Camilla Ferrari

In occasione del decimo anniversario di osservatorio digitale ho deciso di esplorare i miei archivi e di tornare un po' indietro nel tempo. Mi sono sentita felicemente nostalgica nello scegliere la fotografia di cui vi parlerò questo mese, ossia uno scatto notturno di Ait-Ben-Haddou in Marocco.

Non sapevo bene che cosa aspettarmi da quel viaggio, non ero mai stata in Marocco e tutto ciò che sapevo era che avrei visitato la parte meridionale della nazione alla scoperta delle Kasbah e di una piccola parte del deserto.

Prima tappa: questa meravigliosa città fortificata, che sorge sul fianco di una collina costeggiata dal fiume Ouarzazate. Ait-Ben-Haddou è un luogo speciale, poiché si trova lungo la rotta carovaniera tra il deserto del Sahara e Marrakech, e questa sua caratteristica ha reso l'atmosfera ancora più esotica di quanto già non fosse.

Sono arrivata alla città nel tardo pomeriggio, con gli occhi impazienti di vedere un paesaggio sconosciuto e affamati di scene suggestive. Ed ecco la scelta di fotografare il villaggio di notte.

Mi sono diretta verso la parte pianeggiante della zona, dove scorre il fiume. Lungo la strada, vidi un uomo fuori dal suo negozio che osservava la città – si intravedeva soltanto una luce accesa in una delle case di fango, le stelle erano le più luminose che io abbia mai visto. Mentre stavo camminando l'uomo mi fermò, e mi disse che il mio viso gli ricordava le donne berbere – era un grande complimento. Con quelle parole in mente ho raggiunto la location dove volevo scattare. C'era pochissima acqua, si poteva quasi attraversare il fiume a piedi, ma era comunque abbastanza da creare un suggestivo riflesso della città.

©Camilla Ferrari 2016 – Ait Ben Haddou, Marocco

La temperatura era scesa precipitosamente rispetto al pomeriggio, e più passava il tempo e più l'aria diventava gelida. Dovevo trovare il luogo giusto da cui scattare la fotografia, un punto di vista che mi convincesse, equilibrato ma non banale. Mentre cercavo il punto perfetto, nonostante fosse notte, intorno a me il fiume brulicava di vita – le persone saltavano da una parte all'altra del fiume, gruppi di cammelli facevano rumore con i loro passi nell'acqua.

Tutti questi piccoli dettagli rendevano ancora più tangibile la sensazione di pace e l'atmosfera incredibile di ciò che avevo di fronte e intorno a me. Finalmente avevo trovato un punto preciso che mi convinceva, quasi dentro il fiume. C'era una fila di quelle che apparentemente sembravano pietre, ma che invece erano sacchi, disposti uno dopo l'altro, che tagliava il fiume diventando una sorta di sentiero dove camminare per passare da una sponda all'altra. Ho fissato il cavalletto a terra, avevo una Canon 5D Mark III con me – l'avevo appena acquistata – con un obiettivo grandangolare 12-24mm impostato su 15mm.

L'inquadratura verticale di questa fotografia rappresenta un'eccezione nel mio archivio, credo di aver scattato non più di cinque fotografie verticali in vita mia. Tuttavia mi ricordo di aver voluto inquadrare verticalmente per evidenziare il susseguirsi delle pietre, guidando lo sguardo dal fiume fino alla città. E la verticalità in questo senso aiuta molto lo sguardo dell'osservatore.

Dopo aver fissato il cavalletto e aver impostato manualmente la messa a fuoco – era buio pesto –, con l'esposizione a 30 secondi ho scattato la fotografia. Nel guardare nello schermo il risultato, mi accorsi di qualcosa che ad occhio nudo non avevo visto: c'era una sorta di aureola di luce meravigliosa che circondava gli edifici della città. La fotografia mi aveva mostrato molto più di ciò che il mio occhio aveva potuto vedere. Il fatto che ci fosse questo gradiente di luce ha reso il cielo molto più interessante, nonostante la presenza di innumerevoli stelle a decorare la notte.

Confrontando questa fotografia con il mio lavoro attuale, è inevitabile notare una enorme differenza, sia nella scelta del soggetto sia nella realizzazione tecnica. Fino a quel viaggio in Marocco il mio modo di intendere la fotografia si limitava al paesaggio e alla rappresentazione del luogo nel modo più puro possibile. La mia passione per la fotografia, infatti, è nata dalla voglia di rappresentare il mondo che mi si presentava davanti senza che l'uomo lo contaminasse. Il tempo passato in quel paese, sebbene di breve durata, ha segnato una svolta fondamentale nella mia crescita fotografica. Grazie al Marocco ho imparato ad essere incuriosita dall'uomo, ad essere assettata di attimi da cogliere nei rapporti tra le persone, a respirare la loro atmosfera e a cercare di rappresentarla in un'immagine.

Proprio per questi motivi mi sembrava che questo scatto fosse un ottimo modo di festeggiare il decimo anniversario: una fotografia del passato che mi ricorda quanto sia importante la continua crescita nel lavoro di ogni fotografo. Chissà tra dieci anni cosa succederà!

Data di pubblicazione: novembre 2016
© riproduzione riservata

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