Quando si parla di DxO viene subito in mente l'azienda francese che da anni misura in modo inequivocabile le prestazioni dei sensori delle nuove fotocamere che appaiono sul mercato. Da queste esperienze sono nati alcuni software che nel tempo hanno guadagnato la stima e il rispetto degli utilizzatori proprio per la loro grande qualità: parliamo di OpticsPro, ViewPoint e FilmPack, per citarne alcuni. Però forse non tutti sanno che da un po' di tempo la casa francese, in collaborazione con un centro stile californiano, stava sviluppando un prodotto finale di tipo materiale, hardware, insomma una fotocamera. Ecco quindi che da qualche mese è apparsa su alcuni mercati la nuova e innovativa DxO One Connected Camera che, oltre a inaugurare un nuovo segmento di mercato, è una vera e propria novità che non finisce di stupire. Grande la metà della Olympus XA di mio padre, la One sta comodamente nel palmo di una mano e scivola agevolmente in ogni tasca, così da renderla la compagna ideale di ogni giorno, da avere sempre con noi.
Da quando sono apparsi i telefoni cellulari di terza generazione (non si poteva ancora parlare di smartphone a quel tempo) nelle tasche di tutti si è materializzata una fotocamera, la versione digitale di una macchina fotografica. Certo il digitale aveva ancora tanta strada da fare ma per cogliere un attimo di vita fuggente anche la scarsa qualità del telefono poteva andare bene. Poi c’è stata la corsa alla risoluzione, attenzione non ho parlato di qualità, ed ecco che i vari produttori hanno cercato di dotare le loro creature con qualcosa di più sofisticato ma, alla base di tutto c’era pur sempre un oggetto con cui telefonare e scambiarsi messaggi. Poi venne l’iPhone che ha cambiato le regole del gioco rendendo tutto più facile e, soprattutto, veloce: scattare immagini, editarle un poco e condividerle è diventato un gioco da ragazzi e, quasi, alla portata di tutti. Senza stare a fare commenti da piccoli sociologi della domenica, sappiamo benissimo che lo smartphone di Apple ha segnato una strada che è stata poi seguita da tutti, nonostante il prezzo d’ingresso fosse non proprio alla portata di tutti ma così è.
Oggi è un dato di fatto che tutti abbiamo in tasca qualcosa di simile e presto ci accorgiamo della quantità di immagini che siamo riusciti a salvare nella memoria interna dell’oggetto al punto che spesso desideriamo che la qualità delle immagini potesse essere ancora migliore. Rispetto a un paio di generazioni fa oggi siamo in grado di ottenere fotografie che un tempo erano impensabili anche con una vera fotocamera digitale ma ci rendiamo conto della limitazione ottica nel momento in cui vogliamo ritoccare una foto troppo scura o anche solo pensare di scattare in raw: troppa grazia? Non dobbiamo mai dimenticare la dimensione del sensore che stiamo utilizzando, qualcosa di piccolo, ma decisamente piccolo, al quale chiediamo tanto, a volte troppo; l’elettronica corre in aiuto e i software di elaborazione e rigenerazione delle immagini che sono integrati nel sistemi di ripresa e di sistema sono sempre più potenti ed efficaci ma non dobbiamo mai dimenticare che le dimensioni del sensore stanno alla base di una buona riuscita fotografica: più luce catturata corrisponde a una qualità di conversione ed elaborazione direttamente proporzionale e, quindi, a una miglior immagine finale, in termini di cromatismi e profondità non certo artistici è ovvio. Se si fanno fotografie brutte perché non si ha il minimo senso del gusto o dell’inquadratura non è mai colpa dello strumento che si utilizza, questa è una regola d’ora incisa nella pietra da quando esiste il concetto di fotografia. Detto questo ecco che da qualche tempo è scesa in campo un’azienda francese, DxO, che si occupa di studiare il comportamento dei sensori impiegati sulla maggior parte delle fotocamere mondiali. Forte della sua esperienza proprio sullo studio dei sensori DxO ha sviluppato una serie di applicazioni software dedicate alla fotografia che sono state accolte in maniera entusiasta dal mondo degli utilizzatori professionali e non. Non contenta dei successi raggiunti la casa francese ha fatto team con un gruppo di ricercatori e sviluppatori americani e, dopo aver aperto una sede a San Francisco, ha stupito il mondo con un nuovo oggetto, sì una creazione tangibile, volta a sconvolgere il mondo della fotografia “mobile”: ecco la DxO ONE, definita una Connected Camera con qualità professionale. Vediamo che cosa intendono con questa definizione.
