A quasi quattro anni di distanza dal test della versione a 39 megapixel della H3D II, con l'avvento della quarta generazione del sistema digitale Hasselblad, H4D, ci si trova tra le mani qualcosa di familiare dal punto di vista tattile e visivo ma che al suo interno nasconde una vera e propria rivoluzione. Anche se il corpo in prova è quello con la versione capace di "soli" 40 megapixel, ci si accorge immediatamente di quanto sia cambiato l'intero sistema. Non appena si posa l'occhio sull'oculare ci si accorge che il mirino è diventato più luminoso, la macchina sembra reagire immediatamente, lo scatto a mano libera è davvero diveuto possibile e, allora, Steve Mc Curry testimonial di Hasselblad oltre che fotografo di fama mondiale diceva la verità nelle sue ultime interviste: con il nuovo sistema si può fare anche fotografia all'aperto e, forse, addirittura turismo fotografico.
Stiamo parlando della regina delle fotocamere digitali, l'unica che possieda un corpo macchina che è il vero e proprio cuore di un sistema digitale, pensato, studiato e realizzato per dare il meglio in questo tipo di realtà. La H4D introduce una serie di nuove caratteristiche rispetto alla H3DII tra cui la più importante è sicuramente la nuova elettronica della fotocamera che permette l'utilizzo della funzione True Focus con APL (Absolute Position Lock), che perfeziona il sistema di messa a fuoco automatica per una composizione accurata a distanza ravvicinata anche con profondità di campo ridotta. Ci sono anche il nuovo display da 3" TFT, ora a 24 bit, che permette un angolo di visione ancora più ampio, oppure la possibilità di utilizzare tempi di scatto fino a quattro minuti e scrivere i file con tempi di trasferiemnto più brevi, fino ad un massimo di 80MB al secondo, sfruttando la capacità di alcune schede CompactFlash della SanDisk. Ma vediamo nel dettaglio tutte le caratteristiche di questo modello.
Forte della tradizione della casa ex-svedese nel mondo delle medio formato 6 x 4,5, anche la H4D da 40 milioni di pixel possiede un sensore CCD da 33,1 x 44,2 mm (7.304 x 5.478 pixel) grande quasi il doppio rispetto ai sensori full-frame delle fotocamere 35 mm; la sensibilità ISO disponibile si estende da un valore di 100 fino a 1600: solo quattro anni fa sembrava un sogno, quando sulla H3DII la sensibilità massima si fermava a 400 ISO. Durante l'utilizzo a mano, sia il sensore più evoluto sia la diversa gamma di sensibilità hanno letteralmente trasformato la macchina da un'entità da studio a uno strumento per tutti gli impieghi. Ovvio, al di là del costo d'acquisto che, come vedremo più avanti, è importante ma non più proibitivo, girare per una città con una Hasselblad al collo di sicuro non fa passare inosservati. Nonostante il sistema sia stato aggiornato e velocizzato per riprendere e salvare più velocemente le immagini (quasi tre volte rispetto al modello precedente), ci vuole sempre più di un secondo perché un'immagine a formato pieno venga scattata e acquisita su scheda di memoria, il che rende improponibile parlare di possibilità di scatto continuo: il sistema teoricamente ce la farebbe, può scattare continuamente fino al riempimento del buffer di memoria, ma le immagini risultano troppo staccate a livello temporale per poterle davvero considerare sequenziali: il numero massimo di scatti continui è tuttavia considerevole, circa 50 al minuto. Come dicevamo in apertura ciò che colpisce immediatamente nell'uso è la qualità dell'immagine inquadrata: il nuovo mirino fa quasi gridare al miracolo e vale da solo l'acquisto della macchina: l'HDV90x (che, come da tradizione, integra un flash di cancellazione delle ombre, numero guide 12 a 100 ISO) consente un continuo e inalterato contatto