Editoriale

Giugno 2017, Anno XI, Numero 5

Ezio Rotamartir

 

Faro centrale di Provincetown ©Ezio Rotamartir per osservatoriodigitale di giugno 2017, n.o 80

Reduci dal viaggio fotografico in New England con il gruppo di avventurosi compagni affidatisi alle mani di ODTravel per l'organizzazione, abbiamo capito, ancora una volta, come sia soggettiva l'azione del "fotografare": chi la vede in un modo chi la vede in un altro, a volte diametralmente opposto ma sempre con la stessa qualità interiore, alla base della spinta che ci muove a caricarci lo zaino in spalla per catturare momenti di vita e reconditi scorci di mondo.
Lasciata l'Italia con un clima più che primaverile e ormai quasi estivo ci siamo ritrovati nella meravigliosa cornice del New England con giornate limpide e cieli sereni ma con temperature che non superavano mai i 20° di giorno e tornavano intorno ai 10° la notte: situazioni ideali per fotografare le bellezze (e i fari) di tutta la regione orientale degli Stati Uniti. (Il resoconto lo troverete tra poco sul sito di odtravel).

Trovarsi in luoghi sconosciuti insieme a un gruppo di persone dedite alla fotografia fa capire in fretta il tipo di carattere che ciascuna di esse esprime nell'atto di fotografare: che chi scatta cento foto, si inerpica e arrampica per ottenere l'inquadratura migliore mentre c'è chi scatta mille foto quasi dallo stesso punto, certo che almeno qualcuno di quegli scatti sarà sicuramente buono. Poi c'è chi ci pensa, a volte al limite del tempo a disposizione, pensa all'inquadratura, cambia ottica e poi ritorna alla precedente prima di cominciare a scattare oppure, ancora, c'è chi arriva si guarda intorno e scatta con disinvoltura, magari solo tre scatti in tutto, sicuro del proprio risultato. È bello guardare la fotografia realizzarsi, osservare con piacere individui disposti a portarsi sulle spalle zaini con tutte il loro corredo, cavalletto compreso, un'umanità che si perde in mezzo al popolo – ormai incommensurabile – di fotografi da selfie. Come i gatti, che si muovono ovunque senza toccare né spostare niente, l'homo fotograficus ignora la folla che lo circonda, attratto solo dal suo soggetto, incurante del rumore che gli viene generato intorno o degli spruzzi d'acqua che arrivano violenti dal mare o dal cielo.

Per fortuna che ci siete perché è una bellezza guardarvi all'opera, quell'opera che poi, spesso, si compirà solo sui vostri schermi di casa e sulle vostre stampanti, voi che siete gli artefici della fotografia vera non delle parole gettate al vento che si sentono tanto, troppo oggi in tutti quei luoghi di nulla dove fotografia è solo un'altra parola in mezzo alle altre.

Ezio Rotamartir

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