Guida fotografica a Expo 2015 - Prima partePrendetevi una settimana di tempo. Almeno. L'Expo non vi deluderà. Vi permetterà un giro del mondo, non in 80 giorni, ma a 360° tra Paesi di cui non avete mai sentito parlare o che pensavate non vi interessassero o, al contrario, che ben conoscete e di cui potrete rivivere emozioni e sensazioni. Scoprirete la bellezza di vari Paesi, in alcuni casi la loro cucina che potrete anche assaporare e potrete valutare le loro proposte e soluzioni (già attuate o pensate per il futuro) sul tema nutrizione. E certamente vedrete l’immagine che quei Paesi vogliono dare al resto del mondo, attraverso l'architettura dei padiglioni e l'attenzione alle piante e alle colture e il tanto verde all'interno di padiglioni in cui non ve lo sareste aspettato.

Ma potrete anche divertirvi e giocare, e scoprirete che la tecnologia può essere molto importante per l'agricoltura, ma lo è altrettanto per farsi conoscere e avvicinare la gente ai problemi della nutrizione. O alle sue soluzioni.

L’Expo si può vivere come un grande divertimento, anche se a volte il tema sembra poco a fuoco, diventato soprattutto una occasione per presentarsi al meglio. In qualche caso si possono vedere delle soluzioni per salvare il pianeta in un futuro, in più casi è spiegato quanto viene fatto ora in termini di agricoltura, in moltissimi casi si può vedere come la tecnologia possa essere utilizzata per realizzare un grande spettacolo (ma vi rimandiamo alla fine di queste righe per qualche considerazione in merito). Nel prossimo numero vi guideremo all'interno dell'Expo, alla ricerca di tutto quanto vale la pena di vedere, soprattutto se si amano le immagini e i video. Qui invece vi suggeriamo dieci occasioni fotografiche da non perdere: nella maggior parte dei casi vi permettono di puntare l’obiettivo senza fare code.

Expo 2015: La biblioteca al Padiglione Zero

1 - La biblioteca. Tutta in legno con uno stile antico è piena di cassetti altamente simbolici, da aprire esclusivamente con la mente, l'immaginazione, anche il cuore. Posta all'ingresso del Padiglione Zero (quasi di fronte a porta Triulza), un padiglione in cui non si trova quasi mai coda perché purtroppo trascurato da gran parte dei visitatori, porta all'interno dello spirito stesso dell'Expo.

L'Albero della Vita e la Madonnina del Duomo di Milano

2 - L'albero della vita e la Madonnina. Ovvero, il simbolo dell’Expo e quello di Milano. Il primo è sicuramente bello, circondato in gran parte dall'acqua ed è come se prendesse nuova vita a ogni ora, con le bolle di sapone, i giochi d'acqua con zampilli e la musica che coinvolge gran parte dell'Expo: si inizia con Vivaldi per arrivare a musiche più popolari. Intorno è come una grande festa per piccoli e grandi, ma è anche un inno allo stesso Expo e, considerato il tema, anche alla vita stessa. Ed è una vita celebrata a Milano, così almeno una foto va riservata alla copia della Madonnina che sormonta il Duomo e fino a poco tempo fa era il punto più alto della città. La copia è vicino all’ingresso Triulza, a destra.

Il Popolo del cibo, l’installazione di Dante Ferretti

3 - Le installazioni di Dante Ferretti. Realizzate a poco a poco, quando l'Expo era già aperto da tre settimane, hanno dei soggetti ben precisi legati ai temi fondamentali. Molto belle, di alto valore scenografico - non per niente sono state studiate da un premio Oscar - sono un inno al vino, alla frutta, al pane, ai prodotti di origine suina e anche i maiali sono stati realizzati in modo molto realistico. L'installazione all'ingresso Triulza, visibile da domenica 31 maggio, è il Popolo del cibo: i personaggi alti 3 metri e mezzo sono ispirati ad Arcimboldo e, come il suo famoso quadro, sono realizzati unendo ortaggi, frutta, uccelli, pesci. Hanno anche dei nomi: sono Enolo, Fornaro, Minestrello, Pasticcina, Ortolino, Macedonia.

Cavolfiori nel cluster Frutta e legumi

4 - Le coltivazioni. Non aspettatevi fiori, anche se ci sono; ad esempio una grande distesa gialla fronteggia l'ingresso del padiglione Cina e altri girasoli sono in Romania, ma non sono i veri protagonisti. Come invece lo sono gli alberi nel padiglione dell'Austria: qui è stato ricostruito un bosco dove si può passeggiare godendo di un'aria pura e di una temperatura più bassa di alcuni gradi rispetto a quella esterna. Altrove si possono invece vedere coltivazioni di ogni genere, occasioni di foto macro. Ad esempio nel cluster frutta e legumi si trovano pomodori, cavoli di ogni specie, lamponi, fragole, more, con spiegazioni e anche qualche curiosità su questi. Il lungo percorso in Iran è fiancheggiato da altre piantine, che stanno crescendo: tra queste naturalmente il pistacchio. Ma la grande sorpresa è all'esterno del padiglione di Israele, sul lato destro in verticale, ma per questo vi rimandiamo alla prossima voce “Sguardo in alto”.

