Una Stella per l'Arte
Viaggio (breve) nell'immagine della donna
Maristella Ciminella
Il femminile nel corso dell’arte e della cultura umana ha sempre assunto una valenza simbolica molto forte. Miti e leggende antiche, fiabe, quadri e statue, ma anche testi sacri, dipingono la donna come elemento necessario affinché l’ uomo, e, in generale, l’essere umano progredisca.
Madre che crea, figura che ispira e che protegge, donna che salva e guida, matrona che ammalia e strega.
Il femminile nel corso dell’arte e della cultura umana ha sempre assunto una valenza simbolica molto forte.
Miti e leggende antiche, fiabe, quadri e statue, ma anche testi sacri, dipingono la donna come elemento necessario affinché l’ uomo, e, in generale, l’essere umano progredisca.
Anche cose poco piacevoli, s’intende (le vicende narrate di Eva e la mela e Pandora con il vaso ne sono un esempio) ma comunque senza le quali l’uomo non sarebbe riuscito a nominare e quindi a conoscere e, forse, a domare e accettare. Ma anche, e soprattutto, sono le figure femminili che incarnano misure precise del divino percepibile dagli uomini, ovvero la Bellezza e le Arti.
Come non ricordare l’incipit “Cantami, o Diva, del Pelide Achille…” oppure l’incontro di Dante con Beatrice al XXX canto del purgatorio che salva il sommo poeta, simbolicamente anche da se stesso, e lo conduce alla fonte prima di Bellezza, da contemplare, ovvero la Luce divina.
“C’era una volta, tanto tempo fa, in un regno lontano, una principessa bellissima” e subito dopo un eroe, un mago, un’avventura e una creatura mostruosa da sconfiggere, solo per conquistare questa fanciulla stupenda e poter diventare re e quindi elevarsi dalla condizione di partenza. Anche la storia dell’arte, linguaggio molto simbolico, è piena in ogni epoca dell’ode alla donna.
Statuette dell’abbondanza connesse al culto generatrice della Madre Terra così come una folta iconografia religiosa, sia pagana sia cristiana, vedono la donna come uno dei soggetti più raffigurati al centro e veicolo di messaggi simbolici che la elevano in un posto centrale nella storia del mondo.
Ed è proprio al centro dell’immagine e punto di congiunzione delle linee prospettiche, nuova sperimentazione pittorica dell’epoca, che Piero della Francesca posiziona la Vergine Maria.
È lei il cardine di tutta la composizione e il suo volto collettore della nostra attenzione e con riverenza, seguendo il suo sguardo, ci indica la figura del bambino dormiente. I santi l’avvolgono in un semicerchio delimitato dai due Giovanni, ovvero il Battista a sinistra, solstizio d’estate, la porta degli uomini e finiscono con l’Evangelista, il solstizio d’inverno, la porta degli dei che noi festeggiamo con il Natale. Un quadro luminosissimo, in cui la luce la fa padrone, sia in forma simbolica che poi in resa pittorica che si scontra contro lo scuro manto della Madonna, facendola risaltare ancora di più. Tutto il mistero dell’Immacolata Concezione e resurrezione sono in questo quadro, la perla nella conchiglia da contemplare, in questo caso l’uovo che ci ricorda l’equinozio di primavera e generalmente la Pasqua, ovvero la rinascita dalla morte apparente del Cristo, ma anche della natura stessa dopo il lungo periodo invernale. E che tutto ha inizio da una donna, appunto la figura centrale dell’equilibrio del quadro.
Se chiudessimo gli occhi e pensassimo a un’altra donna raffigurata nella storia dell’arte, con buona probabilità, vedremmo lei e il suo sorriso ammaliante e accattivante: La Gioconda. Molto si è detto e scritto su questa figura femminile di soli settantasette centimetri per trentatre, perfezione numerica costruita sui rapporti aurei e “magici” che lascia intravedere dietro di sé fino a che l’orizzonte infinito consente, ma che ci tiene, nonostante ci guardi sempre, a distanza come sottolineano gli elementi orizzontali del braccio e del parapetto. Immagine di perfezione e Bellezza, incarnata da una donna, a cui aspirava Leonardo e nella cui ricerca ci ha coinvolto ma che forse, come lui, saremo destinati a inseguire per una vita intera senza mai raggiungerla.
Come se ci parlasse, questa Bellezza per mezzo della Monnalisa: “Esisto e lo intuite perfettamente. Dietro le mie spalle, una volta raggiuntomi, si aprono mondi a vista d’occhio che a malapena conoscerete”. Una sorta di sfinge che invita ad andare oltre e al di sopra del mondo terreno, in cui l’uomo, così come nel paesaggio, a malapena riuscirà ad avere accesso. Nel quadro, infatti, l’unico elemento di costruzione umana è un ponte.
Seppure così importante come elemento simbolico, nella vita “reale”, la festa dell’8 marzo, sarebbe stato carino parlare di artiste donne. La storia dell’arte, non è così Gentile(schi Artemisia), ma credo, lo sia in realtà qualsiasi storia. Poche donne hanno raggiunto i vertici nel passato e saranno ricordate. Forse l’epoca moderna e contemporanea è stata più meritocratica. Ma quanto noi lo siamo oggigiorno perfino con noi stesse? Quanto il mondo ci riconosce ciò che è giusto e dovuto a parità del “sesso forte”?
Non basta una giornata a ricordarcelo. Dovrebbe essere ogni giorno la piena consapevolezza di ciò che portiamo con noi a non farci definire l’altra metà del cielo, ma il Cielo nella sua totalità.
Auguri.
“Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo.” (William Shakespeare)
Data di pubblicazione: marzo-aprile 2020
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