Un rapporto che sta diventando sempre più stretto: è quello che lega la fotografia al teatro. Un tempo, semplicemente, esistevano i ritratti degli attori, pubblicati sulle riviste per rinsaldare il rapporto tra loro e il pubblico. A questi ben presto si sono aggiunte le foto di scena: consentono di vedere gli attori, intuire il tema della pièce, scoprirne ambientazione e stile. Spesso esposte all’esterno dei teatri si possono vedere anche sulle riviste e le testate online, nel secondo caso più frequentemente, considerata la maggior attenzione che queste riservano allo spettacolo dal vivo. E non bisogna dimenticare i manifesti o locandine che prevedono, oltre a una o più foto, titolo, cast dello spettacolo.

Negli ultimi tempi però la fotografia è entrata in teatro per affiancare i protagonisti. A volte le immagini sono state utilizzate per realizzare la scenografia o si contrappongono ai personaggi come figure che con loro dialogano (o pongono domande). In altri casi si tratta di video con funzione di completamento: per ricreare una scenografia, per raccontare un luogo, una situazione, per far sorridere il pubblico.

Sempre più frequenti, dunque, ma anche sempre più difficili da realizzare. Perché se si parla di foto utilizzate in scena la qualità non ammette compromessi e deve offrire ottime possibilità di visione anche dalle ultime file di un teatro. E anche le immagini, fisse o in movimento, richiedono, come gli attori e la scenografia, l’attento occhio del regista, che ne deve valutare il perfetto inserimento nella storia.

Altre difficoltà sorgono quando si esce dal palcoscenico. I ritratti dovrebbero cogliere lo spirito dell’attore, che però cambia secondo lo spettacolo, per meglio entrare nel personaggio del momento. Oppure le foto possono essere realizzate al di fuori dello spettacolo nella scenografia reale, ma si perde quell’influenza del pubblico che rende differente ogni replica. O ancora sono foto realizzate durante lo spettacolo, lottando con luci che non sono certo quelle migliori per delle foto che devono fermare dei movimenti. E lottando con uno spazio spesso ridotto, perché in diversi teatri la prima fila è molto vicina al palco e la possibilità di muoversi per il fotografo è decisamente ridotta, nello spazio ma anche nel tempo: in genere le foto infatti vanno scattate nei primi minuti dello spettacolo.

Insomma, foto difficili, ma affascinanti, che consentono di rivivere lo spettacolo e rievocare delle emozioni a distanza di tempo. Come lo consentono quelle di Laila Pozzo per “Breakaleg”.

Elio De Capitani e Ferdinando Bruni in Frost/Nixon al Teatro Elfo Puccini © Laila Pozzo

Né foto in posa, né foto di scena: ne è autrice Laila Pozzo. La sua mostra “Breakaleg” con sottotitolo “Ritratti di scena” raccoglie sì foto di teatro, ma realizzate secondo una particolare modalità: coglie gli attori prima che vadano in scena, ma già entrati nel ruolo e a loro chiede di fare una piccola rappresentazione per il suo obiettivo. «Cerco di vedere lo spettacolo prima – racconta – per poter avere le idee chiare prima di scattare. Le foto le ho fatte quando il pubblico era già in sala e con pochi secondi a disposizione. Con Francesca Inaudi (in “Colazione da Tiffany”, ndr) ho avuto un minuto e 20 secondi, ma sono stati molto intensi. Tutti gli attori si sono rivelati molto complici in questa operazione e hanno giocato volentieri».

Alarico Salaroli e Marco Balbi in Don Chisciotte Opera pop al Teatro Menotti © Laila Pozzo «L’importante è scattare velocemente, avendo a disposizione solo quei momenti prima che l’attore entri in scena: mi sono abituata fotografando gli amministratori delegati delle aziende», racconta: anche in quel caso il tempo che viene concesso al fotografo è molto ridotto.

Per l’osservatore è una occasione per tornare a sentirsi spettatore a teatro: rivedere alcuni personaggi e dunque rivivere (o almeno ricordare) le emozioni, le suggestioni, i pensieri che quello spettacolo aveva suscitato. Così ancora una volta i sogni del commesso viaggiatore Willy Loman si scontrano con la realtà, la televisione plasma la storia attraverso lo scontro Frost/Nixon, con il sognatore Don Chisciotte si rievoca il sogno dell’uomo di conquistare la Luna, il magico gioco di attori di “Brutto” ritorna vivo, come prende vita il modo di considerare il sesso una esibizione di potere in “Girotondo.com” e, ancora, si può ricordare con piacere “Gli innamorati” allestito come una messinscena della commedia.

A consentire questo tour tra ricordi e scoperte teatrali è appunto “Breakaleg”, con le foto legate ai diversi spettacoli, esposta, in tempi diversi, presso i vari teatri che quegli spettacoli hanno messo in scena. La mostra a più voci con la forza di una eco che sa avvolgere chi guarda, grazie alle foto che rievocano spettacoli nei luoghi che li hanno ospitati, rientra nel programma del Photofestival che anima Milano, come i nostri lettori hanno già potuto scoprire, dal 29 aprile al 16 giugno con tante mostre fotografiche, molto diverse tra loro.

Dopo la prima tappa di “Breakaleg” presso il Teatro Elfo Puccini, dal 29 aprile all’11 maggio, è la volta del Teatro Menotti (5 maggio - 22 giugno), Teatro della Cooperativa (1-15 maggio), Teatro Leonardo (6 maggio – 14 giugno), Teatro Filodrammatici (4-10 giugno), per chiudere con il Teatro Franco Parenti, che questa volta inizia la sua stagione teatrale 2014/15 già a luglio con spettacoli inseriti nell’abbonamento Grandi Interpreti.

Tommaso Amadio in Brutto al Teatro Filodrammatici © Laila PozzoAncora il Franco Parenti propone in questi stessi giorni una nuova iniziativa, che concorre a rinsaldare il rapporto tra teatro e fotografi. Il teatro milanese ha programmato il ciclo Obiettivo Fotografico, che prevede 3 documentari su 3 celebri fotografi, commentati da 3 personaggi del mondo della fotografia. Si sono susseguiti “L'Istante Perfetto: Il mondo di Gregory Crewdson” accompagnato dall’incontro con Roberto Mutti, “Bert Stern: L'uomo che fotografò Marilyn” e l’incontro con Oliviero Toscani, per terminare il 14 maggio con “Tim Hetherington: dalla linea del fronte?”, che ha per protagonista il famoso fotografo di guerra inglese caduto nel 2011 in Libia, vincitore di un World Press Photo. La serata si conclude con l’incontro con il fotoreporter Alessandro Scotti, autore di un rischiosissimo reportage sul narcotraffico.

Il rapporto tra teatro e fotografia sta dunque diventando sempre più forte, grazie all’utilizzo delle immagini in funzione scenografica e a queste differenti proposte che considerano la fotografia come un valido strumento per avvicinarsi al teatro, scoprendo o ricordando spettacoli. Insieme, anche lo spazio teatrale diventa occasione per vedere delle belle foto che utilizzano la tecnica e quanto la tecnologia mette a disposizione per raggiungere un livello qualitativo elevato, anche in termini di emozioni rievocate. Dunque alla mostra non si può che augurare «break a leg», come dice il titolo, e per chi volesse una traduzione non letterale, ma con lo stesso spirito, l’augurio inizia con la «m»: come continua, chi ama il teatro non ha alcun dubbio!

(data di pubblicazione: maggio 2014)

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