Sarebbe interessante conoscere il dato statistico che esprime quanto la sensazione del primo contatto "fisico" con una macchina fotografica influisca sulla decisione di acquisto finale. A guardare la cura crescente che i produttori dedicano all'aspetto, all'ergonomia, ai materiali e ai dettagli, potremmo azzardare che questi elementi rivestano un'importanza notevole ai fini della vendita. Come ci diceva un negoziante qualche tempo fa, non tutti sono in grado di apprezzare le sfumature di una fotocamera digitale, del suo sensore, del sistema esposimetrico e dell'autofocus, specie se ci si limita a una veloce disamina all'interno del punto vendita; né a molti in effetti tutto questo interessa oltre un certo punto, visto che taluni particolari tecnici sono apprezzabili nella pratica da fasce ristrette di fotografi essendo ormai la tecnologia di base più che sufficiente a garantire risultati eccellenti nella maggior parte degli scatti. Ecco allora che il prodotto si lascia conquistare per tutta una serie di altre caratteristiche alle quali ci aveva abituato la fotografia analogica e che erano rimaste un po' ignorate nella serrata corsa evolutiva vissuta dal digitale in questi anni, con i suoi rapidi cicli di prodotto e con il focus concentrato altrove.
Oggi iniziamo a trovare sul mercato apparecchi progettati con criteri di eccellenza in ogni aspetto, complice anche un cambio di rotta del marketing fotografico che, a fronte di una riduzione dei volumi di vendita, deve assicurare la redditività del business mediante margini maggiori: e questo significa prodotti con un valore aggiunto sufficiente a giustificare cartellini del prezzo mediamente più elevati rispetto al passato.
Di questa tendenza, la Sony RX1 è certamente tra le fotocamere più rappresentative. Annunciata nell'autunno 2012, ha subito suscitato scalpore in quanto prima compatta in assoluto dotata di un sensore full frame da 35mm, caratteristica sino a quel momento riservata a un numero ridotto di reflex di fascia pro e semi-pro. Di certo, la prima sensazione che trasmette la Sony RX1 è quella di una fotocamera progettata con cura e costruita per durare. Con un peso di quasi mezzo chilo, decisamente insolito per un modello di queste dimensioni, garantisce una sensazione di stabilità e solidità, anche se chi possiede mani grandi potrebbe trovarsi in difficoltà nell'impugnatura considerando il poco spazio frontale non occupato dall'obiettivo. La distribuzione del peso appare comunque corretta, lievemente spostata sulla mano destra dove la possibilità di presa è superiore.
Il pulsante di scatto, immerso nell'interruttore di accensione, è metallico e dotato di foro filettato per il collegamento di un classico telecomando meccanico via cavo: una scelta che ci piacerebbe fosse maggiormente diffusa nel settore, e che ci sorprende favorevolmente considerando la tradizionale preferenza di Sony verso soluzioni proprietarie, atteggiamento che già aveva iniziato a venir meno con l'abbandono del vincolo alle altrimenti inutili schede di memoria in formato Memory Stick. Sulla parte superiore della RX1 si trovano poi la ghiera per la compensazione dell'esposizione, la ghiera delle modalità di scatto e un minuscolo pulsante "C" (Custom) assegnabile secondo il gusto personale a una di numerose funzioni previste. All'estremità opposta si nasconde il flash a scomparsa comandato da un interruttore meccanico situato sul bordo posteriore sinistro della fotocamera. Al centro, la slitta per il flash è del tipo Multi Interface Shoe, un tipo di connettore intelligente che permette l'innesto di accessori complessi come ad esempio un mirino elettronico esterno.
Il retro della Sony RX1 appare essenziale, con due terzi della superficie occupati dal display TFT da 1.228.800 punti. Nella fascia superiore, oltre al già ricordato pulsante per l'attivazione del flash, vi sono il pulsante per la riproduzione delle immagini e la ghiera di controllo; a scendere, il pulsante AEL, il pulsante Fn, la ruota di controllo e all'estremità inferiore i pulsanti Menu e Cestino. Sullo spigolo posteriore destro spicca il pulsante rosso Movie.
