La Russia, grazie ai giochi olimpici invernali di Sochi, è sicuramente in questi giorni sulle prime pagine dei giornali. Sportivi e non. Ma, come avviene da tempo, lo sport diventa occasione di spettacolo: le inaugurazioni sempre più d’effetto viste a livello planetario e, insieme, le costruzioni realizzate per l’occasione da architetti spesso di fama mondiale, vere e proprie star, sono in grado di attirare l’attenzione anche di chi non si interessa di sport. La fotografia poi, da molto tempo, ha un rapporto - divenuto via via sempre più stretto – con lo sport. È attraverso la fotografia che vengono conosciuti gli atleti e le loro imprese, immortalate in immagini sempre più d’effetto.

Vale la pena di vedere, a questo proposito, le foto che vengono esaminate (e premiate) al World Press Photo: anche quest’anno, il 14 febbraio per la precisione, ne avremo una conferma, per poi vederle esposte a primavera, come è ormai tradizione, anche da noi, a Milano e Roma. E queste premiate sono sole le più belle, le più significative e impattanti, foto pubblicate, ma molte altre se ne possono vedere sui giornali. E se ne potranno vedere in seguito alle Olimpiadi invernali.

Quest’anno, però, sembra che il rapporto tra fotografia e sport e, più precisamente, giochi olimpici, sia destinato a rafforzarsi. A Mosca in occasione dell'apertura dei XXII Giochi Olimpici Invernali di Sochi, il 7 febbraio, si inaugura la mostra internazionale "A Season of Triumphs" al Central Exhibition Hall Moscow Manege. Un mese dopo, il 5 marzo, nel nuovo spazio dell’Associazione Italia Russia in via Cadore 16 a Milano si inaugura la mostra “I Girasoli di Tazio Secchiaroli - Urss 1969”. Uno scambio culturale-fotografico che sembra idealmente proporsi tra i due Paesi. Vediamone le connotazioni.

Francesco Pignatelli, + Fragile 49 (2006-2013), carta fotografica manipolata e racchiusa in teca di plexiglas. Courtesy l'artista e Nicoletta Rusconi Art Projects, Milano.

Anche un fotografo e artista italiano, Francesco Pignatelli, è stato invitato alla mostra in programma a Mosca per festeggiare anche sotto l’aspetto culturale le Olimpiadi invernali di Sochi. In occasione del 100esimo anniversario dell’adozione ufficiale della bandiera olimpica, Francesco Pignatelli è stato scelto, insieme ad altri quattro artisti di fama internazionale, per realizzare un'opera ispirata a uno dei cinque elementi della natura che, secondo lo psichiatra e antropologo svizzero Carl Gustav Jung, simboleggiano i cinque cerchi olimpici. L’interpretazione filosofica junghiana vede infatti l'anello come un simbolo di vitalità. E i cinque anelli interconnessi riflettono le cinque energie della creazione: legno, fuoco, acqua, terra e metallo.

Il fotografo italiano ha scelto di raccontare il legno: con il video “+Fragile”, prodotto in esclusiva da Nicoletta Rusconi Art Project con il prezioso supporto del Gruppo Coeclerici, ha realizzato un film in cui il lirismo dell'omonimo ciclo di opere fotografiche a tema boschivo, realizzate tra il 2006 e il 2013, viene indagato e trasfigurato ai fini di una nuova narrazione. Alle immagini si accompagnano i suoni della natura, mentre lo zoom impercettibilmente avvicina lo sguardo sempre più ai boschi e le piante fotografati. « Il video “+Fragile” - scrive la curatrice Paola Bonini, autrice del testo di presentazione dell'opera - ci trascina nei boschi di Francesco Pignatelli, luoghi che grazie alla tecnica del rovesciamento cromatico siamo obbligati a guardare con occhi nuovi, ritrovandone tutto l’eterno significato simbolico: il bosco ci chiama, come nelle fiabe, lungo i sentieri brillanti che il negativo incide al posto delle ombre, e allo stesso tempo ci spaventa, perché come non mai, stravolto nelle sue luci, incarna l’ignoto».