La ONE si presenta come un piccolo parallelepipedo dagli angoli smussati nel quale trova posto una vera e propria fotocamera digitale con tanto di ottica da 20,2 megapixel e un sensore, udite udite, da 1 pollice, lo stesso per intenderci che troviamo nelle fotocamere SONY come la RX100 o RX10, oggetti dei quali abbiamo più volte parlato sottolineandone l’estrema qualità a livello fotografico. Il concetto sviluppato da DxO è quello di dare agli amanti della fotografia uno strumento che sia assolutamente portatile, tascabile, da avere sempre con sé e sia sempre pronto da essere “collegato” al nostro iPhone per permetterci di scattare immagini fino a oggi impensabili. Se c’è chi pensa alla qualità delle foto scattate con la fotocamera interna dello smartphone Apple come a qualcosa di già ottimo resterà senza parole quando si troverà a guardare le stesse immagini riprese attraverso la ONE: profondità di campo, qualità generale, ricchezza di dettagli saranno solo alcuni degli aspetti che lasceranno senza parole.
L’utilizzo è immediato poiché DxO ha fornito la ONE di un connettore speciale, realizzato su licenza Apple, che si collega alla presa Lightning degli ultimi modelli di iPhone (dal 5 al 6s) e di iPad (dal Mini2 al 4 e all’Air) appunto dotati di questo tipo di connettore. Dopo aver scaricato la app DxOOne gratuita (ne parliamo nella rubrica AppClicazioni di questo numero) basterà collegare la ONE al proprio telefono per aprire un mondo di possibilità di ripresa fino a quel momento impensabili. I parametri di base sono semplici da impostare e permettono di passare subito all’azione. Dopo qualche momento di “imbarazzo” per chi non è avvezzo alla fotografia col cellulare ci si ritrova perfettamente a proprio agio nello scattare panorami o ritratti o selfie come se l’oggetto fosse sempre stato tra le nostre mani.
Sia prima dello scatto, in fase cioè di composizione dell’immagine, sia dopo sarà difficile trovare qualcosa che eguagli la maestosità dello schermo Retina dell’iPhone: nemmeno gli schermi LCD delle super fotocamere a medio formato né quelli delle reflex top di gamma riescono a essere così coinvolgenti, precisi e consistenti, su questo non si può proprio dire nulla. Dallo schermo è possibile impostare ogni funzione così come passare dalla modalità foto a quella video e scattare o cominciare a girare. La stessa funzione è ovviamente assegnata al tasto fisico di scatto, generoso e sovradimensionato, che si trova sul lato superiore della ONE.
Sul lato stretto anteriore trova posto una parte mobile, scorrevole che ha una funzione tripla: quella di copri-obiettivo, quella di accensione e spegnimento della ONE e quella di apertura e ripiegamento del connettore Lightning posto su un lato della fotocamera. Trascinando completamente verso il basso lo slider infatti, oltre ad accendere la ONE si fa scattare verso l’esterno il connettore da inserire nell’iPhone.
Sul lato opposto all’ottica troviamo il mini display Oled touch che oltre a mostrare le impostazioni correnti della ONE permette anche di cambiarle. Tutte le informazioni di stato della fotocamera appaiono qui. Subito sotto c’è uno sportellino che nasconde lo slot per la scheda di memoria (miniSD fino a 128Gb) e la presa miniUSB per il collegamento al computer o a una fonte di energia per la batteria ricaricabile interna. Ancora più sotto c’è una specie di bottone che in realtà è lo spazio per il cordino di sicurezza, qualora qualcuno volesse appendere la ONE al polso.
Tutti i controlli fisici finisco qui; il corpo è completamente chiuso, sigillato poiché non è previsto nessun intervento da parte dell’utente finale né sulla batteria né sulle parti interne della fotocamera.
Ma veniamo alle immagini e ai formati di file che la ONE può gestire. Ovviamente è possibile scattare in formato compresso, cioè in Jpeg ma il meglio di sé lo danno il formato RAW e il SuperRAW, risultato di una tecnica che unisce fino a quattro scatti realizzati a qualche frazione di secondo uno dall’altro: il risultato è stupefacente, in termini di qualità ma il file finale arriva a pesare oltre 160 megabyte. La valutazione delle quattro immagini scattate tiene conto anche delle zone più in ombra per ricavarne maggiori dati sulla luminosità oltre che sul “micro mosso”, svolgendo la funzione anche di un sistema di stabilizzazione dell’immagine stessa. La qualità delle immagini, come si è detto in precedenza, è frutto di un sensore da un pollice retroilluminato, cioè oltre 6.5 volte più grande di quello utilizzato dall’iPhone per le fotografie. Eccellente è anche il sistema di elaborazione interna propria della ONE: sul grande display appaiono le immagini così come vengono scattate e, a volte, lo scatto in raw non lascerebbe niente all’immaginazione, soprattutto se si scatta a ISO molto elevati; sorprenderà, e non poco, la qualità delle immagini una volta elaborate, al punto che alcuni scatti considerabili da subito da buttare si sono poi rivelati perfettamente utilizzati dopo l’elaborazione.
