Capture One Pro 7, il testI cicli di rilascio delle applicazioni si dividono normalmente in due categorie: i cosiddetti “bug fix”, ovvero versioni per lo più dedicate a eliminare gli inevitabili errori presenti nel software, e le “feature release”, caratterizzate invece dall'introduzione di nuove funzionalità. La vita di un'applicazione si svolge di solito in un'altalena continua tra queste due tipologie di evoluzione; a volte, tuttavia, i progettisti decidono di cambiare passo e mettere radicalmente mano alle basi stesse delle loro creature sostituendo intere componenti tecnologiche. Si tratta di un caso poco frequente che le buone pratiche dell'industria del software normalmente scoraggiano al motto di “non si cambia ciò che funziona”, come peraltro certe (disastrose) esperienze fatte negli anni da grandi aziende come Borland e Wordperfect Corp. sembrano confermare. Per questo l'arrivo di Capture One Pro 7, con il suo significativo lavoro di riscrittura di parti fondamentali per un'applicazione di sviluppo digitale come il motore di decodifica e renderizzazione delle immagini raw, ha suscitato grande curiosità all'interno della redazione.

A differenza di quanto credono molti fotografi, infatti, non esiste una singola maniera univoca per sviluppare un'immagine digitale: la trasformazione di ciò che "vede" il sensore della fotocamera può avvalersi di strategie di calcolo molto diverse tra loro, possibilmente ottimizzate a seconda delle caratteristiche dello scatto. Questo è il motivo per il quale, a parità di impostazioni, applicazioni differenti restituiscono risultati visivi differenti. I ritmi serrati cui è soggetta l'evoluzione dei sensori digitali, che procede di pari passo con le ricerche nel campo della resa percettiva, impone di tanto in tanto una revisione di queste strategie e il perfezionamento di nuovi algoritmi maggiormente adeguati ai tempi. Capture One Pro 7 segna l'introduzione di un engine di sviluppo “2012” significativamente rinnovato all'insegna di una superiore nitidezza, in special modo sui dettagli e sulle aree meno esposte. Dall'applicazione non è stato tuttavia rimosso l'engine “2007” della precedente versione, permettendo a chi lo desiderasse di conservare gli stessi risultati prodotti da Capture One 6 pur avvalendosi di tutte le altre innovazioni del software più recente: si tratta di una possibilità apprezzabile dai professionisti per i quali può risultare problematico trovarsi di fronte a immagini rese improvvisamente in maniera diversa, anche se tecnicamente migliore (vedi per esempio il minor livello di rumore agli alti ISO o il perfezionamento del bilanciamento automatico del bianco), rispetto a quanto approvato da un cliente.

Un'altra area oggetto di particolare attenzione da parte dei progettisti di Phase One, quasi certamente legata alla precedente, è stata quella relativa alla velocità di elaborazione. Anche se la corsa ai megapixel non vive più i ritmi parossistici di cinque o sei anni fa, la risoluzione media dei sensori è andata comunque aumentando e oggi un professionista lavora in genere entro un intervallo compreso tra 18 e 40 MP indipendentemente dal formato di apparecchio - APS-C, full frame 35mm o medio formato; senza dimenticare fotocamere e dorsi dalla risoluzione più elevata come 50, 60 o 80 MP, un segmento di mercato che peraltro Phase One conosce assai bene.

Capture One Pro 7

Poiché la velocità del workflow fotografico dipende proporzionalmente dalla risoluzione dell'immagine e dalla quantità di regolazioni che vi vengono applicate, è facile capire come mai i produttori software siano sempre oltremodo attenti a sfruttare le potenzialità di calcolo che le moderne architetture hardware mettono a loro disposizione. Se qualche anno fa, al comparire dei processori multi-core, la tendenza era stata quella di parallelizzare il calcolo all'interno della CPU, oggi la nuova frontiera è quella di fare buon uso anche delle altre risorse presenti in un computer come, per esempio, i processori grafici o GPU. Le schede grafiche di nuova generazione, infatti, integrano processori che svolgono poche funzioni specializzate ma a velocità estremamente elevate (un concetto simile a quello che anni fa ha portato a ridurre i set di istruzioni dei processori general-purpose CISC per realizzare i più potenti RISC) e che, salvo applicazioni CAD o videogiochi 3D, restano spesso sottoutilizzate. Questa "riserva di calcolo" può essere messa a disposizione di qualunque altra applicazione anche non grafica, e gli approcci oggi più diffusi per questo scopo sono due: il framework CUDA, sviluppato da Nvidia per i propri prodotti e quindi limitato alle GPU di questa azienda; e il framework OpenCL, inizialmente proposto da Apple e successivamente adottato da numerosi altri nomi dell'informatica come Intel, AMD/ATI, ARM, IBM e la stessa Nvidia.

