EZ Photo-reality

Una passione che nasce da lontano

Eugenio Zamengo Pontrelli

La mia passione per la fotografia è nata da bambino, durante una gita scolastica allo zoo. Avevo circa 6 anni e impugnavo una semplice fotocamera compatta. Lo stupore di catturare il mondo attraverso il mio sguardo e trasmettere quell'emozione ai miei genitori era qualcosa di magico. Ogni animale diventava un soggetto da immortalare, un'angolazione insolita da scovare. Era un gioco istintivo, privo di calcoli tecnici. Il mio unico obiettivo era catturare l'essenza di ciò che vedevo, in quel caso quanto mi piaceva la pantera.

©Eugenio Zamengo Pontrelli – Una passione che nasce da lontano per OD 121 di aprile-giugno 2024Ignaro delle complessità tecnica, come l'esposizione o di quanto impegno ci volesse per la messa a fuoco manuale, mi tuffavo in questo mondo affascinante. Anche se tutto questa ignoranza mi fecero chiedere delle cose come: perché le ombre nelle mie foto non si riuscivano a vedere? Come potevo attivare l’effetto sfocato sullo sfondo? Iniziai così come fanno tutti a cercare su internet come poter ottenere quello che volevo, esplorando tutte le funzioni della macchina fotografica, il significato di diaframmi, ISO e tempi di otturazione e tutto quello che riuscivo a ottenere.

Con il tempo, la tecnica era diventata un qualcosa di molto concreto . Fotografavo per il gusto di ottenere immagini impeccabili, con luci perfettamente equilibrate e soggetti a fuoco e l’effetto bokeh. Ma qualcosa si era perso lungo il cammino. La mia ossessione per la perfezione tecnica mi aveva fatto dimenticare l'anima della fotografia: la capacità di raccontare storie, di suscitare emozioni, o meglio di esprimere la propria visione del mondo.

Mi ero trasformato in un mero esecutore tecnico, dimenticando che la fotografia è ben altro. È uno strumento per comunicare, per condividere emozioni, per catturare l'essenza di un momento, di un luogo, di una persona. Le domande banali su impostazioni e modelli di fotocamere avevano preso il sopravvento, creando una falsa sensazione di “bello” o “corretto”.

Fortunatamente, mi resi conto di questa deriva. Compresi che la fotografia non è una gara a chi possiede la tecnica migliore o l'attrezzatura più costosa. Si tratta di un'espressione personale, di un modo unico di vedere e interpretare il mondo. L'originalità e l'autenticità sono le vere protagoniste, non le regole ferree e i tecnicismi aridi.

Ripensando a foto iconiche come quelle di Robert Capa al D-Day, compresi che la perfezione tecnica non è sempre necessaria. Anzi, a volte può ostacolare la forza comunicativa di un'immagine. L'imperfezione, la sfocatura, il rumore possono persino aggiungere realismo e pathos a uno scatto.

Per questo motivo, ho scelto di condividere una fotografia che secondo me appresenta il connubio tra tecnica e narrazione e quindi una buona foto. Un'immagine che non si limita a mostrare la realtà, ma che racconta una storia, suscita emozioni e invita a una riflessione, o almeno spero.

Bisogna ricordarsi che la tecnica è importante, fondamentale per padroneggiare lo strumento. Ma non lasciate che sia il vostro padrone. Usatela al servizio della vostra storia, della vostra visione, per raccontare le scene che vi colpiscono.

Lasciatevi guidare dai vostri occhi, dalla vostra voglia di esplorare e di sperimentare. Non bisogna avere paura di osare, di infrangere le regole e di trovare la vostra voce artistica.

 

 

Data di pubblicazione: aprile-giugno 2024
© riproduzione riservata

Cerca su Osservatorio Digitale