Libri

Letture di novembre

Redazione

Per lo strano, climaticamente parlando, mese di novembre la redazione libri di osservatoriodigitale vi propone tre libri fotografici freschi di stampa dal grande catalogo dell'editore Contrasto. Tra questi spicca il nome di un grandissimo fotografo molto amato in tutto il mondo non solo per le sue immagini ma anche per la sua pacatezza e grande signorilità: Gianni Berengo Gardin. Vediamo insieme le proposte di questo mese.

MICHELANGELO ANTONIONI, JULIO CORTÁZAR
IO SONO IL FOTOGRAFO
BLOW UP E LA FOTOGRAFIA
16,0 X 22,4 CM
192 PAGINE
40 FOTOGRAFIE A COLORI
CARTONATO TELATO
CONTRASTO
€ 24,90

 
Contrasto pubblica Io sono il fotografo. Blow-up e la fotografia, il libro che per la prima volta presenta un approfondimento completo sul film Blow-Up di Michelangelo Antonioni, con alcuni materiali inediti provenienti dall’Archivio Antonioni. Così, accanto al racconto di Julio Cortázar, Le bave del diavolo, che ispirò il regista, troviamo anche il soggetto integrale firmato da Antonioni stesso.
Accanto ai testi, nel volume sono pubblicate le fotografie originali che il protagonista del film appende alle pareti. Le immagini furono realizzate da Don McCullin. Quando le riprese del film terminarono, se ne persero le tracce per quasi trent’anni, finché nel 1996 vennero acquistate da un collezionista, Philippe Garner, durante un’asta a Londra. Erano 21. In Io sono il fotografo ci sono anche le foto di scena, tra cui quelle di Eve Arnold, e alcune immagini di backstage.
Blow-Up, campione d’incassi e vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 1966, è uno dei capolavori indiscussi della cinematografia e di Antonioni.
Girato a Londra, racconta la storia di un fotografo di moda che per caso documenta attraverso le sue immagini un omicidio in un parco, di cui si accorge solo all’atto dello sviluppo dei negativi. Il film è diventato un classico che non solo ha fatto la storia del cinema, ma fin da subito ha rappresentato una pietra miliare anche nella storia dell’arte e della fotografia. Il fascino inalterato che Blow-up continua a esercitare ancora oggi ha, infatti, a che fare con la complessità delle tematiche che affronta: le riflessioni teoriche sul rapporto tra cinema e fotografia e tra fotografia e realtà – quindi tra occhio umano e obiettivo fotografico -, il contesto storico-fotografico in cui il film è realizzato, lo spaccato della società contemporanea e la Swinging London.
Il libro pubblicato da Contrasto riflette sulle relazioni tra i diversi mezzi espressivi visivi ripercorrendo tutte le tappe che hanno portato alla concezione e realizzazione del film.
Per delineare in modo più autentico la figura del protagonista, fotografo di moda che sta virando i suoi interessi verso la fotografia sociale, e i suoi ambienti lavorativi, Antonioni prese spunto da alcuni fotografi britannici di allora e si servì persino dei loro lavori all’interno del film come nel caso di John Cowan, a cui il protagonista si ispira. Così, pagina dopo pagina, tra i materiali preparatori del film troviamo anche un questionario per i fotografi di moda della swinging London, una relazione del giornalista Anthony Haden-Guest sul mondo dei fotografi e sulle loro abitudini e, infine, un reportage di Francis Wyndham sui fotografi Brian Duffy, Terence Donovan e David Bailey.
A completare il volume, il saggio di Ernesto Franco, curatore dell’opera di Cortázar, il testo del critico e curatore per la fotografia dell’Albertina Museum Walter Moser, seguiti da una intervista di Alberto Moravia a Michelangelo Antonioni che fu pubblicata su L’Espresso in occasione dell’uscita del film.

"C’è chi fa il torero, chi il deputato.
Io faccio il fotografo"

Thomas, protagonista di Blow-up
 

PAMELA BANNOS
VIVIAN MAIER
15,0 X 22,8 CM
336 PAGINE
30 FOTOGRAFIE
BROSSURA
CONTRASTO
€ 21,90

Contrasto pubblica Vivian Maier. Vita e fortuna di una fotografa, la prima biografia autorevole, scritta dalla docente universitaria di fotografia Pamela Bannos, che racconta la vera storia di Vivian Maier, dimostrando come fosse una fotografa matura, assolutamente consapevole, e non una fotografa amatoriale come il mito che è stato costruito intorno alla sua figura racconta. Faceva la bambinaia solo per guadagnarsi da vivere. Fotografa-bambinaia dunque, e non bambinaia-fotografa. Si tratta della ricostruzione più autentica, rigorosa e avvincente della vera Maier, arricchita da fotografie inedite appartenenti all’archivio di Ron Slattery.
L’esperienza di quella che è stata definita la “tata-fotografa”, un’artista visionaria forse ancor più affascinante del mito che l’ha resa famosa, ha scompaginato da un giorno all’altro la storia della fotografia del Ventesimo secolo. Quando sono state scoperte le tonnellate di scatoloni pieni di scatti di un autore sconosciuto, il suo nome passa dall’anonimato alla gloria nel giro di breve tempo: il volume che Contrasto ora pubblica in Italia cerca di mettere ordine nel magma fluido del misterioso mondo di Maier, presentando un’immagine sincera del suo talento e liberandola dall’etichetta di “tata con la Rolleiflex” per darle quella ufficiale di “fotografa”.
 
