L'Osservatrice Romana

Charles Negre, chi era costui?

Monica Cillario

Iniziò come pittore ma gli è stato dedicato un Museo della Fotografia. Perché? Provo a spiegarlo in questo articolo.

Vi ho parlato diverse volte del Museo della Fotografia di Nizza, ossia del “Museo Charles Negre”, ma…  chi era costui?

Probabilmente alcuni di voi sanno chi fosse, ma sono anche abbastanza sicura che molti invece non hanno alcuna idea di chi sia (stato) Charles Negre.

In realtà non lo sapevo nemmeno io, prima di imbattermi nel Museo a lui intitolato e però se mi leggete è presumibile che un po’ la fotografia vi interessi e quindi questa è una lacuna che secondo me val la pena di colmare. Non lo dico per montare in cattedra e vestire i panni della famosa “maestrina dalla penna rossa”, sia ben chiaro, lo dico per simpatia nei confronti di chi mi segue su questa rubrica ormai da diversi anni.

Comunque, se devo dirla tutta, non sto scrivendo qualcosa su Charles Negre perché gli hanno intitolato un Museo, ne sto parlando per il semplice fatto che l’ho trovato un artista interessante e  soprattutto “moderno” per la sua epoca.

Era nato in Costa Azzurra, a Grasse, nel 1820 ma ben presto si trasferì a Parigi per seguire dei corsi di pittura, poiché il suo intento era quello di diventare un pittore e, se possibile, anche famoso.  Andò a lezione da Ingres e da Delaroche. Poco più che ventenne s’imbatté  però nel dagherrotipo e… fu un vero colpo di fulmine!

Ad iniziarlo alla fotografia fu Gustave Le Gary, suo amico e compagno di corso alle lezioni di Delaroche.

Per un breve periodo Negre realizzò un certo numero di dagherrotipi ma poi si dedicò al calotipo (procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini riproducibili con la tecnica del negativo / positivo) e divenne un bravo esperto nel ritocco tanto di negativi quanto di stampe. Fu un abile “photoshoppista” ante litteram, insomma.

Charles Negre fu comunque un artista eclettico e non si pose mai il problema di scegliere fra pittura e fotografia; e perché mai avrebbe dovuto farlo? Praticò entrambe e con buonissimi risultati.

In realtà si servì della fotografia come aiuto alla pittura, divenendo uno specialista di foto di paesaggio e di architettura.

Quando era ancora appena agli inizi, gli vennero commissionate delle fotografie della Cattedrale di Chartres, di diverse opere museali per conto del Museo del Louvre, nonché  dell’Asilo Imperiale di Vincennes.

In quegli anni (siamo intorno alla fine del 1850) frequentava la cerchia della Società Eliografica, ma non fece mai parte della spedizione impegnata nella missione eliografica.  Questo però non gli impedì di intraprendere per conto proprio un rilevamento fotografico nel Midi della Francia, sua terra di origine.

Era comunque soprattutto un grande amatore delle scene di genere nella vecchia Parigi e realizzò una serie dedicata agli spazzacamini. Questo lavoro mette in evidenza la sua abilità di fissare i punti più importanti di una situazione: sapeva andare al cuore della scena e lo sapeva fare nonostante all’epoca i mezzi fotografici fossero ancora agli albori.

Quello che voglio dire è che sapeva fissare l’elemento topico di una situazione malgrado l’handicap dato dalla lentezza  della procedura tecnica del calotipo. Negre aveva un’abilità tutta sua nel fotografare l’acme dell’espressività dell’avvenimento che riprendeva, nel cogliere l’attimo, e in questo in un certo senso anticipava già la dimensione specificamente istantanea che la fotografia acquisterà negli anni a venire.

Come ho detto, Charles  Negre era un uomo moderno, anzi, addirittura un passo avanti rispetto al suo tempo. Aveva compreso quasi subito l’importanza della riproduzione fotografica e nel 1856 mise a punto e brevettò una complessa procedura di incisione eliografica riproducendo, fra il 1871 e il 1877, le fotografie di Louis Vignes nell’opera dal titolo “Viaggio di esplorazione nel Mar Morto”, scattate a Petra e sulla riva sinistra del Giordano.

A causa di problemi di salute si ritirò nei suoi luoghi natii e solo molti anni dopo la sua morte venne accolto nel Pantheon dei fotografi più famosi di Francia.

Riportato agli onori nel 1936, prima a Parigi e poi a New York, fu in realtà solo a partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso che gli venne riconosciuta l’importanza che meritava: nel 1976, in Canada, in occasione delle celebrazioni dell’Anno del Patrimonio Culturale e poi nel 1980, in Francia, quando gli venne finalmente dedicata una intera esposizione che mise in risalto la sua importanza come pioniere della fotografia.

Il Museo della Fotografia di Nizza che, come ho detto in apertura, porta il suo nome, ha un’area interamente dedicata alle fotografie che lui scattò a Nizza fra il 1863 e il 1866. Il suo lavoro permette a noi contemporanei di riscoprire Nizza e i suoi abitanti verso la seconda metà del XIX secolo. Ci sono fotografie che ritraggono i funerali del figlio dello zar ma, a fianco a queste, sono esposte anche immagini della borghesia, locale e straniera, intenta a godersi il dolce far niente delle passeggiate sulla Promenade des Anglais e non mancano nemmeno scatti che testimoniano la fatica dei lavoratori, del popolo: pescatori intenti a riavvolgere le reti al rientro da una giornata di lavoro, mercanti che vendono frutta e verdura al mercato, contadini che fanno ritorno alle loro case in campagna tirando il carretto ormai vuoto.

Molti lo definiscono un pittore e un documentarista ed è vero, lo è stato, ma è stato anche uno street-photographer quando ancora questo termine non esisteva perché, come ho già avuto occasione di dire, Charles Negre era un passo avanti rispetto ai suoi tempi e, benché ci abbia messo un po’, alla fine il mondo – in particolare quello della fotografia – si è accorto di lui e della sua bravura.  E ce ne siamo accorti anche noi di Osservatorio Digitale.

 

Data di pubblicazione: giugno 2017
© riproduzione riservata

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