Le spose non sono solo quelle di maggio, ci si sposa infatti anche in estate, oppure in autunno o – perché no? – d’inverno (e a questo proposito, tempo fa ho letto su una rivista specializzata che dicembre è un mese molto gettonato per sposarsi).

 

Un matrimonio può essere più o meno sfarzoso, a seconda non solo del budget a disposizione ma anche dei gusti, però una voce che non manca mai nella lista dell’organizzazione è quella delle foto.

Ma cosa sappiamo delle origini della fotografia di matrimonio? Personalmente, lo ammetto senza remore, prima di documentarmi ne sapevo bene poco. Ad esempio ignoravo che, siccome le macchine fotografiche non esistevano ancora quando la regina Vittoria si sposò con il principe Alberto, nel 1840, fu solo in seguito (ossia quattordici anni dopo) che il fotografo Roger Fenton venne incaricato di documentare in qualche modo l’evento fotografando la coppia reale in abiti nuziali. Nacque così la moda di diffondere fotografie di fidanzamenti e di nozze reali e questo ebbe un’indubbia influenza su tutta la società inglese.

Ma se pensate ai servizi fotografici dei giorni nostri siete fuori strada, perché le foto di nozze si limitavano ad un ritratto in studio della sposa, con tanto di bouquet, oppure della coppia in abiti da cerimonia e, a partire dagli anni Venti del Novecento, nella foto spesso erano ritratti anche il testimone dello sposo e le damigelle d’onore.

Questo genere di ritratti in studio rimase in voga fino alla Seconda Guerra Mondiale. Tra l’altro, se lo sposo era un militare, veniva creata una particolare ed accurata scenografia con una doppia fila di commilitoni che formavano un arco di spade, di baionette o, se si trattava di un poliziotto, di manganelli.

In qualche caso eccezionale c’era anche una foto che ritraeva la coppia nuziale in partenza per la luna di miele.

Il fotografo Robert Doisneau ci permette di farci un’idea di come veniva celebrato il matrimonio tipo fino agli anni Cinquanta del secolo scorso: osservando le foto dell’epoca possiamo dedurne che la fotografia aveva comunque un ruolo ancora piuttosto marginale e modesto nell’ambito della cerimonia nuziale. Inoltre le fotografie erano sempre tendenzialmente molto statiche.

Comunque, con il passare del tempo, il servizio fotografico di matrimonio ha subito un’escalation, nel senso che è diventato sempre più elaborato e in alcuni casi la voce “fotografo” può incidere dal 10 al 15% dei costi di una cerimonia: questo perché gli usi e i costumi sono mutati e la nostra società consumistica ha trasformato il matrimonio in una sorta di evento da documentare con dispendio di mezzi.

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Il carico sociale ed emotivo di una cerimonia di nozze è molto alto e quindi per un fotografo amatoriale è sempre un rischio assumersi la responsabilità del servizio matrimoniale. Per questo motivo attorno alla fotografia di matrimonio si è sviluppata una vera e propria industria, anche se poi, soprattutto per i matrimoni dei VIP di ogni genere e grado, il mercato è spartito fra pochi grandi studi che impiegano molti fotografi, e un gran numero di piccole ditte. Per i matrimoni di noi comuni mortali, invece, è fondamentale il passaparola.

Tra l’altro, il Dizionario della Fotografia edito da Einaudi, riporta che, secondo alcuni studi sociologici, “l’aumento del numero dei divorzi, paradossalmente, ha trasformato le foto di nozze in una specie di promessa di eternità e l’album delle fotografie in un prezioso e duraturo pegno di affetto o in un pregiato cimelio di famiglia che evoca emozioni”… almeno fino al divorzio e al matrimonio successivo.

Data di pubblicazione: novembre 2016
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