Sul mestiere del fotografo è stato scritto di tutto e di più e, soprattutto negli ultimi tempi, spesso ci sono state pauca non bona verba. Intendo dire che quello della fotografia è oggigiorno un settore che attraversa una certa crisi o comunque è completamente cambiato rispetto agli anni passati, al periodo in cui non imperava il digitale e non si aveva la più pallida idea che un telefono potesse fare delle fotografie.

Digitale e telefonini hanno spiazzato il mercato: il fatto che chiunque oggi possa scattare una foto in qualunque momento della giornata e ovunque si trovi semplicemente tirando fuori dalla tasca o dalla borsa il proprio cellulare ha aperto il mercato della fotografia a un numero elevato di potenziali fotografi - anche della domenica - perché a volte anche chi non è un professionista può aver la fortuna di scattare una foto sensazionale da spedire ad esempio ad un quotidiano.

Il discorso è ampio, articolato ma anche trito e ritrito, e sull'argomento sono già stati scritti fiumi di parole. Non vorrei aggiungerne altre e quindi sposto il baricentro della discussione su un punto diverso: il fatto che il mercato della fotografia sia saturo, deve indurre a rinunciare? Risposta: no, assolutamente. Occorre però lavorare su qualcosa di concreto, partire su una buona base. Premesso che si deve saper almeno tenere decentemente una reflex in mano e avere un minimo di occhio per le inquadrature, il mercato saturo, il fatto che spesso e volentieri, come in molti altri settori, si vada avanti per spinte, conoscenze, biglietti da visita e disgustose scorciatoie simili, non deve indurvi alla rinuncia se davvero pensate che la fotografia sia la vostra strada.

Dicevo però che si deve partire da una base e questa "base" si chiama Portfolio.

Cos'è? Il Portfolio, detto anche book perché può assumere la forma di un libro, di una scatola o di una cartella, è l'insieme che raccoglie il vostro lavoro fotografico, o meglio, gli esempi del vostro lavoro fotografico: stampe su passepartout o laminate, o anche diapositive, che portano il vostro nome. Ancora oggi organizzare il giusto Portfolio è una chiave importante per l'affermazione professionale di un fotografo.

Ovviamente non esiste un portfolio unico, omologato per chiunque, ogni fotografo deve creare il suo, forgiarlo sulla propria capacità e creatività; però vi sono delle regole di marketing e anche psicologiche che devono essere rispettate, che non possono venir cambiate. La regola numero uno è che le immagini devono essere ottime. Da qualche parte lessi che un noto agente di fotografi sosteneva: "Mostrate cinque fotografie sensazionali, cinque fotografie straordinarie, cinque ottime e cinque che siano molto, ma molto belle". Ecco, credo che questo consiglio sia valido anche oggi.

Le fasi di costruzione di un portfolio sono sostanzialmente due: la riflessione e la creazione. La prima fase richiede di pensare a dove volete arrivare, quali scopi vi siete prefissi di raggiungere, e necessita di una presa in considerazione dei mercati per poi cercar di capire in quale vorreste inserirvi e a quale livello.

Henrietta Brackman, noto agente di noti fotografi, consigliava di acquistare diverse riviste e di soffermarsi a guardare e raccogliere le foto che più colpivano l'attenzione, quelle che si sarebbero volute scattare; dopo qualche settimana di questo lavoro di raccolta, il più delle volte, stando alla sua esperienza, ci si trovava con un certo numero di fotografie che riflettevano a chiare lettere i generi per i quali si era portati: foto pubblicitarie, d'atmosfera, ritratti, reportage, fotografia d'arte e via dicendo.

La Brackman suggeriva anche di strutturare un portfolio generalista come un tronco d'albero con dei rami, dove il tronco deve essere rappresentato dal vostro materiale più importante e ad esso dovrete dedicare lo spazio maggiore, mentre i rami sono le immagini campione secondarie a cui darete un'importanza superiore o minore a seconda del merito. Così, stando a questa grande professionista dell'immagine, si riesce a trasformare una miscellanea di soggetti in una rappresentazione organica.

Chi fa il fotografo lavora nell'ambito del "visivo" e vende il proprio lavoro a gente interessata al materiale visivo, quindi va da sé che occorre stare molto attenti agli aspetti grafici e presentare un materiale "curato", dove con questo termine intendo dire eventuali diapositive senza polvere, fotografie senza ditate o orecchie, insomma: ordine e pulizia (sembra scontato, ma ho saputo che spesso anche bravi fotografi non sanno presentare un lavoro perfettamente ordinato, incredibile ma vero).

Quasi tutti gli agenti consigliano di presentare da dieci a massimo venti fotografie; per quanto riguarda la dimensione, la scelta è personale e varia fra i 20x25cm e i 50x60cm. Per i laminati si consiglia il 24x30cm o il 30x40cm, mentre per il materiale montato va bene sia il 20x25cm che il 24x30cm. Le immagini vengono solitamente custodite in una valigetta rigida, la famosa "diplomatica".

I portfolio a volte vengono presentati anche in forma di CD-ROM con tanto di musica di sottofondo: non che l'idea non sia valida, ma può andar bene solo per le grandi aziende o per i direttori creativi che vogliono organizzare una proiezione per un gruppo di art director.

Importante nella struttura di un portfolio è anche creare le sequenze, cioè gruppi di immagini legate sia da un rapporto visivo che da una stessa idea o soggetto. Sono formate da due a quattro fotografie e hanno la funzione di interrompere cadenze di immagini che risulterebbero altrimenti monotone. Per creare una sequenza potete iniziare da una coppia (non è difficile trovare due immagini simili, che so, due automobili o due paesaggi marini, ecc) e una volta trovata la coppia è abbastanza facile trovare una terza immagine che la richiami. Spesso le sequenze possono esser create anche da opposti: una coppia di giovani e un'immagine che invece ritrae degli anziani; una foto che rappresenta una piramide e un'altra che ritrae un moderno grattacielo in vetro. Le foto possono poi anche essere raggruppate sulla base del modo in cui avete fotografato: con una leggera e voluta sovraesposizione, oppure con il fish-eye, e via di seguito. Tutto questo deve ovviamente essere tenuto insieme da passaggi logici in quanto i collegamenti sono il tessuto connettivo che sostiene le immagini di un portfolio ben costruito, e per questo occorre tener presente che una buona immagine di collegamento è in rapporto sia con quella che la precede, sia con quella che la segue.

Vorrei infine spendere due parole sulle illustrazioni concettuali: non tutti i fotografi sono interessati all'argomento e, soprattutto, non molti hanno il talento necessario per trasformare un concetto in immagine visiva. Insomma, non è un campo facilmente abbordabile, ma se la fotografia concettuale è il vostro forte vi consiglio di lavorarci sopra perché è molto apprezzata nell'illustrazione pubblicitaria ed è richiesta anche per copertine di libri e di riviste. Persino il settore aziendale è interessato a questo genere, perché spesso le aziende tendono a voler costruire un'immagine piacevole della propria identità lavorativa.

Il mestiere del fotografo continua a non essere un lavoro facile anche se avete un buon portfolio ma senza di esso non si va molto lontano, a prescindere: perciò credo valga la pena rifletterci e lavorarci con passione e anche con un pizzico di ottimismo.

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