Il fianco sinistro (sempre dal punto di vista dell'utilizzatore) è quasi interamente impegnato dallo sportello che protegge le tre prese micro USB, micro HDMI e microfono esterno. Da notare che la batteria della Sony RX1, situata sul fondo della fotocamera insieme con lo slot per le schede di memoria SD o Memory Stick, può essere caricata sia esternamente con l'apposito caricabatterie, sia internamente collegando alla macchina una fonte di alimentazione USB o una porta USB alimentata.
Completa la dotazione di pulsanti il selettore frontale della modalità di messa a fuoco automatica, manuale o manuale assistita: in quest'ultimo caso la macchina fornisce rapidamente una prima messa a fuoco che può essere quindi regolata finemente a mano, un aiuto davvero utile considerando la notevole demoltiplica della ghiera per un controllo preciso del fuoco.
Tutte le altre numerose funzionalità di cui è dotata la fotocamera sono richiamabili e gestibili attraverso i menu oppure riassegnando, oltre al pulsante Custom, anche AEL e tre direzioni della ruota di controllo.
A proposito dei menu, male non farebbe rivedere la localizzazione dei comandi in lingua, non solo per le abbreviazioni un po' misteriose (come "Ord.esp.forc."), ma anche per alcune scelte di traduzione non immediatamente comprensibili: il focus peaking, per esempio, davvero indispensabile quando si scatta con messa a fuoco manuale senza un mirino, viene reso come "effetto contorno" perché, anziché far lampeggiare le aree effettivamente a fuoco come accade di solito, la RX1 traccia un meno invasivo contorno, oltretutto di un colore selezionabile dall'utente. Tuttavia riteniamo che sarebbe meglio adottare una terminologia più standard che non dipenda dalla particolare implementazione della fotocamera, anche se va sottolineato come il problema della localizzazione del menu non riguardi esclusivamente la RX1 né tantomeno Sony: chi più chi meno, ma sembra che l'intero settore consideri ancora l'internazionalizzazione come un processo da eseguire a valle della realizzazione del prodotto anziché, come l'industria del software ha dimostrato di saper (e dover) fare molti anni fa, in concomitanza con le fasi progettuali e costruttive.
La specificità della Sony RX1 è definita da due elementi fondamentali, il primo dei quali è senz'altro la lente Carl Zeiss Sonnar T* 35mm f/2. Il design Sonnar originale risale al 1929, e da allora è sinonimo di obiettivi luminosi ("Sonnar" deriva proprio dalla parola tedesca Sonne, sole, e fu proprio un obiettivo Sonnar 50mm f/1,5 a conquistare negli anni Trenta la palma di ottica più veloce dei suoi tempi), leggeri e dai costi di produzione relativamente contenuti, mentre le prestazioni vedono un ottimo comportamento in quanto a contrasto dell'immagine e una buona riduzione dei fenomeni di riflessione luminosa. Un ulteriore contributo a queste performance è fornito anche dal rivestimento T*, studiato da Zeiss proprio per aumentare la capacità di trasmissione della luce all'interno di design con elementi multipli. Alle focali più corte gli obiettivi Sonnar non possono essere utilizzati sulle reflex in quanto richiedono una distanza tra l'elemento ottico posteriore e il sensore della fotocamera inferiore rispetto a quello imposto fisicamente dalla presenza dello specchio; per questo il campo applicativo delle lenti Sonnar è stato storicamente quello delle fotocamere a telemetro (salvo per l'appunto i modelli con focali più lunghe, come ben sanno per esempio gli utenti Hasselblad) e, oggi, anche delle mirrorless.
L'obiettivo adottato da Sony sulla RX1, che può montare filtri da 49mm di diametro, comprende tre ghiere: la più esterna è per la messa a fuoco manuale, seguita dall'anello che permette di selezionare la ripresa macro (20-35cm) o normale (da 30cm a infinito); la ghiera più interna regola le aperture del diaframma. Anche in questo caso la qualità costruttiva è di livello professionale, con una rotazione dell'anello di messa a fuoco sufficientemente scorrevole senza essere scivolosa e una ghiera dei diaframmi che trasmette al tatto un feedback piacevole e preciso a ogni scatto effettuato. La presenza di un selettore macro ad anello nella parte centrale del barilotto è probabilmente motivata dal particolare design della lente, e non trattandosi di un obiettivo zoom non crea particolari rischi di essere spostato per errore; in ogni caso il display della RX1 segnala esplicitamente l'eventuale attivazione della modalità macro.
