Giorgio Di MaioL’armonia nascosta fu una intuizione di Eraclito, uno dei maggiori pensatori dell’antica Grecia vissuto a cavallo tra il 500 ed il 400 a.C. Per Eraclito ci fu un Principio primo dal quale scaturirono tutte le cose che sono regolate da una legge eterna data dall’identità degli opposti e dall’armonia nella loro tensione. Secondo alcune scuole di studio della filosofia, Eraclito sarebbe venuto a conoscenza e poi avrebbe liberamente interpretato e sviluppato alcune linee di pensiero provenienti dall’Oriente. Certo è che esistono profonde analogie tra la concezione ericlatea dell’unità degli opposti, dell’armonia nascosta, del perpetuo mutuare delle cose con quanto ad ogni pagina va dicendo lo Chang tzu, uno dei testi del Taoismo cinese, oltre che con la metafisica indiana e persiana.

L’origine ama nascondersi sosteneva Eraclito, cioè si manifesta attraverso le cose ma dietro la loro apparenza; non raggiungibile attraverso il pensiero e la riflessione piuttosto con un atteggiamento di fiducioso abbandono al flusso della vita: un avvicinamento tra l’umano e la Natura, al cosmo cui si appartiene.

Uno dei caratteri essenziali dello strumento fotografico è indubbiamente il suo valore documentativo e allora la domanda è: può la fotografia dimostrare l’esistenza dell’armonia nascosta? Nella realtà quotidiana che ci circonda e che, tranne episodi naturali e artistici eccezionali siamo portati a considerare come un aggregato di episodi insignificanti se non di brutture?

Possiamo identificare, fotografare e documentare l’esistenza di un logos comune a tutti e che si sottrae alla guerra degli opposti, per individuare nella realtà quel che Mondrian sosteneva per la pittura? Che con un linguaggio che attraverso la molteplicità dei contrasti e le tensioni che essi determinano si possono creare per reciproca soppressione, l’equilibrio e il riposo.

©Giorgio Di Maio 2016

Esiste nella realtà la pace? L’equilibrio e il riposo?

Andare in giro con la macchina fotografica ‘alla ricerca dell’armonia nascosta’ significa volere entrare in empatia con i luoghi per i quali ci si incammina; aprire la mente a tutto ciò che si vede, ode e sente per accogliere il perpetuo scorrere di tutte le cose arrivando ad riconoscere l’equilibrio e la quiete che ci sono intorno. Fotografare l’armonia nascosta equivale a renderne testimonianza, offrire uno strumento di conoscenza.

Data di pubblicazione: marzo 2016
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