android) per localizzare immediatamente l’oggetto. Inoltre per garantire la massima copertura possibile, il dispositivo è waterproof.

Di sinergia si può parlare nel caso di Fujifilm che ha avviato una collaborazione con Magnum Photos, in occasione del 70° anniversario della fondazione, destinata a sfociare nel progetto “Home”. 15 fotografi Magnum esploreranno il tema “Home”, inteso non solo come spazio fisico, ma anche seguendo altre interconnessioni di tipo emotivo, biologico, culturale e sociale. I 15 fotografi hanno avuto carta bianca per esplorare il tema attraverso la propria sensibilità e il risultato rifletterà il loro personale punto di vista su di esso. La mostra dei lavori, che sarà accompagnata da un photobook, sarà in tour dall’inizio del marzo 2018, per toccare sette città in altrettanti Paesi. A New York, Londra, Parigi, Tokyo, Colonia, Milano e in Cina si potrà scoprire come il tema è stato visto fotograficamente da Antoine d’Agata (Francia), Jonas Bendiksen (Norvegia), Chien-Chi Chang (Usa), Thomas Dworzak (Georgia/Iran/Germania), Elliot Erwitt (Usa), David Alan Harvey (Usa), Hiroji Kubota (Giappone), Alex Majoli (Italia), Trent Parke (Australia), Gueorgui Phikhassov (Russia), Mark Power (Regno Unito), Moises Saman (Spagna/Peru), Alessandra Sanguinetti (Usa), Alec Soth (Usa), Alex Webb (Usa). L’accordo è stato annunciato in Italia in occasione del lancio della Fujifilm X-E3, che a sua volta è artefice di una sinergia con altri dispositivi tecnologici: la mirrorless è infatti dotata di Bluetooth a basso consumo per trasferire le immagini a smartphone o tablet senza spreco di energia.

Birdie del collettivo catalano Agrupación Señor Serrano alla Triennale

Un’altra sinergia sta caratterizzando la cultura a Milano. Il Museo di Fotografia contemporanea di Cinisello rientra ora infatti nella nuova organizzazione della Triennale, che ora può contare su quattro fondazioni: Triennale, Museo del Design, Teatro dell’Arte, oltre al Museo di Fotografia di Cinisello, per intersezioni tra mostre, design, fotografia, teatro, che già hanno portato a mostre fotografiche esposte in Triennale. Non mancano nemmeno spettacoli teatrali che hanno legami con la fotografia. È il caso, tra i prossimi in cartellone, dello spettacolo Birdie del collettivo catalano Agrupación Señor Serrano, che debutterà il 25 gennaio 2918, presentato dicendo che «Una fotografia scattata da un fotoreporter spagnolo è alla base di questo racconto che mette a confronto due orizzonti: da un lato guerre, sfruttamento, persecuzioni, carestie, dall’altro prosperità, welfare, sicurezza, libertà e diritti riconosciuti».

Qualcosa di simile, ugualmente nel segno della sinergia, sta avvenendo a Modena, dove il 3 ottobre è nata la Fondazione Modena Arti Visive, che riunisce tre istituti culturali modenesi – Galleria Civica di Modena, Fondazione Fotografia Modena e Museo della Figurina. A dirigerla sarà la storica dell’arte e curatrice Diana Baldon, già alla guida di Fondazione Fotografia Modena dal 1° giugno scorso.

Collaborazioni e sinergia fanno dunque bene. Alla fotografia, ma anche ad altri aspetti della cultura e dunque della nostra vita.

 

 Data di pubblicazione: ottobre 2017
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