La crescente diffusione di computer capaci di supportare OpenCL non è sfuggita ai produttori di software fotografico: e ora, dopo Darktable e Aftershot Pro, anche Capture One Pro 7 implementa il supporto di questa architettura per accelerare l'elaborazione delle code di lavoro e garantire reattività in tempo pressoché reale all'interfaccia utente anche di fronte alle anteprime delle operazioni più complesse. E poiché OpenCL non si limita esclusivamente a sfruttare le GPU ma è predisposto anche per lavorare con altre risorse eventualmente presenti nel computer come i DSP, questo framework promette di essere risolutivo per poter gestire workload sempre più pesanti. Basti pensare alla postproduzione video, che ha l'effetto di moltiplicare i requisiti di calcolo: utilizzando software OpenCL-compatibili è possibile cambiare la scheda grafica o aggiungerne altre per moltiplicare la potenza di calcolo e abbreviare i tempi di lavoro. Non tutte le applicazioni possono tuttavia approfittare di questa architettura, poiché a volte le pipeline (sequenze) interne delle operazioni di sviluppo digitale sono progettate in modo da non ricevere benefici da processori esterni alla CPU. Si tratta di una scelta di design, la stessa che probabilmente ha caratterizzato Capture One fino alla versione 6 (e che pare trovarsi ancora dietro a Lightroom, per esempio) contribuendo a spingere per una riprogettazione dell'intero motore. Una scelta che siamo convinti risulterà sempre più premiante nel tempo, per i motivi sopra accennati. Per il momento, l'elenco dei processori grafici che possono far girare Capture One Pro 7 in modalità OpenCL è consultabile a questo indirizzo.

Capture One Pro 7

Passando alle novità immediatamente riscontrabili da interfaccia utente (peraltro diventata customizzabile da parte dell'utente), ecco che Capture One Pro 7 ha gettato le basi per la gestione dei cataloghi di immagini. Parliamo di “basi” perché le funzioni introdotte in quest'area – e che qui convivono con il tradizionale concetto di sessione di questa applicazione – si rivelano elementari o poco intuitive, ancora insufficienti per poter rispondere a esigenze di catalogazione strutturata. D'altra parte la diatriba sull'opportunità che un software per lo sviluppo digitale implementi anche funzionalità per Digital Asset Management (DAM) è nota e rientra in una questione più ampia, non limitata al solo settore fotografico: meglio usare programmi separati e specifici che offrano il meglio nella rispettiva area operativa, col rischio però di non dialogare tra loro, oppure è preferibile adottare suite integrate pur se i singoli elementi non rappresentano il top del settore? Questione di abitudine, di comodità e di quanto ciascuno valuti la praticità delle soluzioni “tutto in uno” rispetto ai compromessi funzionali, se non qualitativi, che quasi sempre esse comportano.

Di certo la posizione di Phase One è abbastanza curiosa: il suo catalogo comprende infatti un'applicazione DAM di alto livello come Media Pro e logica di marketing vorrebbe che, anche in prospettiva, le analoghe funzionalità presenti in Capture One restassero almeno un gradino sotto per evitare la “cannibalizzazione” del prodotto. A meno di non fondere completamente le due applicazioni in un'unica soluzione, infatti, è difficile immaginare che i cataloghi di Capture One finiscano col competere con quelli di Media Pro; l'alternativa è che Phase One abbia in realtà intenzione di rendere perfettamente integrabili i due prodotti, e le funzionalità di catalogazione di Capture One Pro 7 si spiegherebbero allora con la necessità di introdurre una sorta di “gancio”, di interfaccia per la futura convivenza fianco a fianco delle due applicazioni. Di certo, la possibilità di lavorare su cataloghi condivisi, immagini offline e raggruppamenti virtuali promette di risolvere molte esigenze pratiche di tanti workflow; ma prima di procedere a catalogare interi archivi preesistenti sarà opportuno attendere almeno il prossimo aggiornamento di release.

