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Come porti i capelli bella bionda?

ODLab

Qualcuno suggerirà che li porta alla bella marinara ma i lettori più giovani dovranno rivolgersi agli amici o ai genitori per sapere il perché. La domanda originale era volta a scoprire la foggia dell'acconciatura mentre noi pensiamo al colore dei capelli che, di sfumature, ne ha davvero tante ma non tutte originali.

Si fa presto a dire bionda ma, prima ancora di scegliere di quale tipo di biondo si tratta, viene istintivo chiedersi se è una bionda vera oppure falsa. Allora ecco che interviene ancora il mago Visivig e corre in nostro soccorso.

C'era un tempo l'allegro villaggio di Gamut* dove il tempo scorreva tranquillo e la vita beata. Tuttavia la principessa non trovava pace né un promesso sposo così che il padre indisse un torneo molto particolare: chi avesse ritratto meglio la figlia l'avrebbe avuta in sposa. Dopo grandi selezioni rimasero due soli pretendenti che facevano proclami a destra e a manca, sbandierando la loro sicurezza professionale e l'assoluta fede nei propri mezzi. "Io scatto in jpeg e ti farò bellissima" – sosteneva il primo. "io scatto in raw e metterò in mostra la tua vera bellezza che non ha bisogno di trucchi" – dichiarava il secondo, mentre la popolazione si divideva e cominciava a sostenere un po' questo e un po' quello.

Venne il giorno della giostra finale e i due, che avevano lavorato giorno e notte per preparare il loro miglior ritratto, finalmente mostrarono a tutti la loro opera. Mentre il popolo si infervorò subito per le due immagini della bella promessa sposa, quella vedendosi ritratta in modo così volgare fuggì in lacrime all'interno del castello. Il padre si interrogò sul da farsi e, di primo acchito, fece arrestare i due felloni e li fece tradurre nelle segrete, in attesa che venissero giustiziati. Il popolo zittì e ascoltò le parole dure del proprio re. Nel primo ritratto la principessa aveva una forte dominante rossa mentre nel secondo c'era una anomala abbondanza di verde: com'era possibile un tale affronto? Senza dubbio i due meritavano una punizione esemplare.

Apparve allora il mago Visivig che cercò di rincuorare la principessa e calmare le ire del padre spiegando loro che era solo una questione di errata calibrazione degli strumenti con i quali avevano lavorato i due pretendenti, in particolar modo quella del monitor. Sbigottiti ma interessati, i reali lo fecero continuare fino a quando, con una piccola magia, mostrò loro il vero contenuto dei file generati dai due prigionieri: i colori erano fedeli – varrebbe la pena di definirli "reali" – e l'immagine della bella e giovane promessa sposa si trasformò in una vera festa per gli occhi di tutti. Soprattutto i due prigionieri scamparono a una nefasta sorte e vennero liberati: ancora oggi, infatti, svolgono allegramente la professione di fotografo matrimonialista in tutte le contee del regno.

I falsi colori della principessa  – od89

Sembra facile, ma soprattutto sembra tutto corretto agli occhi di chi post-produce un'immagine, fino a quando non si arriva alla fine del ciclo di produzione, la stampa dell'immagine stessa. Si parla quindi di coerenza cromatica, una serie di condizioni che devono verificarsi dal momento dello scatto fino appunto alla stampa.

Lo scatto dev’essere realizzato correttamente , lo sviluppo dei file raw deve seguire certi criteri , il monitor deve fornire una rappresentazione accurata del colore e la stampa deve tenere conto di eventuali problematicità. Sembra tutto chiaro, no? Tutto questo fa parte di quella che viene definita gestione del colore ma che, spesso, viene confusa con la pratica di correzione del colore, che sono due concetti decisamente differenti.

La correzione del colore serve a migliorare le immagini mentre la gestione del colore serve a riprodurle correttamente. La gestione del colore non si cura dell’aspetto delle immagini ma si limita a mettere in atto delle procedure per riprodurle al meglio. Ci serve quindi introdurre il concetto di metodo colore (o modello colore). Un metodo colore è un modello matematico astratto che descrive come i colori possono essere rappresentati.

Perché si parla di “modello”? Perché un metodo colore è un’entità ideale ma nella realtà praticamente nulla è uguale al modello ideale e c'è di più: non tutti i modelli sono uguali. Così si può definire il metodo colore RGB (Red, Green, Blue): non un RGB specifico ma un modello generale.
Ma che cosa conosciamo di questo metodo colore RGB?
Sappiamo che descrive il comportamento di illuminanti di colore rosso, verde e blu e che se i tre illuminanti hanno la stessa intensità (R = G = B) percepiremo un colore acromatico, neutro.
Sappiamo come le mescolanze producono colori diversi dai primari. Che cosa è invece che non sappiamo? Non sappiamo quali tonalità di rosso, verde e blu sceglieremo e non sappiamo nemmeno come sia definito il punto di bianco. Non sappiamo quale sia l’intensità luminosa degli illuminanti in gioco e non sappiamo come sia distribuito il contrasto: se però riusciamo a specificare tutti questi dettagli allora diamo vita agli spazi colore RGB, incarnazioni diverse tra loro che si rifanno però a uno stesso modello. Riflessione importante: ogni dispositivo che utilizziamo ha un suo spazio colore ed ecco perché è importante comprendere come far corrispondere i valori tra i vari dispositivi, tradurre un valore di un spazio colore in un altro, corrispondente a quello di un altro dispositivo, affinché il risultato finale sia coerente, corrispondente, reale.
Ma questo lo vedremo nel prossimo numero di luglio/agosto.

Volete sapere com'è finita la storia della principessa? Ah sì, va bene. Dopo l'intervento provvidenziale del mago, soprattutto per la testa dei due poveretti, vennero rimessi in discussione anche tutti i ritratti scartati in precedenza che, una volta corretti, misero in mostra opere bellissime al punto che la principessa si innamorò letteralmente di quella di un contendente che scattava in medio formato e decise di sposarlo per vivere a lungo felici e contenti.
Dalle parti di Napoli fecero subito delle figurine per il presepe mentre una banda di cinesi cominciò a smerciare orribili foto istantanee degli sposi che girano ancora ai giorni nostri, sbiadite e parzialmente rovinate.
Ma questa è un'altra storia che per fortuna non è arrivata ai giorni nostri...

 

* Il gamut di un dispositivo o di una periferica, termine inglese derivato dal medio latino gamma-ut che indicava una scala di note, è l'insieme dei colori che il dispositivo o la periferica è in grado di produrre, riprodurre o catturare ed è un sottoinsieme dei colori visibili. (wikipedia)

 

Grazie a Marco Olivotto e Alessandro Bernardi.

 

 

Data di pubblicazione: giugno 2018
© riproduzione riservata

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