Bruxelles 2016, ©Camilla Ferrari

Dietro lo scatto

Bruxelles, Belgio

Camilla Ferrari

La rubrica Dietro lo scatto compie un anno!
Per questa occasione, ho deciso di parlarvi di una delle situazioni che io amo di più dal punto di vista fotografico: i mezzi pubblici e le stazioni.

Bruxelles 2016, ©Camilla Ferrari

La rubrica Dietro lo scatto compie un anno! Per questa occasione, ho deciso di parlarvi di una delle situazioni che io amo di più dal punto di vista fotografico: i mezzi pubblici e le stazioni.

Ciò che mi ha sempre affascinato è il loro essere luoghi di passaggio e transizione, o meglio, il loro essere non luoghi. Mi sono sempre interrogata sulle vite delle persone di cui incrociavo lo sguardo tra una fermata e l'altra, tra un treno e l'altro, sulla banchina della metropolitana, chiedendomi dove stessero andando, da dove venissero ma soprattutto chi fossero. Abbiamo una capacità di congelare per decine di minuti la nostra vita, diventando completamente ermetici per chi ci circonda.

Ed è questo mistero che mi spinge a girare per ore in questi luoghi per fotografarne gli abitanti, come nella fotografia di cui vi parlerò in questa puntata di Dietro lo scatto, realizzata a Bruxelles.

La mia prima impressione della città non è stata delle migliori: pur essendo di piccole dimensioni, mi ha trasmesso da subito un senso di confusione e disequilibrio. Che ci fosse caos o tombale silenzio, mi sentivo continuamente all'erta, in stato di difesa. Inizialmente, quindi, tutto riuscivo a fare tranne fotografare con concentrazione, perché ero troppo preoccupata a guardare ciò che mi circondava con sguardo scettico e dubbioso.

Poi sono scesa sotto terra per prendere la metropolitana. Improvvisamente ogni cosa ha iniziato a prendere il suo ordine, riuscivo a capire il ritmo di ciò che succedeva, e il mio sguardo ha mutato intenzione – ero entusiasta e curiosa di ciò che vedevo, i colori erano sgargianti e le persone così diverse l'una dall'altra.

Ho tirato fuori la macchina fotografica (una Fujifilm X100T, perfetta per scattare in strada) e ho iniziato a scattare. Credo di essere salita su almeno 15 treni diversi, cambiando vagone di fermata in fermata per poi scendere nelle stazioni che catturavano di più la mia attenzione esplorandone ogni angolo, salendo e scendendo da tutte le scale alla ricerca di situazioni interessanti.

Dopo qualche ora sono capitata alla Gare du Nord, non so esattamente da che parte venissi – nel fare avanti e indietro ho perso completamente il senso dell'orientamento – ma ero rimasta colpita dalle pareti della banchina e dalle loro luci led che cambiavano colore ogni manciata di secondi.

Sono scesa e ho iniziato a camminare per la banchina in attesa del treno successivo. Dietro una delle colonne di marmo, all'improvviso, è comparso un uomo. Guardava qualcosa, ma non so cosa. Guardava così intensamente da sembrarne ipnotizzato, il suo sguardo era quasi non umano da quanto era assorto. Immobile, con il suo sacchetto in mano, non si curava di nulla di ciò che gli accadeva intorno.

Ma è stato un attimo: dopo aver scattato due o tre fotografie, la sua ipnosi fu interrotta dall'arrivo del suo treno.

Chissà chi era. Chissà da dove veniva, e chissà dove stava andando.

 

Data di pubblicazione: aprile 2017
© riproduzione riservata

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