Israele, il campo agricolo verticale

5 - Sguardo in alto. A volte vale la pena di puntare l’obiettivo in alto: è il caso del padiglione di Israele, per l'appunto. Sul lato destro in verticale è stato realizzato un campo agricolo di 1000 metri quadri dove sono stati seminati mais, riso, grano. Si tratta di un prototipo che può indicare una nuova soluzione in tutte quelle situazioni in cui manca lo spazio. La tecnologia si base su una irrigazione a goccia che il terriccio assorbe per nutrire le piante. I risultati si vedono e tra luglio e agosto si procederà probabilmente alla mietitura.
E naturalmente non va dimenticata la ormai famosa rete al padiglione del Brasile: dopo apposita e inevitabile coda si può percorrerla, ma può essere ancora più divertente, da un punto di vista fotografico, puntare l'obiettivo stando sotto per riprendere la gente che si inerpica. Ai vostri piedi trovate tante cassette con coltivazioni di piante di ogni genere, ognuna con il suo cartellino.

Ancora obiettivo puntato in alto in Francia: si possono riprendere spighe di mais e bottiglie di vino.

Giappone, il padiglione è in legno senza uso di chiodi

6 – L’architettura. I padiglioni – anche rimanendo solo all’esterno - sono davvero belli, fotogenici e, a volte, rappresentano anche una sfida fotografica. Può essere il caso dell’Italia, tutta bianca a nido d’ape. Altro total white per la Corea: il padiglione è ispirato al vaso Luna, una ceramica tradizionale coreana che ricorda le antiche ciotole per cereali. Una ispirazione molto in tema sta alla base di altri padiglioni come la Polonia, tutta con cassette di legno, un elemento con cui sono stati realizzati molti padiglioni di altri Paesi. Ugualmente legno, senza l’utilizzo di chiodi, per il padiglione Giappone. Legno, ma anche chiodi, invece per il Cile. E, per rimanere in Sud America, si fanno notare i coloratissimi esterni dei padiglioni Colombia con grandi disegni ed Ecuador con tessuti colorati.
Il padiglione del Principato di Monaco è realizzato con dei container per parlare di recupero: finito l'Expo verrà smontato e mandato in Burkina Faso, dove nel 2017 ospiterà un centro polivalente.

Subito identificabili come Paesi della penisola arabica sono i padiglioni del Sultanato dell’Oman e degli Emirati Arabi, che si ispira alle onde del deserto, di cui ripropone anche il colore. La pagoda è invece l’elemento che domina il padiglione del Nepal, dove sono riprodotte le sculture che caratterizzano le colonnine.

Totalmente diversi sono molti dei padiglioni di Paesi dell’Europa Orientale. Con grandi pareti e soprattutto soffitti effetto specchio propongono una vera sfida fotografica: quasi nessuno rinuncia a cercarsi riflesso per fotografarsi o farsi riprendere dagli amici.

E ancora, la grande sfera trasparente che domina il padiglione Azerbaijan e le installazioni di bambù all’ingresso, che sono l’aspetto più fotogenico del padiglione Vietnam. Di molti altri parleremo nel prossimo numero, quando vi porteremo anche all’interno, per scoprire le differenti proposte.

Svizzera, “Ce n’è per tutti?”

7 - Le scritte. Sono tante: sicuramente non c'è il tempo di leggerle tutte durante il giro all'Expo. Vale però la pena di fotografarle per poterle leggere con calma a casa. Molte, interessanti, sono poste all'interno dei cluster e permettono di scoprire tante cose che altrimenti non si saprebbero sui vari elementi, la produzione, la distribuzione spesso svantaggiata per i produttori. Altre scritte sono poste all'interno dei padiglioni dei vari Paesi: una ad esempio troneggia sull'ingresso del padiglione della Svizzera e chiede “Ce n’è per tutti?”. Un'altra scritta la si può leggere all'interno del padiglione del Brunei. Dice: «Non mi stancherò mai di ribadire che il nostro Paese deve adottare misure incisive per incrementare la produzione agricola, in particolare quella risicola. Facciamo in modo di riuscire a diventare autosufficienti in futuro».

E certo non si possono dimenticare le tantissime scritte all'interno del Padiglione Zero, che motivano tutto l'Expo e danno una visione molto chiara sull'agricoltura e sull'importanza che questa ha avuto per l’evoluzione dell'umanità, anche da un punto di vista sociale e storico.

Altre scritte sono invece come un passaggio di testimone perché annunciano il prossimo Expo a Dubai nel 2020 e quello, più breve di 3 mesi, nel 2017 ad Astana in Kazakhstan.

