Leica QLa Leica Q (Typ 116), nuova fotocamera compatta della casa di Wetzlar che non sia costruita su una base già vista, impressiona da subito per alcune caratteristiche come la solidità che trasmette quando la si prende in mano, la raffinatezza del design che ricorda la tradizionale linea delle macchine fotografiche Leica e l’immediatezza dei controlli disponibili, caratteristiche spesso introvabili anche sulle DSLR più evolute. È la prima volta che una Leica entra nel laboratorio di osservatoriodigitale (anche se già al momento della sua presentazione ne avevamo parlato in breve su Fotoguida) e l’accoglienza è stata davvero calorosa. I motivi sono presto detti. Da un po’ di tempo a questa parte il mondo delle fotocamere digitali compatte subisce un andamento decisamente al ribasso, contrastato solamente da alcuni modelli di casa Sony che ne hanno rivalutato decisamente il concetto tra il grande pubblico: RX10 e RX100 tra tutte fino alla top di gamma, la RX1 con il suo sensore a pieno formato. Sono macchine potenti e performanti che attirano attenzione di quei fotografi che vogliono uno strumento agile ma non dozzinale, qualitativamente superiore senza però essere appariscente e ingombrante come una reflex. Il tipico strumento da fotogiornalista o da “street photographer”, ambito in cui Leica ha scritto pagine di storia della fotografia e nel quale, ancora oggi, domina senza rivali con la mitica serie M. Mitica e mitologica perché, a causa della fascia di prezzo, il suo possesso resta qualcosa per pochi eletti, spesso professionisti magari nemmeno fotografi. La casa dal marchio rosso con l’avvento del digitale ha vissuto momenti difficili a causa di una concorrenza spesso iniqua e dalle caratteristiche millantate ma è stata vittima anche di una politica commerciale e di marketing che sicuramente ha intrapreso azioni a volte, diciamo così, azzardate per il posizionamento eccessivamente “trendy” dei prodotti con relative cifre astronomiche scritte sul cartellino del prezzo.

Da qualche tempo le cose sono cambiate e un segnale forte e chiaro al mercato è arrivato proprio con la presentazione della Leica Q, un prodotto che è andato subito in backorder al di là del costo di listino che è di € 3.995,00 proprio a sancirne un successo di pubblico e di critica a dir poco immediato. Come abbiamo detto colpisce subito la qualità dei materiali e la solidità che la macchina trasmette all’utilizzatore, una sensazione caratteristica del marchio tedesco: subito dopo, quando si comincia a guardare l’oggetto con occhi da fotografo si ritrovano tutti i comandi essenziali che sono scomparsi dalla maggior parte delle moderne fotocamere come il controllo dei tempi, la ghiera dei diaframmi, la ghiera di controllo dell’esposizione tanto per dire. Chi l’ha progettata l’ha proprio definita “Das Wesentliche”, che in tedesco significa l’essenziale ed è proprio così che, secondo noi, la Leica Q si propone al suo potenziale pubblico. Abbiamo avuto ora modo di provarla a fondo per cercare di trovarne i punti deboli perché quelli di forza, per trovarli, bastano circa dieci minuti di utilizzo. È stata dura ma vediamo come è andata e raccontiamo com’è questa “compatta”.

Innanzitutto nulla è stato lasciato al caso e la base del progetto è un sensore a pieno formato di tipo Bayer da 24 milioni di pixel effettivi a cui è stata accoppiata un’ottica speciale come il 28mm Summilux con apertura massima a ƒ/1,7, appositamente studiata per ottenere il massimo della qualità, il tutto racchiuso in un corpo in lega di magnesio con la parte superiore in alluminio. Le dimensioni sono contenute e rientrano in 13 cm di larghezza per 8 di altezza: poco di più, 8,3 cm è la profondità compresa l'ottica.


Il display posteriore è un LCD da 3” luminoso da oltre 1 milione di punti ma quello che colpisce davvero è il mirino elettronico da quasi 4 milioni di punti, capace di una risoluzione e luminosità tale da lasciare senza parole anche gli amanti ostinati dell’ottica tradizionale; perfettamente integrato nella parte superiore sinistra incorpora anche un sensore che disattiva lo schermo all’avvicinarsi dell’occhio. La correzione diottrica si trova subito a lato del mirino stesso. Al momento di pubblicare questo numero di od non ci sembra che esista migliore mirino elettronico al mondo rispetto a questo.

