Editoriale

Febbraio 2018, Anno XII, Numero 2

Ezio Rotamartir

 

Ruote di bicicletta colorate - osservatoriodigitale di febbraio 2018, n.o 86

Nonostante l'aria gelida suggerisca di tenere le mani al caduccio, dentro le tasche o dentro ai guanti, siamo sempre di più quelli che sfidano le basse temperature per il piacere di scattare immagini che, spesso, andranno solo a rimpinguare il disco rigido dedicato o la sempre più "grassa" cartellina di immagini sul nostro computer. Mai una stampa, poche condivisioni: i più attivi di noi pubblicano le foto migliori sui siti specializzati – come Flickr, per intenderci – più che per farle vedere agli altri quasi per una sorta di mossa scaramantica e uno slancio archivistica. Qualsiasi cosa succeda almeno li ce n'è una copia.

E pensare che ormai, periodicamente, ci vengono proposte attrezzature che permettono di recuperare immagini da vecchi negativi e diapositive, strumenti che fino a qualche anno fa avevano costi inaccessibili per i non professionisti. Ma chi se ne importa delle vecchie pellicole, potrebbe dire qualcuno, magari abituato a scattare in digitale o imprigrito dietro lo schermo dello smartphone. C'è tutto un mondo che ha cassetti o apposite scatole pieni di rullini e strisce di negativi che oggi avrebbero voglia di rivederle sullo schermo del computer, poterle ritoccare e dar loro un taglio nuovo per poi, magari, stamparle. Anche la rediviva Kodak (o almeno l'azienda che si cela dietro a questo marchio) ha appena presentato un piccolo ma potente scanner a torretta, capace di acquisire negativi e dia in vari formati, per una cifra intorno ai 150 Euro, e lo fa in modo del tutto autonomo grazie al display LCD integrato, restituendo file jpeg da 14 megapixel nativi oppure 22 interpolati.

Al tempo stesso esiste una realtà che si rivolge a coloro che hanno archivi storici e ai professionisti, con le loro pellicole di grandi dimensioni ed è il mondo della scansione di qualità, quella che necessità di scanner complessi e molto evoluti, capaci di riportare in vita immagini che altrimenti sarebbero apparse inutilizzabili. Parliamo di strumenti capaci di restituire file simili al raw con dimensioni anche vicine ai 30 megapixel reali, con un'occupazione sul disco di parecchie decine di megabyte. Proprio in questi giorni è partita un'iniziativa italiana volta a rilanciare questo servizio, fruibile addirittura dal proprio studio grazie al servizio di noleggio porta a porta. Il nome è simpatico non solo perché fa il verso a un famosissimo slogan di qualche anno fa e invito tutti a visitare il loro sito, anche solo per capire che cosa offre il mondo della scansione professionale: YesWeScan.

Buona lettura a tutti.

Ezio Rotamartir

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