Scrapbooking

Inge Morath, una vita fuori dalle convenzioni.

Laura Cascone

In questo numero ho deciso di esplorare un personaggio che conoscevo poco ma con una vita davvero affascinante per una donna della sua epoca: Inge Morath.

Quindi attenzione, questo è uno spoiler: se non avete un pò del sano femminismo in voi non leggete questo articolo, in caso contrario andate avanti perché quello che ho scoperto su Inge Morath mi ha fatto venire voglia di sapere molto di più della sua vita e della sua affascinante storia.
L'ispirazione mi è venuta visitando la mostra dal titolo "Inge Morath. La Vita. La Fotografia". Una retrospettiva sulla fotografa austriaca che è possibile visitare fino al 1 Novembre 2021 al Chiostro di Sant'Eustorgio a Milano. Se siete nei paraggi il mio consiglio è di fare un salto. In realtà non conoscevo molto di Inge Morath se non la sua iconica immagine del lama nel taxi, che ho scoperto poi essere parte di un progetto più ampio sugli animali nei set cinematografici. Ma andiamo con ordine e partiamo dall'inizio!

Inge è figlia di due chimici austriaci emigrati in Germania, ed è una ragazza che vive in prima persona lo strazio della guerra; a soli 17 anni viene impiegata in una fabbrica militarizzata con prigionieri di guerra ucraini. Durante un bombardamento fugge a piedi da una Berlino devastata in un viaggio di 700 km verso la sua patria natale. Quest'esperienza la segnerà così tanto che nei suoi reportage non immortalerà mai scene di guerra. La fuga verso la libertà e verso la sua terra d'origine testimoniano già un carattere forte, volitivo e indipendente.
Inge si laurea in lingue e, per una donna nata nel 1923, non è certo una cosa scontata conseguire un titolo di studio accademico.

Iran, Inge Morath, scrapbook per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020

Grazie a questo percorso, inizia a guadagnarsi da vivere come traduttrice per alcune riviste e conosce il fotografo austriaco Ernst Hass. Inge non sa ancora il suo destino e che questo incontro le cambierà la vita per sempre. Hass le offre un lavoro che sarà il punto di svolta per lei e che la avvicinerà alla fotografia: inizierà a scrivere le didascalie dei suoi servizi fotografici e questo le permetterà in seguito di capire la sua vera vocazione.

Inge, è quindi negli anni '50, una donna indipendente che lavora. Sposa un giornalista inglese e si trasferisce a Londra, ma poco tempo dopo divorzia, nel 1951, ancora una volta lontana dalle convenzioni sociali dell'epoca e libera di fare della sua vita quello che vuole. Se oggi delle scelte del genere sembrano normali, per l'epoca erano assolutamente rivoluzionarie e contro corrente, segno di una indipendenza di spirito incredibile.

Dopo aver conosciuto Robert Capa in questo periodo, entra alla Magnum come redattrice e ricercatrice ed è la prima donna a fare ingresso in questa prestigiosa agenzia. E resterà per molti anni uno dei pochi membri donna dell'agenzia.
Qualche anno dopo accompagna Henri Cartier-Bresson come assistente e impara molto della tecnica fotografica osservando il suo lavoro. In realtà lei in agenzia si occupa di ricerca e di scrittura; Inge grazie a questo lavoro e alla passione per la scrittura lascerà nel corso degli anni diari e appunti che spesso riguarderanno gli incontri e le interazioni con le persone che fotograferà. Un vero e proprio taccuino dell'umanità che incontrerà nei suoi viaggi.

Un nuovo momento importante, Inge lo vive nel nostro paese: durante una trasferta a Venezia telefona a Capa chiedendogli di mandare qualcuno dell'agenzia a scattare delle immagini per dei testi che lei già aveva scritto, lui già compagno di un'altra donna moderna e combattiva come Gerda Taro (la celebre ragazza con la Leica) la esorta invece a fotografare.

Siviglia, Inge Morath, scrapbook per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020

Inge coglie al volo l'occasione e accetta. Qui cambia la sua carriera e il suo destino, non è più una donna che scrive soltanto le didascalie e i testi dei reportage di altri ma diventa a tutti gli effetti una fotografa dell'agenzia. Poliglotta, cosmopolita e curiosa Inge è una globe trotter ante litteram a tutti gli effetti. Oggi potrebbe essere tranquillamente una moderna influencer nell'affollato feed di Instagram.

"La fotografia, scrisse, è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore” e anche “… è un fenomeno strano… Ti fidi del tuo occhio, ma non puoi evitare di mettere a nudo la tua anima."
La fotografia è una folgorazione, e grazie alla quale inizia così la sua carriera nella Magnum. Inge ormai si guadagna da vivere viaggiando in tutta Europa documentando l'umanità delle città e dei suoi abitanti in Francia, Spagna, in Italia arrivando fino in Iran. Parla inglese, francese, tedesco, spagnolo rumeno, russo e, dato che per lei che ama ritrarre le persone, è importante fondersi con la popolazione locale, prima di un viaggio si prepara sempre documentandosi sul luogo e cercando di integrarsi con le persone del posto. Prima del suo primo viaggio in Cina, posto nel quale tornerà più volte, e nell'attesa di ottenere il visto si prepara studiando cinese mandarino e aggiungendolo alla sua collezione di lingue già parlate.

Cosa posso dire delle sue immagini?
In tutte c'è del forte umanesimo e interesse per l'intimità delle persone ma senza risultare mai sentimentale o stucchevole.
C'è talvolta spazio anche per l'ironia pur conservando un profondo rispetto per gli individui che ritrae sia che essi siano poveri, intellettuali o aristocratici.

Marilyn Monroe, Inge Morath, scrapbook per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020

Nella sua vita Inge alla fine trova il tempo anche per l'amore e la famiglia, pur continuando a fotografare di tutto: dai divi di Hollywood, agli artisti e alla varia umanità che vede attraverso il suo obiettivo.
Sul set de Gli spostati nel 1959 conosce il commediografo Arthur Miller, al tempo marito di Marilyn Monroe protagonista dello stesso film e lo sposa qualche anno dopo nel 1962, “scippandoglielo” letteralmente a quanto pare. Su questo set come fotografa di scena ci lascia un prezioso ritratto dell'attrice in una delle pause dal set, una Marilyn malinconica, bella e fragile mentre prova una scena ballando da sola.

Inge negli ultimi anni della sua vita non smette di fotografare e lo farà fino all'ultimo giorno della sua esistenza. In una macchina fotografica dopo la sua morte viene trovato un ultimo rullo che ci restituisce l'immagine di suo autoritratto giovanile sul quale lei stessa ha appoggiato un fiore appassito. Una poetica dedica a sé stessa e a quello che è stata.

Inge è l'esempio di una donna piena di passione, di amore per il suo lavoro e per l'umanità che incontra ma che ha avuto il tempo di innamorarsi e di fare della sua vita una splendida avventura e di poter essere una vera ragazza ribelle.

 

 Data di pubblicazione: settembre-ottobre 2020
© riproduzione riservata

 

Cerca su Osservatorio Digitale