visivo con il soggetto inquadrato, permettendo al fotografo di concentrarsi completamente sulla composizione dello scatto. La grande luminosità e il perimetro che indica l'area utile dell'immagine, quella che verrà effettivamente salvata, sono di grandissimo aiuto in qualsiasi situazione ci si trovi a scattare. Sembrerà strano parlare di portabilità e usabilità esterna per una fotocamera della Hasselblad ma è proprio in questo modo che la nuova generazione impressiona: nell'uso in studio diamo per scontato che un sistema di questo tipo possa dare il massimo di sé, come da tradizione, mentre nell'uso "istintivo" era praticamente assente fino a ora. Ricordiamo le prove realizzate con la H3DII-39, un sistema che costava quasi tre volte la nuova arrivata, con la quale era praticamente impossibile fotografare lontano da un cavalletto o da una situazione di luce controllata: il ritorno dello specchio introduceva allora delle microvibrazioni che si riflettevano sullo scatto finale, tutti problemi o difetti, se vogliamo chiamarli così, eliminati e scomparsi con la nuova generazione. Forse ci vorrà un po' di tempo prima che qualche professionista pensi davvero di sostituire i propri corpi macchina con le nuove Hassy per svolgere il lavoro di tutti i giorni ma, di questo passo, potrebbe realizzarsi prima di quanto si possa pensare. Vista la tendenza anche di altre case (Leica con la S2, la nuova Mamiya e così via) nel cercare di rendere disponibile a un pubblico sempre più ampio i sistemi a medio formato, è pensabile che la corazzata Hasselblad, forte del suo team R&D e delle sue spalle larghe a livello finanziario, sia già al lavoro per migliorare ancora ciò che oggi sembra il "non plus ultra" così da stravolgere il mondo della fotografia professionale ancora una volta come ha già fatto, spesso, in passato. Ormai il divario di prezzo d'acquisto tra una Nikon D3X o una Canon 1Ds Mark III e una H4D, per fare una facile comparazione con i corpi macchina DSLR più evoluti e diffusi sul mercato, si è ulteriormente ristretto scendendo a meno di quattromila euro per un sistema così innovativo e ricco di funzioni e un livello di qualità impensabili per le normali fotocamere.
Come, ad esempio, il nuovo sistema denominato True Focus, presentato sulle ultime evoluzioni del sistema H3DII ma qui meglio implementato e ulteriormente migliorato. True Focus aiuta a realizzare una messa a fuoco fedele e accurata sull’intero campo dell’immagine. In assenza di una messa a fuoco automatica in più punti, una tipica fotocamera auto-focus riesce a misurare correttamente la messa a fuoco solo su un soggetto posto al centro dell’immagine. Per mettere a fuoco un soggetto che non è al centro occorre bloccare la messa a fuoco sul medesimo e poi reinquadrare l’immagine. Specie a distanza ravvicinata, tale reinquadratura causa un errore di messa a fuoco in quanto il piano di nitidezza segue il movimento della fotocamera, perpendicolarmente all’asse dell’obiettivo.La soluzione tradizionale adottata dalla maggior parte delle DSLR è stata quella di dotare la fotocamera di un sensore AF su più punti. Questi sensori permettono di fissare un punto di messa a fuoco fuori centro su un soggetto non al centro, che viene poi messo a fuoco correttamente. Queste soluzioni AF su più punti sono spesso tediose e poco flessibili. Data la fisica di una fotocamera SLR, i punti di messa a fuoco fuori centro che vengono offerti sono tutti raggruppati abbastanza vicino al centro dell’immagine.
Per impostare la messa a fuoco al di fuori di tale area centrale, il fotografo è ancora costretto a effettuare prima la messa a fuoco, quindi a spostare la fotocamera per reinquadrare il soggetto, perdendo la messa a fuoco.
