A come autofocusIl sistema automatico di messa a fuoco, comunemente chiamato Autofocus, è una tecnologia che ha rivoluzionato il modo di fotografare negli ultimi vent'anni. Grazie a un sistema computerizzato e a ottiche dotate di motori interni per la messa a fuoco automatica, controllata dal corpo macchina, si è in pratica risolto il problema di soggetti sfuocati o mossi. Nel corpo macchina sono presenti i sensori di messa a fuoco automatica che elaborano le informazioni da inviare all'ottica che si muove per mettere fisicamente a fuoco il soggetto.

Detto così sembrerebbe semplice ma non lo è per niente, soprattutto considerando i tempi di reazione che sono, di solito, di pochi millisecondi.
Vi sono differenti sistemi di autofocus che servono a stabilire la distanza tra la lente e il soggetto inquadrato. Il primo e più impiegato è il sistema attivo, molto utilizzato soprattutto sulle compatte e sui corpi macchina di fascia economica. Oltre a essere particolarmente lento come sistema è molto limitato anche nella distanza di utilizzo. La macchina emette una luce, solitamente di colore rosso, che colpisce il soggetto inquadrato. Viene quindi misurata l'intensità della luce riflessa oppure il tempo che impiega la luce a colpire il soggetto e tornare al sensore di rilevamento sul corpo macchina.

Oggigiorno invece, la maggior parte delle fotocamere utilizza il sistema di autofocus cosiddetto passivo, perché si avvale di una serie di sensori CCD che fanno capo alla CPU principale della macchina: i sensori eseguono una rapida scanione dell'inquadratura rilevandone il grado di luminanza nelle varie zone. La limitazione dei primi autofocus passivi era data dal fatto che, per funzionare correttamente, avevano bisogno che il soggetto fosse in buona luce e dotato di un certo dettaglio al fine di non essere tratti in errore. L'evoluzione di questo tipo di autofocus ha portato a due sottocategorie denominate a rilevamento: della fase e del contrasto.

Schema AF Canon 1D Mark III

Il rilevamento della fase consiste nel dividere la luce in ingresso in due immagini e compararle. La misurazione del contrasto, invece, consiste nel determinare quando la massima messa a fuoco corrisponde al massimo contrasto, all'interno del campo del sensore. Questo è un metodo comunemente utilizzato nelle videocamere e nelle macchine fotografiche digitali, e la misurazione viene effettuata attraverso la lente effettiva. In questo modo, l'autofocus passivo non utilizza praticamente per niente la misurazione della distanza del soggetto.

I sistemi attivi, tipicamente, non possono mettere a fuoco attraverso finestre o altre superfici trasparenti, dal momento che la maggior parte di queste superfici riflette onde sonore o luce infrarossa. Con i sistemi passivi questo solitamente non è un problema, a meno che il vetro non sia sporco, macchiato o colorato.

I sistemi passivi, tuttavia, non funzionano se il contrasto è basso, ad esempio sulle grandi superfici monocromatiche come i muri, il cielo sereno o in condizioni di scarsa illuminazione. I sistemi passivi, infatti, dipendono da un certo grado di illuminazione naturale, mentre i sistemi attivi funzionano anche nella totale oscurità.

Cerca su Osservatorio Digitale