Yves Manciet per la rivista Cannes Nel 2013 cade il quarantennale della morte di Pablo Picasso. Diversi Paesi organizzano mostre per ricordarlo, penso ad esempio al Principato di Monaco che a luglio ospiterà al Grimaldi Forum una grande esposizione con uno sguardo inedito sul legame privilegiato che questo grande artista ebbe con la Costa Azzurra, dove per alcuni anni venne a trascorrere le estati. E “inedito” sembra la parola d’ordine che aleggia intorno al maestro spagnolo: infatti ultimamente è tutto un fiorire di notizie appunto inedite su di lui, non ultime alcune fotografie che lo ritraggono in diversi momenti di relax nei dintorni di Vallauris, il villaggio che aveva scelto per ritemprar lo spirito nei mesi estivi fra il 1920 e i primi anni ’50.

Pablo Picasso ritratto da Yves MancietDella Vallauris di Picasso oggigiorno non è rimasto quasi nulla, il paesino è totalmente mutato da allora: ricordo di esserci stata per visitare l’atelier Madoura, in cui si possono ancora trovare alcuni multipli in ceramica di Picasso venduti ad un prezzo abbordabile per chi, come ad esempio la sottoscritta, non potrà mai permettersi un’opera unica del grande Pablo. In quell’occasione visitai anche alcuni negozi di ceramiche (cresciuti come funghi sulla scia dell’impronta lasciata da lui) e incontrai una negoziante che lo aveva conosciuto e che lo descrisse come un satrapo terribile e mi disse anche che la sua villa era stata velocemente venduta dalla figlia, contenta di sbarazzarsi di ricordi poco piacevoli: quindi era inutile che andassi a cercare dove fosse, dal momento che ormai era divenuta una dimora anonima come tante, perché, appunto, di Picasso a Vallauris non era rimasto nulla tranne alcune opere da lui lasciate al Comune.

In effetti passeggiando per le strade non si respira un’aria particolarmente artistica, semmai dozzinalmente turistica e allora, a maggior ragione, fa piacere poter vedere le fotografie inedite scattate da Yves Manciet.

Yves Manciet autoritrattoManciet è stato un grande reporter del secolo scorso, attivo ancora ora, a quasi 87 anni di età, ed è sicuramente un personaggio che varrebbe la pena di incontrare per la ricchezza di esperienze che ha alle spalle. Iniziò a lavorare molto giovane, alla fine della seconda guerra mondiale, collaborando con “L’espoir”, un quotidiano locale di Nizza. Proprio questo giornale lo inviò a scattar delle foto sulla timida ripresa del turismo balneare nel Sud della Francia nell’immediato dopoguerra e fu così che il giovane reporter si ritrovò su una spiaggia della Costa Azzurra a guardarsi intorno in cerca di qualcosa di interessante da fotografare e… lo trovò: alcuni gli domandarono se fosse lì per Picasso. “Picasso?” fece lui, sorpreso. “Sì, certo, Picasso”, gli rispose un bagnante “è seduto là, non lo vede?”. Manciet andò verso quell’omino mezzo calvo che stava sdraiato sulla sabbia e, timidamente, gli domandò se poteva scattargli alcune foto. Picasso gli disse di sì e quando ebbe finito gli chiese se poteva poi vedere come fossero venute. Il giorno successivo Manciet si recò di corsa all’atelier-maison del maestro facendogli dono degli scatti e da lì nacque un’amicizia che durò nel tempo. In realtà Picasso avrà sicuramente avuto un temperamento difficile, ma è indubbio che fece la fortuna di diversi artisti: penso a Coco Chanel che ebbe spesso in dono dei disegni fatti da lui e che a sua volta li regalò a Zeffirelli, che così potèi sovvenzionarsi in alcuni momenti di magra; e penso anche a Lucien Clergue, un altro grande fotografo che ebbe la fortuna di incontrare il pittore ad Arles durante una corrida, e che iniziò la sua carriera proprio fotografandolo in momenti di vita quotidiana.

Yves Manciet: ritratto del padreLe fotografie di Manciet ritraggono Picasso in versione vacanziera: al mare mentre si riposa, in compagnia di amici e con sua moglie Françoise Gillot, mentre lavora le ceramiche nell’atelier e anche durante le riprese di un documentario a lui dedicato che lo vede intento a realizzare un disegno per il murale di una cappella sconsacrata di Vallauris.

Nel settembre del 1946 Manciet venne inviato a fotografare il primo Festival di Cannes. All’epoca i reporter erano pochi e a coprire quell’avvenimento nuovo e sconosciuto furono solo sei fotografi: lui era il più giovane fra loro ed è anche l’unico ancora in vita. Come afferma egli stesso, a quel tempo riusciva a malapena a guadagnarsi da vivere ma indubbiamente il suo era un lavoro che lo metteva in contatto con numerosi personaggi importanti e con diverse celebrità; fra queste Picasso giocò un ruolo importantissimo. Roger Vadim e la sua FerrariLe fotografie che gli fece gli permisero di farsi conoscere nell’ambiente del fotogiornalismo; poi, come spesso succede, da cosa nacque cosa e il giovane fotografo di provincia lasciò Nizza e girò il mondo producendo reportage di vario genere divenendo in breve tempo un apprezzato fotografo per importanti agenzie internazionali.

Curiosamente però, quei primi scatti che fece a Picasso non li vendette tutti, anzi, molti li conservò nel proprio archivio, forse come ricordo di un legame importante quanto personale ed intimo; solo negli ultimi tempi ha deciso di renderli pubblici: e meno male, perché in questo modo ha permesso anche a chi non ha avuto la fortuna di esserci allora di vivere quei momenti magici e irripetibili, i momenti di un tempo in cui tutto ancora sembrava possibile e i grandi artisti li potevi trovare su una spiaggia libera, come compagni di ombrellone.

Tutte le immagini dell'articolo sono ©Yves Manciet.

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