Taccuino

Ieri foto domani

Valeria Prina

Archivi e album di famiglia da conservare con attenzione, perché il passato possa continuare a essere vivo. Collezioni per conoscere un passato fotografico e foto che riviste oggi danno vita a un momento artistico nuovo. Qui parliamo di tutto questo e del Photofestival come modo per conoscere il mondo attraverso la fotografia, occasione di future scoperte.

Lo dice l'etimologia: fotografia è lo scrivere con la luce. Scrivere per poter ricordare in seguito, perché il ricordo non vada perso. Da questo nasce l'importanza degli archivi, delle collezioni, degli album di famiglia. Ugualmente importante è la possibilità di vederli, offerta non solo a studiosi o addetti ai lavori, ma a un pubblico più ampio.

Se guardiamo i vecchi album di famiglia scopriamo che di ognuno ci sono ben poche foto, che corrispondono alle fasi importanti della vita. Poi ci sono gli album di matrimonio, più recenti, che contengono molte foto, spesso di grande effetto, a volte con spose immerse nell’acqua o in pose plastiche, ma magari manca il contorno, con amici, parenti e atmosfera viva. Ora in epoca digitale i bambini sono immortalati in centinaia di pose in ogni momento, ma se queste immagini rimangono sul cellulare anche quei bambini sono destinati ad avere in futuro una storia della loro vita poco documentata. Non molto diverso da quanto avvenuto ai loro nonni o bisnonni, seppure per ragioni differenti. Da qui dovrebbe emergere la necessità di fissare su carta quei ricordi, perlomeno quelli più importanti. Ma questa è una storia che parla di stampanti. Quello che interessa ora è rivivere attraverso le mostre un passato fissato su foto, ma anche poter immaginare, grazie ad altre mostre, quale passato si potrà vedere in futuro. È quel nostro presente che un giorno diventerà passato. E proprio di tutto questo, attraverso esposizioni e iniziative, parliamo qui.

Convegno Conservare fotografia e cinema

«Tramandare ai posteri la propria storia è uno dei fondamenti del nostro essere uomini e sempre più impellente è la necessità di preservare al meglio l’immenso patrimonio culturale che abbiamo ereditato». Con queste parole Barbara Zonetti di ICRCPAL ha aperto il suo intervento al convegno “Conservare fotografia e cinema: dall’archivio di famiglia alle raccolte museali” organizzato a Palazzo Tadea a Spilimbergo il 30 gennaio in coincidenza con l’inaugurazione del nuovo archivio climatizzato del CRAF. «La realizzazione - spiega Eugenia Di Rocco - è stata ritenuta fondamentale per avviare un processo virtuoso di ricondizionamento dell’archivio, che si sviluppi di pari passo con le campagne di catalogazione e digitalizzazione». Se conservare immagini e archivi fotografici nel modo migliore è ritenuto fondamentale si pongono però dei problemi in termini di materiali delle foto e modalità di catalogazione. Elena Beltrami della Cineteca del Friuli spiega che si è preferito «privilegiare la velocità rispetto alla profondità di descrizione». Il primo problema lo prende in considerazione Emanuela Sesti di Fratelli Alinari, la Fondazione per la Storia della Fotografia: «Il progetto realizzato in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure e Art Defender ha messo a punto l’individuazione delle problematiche di degrado dei materiali fotografici su pellicola». Aggiunge Barbara Cattaneo dell’Opificio delle Pietre Dure: «La cifra di valore, sia esso storico, artistico, antropologico, che una fotografia può esprimere è sempre una mediazione tra l'immagine ed il suo supporto fisico».

La conservazione dei patrimoni fotografici è dunque reputata della massima importanza. Ugualmente importante è far conoscere al pubblico di oggi il lavoro fotografico di famosi autori, una operazione che spesso mette al centro le collezioni. È il caso della Collezione Bertero, «raccolta unica in Italia per originalità dell’impostazione e qualità delle fotografie presenti». La definizione è di Camera – Centro Italiano per la Fotografia, che dal 20 febbraio al 10 maggio 2020 espone la mostra “Memoria e Passione. Da Capa a Ghirri. Capolavori dalla Collezione Bertero”. La mostra si propone come «omaggio alla splendida storia di un collezionista, Guido Bertero, che, a partire dalla fine degli anni Novanta ad oggi, ha raccolto oltre duemila stampe con una passione unica. Racconta il nostro passato e le radici del nostro presente, oltre all’evoluzione della fotografia italiana e internazionale dagli anni Trenta fino alla fine del XX secolo». Curata da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, con la collaborazione di Barbara Bergaglio e Monica Poggi, la mostra offre la possibilità di vedere più di trecento foto, realizzate da circa cinquanta autori, tra i quali alcuni dei protagonisti della storia della fotografia italiana e mondiale della seconda metà del Novecento, come Bruno Barbey, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Mario Cresci, Mario De Biasi, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Jan Groover, Mimmo Jodice, William Klein, Herbert List, Duane Michals, Ugo Mulas, Ruth Orkin, Federico Patellani, Ferdinando Scianna, Franco Vimercati e Michele Zaza.