La nuova versione, disponibile solamente nella versione Pro e Pro DB per i possessori di dorsi digitali (la più economica Express resta per il momento confinata all'edizione 6), amplia la varietà di file RAW riconosciuti e offre un profilo ottimizzato per ciascun modello di macchina fotografica. Per alcune tra le fotocamere più recenti, come per esempio Canon G15, Sony SLT-A99 o RX100, il supporto è ancora indicato come “preliminare”. I sensori alternativi come Foveon (Sigma) e X-Trans (Fujifilm) non sono invece gestiti: le loro peculiarità necessiterebbero infatti di un engine di sviluppo a parte, con un investimento probabilmente sproporzionato rispetto all'effettiva quantità di apparecchi sul mercato in grado di ripagarlo. Rispetto a Capture One 6 il tethering della fotocamera non è più limitato esclusivamente ai dorsi digitali bensì è esteso a numerosi apparecchi Canon, Leaf e Nikon, in molti casi anche con funzione Live View. Un ulteriore segnale della decisione di allargare ulteriormente il potenziale bacino di utenza di questa applicazione che, ricordiamo, è stata tra le prime a offrire la possibilità di controllare lo scatto direttamente da computer.

Numerosissime poi le migliorie e le aggiunte funzionali: oltre un centinaio in aree come la regolazione del dettaglio, il recupero delle alte luci e delle ombre, la correzione automatica delle aberrazioni ottiche, le maschere e i processi di esportazione. Anche il video fa la sua prima timida introduzione con il supporto alla sola visualizzazione dei filmati ripresi da fotocamera: più che promessa di eventuale estensione futura delle funzionalità di postproduzione sull'intera sequenza di frame, questo elemento sembra più che altro dettato dall'esigenza di non escludere i contenuti video dalle funzioni DAM dell'applicazione.

Capture One non è mai stato famoso per essere intuitivo, e d'altra parte quando si parla di strumenti professionali è difficile trovare software che riesca a coniugare completezza di funzioni e facilità d'utilizzo. Capture One Pro 7 conserva una curva di apprendimento discretamente ripida, al termine della quale tuttavia il fotografo perseverante troverà un toolkit completo, perfettibile in qualche area di nuova introduzione ma che costituisce un'alternativa che vale davvero la pena mettere alla prova magari approfittando della trial version gratuita valida 60 giorni. Restiamo convinti del fatto che, a certi livelli, sarà sempre più difficile trovare la risposta perfetta a ogni esigenza in un'unica applicazione. Come nelle camere oscure di un tempo ci si dotava di un ampio armamentario di carte e reagenti per fare fronte a situazioni differenti, altrettanto siamo destinati a fare all'interno del workflow digitale mano a mano che la tecnologia matura e si perfeziona: è il paradosso del software che scaturisce, tra le altre cose, dalla differenziazione di mercato dei vari produttori. E secondo noi, come si sarebbe detto un tempo, un barattolo di Capture One Pro 7 non dovrebbe mai mancare sullo scaffale dei reagenti.

I sistemi operativi supportati sono Windows da Vista SP2 in poi (attenzione però: solo nelle versioni a 64 bit) e Mac OS X da 10.6.8 in avanti, con monitor calibrato almeno da 1280x800 punti e 24 bit di profondità a 96 dpi. Il costo della licenza singola di Capture One Pro 7 è di 229 euro, mentre sono disponibili offerte per licenze multipostazione e per l'upgrade da versioni precedenti. Chi possiede un dorso digitale Phase One, Mamiya e Leaf può installare gratuitamente la versione “DB” (Digital Back) del programma, priva tuttavia del supporto di DSLR.

Phase One: www.phaseone.com
Per la versione trial gratuita di Capture One Express fare click qui.

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