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La fotografia digitale e il controllo del colore (6)

Massimo Pinciroli

Incamminiamoci insieme verso una nuova tappa del nostro viaggio alla scoperta del colore e delle tecniche per poterlo tenere sempre sotto controllo. Vediamo insieme quanto sia importante calibrare correttamente il monitor...

Negli articoli precedenti abbiamo visto come, in fotografia, i problemi di coerenza del colore abbiano radici antiche e trovino la loro origine nella differenza di prestazioni o comportamento delle periferiche coinvolte nel nostro flusso di lavoro.
Abbiamo anche visto come, con appositi strumenti, sia possibile misurare il comportamento cromatico di periferiche quali monitor e stampanti per poterne tener conto durante le nostre elaborazioni cromatiche.
Prima di passare oltre, analizzando le cosiddette “Best Practice” della gestione del colore, ovvero le operazioni volte al mantenimento dell'aspetto cromatico lungo il flusso di lavoro dell'elaborazione delle nostre immagini, ritengo importante soffermarmi ad analizzare l'importanza del monitor.

L’importanza del monitor
Sebbene, a differenza ad esempio di una stampa, il monitor non possa essere considerato un'uscita “definitiva” per le nostre fotografie, non dobbiamo dimenticare che esso rappresenta il banco di lavoro su cui le nostre immagini vengono scelte ed elaborate.
Proprio in quanto banco di lavoro e di riferimento, dobbiamo avere la certezza che il display sia in grado di mostrarci in modo fedele ed oggettivo quanto catturato dalle nostre costose fotocamere. Per quanto riguarda l’oggettività, come abbiamo visto negli articoli precedenti, calibrazione e profilazione sono fondamentali per definire un punto fermo ripetibile nel tempo. Tali operazioni, però, non possono che agire entro quelli che sono i limiti prestazionali del monitor, che in fase di acquisto non deve essere scelto a caso bensì in funzione dell'uso che ne faremo. Ne deriva che se l'impiego che ne faremo è generico, navigare in Internet o scrivere pagine di testo, qualsiasi modello sarà in grado di soddisfarci. Se il nostro utilizzo sarà invece prettamente quello fotografico, dovremo rivolgere la nostra attenzione a monitor di qualità superiore, in grado di riprodurre un'ampia gamma di colori mantenendo gradualità nelle sfumature.

Lo spazio colore
Abbiamo già visto come ogni periferica sia in grado di catturare e riprodurre una diversa quantità di tinte. La creazione del profilo ICC relativo ad una determinata periferica serve proprio a mappare quali e quanti sono i colori che quel device può visualizzare. Oltre al concetto di “profilo colore”, dobbiamo ora introdurre il concetto di “spazio colore”. Se, come abbiamo visto, il profilo colore viene ottenuto misurando strumentalmente una periferica reale, lo spazio colore non è nient'altro che il profilo colore, definito a tavolino, relativo ad una periferica fittizia.
Esempi comuni di spazi colori standard, fra mille altri, sono l’sRGB e l’AdobeRGB(1998): più piccolo il primo, più ampio il secondo.

Sebbene entrambi piuttosto datati, ancora oggi rappresentano un punto di riferimento importante nella scelta di un monitor. Se l’sRGB ha a lungo rappresentato lo standard in questo campo, l’attuale tecnologia consente la produzione di display in grado di arrivare a riprodurre il 99 o 100% dello spazio AdobeRGB. Sono i cosiddetti monitor WideGamut.

Le odierne macchine fotografiche sono in grado di catturare un’ampia quantità di colori: sicuramente più di quelli che rientrano nello spazio sRGB e, a volte, anche più di quelli che possono rientrare nell’AdobeRGB. Partendo da questo presupposto, possiamo facilmente intuire come elaborare i file della nostra costosissima fotocamera su un generico monitor sRGB equivalga a lavorare alla cieca!

Se siete interessati ad approfondire anche gli altri criteri per la scelta del monitor per applicazioni fotografiche, potete farlo a questo link: https://www.abc-fotografia.it/la-scelta-del-monitor-per-la-fotografia/

 

 Data di pubblicazione: luglio-settembre 2022
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