Altri archivi per raccontare un pezzo di Storia, quella con la S maiuscola, che ci riguarda ancora tutti e ha coinvolto tutto il mondo. Vengono infatti dagli Archivi di Stato americani le 60 immagini che compongono la mostra “La Guerra Totale. Il Secondo Conflitto Mondiale nelle più belle e iconiche fotografie degli archivi di stato americani”, in programma alla Casa di Vetro di Milano dal 15 febbraio fino al 27 giugno 2020. Corredata di testi di approfondimenti per ciascuna immagine, la mostra spazia dall’attacco alla Cina da parte del Giappone fino alla resa di questo, dall’invasione tedesca della Francia e i bombardamenti sulla Gran Bretagna fino alla caccia ai gerarchi nazisti. Insieme, come spiegato nella presentazione «nel testo introduttivo racconta il clima politico che ha portato alla tolleranza del nazifascismo da parte delle democrazie occidentali in funzione antisovietica e invita a una riflessione sul perché ricordare i tragici fatti della seconda guerra mondiale». Le foto, scelte tra le più suggestive, rappresentative e famose, vengono in particolare dai National Archives and Records Administration e dalla Library of Congress, che a loro volta conservano immagini provenienti dalle collezioni della US Navy, dello US Marines Corp, dello US Army.

Proprio l’attenzione agli archivi per raccontare la Storia con la Fotografia (e la Storia della Fotografia) sta alla base del progetto History & Photography, di cui fa parte la mostra, curata da Alessandro Luigi Perna e prodotta da Eff&Ci – Facciamo Cose.

Di un passato che diventa attuale trasformandosi è testimone l'Abbazia di Valserena in provincia di Parma. Massimo Bartolini, invitato a confrontarsi con l’Archivio-Museo dello CSAC di Parma, che conserva oltre 12 milioni di materiali originali della comunicazione visiva, si è focalizzato in particolare sulle opere di Luigi Ghirri e Luciano Fabro. Del primo è stato attratto dalla serie “Identikit” del 1979, con cui Ghirri dava un ritratto di sé stesso attraverso quello della propria libreria. Le foto mostrano le coste dei dischi e dei libri, spesso erosi dall’uso e quasi illeggibili. Bartolini ha cercato di identificare quei 33 giri, per ascoltarli, rigorosamente su vinile, in un luogo ben preciso e in compagnia di qualcuno, in questo caso l’opera Lo Spirato di Luciano Fabro. Dall’incontro tra la musica nascosta nelle foto di Ghirri e la figura nascosta ne Lo Spirato è nata l’installazione “On Identikit”, parte del programma di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020.

E come far rivivere nel tempo delle immagini se non con un libro fotografico? Così nell’ambito del Photofestival una novità sarà la prima edizione del Premio “Le immagini rilegate” per il miglior libro fotografico dell’anno 2020. A un altro libro, il catalogo cartaceo di Photofestival, è affidato nel tempo il ricordo della manifestazione edizione 2020. È stampato in versione bilingue italiano/inglese, a ribadire la caratterizzazione internazionale della manifestazione e viene distribuito gratuitamente in tutti gli spazi espositivi del circuito e nei luoghi più importanti della diffusione turistica e culturale milanese.

Con la direzione artistica di Roberto Mutti, Photofestival 2020, che festeggia i quindici anni di attività, dal 16 aprile al 30 giugno 2020 coinvolgerà molti spazi pubblici e privati di Milano sotto il tema “Scenari, orizzonti, sfide. Il mondo che cambia”. Uscirà anche dai confini metropolitani milanesi, coinvolgendo per la prima volta Monza, Lecco e Varese, oltre a Pavia, dove da alcuni anni è nato un vero e proprio festival satellite.

Per il pubblico sarà l'occasione per scoprire autori del passato o eventi attraverso le immagini, ma anche per conoscere oggi le tendenze fotografiche che saranno attuali domani.

Data di pubblicazione: febbraio 2020
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