Thailand Sunset ©Trey Ratcliff per osservatoriodigitale di gennaio-febbraio 2012, n.o 32

A volte mi chiedo come abbiamo fatto fino a oggi a sopravvivere in un mondo fatto di "macchine fotografiche" dalle dimensioni tutt'altro che contenute: vorrei sottolineare che non le abbiamo chiamate fotocamere. Agli inizi della passione che contraddistingue noi e voi lettori ci sono stati corpi macchina pesanti, complessi e complicati dai quali era difficile tirare fuori qualche risultato, non diciamo eccellente, che soddisfacesse il nostro orgoglio di fotografi. Nonostante ciò siamo sopravvissuti, siamo andati avanti portandoci in giro pesi immani, sostituiti da corpi e ottiche di varia lunghezza che pesavano come delle piccole incudini, portando sulla schiena zaini che sembravano quelli "affardellati" di militare memoria. Eppure tutto si è evoluto e le leghe leggere e nobili hanno preso il posto dei metalli volgari un tempo di uso comune, offrendoci corpi e lenti sempre più leggeri. Ai giorni nostri, le moderne "fotocamere" hanno una frazione del peso (ma non del volume) delle anziane progenitrici; le ottiche beneficiano di cristalli e vetroplastiche meravigliose dotate di tecnologie ottiche poderose che, tuttavia, contengono il peso dell'obiettivo finale. Eppure c'è bisogno di altro.

Non bastano gli sforzi degli ingegneri delle maggiori case produttrici che hanno realizzato negli anni corpi macchina sempre più performanti con dimensioni, ormai, davvero contenute, destinando oggetti dalle capacità professionali anche a un pubblico più amatoriale, vacanziero, familiare che volesse lasciare il mondo della compatta per qualcosa di più. Ma non è stato sufficiente. Oggi si apre un mondo che sembrava scomparso con l'uso della Leica, l'incredibile orizzonte delle "mirrorless a ottiche intercambiabili": saranno una moda passeggera oppure sono qui per restare?

Per toglierci il dubbio abbiamo pensato di lanciare proprio su questo argomento il nostro nuovo sondaggio. Quello su cui siamo portati a riflettere è il senso di un'operazione come questa: sembra che si voglia creare un'ennesima nicchia di mercato che vada a porsi tra le compatte e le bridge o tra le bridge e le DSLR. Nella nuova categoria la fa da padrone la voce "obiettivi intercambiabili" mentre la vera rivoluzione è data dai sensori utilizzati, decisamente più grandi e performanti di quelli utilizzati dalle compatte e da molte bridge di fascia bassa. Tra le nuove arrivate chi la spunterà nella battaglia di affermazione del formato: 4:3 o sensori CMOS? Un'ultima domanda ci poniamo: l'utente medio a cui si rivolgono (ancora una volta confondendolo) queste nuove fotocamere quanta voglia avrà di dotarsi di uno o, al massimo, obiettivi supplementari da portarsi in vacanza? E allora perché non guardare più attentamente alle DSLR entry level? Il tempo ci aiuterà a rispondere e a capire.

In questo numero troverete l'esordio di Stefano Paganini, collaboratore dietro le quinte di OD da lungo tempo ma mai apparso sinora in prima persona: suo infatti è il profilo di questo numero, dedicato a uno street photographer svizzero, Thomas Leuthard, di cui riportiamo anche alcuni scatti decisamente interessanti. E poiché Stefano è anche un avido utente di tecnologia in genere, ha deciso di condividere nella sua nuova rubrica App(c)licazioni le sue esperienze con le app che migliorano il lavoro del fotografo.

Come di consueto oltre alla rubrica sui mercati e al taccuino, dove si parla di Paris Photo, troverete le rubriche di Giuseppe Carrieri e Monica Cillario a farvi compagnia in queste serate ancora fredde e buie che ci accompagneranno verso la nuova e, tanto attesa, primavera.

Ezio Rotamartir

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