L'Armonia Nascosta

L'anima e il cristallo

Giorgio Di Maio

L'anima e il cristallo – Le radici mistiche e filosofiche dell’arte astratta

C’è un libro scritto da Stefano Poggi che affronta le origini dell’arte astratta analizzandone i presupposti teorici e filosofici che ne costituiscono le radici.
L’arte astratta infatti non fu una reazione conseguente alla nascita di una nuova arte, la fotografia, che avrebbe posto la pittura in una condizione di inferiorità circa la rappresentazione del reale, imponendole di trovare nuove forme di figurazione per affermare la sua autonomia e differenza dalla immagine fotografica.
Semmai la pittura era arte più antica, forte di una secolare sperimentazione, in grado perciò per prima di cogliere le nuove tendenze culturali e filosofiche che si andavano elaborando agli inizi del XX secolo, soprattutto in Germania.
Il libro è L’anima e il cristallo. Alle origini dell’arte astratta (il Mulino) e la recensione di Giacomo Fronzi pubblicata da MicroMega ne offre un quadro esauriente di tutti gli argomenti trattati. Ne consiglio la lettura, per chi non volesse procedere subito all’acquisto del libro.

Giacomo Fronzi spiega di come L’anima e il cristallo affronta “il tema delle radici mistiche e filosofiche dell’arte astratta analizzando ciascun capitolo del libro sino agli ultimi due dedicati alle figure di Vasilij Kandinskij e di Paul Klee le cui opere pittoriche furono accompagnate da una intensa attività teorica.
Il libro attraversa tutte quelle figure che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, a vario titolo, “tendono energicamente ad attribuire all’animo umano un’esigenza di totalità e di unità” e che “privilegia l’idea di un’enorme unità che presiederebbe ai processi naturali… un’armonia posta al di là del tempo e dello spazio.”

L’arte diventa strumento di conoscenza verso la verità, che non muove dalla realtà ma dalla spinta interiore dell’uomo a comprendere il senso, per “spezzare il guscio della realtà apparente, oltre il quale vi è l’idea, la legge che fa sì che ogni singolo evento, ogni individuo sia tale solo se organicamente in un tutto”.

Nel 1910 Kandinskij termina Lo spirituale nell’arte del quale dirà in seguito: “Il mio libro Lo spirituale nell’arte, come Il Cavaliere Azzurro, si proponeva soprattutto di risvegliare la capacità, indispensabile in futuro, di cogliere nelle cose materiali e nelle cose astratte l’elemento spirituale che rende possibili infinite esperienze”.

Di fondo c’è il rifiuto del materialismo, una fede nel progresso e nel progresso spirituale dell’uomo al quale l’artista che “ha in sé una misteriosa forza visionaria… vede e fa vedere.

Nell’opera d’arte l’inesprimibile prova, grazie alla forza interiore dell’artista, a trovare forma espressiva nell’esprimibile: l’arte “deve servire allo sviluppo e all’affinamento dell’anima”. Nasce cosi la pittura astratta che adopera in una composizione che chiamiamo quadro, gli elementi sensibili quale forma e colore, in maniera analoga alle note musicali che hanno un accesso diretto all’anima, cosi che premendo un tasto sono in grado di mettere in vibrazione l’animo umano.

Si è già scritto nel precedente articolo ‘Equivalenza’ di come nella fotografia americana di Alfred Stieglitz prima, e di Minor White dopo, si è cercato di

seguire la pittura astratta e dunque persino nella fotografia che è ripresa del dato sensibile, si è avvertita la necessità di esprimere qualcosa di altro attraverso la foto del fenomeno, qualcosa di spirituale.


Il fotografo artista non è una perfezionata macchina fotografica che fa della conoscenza e dell’esperienza nient’altro che una riproduzione del reale, limitandosi alla riproduzione dell’esteriorità, chiuso nelle barriere del fenomeno, ma può invece esprimere un contenuto etico adattandolo a un dato sensibile.

Anzi la fotografia è un mezzo più potente della pittura perché contiene il reale, non può prescindere nella ricerca dello spirituale dalla nostra condizione oggettiva di parte della natura. Paul Klee nel suo famoso saggio ‘La confessione creatrice’ ha infatti scritto: “Il dialogo dell’artista con la natura resta, per l’artista, conditio sine qua non. L’artista è uomo, lui stesso è natura, un frammento di natura nel dominio della natura”.

Nelle pagine di Kandinkij si legge la certezza di annunciare una nuova epoca, un’età nuova: l’età dello spirito. Invece seguirono due guerre e i campi di sterminio nazista. Anche Mondrian era profondamente ottimista dei migliori tempi a venire in un tempo molto prossimo.

Paul Klee scrisse “non vorrei mai finire in un museo” e Kandinskij descrive nei suoi scritti la scena dei visitatori di un museo che, dice, sono anime affamate che restano tali dopo l’uscita dalle sale. Tutto oggi sembra quindi denunciare la sconfitta di quella rivoluzione del linguaggio figurativo, troppo spesso seguita solo nel suo aspetto formale ma privo della confessione creatrice.



È l'evidente allora la vittoria del materialismo? Per chi ritiene che, per dato fisico, la materia sia impossibilitata a vincere sulla legge di natura che la sovrintende e che, invece, il progresso spirituale possa avere un percorso temporale molto più lungo di quanto la brevità delle singole esistenza inducono a credere, si segnala il libro del Prof. Poggi perché, come egli stesso dice nell’introduzione e evidenziato nella recensione di Giacomo Fronzi su MicroMega “quella memoria, molto semplicemente, può aiutare a comprendere alcuni non secondari aspetti del mondo in cui ci troviamo a vivere facendo vedere – è un criterio esplicativo di antica data – da cosa essi traggano origine”.

Data di pubblicazione: giugno 2018
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