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Eolo Perfido

Ezio Rotamartir

Il profilo di questo mese è dedicato a un professionista giovane ma già molto conosciuto nel mondo della fotografia come un personaggio di grande spessore e di elevata personalità: Eolo Perfido, fotografo di street, di moda, di advertising e chi più ne ha più ne metta, oltre a essere anche uno dei pochi Leica Ambassador italiani.

Il profilo di questo mese è dedicato a un professionista giovane ma già molto conosciuto nel mondo della fotografia come un personaggio di grande spessore e di elevata personalità: Eolo Perfido, fotografo di street, moda, advertising e chi più ne ha più ne metta, oltre a essere anche uno dei pochi Leica Ambassador italiani. Ha cominciato quando già il mercato dava segni di stanchezza e di rallentamento ma, con le sue fotografie, è riuscito in breve tempo a imporre il suo stile e acrearsi uno spazio nel mondo dei professionisti. Ma facciamoci raccontare da lui chi è Eolo Perfido.

osservatoriodigitale: Partirei col domandarti del tuo nome che, all’inizio, pensavo fosse addirittura un nome d’arte poi mi hanno detto che era il tuo nome reale. Ti ha facilitato oppure a volte  ha creato dei momenti di sbigottimento nei tuoi interlocutori? Che origine ha?
Eolo Perfido: Il nome ha origini semplici. Mio nonno si chiamava così. A sua volta lui fu chiamato così perchè il mio bisnonno era un appassionato di mitologia greca. Il cognome Perfido (anche nella variante Lo Perfido) è Pugliese come la mia famiglia dal lato di mio padre. Non ha mai creato particolari problemi. Come tutti i nomi originali può essere una curiosità che facilita i primi momenti di una relazione con degli sconosciuti.

od: Leggendo delle tue note biografiche si evince che sono circa quindici anni che lavori come fotografo professionista ma la scintilla iniziale che cos’è stato a farle scattare? Perché la fotografia?
EP: Ho sempre dato una grande importanza a quello che guardavano i miei occhi sviluppando fin da piccolo un'attitudine verso le immagini. Da piccolo con i fumetti e i libri illustrati, da grande appassionandomi di grafica e poi fotografia. Non sapendo disegnare la fotografia è stato quindi lo sbocco naturale di questa mia passione per le arti visive.



od: Passi da situazioni molto diverse come dalla street alla moda fino alle fotografie decisamente postprodotte per il mondo della pubblicità e, sembrerebbe, con estrema semplicità: con che spirito lo fai, un tipo di fotografia vale l’altra oppure ti cali in un modus tuo particolare per ogni situazione? Ci sono situazioni in cui ami scattare da solo mentre in altre sei coadiuvato da un team?
EP: Ogni genere fotografico a cui mi sono dedicato ha avuto bisogno di tempo e dedizione. Non ho preferenze anche se trovo più stimoli quando lavoro sul ritratto classico e sulla street photography. Sono discipline molto diverse tra loro.
La pubblicità è diventata un lavoro di gruppo che vede coinvolte diverse specializzazioni con l'obiettivo di rivelare la visione di un art director.
Moda e fotografia editoriale hanno dinamiche complesse in particolar modo il tempo per la realizzazione e l'editing delle foto che è sempre meno. Interpretare una linea moda o valorizzare un soggetto più o meno noto in una sessione di ritratto editoriale in poco meno di una decina di minuti necessita di capacità e intuito. Non si può sbagliare.
Il ritratto classico e la street photography sono invece momenti più intimi. Il ritratto autoriale e la street photography sono lo specchio del nostro modo di guardare e ciò che il fotografo restituisce è una sintesi della sua educazione visiva.



od: Ami lo studio oppure preferisci scattare in giro, all’aperto, dove ti trovi?
EP: Negli anni ho imparato ad apprezzare tutte e due le situazioni. Una leggera preferenza va alle sessioni all'aperto.

od: La luce la preferisci naturale o ti piace controllarla con dei sistemi di illuminazione?
EP: Naturale. Non c'è niente di più bello di una fotografia in luce naturale quando il fotografo è stato bravo a interpretarla. Amo comunque anche la luce artificiale che costruisco sempre attraverso schemi semplici ed essenziali.



od: Qual è lo scopo della (tua) fotografia, quello che la gente vorresti ci trovasse e vedesse?
EP: Saltando la fotografia commerciale che è legata a dinamiche meno personali, non penso di realizzare delle fotografie il cui senso è evidente. Mi piace pensare alla mie foto come a dei potenziali narrativi. Generatrici di storie. Diverse per ogni soggetto. Per questo amo ascoltare le interpretazioni degli altri del mio lavoro. È un modo per ricevere dopo aver dato.

od: Mi piacerebbe tanto sapere come si fa, secondo te che sei bravo e che certe cose le insegni, a sviluppare l’occhio da fotografo da parte di chi ama fotografare ma è conscio che non sta raccontando nulla; come si acquisisce (soprattutto se credi sia possibile farlo) la capacità di fare una bella inquadratura, un taglio che abbia un senso? È solo esperienza oppure ci vuole qualcosa di più, un tocco d’artista che o ce l’hai o non ce l’hai?
EP: Avere capacità di inquadratura non è necessariamente legata alla capacità di raccontare qualcosa. La prima è un'attitudine verso armonia ed equilibrio che si può imparare esercitandosi. La capacità di raccontare è legata al vissuto, alla nostra educazione e capacità narrativa. Questa non è una cosa che si impara, ma una cosa che si vive sulla propria pelle.



od: Siamo quasi al termine ma sicuramente viene da chiedersi come si fa a diventare Ambassador Leica, a farti conoscere affinché ti chiedano di diventarlo?
EP: Si inizia usando macchine fotografiche Leica. Il rapporto di fiducia nasce su basi solide fatte di vetro e metallo. Poi entrano in gioco la qualità fotografica, la capacità di comunicare, una sensibilità comune e una condivisione di valori nei confronti della fotografia. Infine, ma non ultimo, la propria credibilità e autorevolezza, sia nel mondo social sia in quello reale.

od: A osservatoriodigitale siamo amanti, per non dire un po’ fissati, con il medio formato e volevo sapere tu che cosa ne pensi al riguardo, se credi che sia un vantaggio o solo un vezzo e non una vera esigenza quella di scattare con una risoluzione più elevata (e non solo)? Se sì usi la Leica S?
EP: Il medio formato è utile in molti generi fotografici. Primo tra tutti il landscape dove la quantità di dettagli di una medio formato fa la differenza. La S è una gran bella macchina. L'ho usata e apprezzata molto ma, per il mio modo di fotografare, ho scelto però la SL che come ben sai è una mirrorless full frame. La qualità dei files è incredibile e posso permettermi di metterne due nel mio corredo mantenendo comunque abbastanza leggero il mio kit da viaggio.

Tutte le immagini sono ©Eolo Perfido. Maggiori informazioni e altre immagini relativi al suo lavoro si possono trovare sui siti dedicati al suo Studio, alla Street Photography e agli Workshop.

Grazie ad Andrea Mariani.

 

Data di pubblicazione: marzo 2017
© riproduzione riservata

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