thumbnail mercatiDopo tanto parlare di mercati torniamo a rivolgere l'attenzione ai produttori di fotocamere digitali, sebbene sempre con un occhio di riguardo verso gli aspetti commerciali della materia, come è compito statutario della nostra rubrica. Questa volta vogliamo soffermarci su Sigma, un produttore giapponese che, pur universalmente noto per le ottiche, non manca di proporre alcune fotocamere di notevole interesse soprattutto dal punto di vista tecnologico, poiché trattare le fotocamere Sigma significa necessariamente parlare della tecnologia Foveon.

Il nome Sigma è sinonimo di ottiche ma negli anni recenti, per la precisione dal 2002 quando è stata presentata la sua prima fotocamera digitale, questo marchio ha conosciuto una certa notorietà anche nel campo delle reflex e delle compatte di fascia alta o professionale. La principale caratteristica che accomuna le fotocamere Sigma di ogni categoria è costituita dalla tecnologia dei sensori utilizzati, la tecnologia Foveon. Come accennato, per parlare delle fotocamere Sigma non si può prescindere dall'analizzare la tecnologia Foveon e le sue peculiari caratteristiche che la collocano su un piano a parte rispetto alle altre tecnologie utilizzate nei sensori per fotocamere digitali. Per comprenderne appieno le differenze è d'obbligo un breve excursus sul funzionamento dei sensori in generale.

Sensori C-MOS e CCD

Le fotocamere digitali essenzialmente impiegano due tipologie di sensori - C-MOS (Complementary Metal-Oxide Semiconductor) e CCD (Charge-Coupled Device) - che catturano l'immagine e la trasformano in un segnale elettrico di tipo analogico. Gli impulsi elettrici vengono convertiti in digitale da un convertitore A/D, che nel secondo caso è un chip di elaborazione esterno al sensore, mentre nel primo caso è integrato direttamente nel sensore CMOS, in quanto ogni photosite che lo compone (un particolare tipo di diodo che funziona come sensore ottico in grado di riconoscere una determinata lunghezza d'onda e di trasformarla in un segnale elettrico) ha il proprio amplificatore e convertitore A/D. Dal punto di vista delle caratteristiche tecniche, in linea generale una tecnologia non prevale sull'altra, soltanto sugli apparecchi di fascia più elevata la tecnologia CCD risulta qualitativamente ancora superiore avendo la possibilità di convertire gli innumerevoli livelli del segnale luminoso tramite un chip dedicato. Gli svantaggi della tecnologia CCD rispetto ai sensori CMOS sono costituiti dai costi di produzione più elevati e da una maggiore lentezza di lavoro.

La caratteristica comune a queste due tipologie di sensore, che come vedremo li distingue nettamente dalla tecnologia Foveon, è la necessità di effettuare un'interpolazione cromatica per ricostruire le informazioni riguardanti le tre componenti RGB (Red-Green-Blue) che compongono la luce della scena focalizzata sulla superficie del sensore stesso. I photosite presenti nel sensore sono in grado di catturare una sola componente cromatica della luce, dunque sulla superficie del sensore infatti è collocato un filtro a mosaico denominato CFA (Color Filter Array), il più diffuso dei quali è il tipo Bayer (disponibile in varianti differenti per il numero dei colori che vengono filtrati - 3 o 4 - e per la disposizione dei colori sul mosaico). Per riprodurre fedelmente le caratteristiche cromatiche dell'immagine, però, ogni pixel dell'immagine deve contenere le informazioni relative a tutte e tre le componenti RGB della luce. Poiché ogni photosite cattura solo una di queste (R, G o B), esso non è in grado di fornire i dati necessari per la formazione del pixel, così le altre due componenti cromatiche mancanti vengono calcolate dal processore d’immagine a partire normalmente dai valori contigui al pixel in questione aventi la stessa componente cromatica che si intende calcolare, attraverso un'interpolazione cromatica basata su un algoritmo di demosaicizzazione (demosaicing).

La tecnologia Foveon

Ai primi di febbraio del 2002 Foveon (società di proprietà di Sigma da novembre 2008) annunciava il rivoluzionario sensore CMOS di sua progettazione Foveon X3 il quale, a differenza dei sensori tradizionali, è in grado di catturare l'intera gamma cromatica dell'immagine con ogni pixel dell'array. Ciò è possibile grazie agli speciali photosite capaci di misurare colori differenti a livelli differenti di "profondità" del sensore. 