La mostra "A Season of Triumphs", che è parte del programma ufficiale delle Olimpiadi e di “Sochi 2014 Culture”, rimane aperta a Mosca dal 7 febbraio, giorno dell'inaugurazione dei XXII Giochi Olimpici Invernali di Sochi fino al 2 marzo 2014.

L’altra mostra che incarna questo ideale scambio tra cultura italiana e russa è invece ospitata a Milano. Chiama in causa un famoso fotografo e racconta un pezzo di storia sovietica, perché soggetto delle foto sono le riprese di un film realizzate in quella che allora era l’Unione Sovietica e il film stesso parla degli italiani che, andati in guerra sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale, non sono più tornati perché morti o perché lì si sono ricostruiti una vita.

Sophia Loren a Mosca sulla piazza Rossa durante le riprese de “I girasoli” © Tazio SecchiaroliLa mostra “I Girasoli di Tazio Secchiaroli - Urss 1969, fotografie di set e di viaggio” è una selezione delle immagini più significative scattate dal famoso fotografo durante il soggiorno in Urss per le riprese del film “I Girasoli” di Vittorio De Sica. Una produzione italo-franco-sovietica, protagonisti Sophia Loren, Marcello Mastroianni e la star russa Ljudmila Sevaljeva diretti da Vittorio De Sica, che permise al fotografo di muoversi liberamente sul set e soprattutto nel mondo sovietico, all’epoca quasi inaccessibile. Tazio Secchiaroli, alla sua terza visita oltrecortina, potè cercare i momenti migliori per fotografare non solo il set e il backstage, ma la realtà sovietica circostante. Con la complicità di Sophia Loren e Marcello Mastroianni, che si prestarono a essere fotografati come illustri turisti nei luoghi più noti di Mosca, come il Cremlino, il Museo Pushkin, la Piazza Rossa e via elencando. Questo permise a Tazio Secchiaroli di includere nelle sue inquadrature la vita reale come scorreva nelle vie della città cogliendo gli sguardi curiosi dei moscoviti, non abituati a fotografi e stelle del cinema a spasso per Mosca.

La mostra è anche una occasione per ricordare il famoso fotografo di Sophia Loren e di Fellini. Proprio a lui il regista si era ispirato per creare la figura di Paparazzo, poi diventato sinonimo del reporter aggressivo pronto a tutto pur di fotografare i divi. E proprio su questo tema Tazio sapeva raccontare agli amici aneddoti curiosi su come aveva fotografato i divi della «dolce vita» romana, a volte anche sfruttando quello che la tecnologia di allora metteva a disposizione, come ad esempio i flash al magnesio, in grado di abbagliare velocemente.

La mostra comprende una cinquantina di fotografie in bianco e nero e a colori realizzate in Urss nell’estate del 1969. Esposta dal 5 marzo al 4 aprile presso l’Associazione Italia Russia di via Cadore 16 a Milano è a cura di Giovanna Bertelli. Lei stessa cura anche un percorso di approfondimento sulla storia della fotografia russa: sei incontri, che da giovedì 23 gennaio precedono la mostra e si propongono di far meglio conoscere la fotografia russa. Si tratta di sei appuntamenti il giovedì alle 18.30 presso l’Associazione. Sono ancora in programma il 6 febbraio “Fotografare la Rivoluzione”, il 13 febbraio “Rodcenko e la nuova fotografia russa”, il 20 febbraio “I fotografi russi in Europa dopo la Rivoluzione. I fotografi russi e la moda” per chiudere il 27 febbraio con “Fotografare l’Urss, Dmitry Baltermants fotoreporter per il Cremlino”.

(data di pubblicazione: febbraio 2014)

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