L'altra caratteristica chiave della Sony RX1 è il sensore CMOS da 24,3 megapixel effettivi pieno formato 35mm: è infatti la prima volta che una fotocamera compatta monta un sensore così importante, visto sinora solamente su reflex digitali professionali. E, naturalmente, questo spiega la scelta di un'ottica di alta qualità in grado di risolvere in maniera appropriata nei confronti del sensore. Da questo punto di vista si può apprezzare come il binomio sensore/ottica sia in realtà frutto di un progetto strettamente integrato, e non semplicemente una combinazione di elementi già disponibili frutto di pure scelte di marketing. La RX1 appare come un unicum sul mercato, a dimostrazione del coraggio (e della forza economica) di Sony nel percorrere strade alternative al mainstream.
La qualità delle immagini che si ricavano da questo apparecchio rispetta le promesse: la costruzione dell'obiettivo Sonnar riduce effettivamente i casi di riflessione anche nei controluce più insidiosi, e i livelli di rumore del sensore agli alti ISO sono del tutto in linea con quelli delle più titolate reflex professionali. Esiste oltretutto una funzione Multi Frame NR per combinare automaticamente più scatti riducendone il rumore secondo una tecnica che richiama da vicino quella HDR (High Dynamic Range) producendo un'immagine finale in formato JPEG; in alternativa è sempre possibile ricorrere al bracketing e passare i file RAW risultanti in un programma di sviluppo digitale appropriato. Va osservato come la ripresa fotografica non sia stabilizzata, a differenza di quella video che lo è elettronicamente.
Nell'impiego pratico la Sony RX1 si dimostra una macchina decisamente versatile. Gli automatismi necessari a un impiego basilare come "punta e scatta" sono in linea con le aspettative, ma è soprattutto la flessibilità di personalizzazione delle impostazioni che a nostro avviso riesce a fondere molto bene la praticità e l'immediatezza di una compatta con il grado di controllo tipico di una reflex: questo richiede un certo investimento di tempo da parte dell'utilizzatore prima di prendere confidenza con tutte le opzioni disponibili, ma naturalmente si tratta di un requisito logico in casi del genere. Grazie alle dimensioni ridotte e alla silenziosità di funzionamento, l'apparecchio si presta decisamente ad applicazioni come la street photography o altre situazioni nelle quali il fotografo desidera lavorare nella maniera più discreta possibile, nonostante si senta la mancanza di un display LCD inclinabile che consenta di scattare tenendo la fotocamera ad altezza vita. Il mirino elettronico opzionale (peraltro discretamente costoso) sopperisce a questa mancanza, ma ovviamente le sue dimensioni non sono tali da permettere una visione sufficiente dell'inquadratura a mezzo metro e più di distanza dagli occhi. Da segnalare che Sony produce un monitor LCD esterno da 5", inclinabile e girevole, che può essere applicato anche alla RX1, sacrificandone però la compattezza.
Quando si parla di Sony RX1 è raro che qualcuno non sollevi la questione del prezzo: i 3.099 euro (prezzo al pubblico IVA compresa a ottobre 2013) per una macchina compatta possono apparire persino esagerati se non si tiene conto di quello che viene offerto in cambio. Difficile infatti trovare sul mercato un apparecchio di qualsiasi genere con un sensore full-frame e un'ottica di alta qualità come la Sonnar T* 35mm f/2 a un costo complessivo inferiore; discorso diverso per chi già possiede un corredo di ottiche professionali e può limitarsi all'acquisto di un solo corpo. Da valutare inoltre la questione delle dimensioni, poiché la compattezza della RX1 si presta a condizioni d'impiego nelle quali sia preferibile evitare ben più appariscenti reflex 35mm. Restando in casa Sony si potrebbe optare per una delle nuove mirrorless full-frame a obiettivi intercambiabili Sony Alpha 7 con un altrettanto nuovo obiettivo Sonnar T* 35mm f/2.8: il costo totale non si allontanerebbe molto da quello di una Sony RX1, l'ottica risulterebbe più lenta e l'ingombro discretamente maggiore.
Ricordiamo inoltre la disponibilità di una versione RX1R priva di filtro passa-basso, che allo stesso costo della RX1 "standard" permette una superiore nitidezza delle immagini a rischio di una maggiore incidenza dell'effetto moiré, che può comunque essere trattato in post-produzione a computer.
(data di pubblicazione: novembre 2013)