La tecnologia Foveon

Come mostra l'immagine precedente di fonte Foveon, ogni singolo photosite cattura la luce incidente producendo i segnali elettrici relativi alle tre componenti fondamentali della luce (rosso verde e blu) come avviene nelle tradizionali pellicole a colori. Il risultato è ovviamente l'eliminazione del processo di interpolazione cromatica che, per quanto preciso, è comunque un procedimento artificiale di creazione dell'immagine, a tutto vantaggio della qualità dei colori e della fedeltà dell'immagine. A ogni photosite del sensore corrisponde un pixel dell'immagine, dunque le informazioni colore fornite da ogni photosite sono pari al 100% contro il 33% di un photosite tradizionale. La prima versione del sensore CMOS Foveon X3, incorporata nella DSLR Sigma SD9, aveva una risoluzione effettiva di 3,43 megapixel (2268x1512x3 - la moltiplicazione per 3 per indicare che essendo i photosite disposti su tre livelli, il sensore ha una risoluzione di 10,6 MP) pari a una dimensione di 20,7x13,8mm (9 micron per pixel).

Le reflex Sigma SD 

Sigma SD9Come accennato, la prima reflex al mondo a incorporare il sensore Foveon è stata la Sigma SD9, che quando venne annunciata a febbraio 2002 si presentava come una reflex dalle caratteristiche particolarmente avanzate. Certo, la sensibilità ISO era limitata (100-400) così come la velocità di scatto continuo, però la qualità delle immagini era notevole, in grado di rivaleggiare con le diapositive per fedeltà dei colori e nitidezza dei particolari. L'apparecchio era dotato di schermo LCD da 1,8 pollici con risoluzione di 130.000 punti e schede CompactFlash, ma il flash incorporato era assente. Il fattore di conversione per le ottiche era di 1,7x mentre il prezzo consigliato al pubblico non era però certo abbordabile, all'incirca l'equivalente di 3.400 euro.

A ottobre 2003 faceva seguito la nuova Sigma SD10, che correggeva alcune limitazioni del predecessore attraverso grazie a una versione migliorata del sensore Foveon X3. In particolare la gamma dinamica era ulteriormente ampliata così come la sensibilità colore. Tra le altre differenze tra i due modelli spiccavano anche la sensibilità portata a 1600 ISO (in modalità estesa), la velocità di scatto continuo aumentata a 2,5 fps, l'introduzione del supporto per flash TTL wireless. Le altre caratteristiche salienti rimanevano le medesime della SD9, così come l'attacco a baionetta proprietario Sigma SA, mentre il prezzo consigliato registrava un opportuno aggiustamento al ribasso: circa 1.550 euro per il solo corpo macchina.

Dopo la SD10 trascorrono quasi tre anni prima dell'uscita dell'atteso successore, la nuova Sigma SD14, contraddistinta da una nuova versione del sensore Foveon X3 caratterizzata dalla presenza di 14,1 milioni di photosite (2652x1769x3) per una risoluzione effettiva aumentata del 35%, 4,6 megapixel. Le dimensioni del sensore rimanevano invariate, dunque anche il fattore di conversione per le ottiche di 1,7x. Il mirino era più ampio e luminoso (98% di copertura con fattore di ingrandimento di 0,9x), così come lo schermo LCD (2,5 pollici con 150.000 punti di risoluzione), la velocità di scatto continuo aumentava a 3fps e veniva introdotto il flash incorporato di cui era tanto avvertibile l'assenza sulla SD10, così come la batteria agli ioni di litio che sostituiva le precedenti batterie AA. Nuovo anche il sistema AF a cinque punti. La qualità delle immagini era ulteriormente migliorata così come la resa dei colori. Nel complesso si tratta di un ottimo apparecchio, ancora reperibile sul mercato italiano con un prezzo medio a novembre 2010 di 534 euro per il solo corpo macchina.

