Editoriale
Maggio - Giugno 2020, Anno XIV, N. 104
Ezio Rotamartir
Qualcuno, alcuni giorni fa, mi ha chiesto come si possa fare ad avere voglia di parlare e di scrivere di fotografia in tempi come questi, dove l'argomento principale è legato alla vita e alla morte delle persone. È proprio li che sta il punto, ho risposto. Proprio perché abbiamo tutti bisogno di staccare la presa da quel tipo di attenzione e, soprattutto, ce lo chiede la nostra mente, per non perdere la ragione.
Abbiamo troppo tempo per pensare e, spesso, poco da fare perché questo "lockdown", questo confino obbligatorio vissuto da molti quasi come un provvedimento giudiziario di arresti domiciliari anziché come un'emergenza pandemica a livello planetario, ci ha in qualche modo costretto a rivedere il nostro modo di lavorare e, di conseguenza, di vivere.
Come avrete capito dalla cadenza di uscite abbiamo preferito passare a una periodicità bimestrale per alcuni motivi molto semplici: la difficile reperibilità di notizie, fatta per noi di incontri e rapporti diretti con le persone e le cose, oltre al fatto che è impossibile riunire la redazione sotto uno stesso tetto e – lasciatemelo dire – lavorare e incontrarsi in modo remoto non è esattamente la stessa cosa perché noi siamo un gruppo al quale piace confrontarsi e discutere, a volte anche in modo animato, prima di giungere a mettere insieme il numero che poi viene prodotto. Lavoriamo sempre allo stesso modo, per offrire a chi ci legge un giornale ricco di rubriche interessanti. Anche questo mese ce ne sono due che esordiscono e due che ritornano: l'avvocato Stefanutti ci parla del Diritto applicato al mondo della fotografia mentre Laura Cascone ci parla di qualcosa di pratico nella sua rubrica Scrapbooking. Glauco Comoretto e Gabriele Dardanoni ritornano con riflessioni e belle immagini con le loro rubriche ANFM e l'Immaginatore. Insomma, non vogliamo farvi annoiare, questo è il nostro intento.
Per quanto riguarda la situazione contingente ci sono tante, moltissime notizie delle quali si dovrebbe parlare.
Una su tutte è che la fotografia rappresenta un'ancora di salvezza per molti, anche per un comparto di cui si parla poco: le case d'asta. Comprenderete che in questo momento il mercato dei beni rifugio e dell'arte ha subito un brusco stop come quasi tutte le altre attività, dalle quelle di primaria importanza a quelle di natura tutt'altro che necessaria. Per la cronaca sappiate che il mercato dell'arte nel 2019 ha movimentato qualcosa come 17 miliardi di dollari, giusto per darvi un'idea, un valore tangibile. Ebbene, negli Stati Uniti, una grandissima e notissima casa d'aste come Christie's ha rivelato che il suo fatturato di questi mesi è stato salvato dalla vendita di... fotografie. Sì di immagini particolari, ricche di fascino e cariche di emozioni antiche come quelle realizzate dal buon vecchio e caro Ansel Adams, che col suo mulo e la sua macchina fotografica a lastre di grandi dimensioni si avventurò su irti sentieri per immortalare alcune delle zone naturali americane che divennero col tempo vere e proprie icone, come il Grand Canyon, il parco di Yosemite o gli spazi immensi dell'Arizona e del New Mexico.
Vi voglio parlare ora di una situazione che si è creata (anche) a causa dell'emergenza sanitaria ma che ha radici ormai profonde: il rinvio dell'ex principale Fiera mondiale della fotografia, il Photokina di Colonia. Gli organizzatori hanno deciso di rimandare l'evento alla prossima edizione che si terrà nel 2022. Sembra la cronaca di una morte annunciata (citando colpevolmente il titolo di uno dei romanzi di Gabriel Garcia Marquez*); due anni fa, al termine dell'ultima edizione regolare del Photokina, gli organizzatori annunciarono che sarebbe cambiato il format, passando da biennale ad annuale, e il periodo di apertura, dall'autunno alla primavera. Lo scarso numero di contratti sottoscritti per la prima edizione costrinse gli organizzatori ad annullare l'evento riportandolo alla cadenza biennale, che sarebbe occorsa quest'anno ma, come sappiamo, il coronavirus ha fatto il resto e la fiera è stata di nuovo cancellata. Nessuno si è meravigliato di questa vera e propria débâcle. Perché?
Probabilmente perché si è tentato di salvare un evento tradizionale, che radunava molti operatori e tutta la stampa del settore, trasformandolo in qualcosa di ibrido che portasse alla ribalta anche tutta una serie di generi commerciali che poco hanno a che fare con la fotografia, con il risultato di renderla non più interessante né per chi la visitava abitualmente né per coloro che avrebbero dovuto o potuto visitarla per la prima volta. Complimenti.
C'è infine una notizia interessante da commentare e riguarda gli interventi sistemici di un Paese a salvaguardia dell'operato delle proprie aziende ritenute strategiche.
Parliamo del Giappone che ha colto la palla al balzo e, in occasione della pandemia, ha messo sul tavolo una proposta reale e tangibile che ha fatto sobbalzare il comparto dei produttori di apparecchiature fotografiche e non solo. A differenza di qualcuno che in un paese europeo a forma di stivale parla, parla e parla in televisione e fa proclami annunciando cifre che sembrerebbero indicate a caso da devolvere a favore della popolazione e di chi lavora, il governo nipponico ha messo sul tavolo 2,2 miliardi di dollari affinché le aziende nazionali riportino la produzione in patria, lasciando i centri manifatturieri che hanno in Cina. Direi che quando si vuole fare sul serio ci si muove così, no?
Anzi, vi lasciamo con un grafico significativo, relativo al periodo febbraio-aprile 2020 per quanto riguarda le vendite online di alcuni generi di consumo tra i quali ci sono le nostre amate fotocamere (e accessori vari). No comment, il grafico parla da solo.
Anche se con l'uscita di questo numero di osservatoriodigitale è prevista anche l'uscita del popolo italico (non in massa ma dubito che qualcuno si farà sfuggire l'occasione) sarebbe bene pensare alle conseguenza che potrebbe avere un atteggiamento sconsiderato nei confronti di un pericolo che è ancora tra noi ed è tutt'altro che in via di estinzione; se abbiamo a cuore la nostra vita e (almeno) quella di coloro che amiamo pensiamoci bene prima di sentirci di nuovo liberi come un tempo che fu.
Nel dubbio, se proprio non ne abbiamo una necessità assoluta, l'invito è quello di continuare a restare a casa, tanto ormai dovremo aver imparato bene come farlo.
Arrivederci e buona lettura,
Ezio Rotamartir
*Il romanzo è un'opera d'arte di cui vi consiglio caldamente la lettura. In mezzo a tanto orrore letterario dal quale siamo purtroppo circondati, nutrire la mente con qualcosa di eccellente non può che fare bene.