Per superare questo problema Hasselblad ha utilizzato la tecnologia dei moderni giroscopi per misurare in modo innovativo la velocità angolare: ha creato così il processore Absolute Position Lock (APL), che rappresenta le fondamenta su cui è stata realizzata la funzione True Focus. Il processore APL registra in modo accurato il movimento della fotocamera durante qualsiasi reinquadratura, quindi utilizza tali misurazioni esatte per calcolare la correzione della messa a fuoco necessaria e invia i comandi corretti al motore di messa a fuoco dell’obiettivo per poter effettuare la compensazione. Il processore APL esegue dei calcoli sulla base di algoritmi posizionali avanzati ed effettua le correzioni di messa a fuoco richieste a una velocità tale da evitare qualunque ritardo dell’otturatore. Il firmware della H4D perfeziona quindi la messa a fuoco utilizzando il preciso sistema di recupero dei dati disponibile con tutti gli obiettivi delle serie HC/HCD. Sulle nuove H4D i tasti di TrueFocus e del blocco dell'esposizione AE sono di dimensioni maggiori rispetto alla serie H3DII.
Con la macchina viene fornito in dotazione il nuovo software di gestione Phocus (per Mac e PC) sviluppato da Hasselblad, che mette a disposizione una serie di strumenti avanzati per rendere ottimale e facile il flusso di lavoro soprattutto nella gestione dei file RAW proprietari (3FR). Il formato del file include la compressione senza perdita di dati con un risparmio di spazio di memorizzazione del 33%. I file 3FR possono essere convertiti nel formato immagine RAW di Adobe DNG (“Digital NeGative”). Attraverso Phocus è possibile, ad esempio, effettuare in remoto gli scatti dell'H4D con la possibilità di controllare il motore dell’obiettivo per la messa a fuoco quando la fotocamera è distante o quando su un banco ottico è montata un’unità di acquisizione digitale.
L’interfaccia grafica di Phocus è facile e intuitiva, ispirata ai software di largo utilizzo sul mercato, quali Aperture e Lightroom; la nuova versione 2.6 permette di gestire con semplicità anche tutti i dati relativi alle informazioni di localizzazione (metadati GPS con una nuova funzionalità che consente di collegare i dati GPS direttamente a Google Earth). Per i fotografi che sono soliti lavorare anche con sistemi e corpi macchina di altre case, Phocus è in grado dalla versione 2.5 di gestire anche le immagini RAW e il conseguente flusso di lavoro di post produzione senza alcun problema. Sempre attraverso il software di Hasselblad è inoltre possibile sfruttare la capacità della macchina di elaborare i dati di correzione digitale per la distorsione e l’aberrazione cromatica. La correzione digitale degli obiettivi (DAC) è una correzione automatica delle immagini basata su una combinazione dei diversi parametri relativi a ciascun obiettivo specifico per ciascuno scatto specifico e assicura che tutte le immagini rappresentino il meglio che l’attrezzatura è in grado di produrre.
Una curiosità: al recente Photokina di Colonia, insieme ai corpi macchina con sensori da 50 e 60 milioni di pixel, è stata presentata anche una serie limitata creata in collaborazione con Ferrari: una tiratura di soli 449 pezzi per soddisfare pochi intenditori appassionati.
Per concludere la H4D ci è sembrata davvero una fotocamera meravigliosa, la realizzazione di un sogno, come una generazione che apra un varco di dimensioni enormi con la serie precedente. Nonostante mutui gran parte dell'involucro esterno con la serie H3D, la quarta generazione ha praticamente tutto riprogettato e ripensato. Un corpo più leggero, uno specchio più rapido e veloce, una logica e un'elettronica completamente nuove: tutte caratteristiche che, oltre a contenerne il peso, rendono la fotocamera prepotentemente desiderabile. Unico neo il software di sistema, ancora macchinoso e ripetitivo, un po' datato per un sistema di questo tipo. Eccellenti anche gli accessori tra cui spicca la magnifica tracolla dotata di ganci di sicurezza davvero formidabili.
Hasselblad, distributore esclusivo per l'Italia: Aproma srl, www.aproma.it