Dopo una "falsa partenza" culminata nell'annuncio della nuova Sigma SD15 al Photokina 2008, risolti diversi problemi tecnici Sigma ripresenta il successore della SD14 in occasione del PMA2010. Il sensore Foveon X3 rimane invariato ma la nuova DSLR introduce il processore di immagini True II presente sulle compatte Sigma DP di cui parleremo più avanti, un luminoso schermo LCD da 3 pollici e 460.000 punti di risoluzione, il supporto delle schede SD, la sensibilità ISO portata a 100-1600 (50-3200 in modalità estesa) e un buffer di memoria in grado di gestire fino a 21 immagini Raw alla velocità massima di scatto continuo di 3fps (capacità raddoppiata rispetto alla SD14). La SD15 è una reflex dalle ottime caratteristiche, la cui qualità delle immagini e la fedeltà dei colori consentite dalla tecnologia Foveon sono eccellenti e la cui interfaccia è stata resa più intuitiva. Il prezzo medio è però piuttosto elevato, 934 euro a novembre 2010 per il solo corpo macchina.

sigma SD1L'ultimo capitolo, per ora, della storia riguardante le reflex Sigma è costituito dalla presentazione a sorpresa in occasione del Photokina 2010 della "ammiraglia" della famiglia, la nuova Sigma SD1, che dovrebbe vedere la luce nel 2011. La SD1 promette di fare compiere alle reflex un vero e proprio alto di qualità in quegli aspetti che fino a oggi hanno suscitato qualche perplessità se non negli addetti ai lavori, quanto meno nel grande pubblico. Ci riferiamo innanzitutto al formato e alla risoluzione effettiva del nuovissimo sensore Foveon X3 nel formato APS-C (24x16mm), che ora vanta ben 46 milioni di photosite per una risoluzione effettiva di 15,4 megapixel (4800x 3200x3) con un fattore di conversione per le ottiche ridotto a 1,5x. Come si conviene a un apparecchio rivolto a una clientela particolarmente esigente, trattandosi del prodotto di punta di Sigma, la SD1 ha il corpo tropicalizzato in lega di magnesio e incorpora uno schermo LCD da 3 pollici con risoluzione di 460.000 punti, un nuovo sistema AF twin-cross a 11 punti e un processore Dual True II che promette di migliorare la velocità di elaborazione e la qualità delle immagini. Aspetto importante da sottolineare a proposito della filosofia stessa posta alla base della SD1, la totale assenza di capacità video (almeno nella versione iniziale), trattandosi secondo Sigma di un prodotto rivolto esclusivamente alla fotografia. Le caratteristiche del nuovo sensore Foveon X3 secondo Sigma dovrebbero produrre immagini di risoluzione comparabile a qauelle di un sensore da 30MP con la straordinaria fedeltà dei colori peculiare della tecnologia Foveon.

Con questa DSLR sembra dunque che Sigma abbia l'intenzione di uscire una volta per tutte dal ristretto mercato degli accaniti sostenitori della tecnologia Foveon per convincere un pubblico più ampio di appassionati in merito ai punti di forza di questo approccio tecnologico. In questo senso una variabile non di poco conto sarà costituita ovviamente dal prezzo della nuova SD1, che giocoforza sarà piuttosto elevato, trattandosi di un prodotto di punta, ma che dovrà anche necessariamente confrontarsi in maniera favorevole con le concorrenti. Proprio con l'obiettivo di ampliare la diffusione della tecnologia Foveon, Sigma ha sviluppato anche una linea di compatte di fascia alta, rivolte a una clientela di profilo elevato, che ora ci accingiamo ad esaminare. 

Le compatte Sigma DP

sigma DP1La linea delle compatte Sigma DP nasce con l'annuncio a settembre 2006 della capostipite Sigma DP1, la quale però soffriva di una gestazione travagliata da problemi tecnici che costringevano il produttore a ridisegnare la pipeline delle immagine, ritardandone l'uscita sul mercato a marzo 2008. Questa compatta di fascia alta utilizzava il medesimo sensore Foveon X3 da 4,6 megapixel della Sigma SD14, caratterizzato da 14,1 milioni di photosite (2652x1769x3), una caratteristica che all'epoca la rendeva la prima esponente in assoluto della categoria a poter vantare un sensore di dimensioni comparabili a una DSLR (20,7x13,8 mm, quindi approssimativamente uguale al formato MFT). Equipaggiata con un obiettivo 16,6 mm F4 (equivalente a un 28mm nel formato 35mm), la DP1 non potrebbe essere più lontana dalle compatte dalle innumerevoli funzioni (spesso inutili) tanto alla moda. Caratterizzata da un processore di immagini True, uno schermo LCD TFT da 2,5 pollici da 230.000 punti di risoluzione, dalla possibilità di salvare immagini in formato Raw, dalla sensibilità ISO 100-800 e dalla capacità di registrare video con risoluzione di 320x240 pixel (QVGA) a 30 fps, la DP1 si rivolge a quanti sono disposti a perdonarle la lentezza di funzionamento, le funzionalità limitate e manuali e una certa macchinosità in cambio di una straordinaria qualità delle immagini per una compatta, tale da farne quasi un'alternativa tascabile a una DSLR per coloro che sono disposti a spendere 216 euro (prezzo medio a novembre 2010), non pochi per una compatta sebbene fuori dal comune.

