Editoriale

Luglio-Agosto 2019, Anno XIII, Numero 6

Ezio Rotamartir

Si moltiplicano gli eventi di carattere promozionale a seguito di moltissimi annunci di prodotto ma, come in una sorta di contrappasso, i punti vendita fotografici si riducono sempre più. In una grande città come Milano che rappresenta forse il più grande mercato nazionale, per esempio, restano solo tre grandi negozi di fotografia che coprono zone distinte (centro, ovest e sud) della città: è da considerarsi normale? Allo stesso modo anche l'informazione (vera) tende a scarseggiare...

il Modulo LEM si avvicina alla Luna - OD99

A distanza di cinquant'anni dallo storico 20 luglio del 1969 ci piaceva ricordare quell'evento con una fotografia (NASA) ripresa dalla navicella spaziale dell'Apollo 11 che inquadra il modulo LEM mentre si avvia ad "allunare", a portare i primi uomini sul nostro satellite. Un'impresa voluta e desiderata da scienziati e politici lungimiranti che, a discapito dei soliti beceri detrattori, ha portato all'umanità grandi benefici nei decenni seguenti, quando molte di quelle tecnologie, allora estreme, sono divenute di largo impiego.
Detto questo siamo qui a parlare di fotografia, come sempre, e ancora una volta siamo a stigmatizzare l'atteggiamento di un comparto che nulla fa per sopravvivere in modo decente.

Come si legge in apertura i rivenditori spariscono, sono stati decimati negli ultimi anni: da quando è apparso osservatoriodigitale oltre il 75% degli esercizi commerciali dedicati ha chiuso, spesso in malo modo. Come sempre ribadiamo che la colpa non è tutta di internet e dei grandi operatori di vendita online: spesso i gestori dei negozi (anche e soprattutto quelli grandi e importanti) hanno operato scelte scellerate che li ha portati – letteralmente – alla rovina.
Di pari passo sembra vivere il mondo editoriale che ha visto morire tutte le grandi riviste di settore per lasciar spazio in edicola a prodotti di basso livello spesso degli esercizi di mera pubblicità mascherata da testata giornalistica oppure dei cloni superpatinati di testate storiche. In entrambe i casi tali iniziative erano finite nelle mani di sedicenti editori di settore, incapaci di gestire (forse, visti i risultati) piani operativi e di sviluppo a lungo termine.
Tutti possiamo metterci insieme a un amico ingegnere meccanico e a un altro designer e fondare la nuova azienda automobilistica che faccia concorrenza alla Ferrari: probabilmente con qualche sovvenzione giusta potremmo anche riuscire a portare alla luce un bel prototipo; diverso è il discorso di produrre in serie e reggere l'impatto con il mercato.

Da qualche mese tuttavia c'è un editore in controtendenza che ha deciso di tornare a pubblicare una rivista storica del nostro mondo: Fotografare. A questa iniziativa concorre con la sua esperienza e serietà l'amico Edo(ardo) Prando che ne è il Direttore. Per ora il format prevede l'uscita mensile di un giornale cartaceo di cento pagine (delle quali il 10% è coperto da pubblicità, la metà della quale però volta a promuovere altre iniziative dello stesso editore). Piacevole agli occhi resta una rivista di tipo molto tradizionale, senza nulla che faccia gridare al miracolo ma, diciamolo va premiata la volontà e l'iniziativa, lo sforzo di riportare in vita (speriamo a lungo) una rivista la cui testata ha fatto davvero la storia editoriale del settore fotografico. Può essere vostra per poco meno di sei Euro, pochi o tanti che vi possano sembrare.

Qual è il problema, vi domanderete in molti? È sempre una questione di costi (e di ricavi). Anni fa un dirigente importante di un importatore lodò vivamente l'iniziativa di osservatoriodigitale proprio in virtù dell'essere una vera testata giornalistica ma in versione digitale, liquida, evoluta; "basta con le riviste cartacee, è giunto il tempo di cambiare passo" furono le sue parole di commiato: ovviamente non ricevemmo mai nemmeno un Euro in pubblicità o per iniziative di marketing comune con quell'azienda. Allo stesso modo, però, anche verso le riviste cartacee non c'è flusso di denaro da parte delle case produttrici (o, meglio, da parte delle loro aziende locali o dagli importatori). Sarà una questione di numeri...
Ancora una volta la risposta è no. A un incontro ho avuto modo di parlare con il titolare di Juza foto, il più famoso e visitato blog di fotografia: ero convinto che, grazie ai suoi numeri, venisse letteralmente ricoperto di denaro da agenzie e player del settore. Mi disse che avveniva proprio il contrario e che aveva addirittura difficoltà nell'avere il materiale in prova.

Quindi a che gioco stiamo giocando? Anche le aziende più serie finiscono con il privilegiare i grandi leccatori di fondo schiena e gli operatori a costo zero, gli instagrammer o i facebookkari gratuiti, gli influencer: ma davvero il mondo degli amanti della fotografia è ridotto così male da dare ascolto ai consigli di una viaggiatrice sovrappeso il cui italiano fa acqua da tutte le parti o all'ultimo sgarruppato fanatico che scrive e pubblica decine di post al giorno sulla bontà dell'ultimo suo acquisto e su quanto quello lo aiuti a ritrarre in modo ancora più sexy la sua sfortunata fidanzata?

Apparentemente è così ma siamo sicuri c'è un sommerso che vive alla grande lontano da queste vetrine ma del quale, purtroppo, nessuno se ne cura.
Abbiamo ancora un futuro noi giornalisti di settore?

Chissà se vale la pena perdere qualche minuto per rifletterci durante queste imminenti vacanze. Spesso, per trovare una valida soluzione, non è necessario andare sulla Luna ma basterebbe cercare dietro l'angolo.

Buone vacanze a tutti!

 

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