Max De Martino ©2013Max De Martino potrebbe essere definito un giovane fotografo professionista se ci si basasse solo sul suo aspetto da eterno ragazzo. Invece quello che credo è che lui, la sua giovinezza, ce l'abbia dentro, nel suo animo più intimo, e la porti fuori attraverso la sua estroversione e la sua forza comunicativa innata. Basta scambiare qualche parola per capire che si andrà subito d'accordo con una persona così: inoltre, visto che è anche un amante della fotografia, ancora meglio. Lo spunto di incontrarlo ci è venuto sapendo che era appena tornato da un viaggio particolare, una sorta di auto "assignment", che l'ha portato in Ucraina, prima a Kiev e poi in un luogo di mestizia e fascino al tempo stesso che risponde al nome di Chernobyl, teatro di uno dei più spaventosi errori e orrori dell'uomo sotto forma di uno degli incidenti nucleari tristemente più noti al mondo. L'occasione per i lettori di od è grande perché pubblicheremo alcuni scatti inediti di quel viaggio senza tuttavia alcun commento da parte nostra: ognuno sarà libero di trarre le proprie conclusioni a proposito di quanto è accaduto, attraverso la visione delle foto di De Martino la cui storia, però, è davvero sorprendente e articolata. Facciamocela raccontare direttamente dalla sua viva voce.

Viaggio ©2013 Max De Martino

osservatoriodigitale: Ci racconti un po' chi è Max De Martino?

Max De Martino: È un uomo che si ritiene fortunato per quello che fa nella vita, a partire dalla professione di fotografo. Non è sempre stato così perché in passato mi sono occupato di altro, proprio di qualcosa di diverso dalla fotografia, anche se questa è stata la mia grande passione sin dall'adolescenza. Dopo la scuola superiore ho cominciato a lavorare e, all'inizio, non pensavo certo di riuscire a ottenere i successi e le soddisfazioni che poi la vita mi ha riservato. Intendiamoci, io resto sempre con i piedi per terra e non sto parlando di successi a livello planetario, sto dicendo che quello che ho fatto e che faccio adesso sono dei successi personali che hanno molto valore perché so quanto mi sono costati. Ho lavorato nel campo dell'industria pesante per un certo periodo, come prestatore d'opera non qualificato, direbbero oggi, ma in realtà facevo l'operaio metalmeccanico: era dura ma dovevo e volevo lavorare, quindi ho accettato di fare un'esperienza che, comunque, nella vita mi è servita molto.

Road to Chernobyl ©2013 Max De Martino

In seguito sono venuti lavori più "facili", diciamo meno pesanti forse dal punto di vista fisico ma altrettanto sotto il profilo psico-fisico. Ho lavorato come cameraman per Warner Bros. durante le interviste alle loro star in visita in Italia, gente del calibro di Madonna o Bruce Springsteen, e questo lavoro mi ha permesso di avvicinarmi al mondo dell'immagine in modo professionale. Da lì sono passato al mondo dello spettacolo vero, in qualità di responsabile delle proiezioni sui grandi schermi durante i concerti di artisti come Eros Ramazzotti e Pino Daniele, solo per citarne alcuni. Quella è stata un'esperienza che davvero mi ha dato una dimensione professionale e mi ha insegnato tanto, soprattutto il senso del dover portare a termine un lavoro entro i termini previsti e dell'assoluta necessità di finire un progetto a qualunque costo: non era previsto infatti che ci fosse qualcosa che non andasse quando il concerto stava per partire; che lo si volesse o no, tutto doveva funzionare all'ora prevista. Davvero un'esperienza importante e costruttiva, al di là del piacere di lavorare con grandi personaggi, è ovvio.

Palestra ©2013 Max De Martino

Quando avevo un minuto di tempo studiavo e leggevo tutto quello che potevo sull'allora emergente mondo di Iinternet nei primi anni Novanta. Ho cominciato così una collaborazione con Applicando, una rivista che parlava del mondo Apple (oserei direi LA rivista, vista la sua caratteristica esclusiva per l'epoca, nota personale di chi scrive e ha collaborato a lungo con la stessa testata, NdA), scrivendo proprio di temi legati a Internet. Fu quella la chiave che mi spalancò le porte di un'azienda che vendeva servizi legati alla rete e che mi propose di entrare a far parte della propria area commerciale. Il mio modo di essere, la mia capacità di entrare in empatia con la gente, ha fatto tutto il resto: l'azienda crebbe al punto di fondersi con un'altra realtà e diventare una corporate da oltre 100 milioni di euro di fatturato e una presenza sul territorio italiano davvero imponente. Giunto al culmine dell'area commerciale sentii che era proprio arrivato il momento di lasciare spazio alla mia creatività e alla mia voglia di fotografia: un bel giorno ho abbandonato tutto e ho imbracciato seriamente la macchina fotografica.

