Editoriale

Luglio - Agosto 2020, Anno XIV, N. 105

Ezio Rotamartir

Il sistema Italia è uscito abbastanza con le ossa rotte dall'emergenza pandemica che ha attraversato. C'era forse da stupirsi vista la qualità di chi governa questo povero Paese? E di noi popolo che cosa vogliamo dire?
A questo proposito ci sono un paio di citazioni che, secondo me, calzano a pennello...

©Space X for Nasa - osservatoriodigitale di luglio-agosto 2020 n.o 105

Che ne sarà di noi e della nostra amata arte fotografica? Ci rassegneremo a considerarla un hobby vero e proprio, accontentandoci di continuare a utilizzare gli strumenti che abbiamo (e chi può permettersi di fare nuovi acquisti alzi la mano) oppure ci sarà chi terrà duro e andrà avanti a testa bassa nella propria professione?
Il sistema Italia è uscito abbastanza con le ossa rotte dall'emergenza pandemica che ha attraversato. C'era forse da stupirsi vista la qualità di chi governa questo povero Paese? E di noi popolo che cosa vogliamo dire?
A questo proposito ci sono un paio di citazioni che, secondo me, calzano a pennello. La prima, parlando della classe politica, mi trova particolarmente d'accordo e a scriverla fu Henri-Frédéric Amiel ed era il 1871 quando affermava che "le masse scenderanno sempre più al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà e la democrazia arriverà all'assurdo di lasciare che siano i più incapaci a prendere le decisioni più importanti." Vi risparmio il seguito perché potrebbe lasciarvi ancor più stupefatti, a bocca aperta.

A proposito di noi popolo vorrei invece riportare un pensiero di Alexis de Tocqueville nel quale denunciava, nel 1835, di vedere intorno a sé "una folla sterminata di uomini simili e uguali, che si girano senza tregua su loro stessi per procurarsi piaceri piccoli e banali con cui colmare l'animo. Ma ognuno, ripiegato su se stesso, è come estraneo al destino degli altri: i figli e gli amici costituiscono tutta la specie umana. Quanto ai concittadini, si vive accanto ma non ci si vede."

Sono trascorsi quasi un secolo e mezzo e due secoli da quel tempo ma non mi sembra che le cose siano migliorate. "Il coronavirus ci renderà migliori", "Andrà tutto bene" sentivo dire e leggevo sui cartelli. A distanza di un mese dalla nuova "liberazione" mi sembra che tutto sia rimasto uguale (sono un inguaribile ottimista, lo confesso) e nel cuore degli uomini sia rimontata l'acredine, la superbia e la maleducazione di sempre. La pandemia ha creato danni che sarà difficile riparare in fretta. In tutti i settori merceologici e il nostro, che già pativa fortemente, è in prima linea a contare morti e feriti.
Da tempo si parlava, ad esempio, di un'imminente chiusura da parte di Olympus del settore fotografico: è notizia di un paio di settimane fa che la casa giapponese ha ceduto proprio quella divisione a un fondo finanziario, lo stesso che tempo addietro si comprò la divisione Vaio, quella dei famosi e ottimi computer Sony. Nel comunicato stampa diffuso da Olympus si sottolinea come il fondo porterà avanti lo sviluppo di nuovi prodotti, illazione confutata da una slide in cui veniva mostrata la "road map" con tutti i nuovi prodotti, fotocamere e obiettivi. Il dubbio si è fatto forte quando abbiamo fatto un paragone proprio con il mondo Sony Vaio: al momento della cessione al fondo d'investimento le promesse furono le stesse peccato che oggi, a distanza di anni, nessuno abbia più avuto il piacere di vedere e poter acquistare un PC che avesse quelle caratteristiche e qualità ma che, soprattutto, portasse ancora quel nome...

L'autunno come d'incanto ci porterà delle buone notizie? Lo scopriremo solo vivendo.
Per ora consoliamoci con un'immagine NASA simbolo di viaggi verso lo spazio, un futuro immaginato e immaginifico che lascia negli uomini di buona volontà almeno la possibilità di nutrire speranze per il proprio futuro.

Arrivederci, buona estate e buona lettura,

Ezio Rotamartir

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