Quando si collega per la prima volta la ONE al proprio computer, sia esso un Mac o un PC, verrà chiesto di scaricare e installare l’applicazione di gestione DxO Connect che si prende carico della gestione dei file scattati e residenti sulla memoria della fotocamera oltre a tutte le operazioni di elaborazione e sviluppo degli stessi. Ovviamente è possibile fare le stesse operazioni avvalendosi del software che siamo abituati a utilizzare ma, nel caso non ne avessimo uno, Connect si comporta davvero in modo egregio e completo: oltre all’importazione delle immagini l’applicazione svolge altre funzioni come la conversione dei file raw, una prima correzione della luminosità dei file, una riduzione del rumore e la correzione ottica dell’immagine. Ma non è ancora tutto.
Acquistando la DxO One, prezzo indicato sul sito 599 Euro, si acquista anche il diritto di ottenere, una volta registrato il prodotto, una copia ufficiale di due programmi DxO davvero potenti e molto validi: OpticsPro e FilmPack, per un valore nominale che si aggira intorno ai 300 Euro rendendo così decisamente appetibile l’acquisto della One.
La fotocamera vive di aggiornamenti firmware che le aggiungono funzionalità e stabilità: siamo alla versione 1.2.1 ma si vocifera già di un altro imminente aggiornamento che potrebbe regalare funzionalità importanti agli utenti. L'ultimo aggiornamento, ad esempio, ha ampliato i tempi di scatto fino a 30 secondi, dai 15 originali e fino a 1/20.000 dall'1/8.000 originale. A noi, ad esempio, piacerebbe molto la possibilità di controllare la ONE in remoto, cioè scollegata dall’iPhone così da poterla utilizzare come Remote Camera (tipo Sony QX o Olympus) e scattare immagini da prospettive ancora diverse: c’è da dire che già ora passa molto inosservata poiché nessuno si accorge che state scattando mentre guardate il display del vostro telefono in modo così “innocente”.
Veniamo ai numeri della ONE. A differenza della fotocamera dell’iPhone che ha un’apertura fissa a f/2,2 la ONE permette di lavorare su aperture che vanno da f/1,8 a f/11 con una velocità di scatto selezionabile tra i 30 secondi e 1/20.000 di secondo (sì, un ventimillesimo!). Anche i valori ISO sono regolabili tra 100 e 51200: fino a 51200 abbiamo riscontrato una grande capacità del sistema (hardware e software) di rendere delle immagini utilizzabili nonostante si partisse da originali “inguardabili”.
I modi di ripresa sono i quattro PASM (priorità di tempo, di diaframma, completamente automatico e completamente manuale) oltre a molti altri specifici per le varie scene. Ogni volta che si seleziona un modo di scatto l’interfaccia cambia di conseguenza, rendendo disponibili immediatamente i parametri che possono essere modificati. Per quanto riguarda la modalità di ripresa video possiamo scegliere tra il FullHD 1080p a 30fps fino a 720p per un ottimo slowmotion a 120fps. La DxO ONE è compatibile con iPhone 6S Plus, iPhone 6S, iPhone 6 Plus, iPhone 6, iPhone 5s, iPhone 5c, iPhone 5, iPad Air 2, iPad mini 4, iPad mini 3, iPad Air, iPad mini 2 e iPad (quarta generazione).
In conclusione
Sento già levarsi le voci dei detrattori e dei puristi contro questa ennesima invenzione del diavolo della fotografia. Sono io il primo che ama fare le fotografie con una vera fotocamera, con il suo sensore a pieno formato e ottiche grosse come bottiglie di vino ma qui stiamo parlando d’altro, di un oggetto che ho sempre con me, a differenza della reflex o anche solo della compatta o della mirrorles che sono costretto a lasciare a casa per evidenti ragioni di spazio nella gestione quotidiana del mio bagaglio. La DxO ONE diventa qualcosa da avere sempre in tasca, davvero pronta all’uso in pochi secondi, capace di trasformarsi in una compagna di lavoro davvero potente. Come ho detto più volte non amo l’aspetto video delle fotocamere di oggi, nemmeno con le recenti aggiunte di capacità 4K, ma la ONE è pronta anche a registrare ottimi video FullHD 1080p il che non guasta. Quello che trovo sensazionale è tutta la serie di controlli che rendono questa fotocamera utilizzabile in ogni momento e in ogni condizione di luce; dal controllo completamente automatico si può decidere di lavorare in modalità manuale completa come si fa su una vera fotocamera proprio perché la ONE è tale. Non siamo di fronte al solito gadget per riccastri annoiati ma a qualcosa che fa davvero venire voglia di avere e utilizzare magari, perché no?, proprio insieme al corredo che già si utilizza normalmente.
Data di pubblicazione: febbraio 2016
© riproduzione riservata