A partire dai dati biografici e dalla ricostruzione delle sue radici familiari, il libro segue Maier anno dopo anno, foto dopo foto grazie ad uno studio che in quattro anni ha permesso di ricostruire la sua vera storia.
Vivian si sposta tra gli Stati Uniti e l’Europa sempre accompagnata dalla macchina fotografica. Lavora come bambinaia, e così sostiene la sua passione che non riesce mai a garantirle il sostentamento. Accumula migliaia e migliaia di scatti, rubati alla strada, alle persone, costruendo la sua identità di fotografa e affacciandosi silenziosamente dallo sfondo, svelandosi in qualche specchio casuale. Affitta dei magazzini che riempie puntualmente dei suoi lavori, rimasti completamente sconosciuti e ritrovati casualmente. Così la biografia racconta anche della dispersione dell’enorme eredità dell’autrice tra aste, vendite in internet e rivendicazioni di lontani eredi. Pamela Bannos scava nei lavori della fotografa e ne ricostruisce la cronologia della vita e la tecnica utilizzata, dimostrandoci che, sebbene Vivian avesse deciso di non mostrare le sue opere, era artista ben più consapevole del mezzo fotografico di quello che si è voluto far pensare sinora. Di capitolo in capitolo, la vera storia di Vivian Maier si alterna all’analisi delle tappe che hanno costruito il mito, contestualizzandola nel panorama fotografico dell’epoca.
Un saggio rigoroso, appassionato e avvincente, che si legge come un romanzo.

"Per farsi l’immagine giusta, guardatela dritto in faccia come lei farebbe
con voi: alle sue condizioni, in base alle prove che lei stessa ci dà su chi era e su
quello che ha fatto. Solo così potremo iniziare a vedere Vivian Maier, donna e
fotografa, e avventurarci nel suo mondo."
Pamela Bannos


GIANNI BERENGO GARDIN
LA PIÙ GIOCONDA VEDUTA DEL MONDO
30,0 X 24,0 CM
96 PAGINE
80 FOTOGRAFIE
CARTONATO
CONTRASTO
€ 39,00 

Contrasto pubblica La più gioconda veduta del mondo di Gianni Berengo Gardin, un lavoro inedito che ritrae Venezia da un particolare punto di vista: la stessa finestra da cui, cinquecento anni fa, si affacciava Pietro Aretino.
“L’idea di questo progetto è nata quando il mio amico Renato Padoan […] mi raccontò che nella sua casa, all’ultimo piano di Palazzo Erizzo Bollani sul Canal Grande a Venezia, fra il rio di San Grisostomo e il rio dei Santi Apostoli, aveva abitato nella prima metà del Cinquecento Pietro Aretino”, racconta Gianni Berengo Gardin. Dal 2004, e per alcuni anni a seguire, il fotografo si è quindi recato ospite dal suo amico per cogliere l’imperdibile occasione di immortalare Venezia da quella finestra. La vista sulla Pescheria, il Ponte di Rialto (all’epoca dell’Aretino ancora in legno), il Fontego dei Tedeschi - e il via vai delle persone soprattutto – vengono catturati dall’obiettivo dell’artista e messi in dialogo con le parole dello scrittore che, descrivendola in una lettera al suo benefattore, l’aveva definita “la più gioconda veduta del mondo”.
Aretino, infatti, in una lettera al proprietario del palazzo, Domenico Bollani, fa un’entusiasta descrizione della vista di cui godeva da una delle finestre della casa; racconta delle “vigne nei burchi”, dell’”uccellagione ne le botteghe” e persino delle “belle spose rilucenti di seta, d’oro e di gioie”. Lo scrittore, rifugiatosi a Venezia nel 1527 per scappare dalla Roma di Papa Adriano VI, subisce il fascino di una città magica e unica al mondo.
Il libro pone in un dialogo ideale il fotografo, vissuto a Venezia per anni, e lo scrittore: entrambi osservano lo scorrere della vita quotidiana, i traffici commerciali, le orde di turisti e le regate. Le immagini di Gianni Berengo Gardin ci raccontano cosa è cambiato e cosa è rimasto immutato. Occhi diversi e separati da una distanza di secoli sono puntati, incontrandosi in questo volume, sulla stessa bellezza indiscussa: Venezia.
 

 

Data di pubblicazione: novembre 2018
© riproduzione riservata

 

Cerca su Osservatorio Digitale