Due parole ancora sul display che è del tipo fisso ma touch, facile e decisamente preciso nell’utilizzo, soprattutto se lo si utilizza per la messa a fuoco manuale di precisione.

Ma veniamo all’ottica che Leica ha scelto per questa compatta full-frame: un 28mm molto luminoso che, inizialmente ha fatto storcere un po’ il naso ai “puristi” perché, secondo la vulgata, l’ottica d’elezione per questo tipo di macchina dovrebbe essere il 35mm. A nostro avviso è stata una scelta vincente che toglie la Q dalla lotta di classe offrendo la possibilità al fotografo di avere una copertura più ampia della scena con la possibilità poi di vedere come sarebbe la stessa inquadrata da un’ottica 35mm o 50mm: infatti, avvalendosi di un agile tasto sul lato posteriore destro del corpo, si può passare al modo “zoom” di visualizzazione che si rivela davvero comodo. Quando si scatta in modalità zoom si otterrà un file jpeg dell’immagine zoomata mentre il file raw sarà completo, prevederà anche la parte ritagliata visivamente ma catturata dal 28mm. Abituarsi all’uso di questa funzione è questione di istanti al punto di chiedersi come mai non ci abbia pensato nessun altro prima d’ora. La scelta di studiare un’ottica così veloce, ƒ/1,7 non è comune e lascia la concorrenza un passo più indietro, con ottiche leggermente più lente. Sul cilindro dell’obiettivo trovano spazio tre ghiere che sono, rispettivamente, partendo dall’esterno verso il corpo macchina la selezione del diaframma, la messa a fuoco manuale (che come viene toccata attiva la funzione di focus peaking) e l’attivazione della funzione Macro che seleziona una diversa scala di misurazione della distanza di messa a fuoco: anche questa una piccola finezza ingegneristica decisamente fuori dal comune. La distanza minima passa così da 30cm a soli 17 che, con l’ausilio della stabilizzazione interna, permettono l’acquisizione di fotografie perfette anche a mano libera.

Nella parte inferiore della ghiera di messa a fuoco c’è il tipico ausilio di scorrimento della stessa che, però, ha un tastino di blocco che ne impedisce il possibile ma incidentale azionamento.


La tipologia di automatismo della messa a fuoco è quella del rilevamento del contrasto che lavora sulla lettura dei valori di luce catturati dal sensore nelle zone di massima luminosità. In tutto il periodo della prova non è mai stato riscontrato un problema di focheggiatura anche in condizioni di luce davvero estreme: grazie sicuramente alla grande estensione della gamma ISO disponibile che va da 100 a 50.000 ma si ottengono ottimi risultati anche quando si scatta con un valore ISO fisso contenuto e l’assenza di artefatti è totale fino a oltre i 3.200 e comunque ottima anche intorno ai 12.800.

La Leica Q può lavorare ovviamente in tutte le modalità dall’Automatico al Manuale con tutte le possibilità intermedie: quello che stupisce davvero è che spesso ci si ritrova ad agire sui controlli come non avviene su nessun altra fotocamera, fino a ritrovarsi a lavorare in modo completamente manuale più spesso di quanto si potesse immaginare.

Le modalità di scatto, oltre al timer, sono lo scatto singolo e la raffica che raggiunge ben 10 scatti al secondo, un vero record per una fotocamera full-frame di questo livello. Qualcuno vedendo la Leica Q durante la prova ha criticato la massima velocità di scatto possibile che, sulla ghiera, riporta il valore di solo 1/2.000 di secondo: mai lasciarsi ingannare dalle apparenze perché lavorando alla massima apertura è possibile utilizzare l’otturatore elettronico che può arrivare a un tempo di scatto pazzesco di ben 1/16.000. Davvero nulla sembra essere stato dimenticato dai progettisti di questo superbo oggetto.

