L'Osservatrice Romana

La fotografia è arte?

Monica Cillario

Giorni fa una mia conoscenza, su un social network che frequentiamo entrambe, mi ha inviato un articolo uscito su Fotocrazia – che come sicuramente saprete è il blog che Michele Smargiassi cura su Repubblica – in cui si disquisiva se la fotografia fosse o meno arte.

Giorni fa una mia conoscenza, su un social network che frequentiamo entrambe, mi ha inviato un articolo uscito su Fotocrazia – che come sicuramente saprete è il blog che Michele Smargiassi cura su Repubblica – in cui si disquisiva se la fotografia fosse o meno arte. Personalmente avevo già provato ad approfondire questo argomento alcuni anni fa, parlandone con Achille Bonito Oliva (Conversazione sulla fotografia d'arte con Achille Bonito Oliva” ndr), ma essendo una questione a tratti anche un po’ spinosa, interessa sempre e val la pena affrontarla ancora.

Cerchiamo però di iniziare dai fondamentali.

La fotografia aprì gli occhi intorno al 1830 e quindi fiorì nello stesso periodo in cui si diffusero socialismo e psicoanalisi.

Charles Baudelaire

Quando era ancora più o meno agli albori venne definita una non arte da Charles Baudelaire; ad esser più precisi egli diceva che “la fotografia non è un’arte. L'immaginazione è la regina delle facoltà, e la fotografia non richiede immaginazione. Un'opera d'arte esprime il mondo interiore dell'artista. È il suo spirito che ordina e che è arbitro supremo. La fotografia è documentaria per natura. Fornisce informazioni. Può servire le arti, ma in forma minore. Attesta dei dettagli, degli indizi, ma non può esprimere un piano, un'idea o un sogno. È solo il residuo di un modello”.

L’arte del XX secolo ha preso però, come ben sappiamo, la direzione opposta a quello che aveva preconizzato Charles Baudelaire.

Infatti nel secolo scorso nel mondo dell’arte tutte le carte son state rimescolate: negli anni Sessanta del Novecento la pop art elevò al rango di opere le immagini dei mass media, anche se gli artisti continuarono a trasferire le fotografie su tela; poi arrivarono gli anni Settanta e fecero piazza pulita di tutte le gerarchie delle belle arti secondo le quali certe forme di espressione artistica (soprattutto la pittura e la scultura) erano superiori ad altre.

Uno spartiacque venne sicuramente tracciato dalla mostra postuma di tutti i lavori di Diane Arbus presentata alla Biennale di Venezia nel 1972: fu la prima volta che vennero esposte delle fotografie come opere d’arte.

Diane Arbus

Seguendo le idee di Marcel Duchamp, artisti e critici iniziarono a sostenere che il ruolo dell’artista non era più quello di produrre oggetti bensì concetti visivi, realizzati e comunicati con i materiali più adatti, a prescindere dal loro valore.

In sostanza, a dominare, più che il prodotto finale dovevano essere le idee, le esperienze.

In quegli anni, anche come forma di contestazione all’improvviso aumento del valore commerciale delle opere d’arte, diversi artisti cominciarono a creare lavori effimeri, inaccessibili nello spazio e impregnati di significato teorico, ed ecco allora che le fotografie diventarono gli oggetti più comuni sui muri delle gallerie d’arte, perché facili da vendere e da collezionare.

La fotografia in pratica (a ulteriore dimostrazione che la critica di Baudelaire era inesatta) è passata dall’umile ruolo di serva a quello di paradigma e – particolare niente affatto secondario – senza la fotografia non sarebbero esistite né la body art, né la land art, né le installazioni e neppure i cosiddetti happening artistici. Tanto per citare un esempio famosissimo, lo Spiral Jetty, il gigantesco terrapieno spiraliforme creato nel 1970 da Robert Smithson sul Grande Lago salato, nello Utah – e ora distrutto – è stata un’opera mondialmente fruibile solo attraverso i filmati e le fotografie scattate dall’autore stesso.

Gli anni Ottanta del Novecento, politicamente e culturalmente più conservatori, videro tornare l’arte moderna a pratiche più legate all’oggetto concreto ma, come si legge nel “Dizionario della Fotografia” edito da Einaudi, “al contempo si formò anche una generazione di artisti, direttori di musei e gallerie e collezionisti che ha continuato a considerare la fotografia come uno dei mezzi espressivi da cui è possibile ricavare un’opera d’arte”.

Alla fine, l’assimilazione della fotografia all’arte è avvenuta attraverso una ridefinizione del concetto di arte che non tiene conto del mezzo specifico.

Continuando a prender spunto dal il “Dizionario della Fotografia”, “gli artisti (…) vedono nella fotocamera la maggiore fonte dell’universo di immagini in cui oggi viviamo”.

Come mi disse Bonito Oliva durante la nostra conversazione sopra ricordata, la fotografia è arte; è un’arte che lavora su un tempo concentrato, che è quello dello scatto fotografico.

Personalmente condivido questo giudizio e in ogni caso, alla domanda se la fotografia è arte, io rispondo così: la fotografia è arte, ma non tutti i fotografi sono artisti.

Data di pubblicazione: marzo 2017
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