Auditorium ©2013 Max De Martino

od: Non credo sia stata una scelta semplice, presa a cuor leggero...

MDM: Infatti è stata una scelta che mi è costata tanto, ancora una volta, ma alla luce della mia condizione attuale, di uomo e di professionista, il gioco è valso la candela, come si suol dire. All'epoca ho avuto ripercussioni pesanti, dal punto di vista sia umano che professionale, ma ho tenuto duro. Mi ero dato una scadenza entro la quale avrei capito se il lavoro di fotografo poteva essere la strada maestra della mia vita oppure no; se avessi fallito sarei tornato sui miei passi, lo dico senza alcun problema, perché anche quella era una delle possibilità che mi si prospettavano in quel momento.
Avevo fatto la mia scelta e, nonostante lo scetticismo di chi mi era molto vicino, decisi di fare un investimento in attrezzatura nuova che mi permettesse di svolgere al meglio la mia nuova professione. Fino ad allora avevo fotografato solo per diletto e, grazie al supporto di alcuni amici, avevo realizzato i servizi fotografici dei loro matrimoni, servizi che erano un po' particolari, diversi da quelli che erano e sono ancora i canoni della fotografia matrimonialista.

od: Quindi ti definiresti un wedding photographer?

MDM: Anche ma non solo. Non mi piace definire e limitare la fotografia entro certe aree chiuse. A me piace lavorare con le immagini e queste le trovo nel reportage così come durante una festa di piazza o un matrimonio. Della fotografia dell'evento specifico ho un'idea tutta mia e, per quanto riguarda il settore wedding, ho proprio registrato un marchio e aperto un sito in cui mostro che cosa faccio e come quando si tratta di fotografare il giorno delle nozze di qualcuno, ovunque siano e qualunque sia la coppia e il modo di sposarsi che hanno scelto: foto in posa? no, grazie. Già il nome è tutto un programma ma mi rappresenta a pieno, proprio perché non ho mai sopportato le facce tirate e innaturali degli sposi (che già hanno il loro bel da fare a star dietro a tutto quello che accade loro in quel giorno) e che devono anche pensare a "venire bene" nelle foto. Non esiste. Io mi confondo tra gli ospiti e cerco di essere il più trasparente possibile così da riuscire a cogliere tutti i momenti più belli ma anche nel modo più semplice e spontaneo possibile.

Questa mia idea mi sta dando molte soddisfazioni e lavoro tanto anche all'estero. L'estate scorsa, ad esempio, sono stato in Belgio per un matrimonio davvero forte: si sposava una ragazza italiana con la sua fidanzata belga e mi hanno contattato per fare le foto. Loro vivono in Vietnam e ci siamo conosciuti su Skype. Avevano visto le mie foto su Internet e mi hanno contattato, così abbiamo cominciato a parlare e a conoscerci un po' prima di accordarci e trovarci finalmente in Belgio per il fatidico giorno. Quando è arrivato e ci siamo trovati finalmente al momento dell'evento avevamo tutti e tre la sensazione di conoscerci da tempo ed era come se le fotografie del matrimonio le stesse scattando un amico. È stato davvero molto piacevole e le ragazze sono volate a casa contentissime delle loro foto. È questo quello che mi soddisfa della mia professione, riuscire ad accontentare il cliente mettendoci però la mia esperienza e la mia creatività.