In occasione dell'edizione 2008 del Photokina veniva annunciata la seconda compatta, la Sigma DP2, che si differenziava dalla precedente per alcuni aspetti. Il processore di immagini diventava un più capace True (Three-layer Responsive Ultimate Engine) II, l'ottica era 24,2 mm F2.8 (equivalente a un 41mm nel formato 35mm) e la sensibilità ISO cresceva fino a 3200 (solo nel formato Raw), mentre il sensore rimaneva il medesimo così come le altre caratteristiche salienti. A breve distanza (ottobre 2008) seguiva l'annuncio la Sigma DP1s, versione aggiornata della capostipite, dalla quale si distingueva per la possibilità di assegnare ai tasti dello zoom digitale la funzione QS (Quick Set) mutuata dalla DP2 e dalla SD14, rendendo più comodo e spedito il funzionamento, oltre che per altre migliorie di minore entità. Sigma DP2 e DP1s sono caratterizzata da un prezzo medio sul mercato italiano a novembre 2010 rispettivamente di 576 euro e 424 euro.

E arriviamo al 2010, quando a febbraio vengono annunciate due nuove compatte, la DP2s e la DP1x. La Sigma DP2s è una versione aggiornata della DP2, uscita sul mercato a marzo 2009, dalla quale si differenzia per un nuovo algoritmo AF che velocizza la messa a fuoco, per la funzione Power Save Mode e per il design della parte posteriore modificato allo scopo di facilitare il riconoscimento dei controlli. La Sigma DP1x mutua diverse caratteristiche dalla DP2s, tra cui il più capace processore True II, il nuovo algoritmo AF e il design rivisitato, mantenendo sensore e ottica della DP1. Sigma DP2s e DP1x sono caratterizzata da un prezzo medio sul mercato italiano a novembre 2010 rispettivamente di 699 euro e 564 euro, invero piuttosto elevato considerando il fatto che, rispetto all'uscita sul mercato della prima DP, oggi sono disponibili a prezzi comparabili mirroless estremamente compatte quali le Sony NEX-3 e NEX5 (prezzo medio a novembre rispettivamente di 481 euro e 587 euro nel kit con zoom 18-55mm), le Samsung NX10 e NX100 (prezzo medio rispettivamente di 540 euro con zoom 18-55mm e 564 euro con nuovo zoom 20-50mm), le MFT Panasonic G2 e G10 (prezzo medio rispettivamente di 597 euro e 459 euro nel kit con zoom 14-42mm) e anche la Ricoh GXR modulare (prezzo medio di 440 euro nel kit con la camera unit P10 con zoom 28-300mm).

In conclusione

La tecnologia Foveon non ha (ancora) rivoluzionato il settore della fotografia digitale come sembrava potesse accadere all'epoca della sua comparsa, avvenuta ormai otto anni or sono. Certamente si trattava di una tecnologia forse non ancora matura per una piena applicazione commerciale, che forse soltanto con l'avvento della SD1, una fotocamera molto sofisticata sotto svariati punti di vista, sembra avere tutte le carte in regola per proporsi come un'alternativa ai sensori tradizionali utilizzati nelle altre DSLR. La qualità delle immagini prodotte dalla tecnologia Foveon è sicuramente superiore rispetto alle altre tecnologie, e se questo punto di forza fosse accompagnato da caratteristiche cui ormai il mercato è abituato (sopratutto per ciò che riguarda le compatte della famiglia Sigma DP: funzionalità automatiche avanzate, supporto video HD, ecc.), forse Sigma potrebbe presentarsi come uno dei più seri concorrenti tanto nel settore delle reflex quanto in quello delle compatte.

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