L'Armonia Nascosta

Milano: la nascita dell'Armonia Nascosta

Giorgio Di Maio

Ogni volta che vado a Milano la mia partenza è preceduta da due giornate di profonda depressione. Non è qualcosa di meditato: vivo questa assoluta assenza di forze e desideri cercando sempre di individuarne la ragione...

©G. Di Maio Milano01 od85
Via Montenapoleone il giorno di S. Valentino

Ogni volta che vado a Milano la mia partenza è preceduta da due giornate di profonda depressione. Non è qualcosa di meditato: vivo questa assoluta assenza di forze e desideri cercando sempre di individuarne la ragione. Semmai mi preoccupo perché so che dovrò andare Milano e dubito se riuscirò a farlo. Non bado mai alla coincidenza dei due eventi: depressione e partenza direzione Milano.

A Milano ci arrivo in bus, in treno, in aereo o con il bla bla car. Durante il viaggio permane in me uno stato di angoscia. Non riesco proprio a vedere niente rosa.
Invece, non appena arrivato che entro nella metro, ecco che improvvisamente il mio stato d’animo si trasforma completamente e mi ritrovo innamorato di Milano.

La metropolitana milanese ha su di me l’effetto dello sguardo della donna che ho sempre voluto. Amo i suoi corridoi, la gente dal passo spedito che li percorre, i display che ti danno sempre tempi brevi per l’arrivo del prossimo treno; intanto resto affascinato dalle donne milanesi, più fredde nei loro colori e nelle espressioni dei loro occhi, vestite in una maniera che appare del tutto casuale ma che è sobria eleganza.

L’Armonia nascosta fu formula coniata da Eraclito, il filoso greco che riteneva che la legge segreta del mondo risiedesse proprio nella stretta connessione dei contrari, di opposti che lottano fra di loro, ma nello stesso tempo, non possono fare a meno l'uno dell'altro dato che vivono solo l'uno in virtù dell'altro.

Nel mio immaginifico Milano è la città della Moda e, quando tre anni fa iniziai questo via vai tra Napoli e il capoluogo lombardo, uno dei primi luoghi che frequentai fu proprio via Montenapoleone, per fotografare le raffinate e accurate vetrine frutto del genio dell’eleganza italiana. Il tutto venne anche storicizzato dall’articolo di Barbara Silbe “Giorgio Di Maio da Napoli a Milano per cercare l’armonia delle cose”. Oggi è più raro che torni a passeggiare per le vie del Quadrilatero della Moda ma, all’inizio, così accadde.

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Passeggiando a partire dalla stazione metro Loreto

L’Armonia nascosta è nata a Milano. A Napoli ho avuto un trascorso come fotografo, chiamiamolo part-time. Nella mia città ho tenuto varie esposizioni. Tuttavia è a Milano che ho trovato quel terreno che mi ha consentito di crescere e di far sviluppare la mia ricerca, a partire da quel più lontano Master di Fotografia dello Spettacolo condotto da una eccezionale Silvia Lelli allo Ied. Non dimenticherò mai che alla prima lezione, dopo poche ore per le presentazioni, già mi trovavo al Teatro Piccolo per fotografare Luca Ronconi e Mariangela Melato durante le prove di ‘Quel che sapeva Maisie’ di Henry James.

Milano è città italiana però è un poco più americana delle altre. Non vuole perdere tempo ma offre più possibilità di incontrare persone disponibili al confronto, aperte a valutare la qualità del tuo lavoro: è più dinamica nella ricerca di tutto quanto possa essere utilizzabile sia in termini di business che di progresso sociale e artistico. A Milano il sig. nessuno, lo sconosciuto, il non raccomandato, il non parente, il non amico, riesce ancora a trovare qualche opportunità.

Ho percorso la città in lungo e largo, fotografandola nella sua Armonia nascosta. L’impegno profuso in lunghissime passeggiate mi ha consentito di raccogliere un buon numero di immagini valide che però rivelano sempre un senso di incompiuto, perché vanno a scontrarsi con la consapevolezza che qui la ricerca è infinita.

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Corso Garibaldi

In queste miei percorsi ho anche avuto modo di constatare la gentilezza dei milanesi. Non di rado mi è capitato di ricevere passaggi quando chiedevo indicazioni sul come arrivare in un luogo, persino da una signora sola prossima all’ottantina e da un conducente di bus che tornava al deposito. Alla signora, una volta entrato in auto, le dissi con un sorriso: “Signora, ma sa che sono napoletano?” Non altrettanto feci con un’altra anziana persona che accompagnai fino all’uscio della porta di casa portandole le borse della spesa: ho pensato che avrei potuto terrorizzarla!

Già, perché se c’è una cosa che mi diverte molto fare a Milano è affermare la mia napoletanità, forse perché so che mi è difficile parlare a lungo senza cadere nel mio dialetto.

Potrei proseguire a lungo per raccontare i tantissimi aspetti positivi di Milano, probabilmente la città più internazionale d’Italia ma, nel concludere, è obiettivo dovere fare menzione anche dei suoi aspetti negativi, quelli per me tali, che mi generano la sensazione del triste emigrante lontano dalla sua terra!

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Piazza San Marco

In primo luogo, il caldo! Trovo Milano molto più sopportabile nella stagione invernale che in quella estiva. Mi è capitato di dovermi spogliare arrivandoci nei mesi di aprile o maggio. Il problema è che quando a Milano fa caldo, mi sento in prigione! Il mare è distante almeno duecento chilometri: non c’è via di fuga!

Poi il fatto che sia una città tutta pianeggiante. Il panorama lo puoi vedere solo se sali su qualche edificio, mai per strada. Inoltre, non avendo il mare, mi manca quella linea dell’orizzonte che consente al pensiero di dilatarsi verso l’infinito. Sicuramente i milanesi avranno trovato altre maniere per pensare all’infinito, magari guardando il cielo. Io però continuo ad avere bisogno di quella linea, il contatto tra il cielo e il mare.

Infine, dopo un po’ di giorni in città, mi capita di avvertire momenti di solitudine. Ovvio che essa derivi dal non essere Milano la mia città, però ho come l’impressione che le persone non ti guardino in faccia. Noi meridionali siamo portati a osservare gli altri, impertinenti ci introfuliamo negli sguardi altrui in ogni luogo. Cosi che questi intimi contatti visivi concedono, almeno l’illusione, di una continua comunicazione con il mondo a te esterno.

Quando viene il giorno del ritorno a Napoli tutto è diventato rosa. Non si sa se è perché si rientra o perché Milano ti ha dato tanto anche questa volta. E ascolto Lucio Dalla: “…Milano ogni volta che mi tocca di venire mi prendi allo stomaco mi fai morire…

Auguro a tutti un felice anno nuovo!

Data di pubblicazione: gennaio 2018
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