Tra l'altro devo dire che sono alla costante ricerca di migliorare, quindi seguo anche dei workshop dedicati ai fotografi matrimonialisti. Molti si stupiscono quando mostro le mie foto e, soprattutto, pensano che sia una sorta di matto quando vedono che realizzo gran parte degli scatti con fotocamere non reflex. Due anni fa ho acquistato una Fujifilm X100 e ho subito sviluppato una grande passione per questo tipo di macchina che mi permette di rivivere i momenti della formazione, dei miei inizi, quando tutti i controlli erano manuali e, visto che si possedeva una sola ottica, chi si muoveva doveva essere il fotografo, non lo zoom... Per quanto riguarda invece i corsi di cui parlavo, credo che forse nel nostro Paese sia ancora troppo radicato, soprattutto al sud, uno stile di ripresa tradizionale che non si addice per niente al mio modo di lavorare.

Ennio Morricone ©2013 Max De Martino

od: Sappiamo che sei appena tornato da Chernobyl, in Ucraina, dove hai realizzato un reportage davvero interessante sulla città del disastro ecologico. Come si arriva a quel traguardo partendo dalla routine quotidiana?

MDM: Non è immediato il collegamento con la mia operatività quotidiana ma ci si arriva. Adesso ti spiego. In realtà l'idea mi è venuta quando stavo per andare a Kiev per fotografare Ennio Morricone; è da qualche anno che seguo il maestro perché sono affascinato dal suo modo di lavorare. Così, dopo averlo fotografato in giro per l'Italia, come a Sordevolo, un paesino vicino a Biella dove ogni anno la popolazione mette in scena la Passione di Cristo. Questo evento ha incuriosito il maestro a tal punto da farlo decidere di "partecipare" con l'orchestra Rai per un concerto straordinario. Poi l'ho seguito a Verona, in qualità di unico fotografo sul palco e, quando mi hanno detto che sarebbe volato a Kiev per dei concerti, ho pensato bene di seguirlo. Probabilmente il materiale che sto raccogliendo finirà in una mostra o in un libro, non so, un domani vedremo. Nel frattempo, come ti dicevo prima, ho considerato l'opportunità di andare a Chernobyl per vedere la città e scattare qualche immagine, e così è stato. Il luogo è davvero impressionante e ti lascia una strana sensazione e una gran voglia di tornarci. In alcuni punti la radioattività è ancora molto elevata, soprattutto dove c'è la nuda terra. Proprio per questo le escursioni prevedono che ci si possa fermare li non oltre sei ore. La mia è stata una visita che è lungi dall'essere esaustiva ma l'ho vissuta come una sorta di sopralluogo per un viaggio futuro. Nel frattempo però quello che ho visto è bastato a impressionarmi, a farmi vivere un'esperienza davvero singolare. Lo dico perché Chernobyl è un luogo–non luogo diverso da ogni altro posto in cui sono stato in giro per il mondo e la differenza la fa proprio la mancanza di un elemento chiave: la gente.

Luna Park ©2013 Max De Martino

Come si può vedere da alcune fotografie pubblicate sui miei siti ho avuto la fortuna di viaggiare molto (ecco un altro aspetto che mi rende un uomo fortunato per il lavoro che svolgo) e conoscere culture e luoghi di quasi ogni parte del mondo ma, in ogni dove, ho avuto la possibilità di entrare in contatto con la cultura, i modi di vita della gente locale: qui sembrava di essere su un altro pianeta dove l'essere umano era rappresentato solo da noi visitatori. Incredibile.

od: Circa il fatto che tu sia un giramondo è risaputo...

MDM: È vero, mi piace viaggiare e lo faccio appena mi è possibile. E mi piace coinvolgere anche le persone che si interessano di fotografia perché credo l'una, la fotografia, sia la sposa ideale dell'altro, il viaggio. Credo poi al valore culturale e sociale che può avere la fotografia e il fatto di parlarne, è un modo come un altro di fare gruppo e di scambiare delle opinioni, di arricchirsi gli uni con gli altri perché ogni modo di vedere è sempre un valore che va considerato e rispettato. Sento quotidianamente che c'è voglia di fotografia tra la gente, da coloro che fanno le foto solo quando c'è un'occasione particolare fino a quelli che vivono con la macchina sempre a portata di mano. Mi piace pensare di riuscire a portare un po' della mia esperienza agli altri, di poterla condividere. Tra le cose che faccio c'è anche la collaborazione con alcune ONG come Bambini nel deserto e, l'anno scorso, ho colto l'occasione di andare in Burkina Faso, in Africa, per visitare e fotografare alcuni siti relativi ai progetti in corso portando con me sette persone. Con loro sono riuscito a unire in un solo viaggio la parte di turismo a quella di attività sociale; il risultato è stato magnifico e tutti sono tornati felici di aver vissuto quell'esperienza. Però non c'è bisogno di andare dall'altra parte del pianeta per fare qualcosa insieme. Soprattutto in inverno, quando la stagione dei matrimoni è ferma, organizzo dei corsi e dei piccoli gruppi di fotografia. Così un giorno ho deciso di portare qualche ragazzo a Venezia per fotografare la città fuori stagione. Abbiamo condiviso tutto dal viaggio in pullmino fino alle stanze di un bed & breakfast locale: un viaggio fotografico a basso costo ma che ci ha fatto divertire e imparare qualcosa. Insomma quando c'è di mezzo la fotografia è sempre una bella esperienza da vivere. Tra l'altro, in quell'occasione, mi sono portato una Fujifilm X-A1 che avevo in prova ed è stata una grande opportunità per capire ancora meglio questo tipo di fotocamera.

