Nel settembre 2013, a Roma si è inaugurato lo spazio VISIVA. Già fabbrica di legnami ai primi del ‘900, poi fabbrica di caffè e midollino, poi ancora supermercato, ora quest’area  in via Assisi 117 si è trasformata nella “città dell’immagine” e, con i suoi 7000mq, è lo spazio privato più grande in Italia nel suo genere. L’ambizione è quella di valorizzare il processo di crescita dell’imprenditoria culturale e creativa sul territorio italiano.

La riqualificazione, il recupero e la trasformazione degli spazi sono stati eseguiti dall’imprenditore Glauco Vapeni che ha dato in concessione una parte degli spazi a VISIVA. Il lavoro è ancora in corso d’opera, ma il progetto è in continuo divenire e una parte è già stata recuperata per offrire a giovani imprenditori, professionisti creativi e artisti un ambiente favorevole e stimolante per la crescita di progetti, idee e collaborazioni e per valorizzare i migliori talenti e le migliori progettualità.Attualmente VISIVA è quindi già di fatto uno spazio dedicato a mostre, didattica e servizi. È formata da tre gallerie espositive, un garage e un terrazzo con una bellissima vista su uno spaccato di Roma. La struttura è poi completata da una biblioteca/bookshop, un bar a chilometro zero, sale posa per riprese fotografiche e cinematografiche e una prestigiosa scuola di fotografia, cinema e grafica con didattica di respiro internazionale.

Come ha dichiarato Massimo Ciampa, AD e Direttore didattico, VISIVA nasce come società di servizi, poi otto “visionari” professionisti nel campo dell’arte hanno dato vita a qualcosa di orientato a una produzione che potesse offrire lavoro basandosi su autosostentamento economico e svincolo dalla politica. Questo progetto “visionario” si basa sul concreto attraverso investitori privati che dedicano risorse all’arte per far sì che essa non sia fine a se stessa: l’intenzione è cioè quella di trarre economia dall’arte puntando a farla diventare auto-sostenibile e indipendente.

Conferenza stampa presentazione Visiva Roma | Osservatorio Digitale

È chiaro che si tratta di una grande sfida in un momento come quello che viviamo, in cui spazi e risorse per la cultura sono messi in forte crisi.VISIVA si articola su tre linee-pilastri:

1) la linea culturale, offrendo gallerie espositive per la vendita di opere di artisti anche emergenti. Il punto di arrivo è dare concretezza all’idea dell’artista come un professionista che per lavoro fa l’artista e riesce a vivere con la propria arte.

2) la linea della struttura didattica che offre moduli didattici settoriali della durata di 2 mesi. Non si parla di “corsi” ma di intensi percorsi formativi adattati alle esigenze (in termini di tempo e denaro) degli allievi e attenti alle tendenze del mercato. L’intenzione è di fornire agli allievi strumenti concreti, reali, tangibili e per questo i percorsi formativi sono in collaborazione con aziende che non sono solo sponsor, ma possono poi diventare esse stesse sbocchi lavorativi.

3) la linea di società di servizi: il progetto è quello di attivare offerte concrete alle aziende, offerte di servizi, appunto, che spaziano dalla grafica, alla fotografia, al cinema.

L’inaugurazione si è snodata in una full immersion di due giorni dedicata a tutte le arti e il cui evento di punta è stato la grande mostra “Nuove Mitologie” di Ol’ga Tobreluts, artista russa non molto amata nel suo Paese, tanto che l’Ambasciata Russa di Roma ha declinato l’invito di esporre le sue opere all’interno della sede diplomatica. Il motivo del negato patrocinio è legato al fatto che l’idea artistica e il suo indirizzo non corrispondono a quelli governativi. Ol’ga Tobreluts durante la conferenza stampa ha dichiarato che il “niet” è conseguente alla legge in vigore sulle relazioni omosessuali, in quanto nelle sue opere potrebbero esserci elementi suscettibili di scontrarsi con questa legge repressiva.

Grazie al Comune di San Vito al Tagliamento e al Craf, lo spazio VISIVA ha potuto sostituirsi all’Ambasciata e ha ospitato le opere fotografiche di questa artista che è stata definita “l’Elena di Troia con videocamera e computer”. La mostra è stata curata da Arkadyi Ippolitov, storico dell’arte ufficiale dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Olga Tobreluts a Visiva Roma | Osservatorio Digitale

Nel suo lavoro la Tobreluts esplora ed analizza la conflittualità tra mito e immagine nel contemporaneo. Come spiega Antonio Geusa, “il punto di partenza più tradizionale per avvicinarsi al modo di fare arte da parte di questa giovane artista è quello della Nuova Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, un movimento che a partire dalla sua fondazione nel dicembre del 1989 si è affermato come una delle forze più importanti dell’arte contemporanea russa. In netta opposizione con le ricerche formali dell’Avanguardia storica di inizio XX secolo, i Nuovi Accademici propongono nelle loro opere il ritorno al periodo a loro avviso più glorioso dell’arte russa, ossia quella forma di Classicismo conosciuta come Accademismo che storicamente va dalla fondazione dell’Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo (che data 1757) fino all’affermazione sulla scena artistica nel 1870 dei Peredvizniki (gli Itineranti)”.

Nuove Mitologie, Olga Tobreluts | Osservatorio DigitaleLa peculiarità più innovativa di questo movimento è il ricorso a strumenti tecnologici di nuova generazione per realizzare il ripristino del canone di Bellezza. La stessa Tobreluts è convinta che Internet e tutte le nuove tecnologie non possano non influire sul/nel linguaggio artistico contemporaneo.La sua è una tecnica mista e i lavori presenti nella mostra andavano dai suoi esordi negli anni ’90 fino al 2006. Negli ultimi tempi ha abbandonato la fotografia per dedicarsi alla pittura e alla scultura.

Tornando però ai lavori in mostra, c’è da sottolineare che non solo la sua madrepatria si è rivelata ostile al suo lavoro, ma anche un altro “impero” le ha creato dei problemi: infatti una casa editrice statunitense aveva vietato di usare l’immagine di Leonardo di Caprio come San Sebastiano e la dogana americana non ha poi nemmeno dato il permesso di sdoganare un’altra sua opera del 2005, quella che ritrae un soldato americano.

La Tobreluts ha comunque intelligentemente liquidato tutte queste censure con un diplomatico quanto lapidario commento: “L’arte astratta non può andare contro i diritti di nessuno”. E come darle torto?

Come ha sostenuto Angelo Battel, dirigente dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Spilimbergo, se lasciamo le opere della Tobreluts in mano ai soli critici diventano una cosa complicatissima, mentre se le guardiamo lasciandoci guidare dalle immagini stesse si trasformano in un percorso interessante, ironico e coraggioso.

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