L'immaginatore

Alle origini dell'Immaginatore (parte 2)

Gabriele Dardanoni

Nella prima parte della nostra analisi sulla figura dell’Immaginatore si concludeva che la vera discriminante non la si trova nella tecnica del ritocco, non dipende dagli strumenti utilizzati ma è semplicemente residente nel cervello di chi opera, cioè dell'Immaginatore.

Per essere più precisi non è nemmeno l'esecutore del lavoro ma solo e soltanto chi pensa il risultato finale, eventualmente guidando gli esecutori materiali dello scatto e dell'eventuale elaborazione in fotoritocco.
Il nostro immaginatore è quindi la mente e, ovviamente, può anche essere l'operatore di se stesso. Ma anche se si affida a bravi professionisti delle diverse fasi tecniche, rimane comunque il solo autore dell'immagine finale.
Per fate un esempio basta pensare al cinema. Non è un caso che nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio che il ruolo più importante in un film è quello del regista e che il direttore della fotografia, casomai, viene premiato come riconoscimento alla sua capacità di trasformare in operazioni tecniche la “visione" del regista.

Zermatt scatto originale, ©Pixabay, L'immaginatore per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020A questo punto vorrei porre l'attenzione su una questione raramente considerata. Occupiamoci della questione semantica distinguendo tra fotografia e immagine.
Comunemente si tende a considerare le due parole come sinonimi. In realtà io penso che tale identità di significato sia concettualmente scorretta.
Facciamo l'ipotesi che un fotografo abbia come soggetto del suo scatto un quadro. Disporrà luci e ogni altro elemento tecnico in modo da ottenere una perfetta fotografia del quadro.

Si può dire che il suo scatto sia un'immagine?
Dovremo rispondere di no, perché l'immagine è il quadro. Lo scatto che lo rappresenta, soprattutto se tecnicamente perfetto (come del resto era nelle intenzioni del fotografo) non ha niente di proprio, essendo il contenuto creativo completamente in capo all'autore della pittura.
Stessa cosa potrebbe dirsi di uno still life di un singolo oggetto. Se lo scatto è perfetto la fotografia è un ottimo lavoro ma l'immagine è data dalla firma, dai colori e dallo stile del soggetto.
La vera discriminante nei due casi citati è il fattore temporale. Tutti sappiamo che la caratteristica delle fotografie è che in esse si ha il “congelamento” dell'attimo in cui avviene lo scatto e quindi, che si tratti di un soggetto in movimento o di paesaggio immobile, si può sempre intendere che solo l'attimo del click è unico, non fosse altro che per la minima variazione di luce che avviene subito dopo (se non per la posizione, l'espressione e la composizione del soggetto stesso).
Sofismi?
Forse. Ma se si accetta di distinguere tra foto e immagine ne consegue che il ruolo dell'Immaginatore diventa di fondamentale importanza per la qualità finale dell'immagine.

Zermatt scatto corretto, ©Pixabay, L'immaginatore per osservatoriodigitale n.o 106 di settembre-ottobre 2020La qualità dell'immaginatore è quindi qualcosa che poco ha da spartire con quella del fotografo: è uno specialissimo algoritmo mentale che è capace di “vedere" l'immagine finale combinando tutta l'abilità del fotografo con quella delle opzioni offerte da un eventuale software di fotoritocco, includendo anche le capacità tecniche dell'operatore che lo eseguirà. In base a tutti questi elementi l'Immaginatore traccia anche mentalmente il percorso fatto di step successivi, dei quali non è detto nemmeno che il lavoro del fotografo sia il primo ad essere posto in atto (potrebbe essere per esempio la scelta di una luce specifica, l'attesa di una situazione particolare, ecc.).
Come si vede io sto esponendo il ruolo di tre differenti figure, ma è ovvio che queste possano essere incarnate dalla medesima persona oppure essere distinte per coppie o singolarmente.

Quello che qui importa è che si sviluppi la consapevolezza che per giungere a risultati di eccellenza bisogna imparare a ragionare in modo differente per tre fasi, proprio come se si trattasse di tre professionisti diversi. Mentre per il fotografo e l'operatore di fotoritocco partono specificatamente da una conoscenza tecnica dei mezzi che impiegano (il che non esclude che siano dotati di una propria creatività), nel caso dell'Immaginatore si parte comunque da un processo creativo ma la conoscenza delle possibilità tecniche delle tre figure è la base per la definizione del risultato finale. Anzi, non solo le competenze di cui abbiamo parlato ma aggiungerei anche quelle sui processi che rendono fruibili l’immagine dopo che sia stata creata.

È ovvio infatti che se l'utilizzo previsto è la stampa in quadricromia per una pubblicazione o se il suo uso finale prevede una stampa in grande formato con un plotter di ultima generazione o se, ancora se ne vuole un impiego video (sia TV o su un monitor di computer) cambia qualcosa nella resa finale dell'immagine. Pertanto un Immaginatore potrebbe scegliere interventi differenti a seconda dell'utilizzo finale previsto per l'immagine.

 

 

 Data di pubblicazione: settembre-ottobre 2020
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