Centrale Nucleare ©2013 Max De Martino

od: Non sei mai fermo. Anche i corsi...

MDM: Sì, è bellissimo. Come dicevo c'è sempre uno scambio con l'interlocutore. Tu metti a disposizione la tua esperienza ma lui ti ricambia con l'entusiasmo che, spesso, è motore di nuove iniziative. All'inizio del 2014 sarò impegnato in Liguria dove terrò un corso di fotografia ai bambini delle scuole elementari e medie utilizzando il telefono cellulare perché quello è uno strumento che ormai hanno tutti. Mi piace l'idea di interagire con i bambini perché sono spontanei e sinceri, pronti a imparare nuovi linguaggi senza avere preconcetti o infrastrutture mentali che li bloccano. Si gioca imparando. Per mettere in piedi questo progetto c'è un lavoro a monte davvero estenuante, puoi immaginare la quantità di permessi e nullaosta che si devono ricevere per avviare un'attività di questo genere ma, ancora una volta, sono sicuro che alla fine sarà valsa la pena di aver fatto ogni tipo di sforzo.

Matrimonio ©2013 Max De Martino

od: Parlavamo di attrezzatura. Adesso che cosa stai utilizzando?

MDM: Prevalentemente corpi Fujifilm con il sensore X-Trans. Credo sia un modo nuovo di vivere la fotografia prendendo spunto dalla storia, dal passato recente rivisto e corretto in chiave moderna. In occasione di viaggi in luoghi impegnativi come il deserto o la stessa Chernobyl, dove hai della restrizioni dettate da motivi tecnici o semplicemente climatici, ti accorgi subito di quanto faccia la differenza portarti un bagaglio di attrezzatura da quindici chili oppure poterlo ridurre solo a due, oltretutto in meno della metà dello spazio. Il sistema X, come ormai tutti sanno, ha rivoluzionato il modo di fotografare in digitale, almeno per un certo tipo di fotografia. Io sono nato con una Olympus analogica e, nel tempo, mi sono dotato ovviamente di strumenti che fossero performanti e affidabili al tempo stesso. Possiedo ancora la mia Nikon D3S e tutte le ottiche principali ma, recetemente, sto viaggiando solo con la X100 e la nuova X-E2. Come ti dicevo, quando mi presento alle sessioni dei vari workshop con questo tipo di fotocamera i miei colleghi si straniscono e qualcuno mi ha anche chiesto se avessi intrapreso la carriera di product manager per la casa giapponese. Invece io trovo che queste fotocamere dalle dimensioni contenute ma dalle grandi potenzialità aiutino ancora di più a entrare nel vivo di una scena, a catturare quello che davvero conta dell'azione che si sta riprendendo. Credo che oggi si dia ancora troppo valore all'attrezzatura che si usa invece che cercare di migliorare il modo in cui la si utilizza. È questo il motivo del successo che in questo momento ha tuttto ciò che riguarda corsi, libri e formazione sulla fotografia. Io lo faccio da sempre, prima di tutto perché mi piace e mi diverte molto.

Caselle postali ©2013 Max De Martino

I lavori di Max De Martino li potete trovare anche sui siti www.maxdemartino.com e www.fotoinposanograzie.com

Tutte le fotografie dell'articolo sono ©Max De Martino 2013.

(data di pubblicazione: dicembre 2013)

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