Continuando la descrizione della parte posteriore e spostandoci verso destra, passando oltre il magico tasto di zoom, troviamo comodo incavo per il pollice della mano destra, sotto il quale troviamo il controller a quattro direzioni con il tastoni conferma al centro e, ancora più sotto, l’altoparlante. Ovviamente la parte centrale è occupata dal display alla sinistra del quale trovano posto cinque tasti la funzione dei quali è indicata nel tipico font Leica.

La parte superiore è libera nella parte sinistra dove è riportato il nome mentre al centro c’è la tipica slitta multifunzione alla quale è affiancata la ghiera di selezione dei tempi. Ancora più a destra troviamo il tasto di scatto circondato dal selettore di accensione e modalità di scatto. Un’altra ghiera più piccola e posizionata verso il bordo posteriore permette di modificare i valori di diversi parametri selezionabili. C’è anche un piccolo tasto rosso che attiva la funzione di registrazione video. Tutti sanno quanto od si interessi poco al video nelle fotocamere però dobbiamo dire, per dovere di cronaca, che la Leica Q è anche in grado di girare video FullHD a 1080p a 30 o 60 fotogrammi al secondo. Sul lato destro c’è uno sportellino che nasconde le uscite USB e HDMI mentre nella parte inferiore c’è lo sportellino per la batteria e per la scheda di memoria SD.

Per rendere ancora più facili e complete le operazioni di trasferimento dei file (immagine o video) la Q ha la possibilità di diventare un vero e proprio access point: grazie alla presenza di un sistema wifi e NFC, infatti, è possibile configurare i propri dispositivi esterni (computer, tablet o smartphone) affinché ricevano direttamente gli scatti della fotocamera, senza dover togliere la scheda di memoria dalla stessa; ma c’è di più perché Leica ha pensato anche a realizzare una app, per sistemi iOS e Android scaricabile gratuitamente, che una volta installata permette di controllare in modo remoto le operazioni della fotocamera compresi i settaggi manuali e lo scatto.

Conclusioni

La prima Leica che ha fatto la sua apparizione su od ha rubato il cuore di molti in redazione anche perché ridefinisce il concetto di compatta. Girando per la città ci si sente a proprio agio con questa macchina perché, nonostante non sia “piccolissima” passa decisamente inosservata agli sguardi occasionali dei passanti, qualità che da sempre caratterizza i prodotti Leica. La qualità delle immagini ma, ancora prima, la facilità e la praticità di utilizzo rapiscono il fotografo permettendogli di concentrarsi davvero sull’inquadratura e non sull’utilizzo della fotocamera. Tante sono le funzioni disponibili ma, una volta caricata la batteria e inserita una scheda di memoria, si può tranquillamente partire per una sessione di ripresa senza temere di trovarsi in difficoltà per l’utilizzo di una funzione: tutto è a portata di mano o di menu ma, le funzioni che contano, quelle che servono immediatamente, sono proprio li dove te le aspetti. Controllo manuale della fotocamera: eccellente.

A nostro avviso la fotocamera tende leggermente a sottoesporre ma non è necessariamente una nota negativa poiché, in fase di sviluppo del file Raw, è possibile ritrovare con facilità tutti i contenuti delle aree più scure senza correre il rischio, come avviene con altre fotocamere, di perdere qualcosa nelle alte luci.La nota che potrebbe suonare un po’ dissonante, ma c’è sempre a chi piace anche questo aspetto, è il prezzo che pone la Q a un livello che non è certo per tutti e supera di gran lunga anche quello di prestigiose DSLR che vanno per la maggiore tra i professionisti. Utilizzandola però ci si abitua in fretta alle sue prestazioni che ne fanno dimenticare, appunto, il costo importante. Il livello di rifinitura, la qualità generale di costruzione e di livello ottico unito alle prestazioni e alle dotazioni di serie della Leica Q (viene fornita anche una licenza di Adobe Lightroom) fa pensare che quello che si sta acquistando sia un prodotto davvero fuori dalla norma, di una classe a sé.

Certo è che con la Leica Q fotografare ritorna a essere un gran piacere. E il piacere, soprattutto se grande, si sa presuppone anche una buona dose di attesa e desiderio per mantenere il suo carattere esclusivo.

Data di pubblicazione: dicembre 2015
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