Cambogia, foto d'effetto sul pavimento

8 - La gente. Tanta, tantissima: i dati del primo mese parlano di 2,7 milioni di ingressi e sono visitatori di tutte le età e di tutte le provenienze. Se nei giorni feriali nel mese di maggio si sono visti soprattutto tanti bambini in gita scolastica, ma tutti molto attenti e desiderosi di scoprire ciò che l’Expo può riservare loro, durante i fine settimana sono stati molto numerosi soprattutto gli adulti. Disposti a fare lunghe file pur di entrare nei padiglioni - soprattutto sono presi d’assalto (o meglio, di coda) i padiglioni asiatici, medio orientali e sudamericani - hanno affrontato anche code di un'ora, un'ora e mezzo come indicato dai precisissimi giapponesi con un cartello che però sembra non scoraggiare nessuno. Oltre ai pazienti visitatori l'Expo è popolato da tantissimi tra volontari, addetti alla vigilanza - qualcuno racconta di non essere mai andato a lavorare con così tanto piacere – polizia, anche con cani poliziotto e responsabili, impiegati nei vari padiglioni, cuochi e camerieri, che a volte rimangono un po' sconcertati dal dover parlare una lingua (l’italiano) che ben poco conoscono. Così anche l'abbigliamento cambia e cambiano i colori, dal bianco al nero, secondo il padiglione davanti al quale ci si ferma.

Italia, un particolare del padiglione

9 - Grandi, grandissimi. Quando le dimensioni non contano. Varie installazioni all'Expo hanno dimensioni al di là del tradizionale. Già all'ingresso si può vedere un seme di arancio ingrandito 1.500.000.000 di volte. Ma non è certo l'unico caso in cui ci si può imbattere, girando tra i vari padiglioni. In Italia ad esempio il grande orologio Breil, un orologio made in Italy naturalmente, segna l'ora. E che dire degli immensi tappeti che adornano le due pareti all’ingresso del padiglione del Turkmenistan? Tante valigie sovradimensionate si possono trovare nel padiglione della Spagna. In Inghilterra invece sono le api a essere sovradimensionate. Non è un semplice allestimento, ma un modo per riflettere sull'importanza del loro lavoro: con l'impollinazione permettono il moltiplicarsi delle colture. Una grande costruzione metallica riproduce un alveare che con tante lucine si illumina quando un'ape torna al suo alveare a Nottingham, con il quale la struttura milanese è collegata.

Polonia, il padiglione realizzato con cassette di legno

10 - I multipli. Non un oggetto, ma tanti: ne abbiamo scelti di due tipi differenti. Nel padiglione della Slovenia c'è una sfilata di sci: si parte dal 1946 per arrivare fino ad oggi, per comprendere come si è evoluto questo attrezzo sportivo e come è cambiata l'attenzione alla sicurezza degli utenti. Da riflettere poi che lo sci anticamente era un mezzo per raggiungere zone innevate. L'altro multiplo molto particolare è nel padiglione della Polonia, dove sono esposte delle copertine, dimensione super, che sono dedicate ognuna a un'opera lirica italiana: sono una interpretazione grafica delle opere decisamente bella.

Francia, bottiglie appese

+1. E poi. Sul prossimo numero vi porteremo all'interno dei padiglioni, per scoprire tutto quanto è possibile vivere all'Expo. Vi parleremo dell'interattività, con la possibilità di avere più informazioni, ma anche di dialogare con una installazione, come succede nel padiglione Polonia. Parleremo della tecnologia, con i grandi video che avvolgono quasi gli spettatori. Parleremo del coinvolgente video 3D, preceduto da un poetico racconto attraverso l'uso dei disegni sulla sabbia fatti per affascinare i visitatori del padiglione Kazakhstan. Vi parleremo degli speciali occhiali con i quali vedere a 360° alcune belle località lombarde e i Fori romani. Vi anticiperemo la possibilità di assaporare a casa vostra i prodotti tipici della cucina thailandese. Vi siederete virtualmente con noi nel ristorante, anche questo virtuale, del Giappone.

E se qualcuno, dopo tante foto e tanta strada percorsa, si chiede a chi si rivolga l'Expo, la risposta è: ai sognatori. Perché – anche se alcuni video o installazioni sono spot sui Paesi e sulla relativa attrattiva turistica - vedendo la bellezza del mondo, cogliendo quello che la natura ma anche l'uomo hanno fatto nel tempo, non si può volerne la distruzione. La tecnologia, che ha ormai raggiunto livelli elevatissimi, può dare un grande aiuto all'uomo nell’utilizzare nuovi metodi di coltivazione, nuovi alimenti, migliorarne la distribuzione evitando sprechi e speculazioni, perché tutti se ne possano giovare. La fotografia, da parte sua, stimolando le riflessioni, conservando i ricordi, aiuta a non accantonare i sogni. E questi sono sogni realizzabili.

(Tutte le foto del servizio sono di Valeria Prina)

Data di pubblicazione: giugno 2015
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