Inizia con questo numero una serie di articoli nella quale esploreremo le basi di un workflow che consente la gestione accurata del colore nell'ambito della fotografia digitale. Ci occuperemo brevemente dei fenomeni che contribuiscono alla creazione e alla percezione del colore, per poi concentrarci sulle tecniche necessarie per assicurare che il colore venga catturato e riprodotto in maniera precisa e ripetibile nella catena di operazioni che costituisce la moderna “camera oscura” digitale – o, con un anglicismo, il “workflow” tipico di molti fotografi.

Per finire ci occuperemo di alcuni elementi di hardware e software che facilitano la gestione del colore nel workflow digitale, dai bersagli di calibrazione e di bilanciamento del bianco ai calibratori per monitor e ai colorimetri per generare profili specializzati per le stampanti.

La genesi del colore

Per il fotografo il colore non è solo un fatto scientifico da riprodurre in maniera clinicamente corretta ma è anche uno degli elementi chiave che contribuiscono a esprimere un concetto artistico nell'interpretazione di una scena. In quanto tale, il colore in questo contesto, si crea dall'interazione di una fonte luminosa con i vari oggetti che costituiscono la scena e dalla percezione della luce riflessa dalla scena da parte dell'occhio del fotografo.

Flow of Ages #1

L'immagine Flow of Ages #1, ripresa lo scorso maggio nel Lower Antelope Canyon, Navajo Nation, in Arizona, dimostra come il colore dipenda sia dal materiale del soggetto che dalla luce incidente.

La luce è certamente l'aspetto più importante nel fotografare Antelope Canyon. La roccia scolpita nei millenni da alluvioni appare di colore abbastanza uniforme se illuminata da un flash o da altra sorgente di luce artificiale. Nella foto la sola sorgente di luce era la luce ambiente, con un'esposizione di 30 secondi. Il risultato produce sfumature violette e arancioni, le prime dovute alla riflessione del cielo blu che riusciva a penetrare quasi verticalmente venti metri nello slot canyon, le seconde dovute alle multiple riflessione dei raggi solari sulle pareti della spaccatura. Le sfumature sono ancora più complesse e delicate una volta stampate su una carta di qualità e con la dovuta attenzione al color management ma la presentazione sul Web limita il gamut disponibile (i dettagli sugli spazi di colore per display e stampa saranno il tema di un prossimo articolo su OD).

In questa foto l'attenzione alle caratteristiche della luce è la chiave per ottenere un risultato interessante. Nel fare questa foto la sfida principale, una volta capite le qualità della luce, era quella di convincere gli altri fotografi presenti a sospendere l'uso del flash per la durata della mia esposizione!

Nel catturare una immagine digitale di qualità è importante capire le differenze nella percezione del colore da parte dell'occhio e del sensore digitale. Sia l'occhio umano che il sensore di una tipica fotocamera digitale registrano il colore come una combinazione di tre tonalità primarie: rosso, verde e blu (RGB dalle iniziali inglesi per Red, Green and Blue). La retina dell'occhio contiene recettori sensibili a questi tre colori primari, mentre il sensore digitale, nella maggior parte dei casi, include una matrice di filtri che consente di registrare le stesse tre componenti primarie, come esemplificato nella seguente micro-fotografia. Come vedremo in seguito, nonostante sia l'occhio che il sensore siano essenzialmente recettori per un tri-stimulo RGB, differenze nella risposta spettrale dei tre canali primari possono causare effetti inaspettati quando l'occhio o il sensore reagiscano in maniera diversa allo spettro che illumina la scena creando problemi di metamerismo (variabilità nella percezione di colori e di relazioni tra colori indotte dalla sorgente luminosa).

<p">L'occhio umano, tuttavia, è assai più complesso del sensore fotografico e possiede una capacità straordinaria di adattarsi a una grande varietà di condizioni luminose che illuminano una scena. In particolare, l'occhio umano possiede una latitudine di esposizione molto più vasta di quella sia di un sensore digitale che di una pellicola tradizionale. Inoltre l'occhio è in grado di compensare automaticamente variazioni della temperatura di colore della luce incidente sulla scena e altri colori dominanti dovuti a riflessioni su oggetti vicini alla scena ripresa (per esempio, il verde di un prato o il blu del cielo).

Retino Bayer

Al contrario il sensore digitale, come del resto un film tradizionale, è progettato per registrare il più accuratamente possibile la luce incidente. Per poter ricostruire in maniera accurata le tonalità della scena come percepite dall'occhio del fotografo è necessario correggere l'informazione registrata dal sensore (il file RAW) facendo delle assunzioni sulla temperatura di colore media della luce che illuminava la scena al momento dello scatto. In molti casi, una volta corretto il bilanciamento del bianco, un buon convertitore RAW è in grado di generare un'immagine abbastanza vicina alla scena originale come punto di partenza per un editing creativo. In altri casi, tuttavia, le differenti risposte spettrali dell'occhio e del sensore provocano risultati inaspettati che richiedono un ulteriore correzione.

Un caso tipico è la ripresa dei toni di carnagione chiari, soprattutto usando il flash elettronico. Le carnagioni più pallide riflettono un'abbondanza di radiazione infrarossa, che l'occhio umano non percepisce. Il sensore digitale, al contrario, è per natura molto sensibile all'infrarosso, e mantiene una certa risposta in questa zona dello spettro nonostante il filtro bloccante (hot mirror) installato in quasi tutte le fotocamere digitali. Questa risposta all'infrarosso causa spesso una dominante rosa o magenta nei ritratti di persone con una carnagione particolarmente chiara che non può essere eliminata semplicemente con una correzione del bilanciamento del bianco, in quanto inerente alla diversa risposta spettrale della fotocamera e dell'occhio.

Questo fenomeno occorre spesso quando lo spettro dell'illuminazione della scena è discontinuo (per esempio con un'illuminazione fluorescente) e la risposta spettrale della fotocamera non corrisponde con quella fisiologica. Questo metamerismo è inevitabile al momento della cattura dell'immagine, e spesso richiede correzioni specifiche per le condizioni di illuminazione e le caratteristiche del soggetto fotografato.

Il bilanciamento del bianco

La maggior parte delle fotocamere digitali moderne permette di effettuare questa correzione al momento dello scatto, ma sempre con risultati sub-ottimali che vengono poi ulteriormente degradati se l'immagine viene salvata nel formato JPEG.

Per un risultato ottimale è indispensabile registrare l'immagine in formato RAW ed effettuare le necessarie correzioni nella fase di “sviluppo” del file digitale. Ogni convertitore raw è in grado di effettuare correzioni della temperatura di colore e della tonalità dell'immagine, e questo è il primo passo nel workflow di gestione del colore.

Il metodo più efficace per correggere le dominanti dovute alla qualità della luce incidente sul soggetto è quello di analizzare una porzione dell'immagine che contiene toni neutri (grigi o bianco) utilizzando l'apposita funzione del convertitore raw per risalire alla corretta temperatura di colore e correzione della tinta dominante. Ove possibile, l'uso di un apposto bersaglio di calibrazione permette di conseguire rapidamente risultati precisi, che poi possono essere applicati a tutta una serie di scatti eseguiti sotto le stesso condizioni luminose.WhiBal

Uno dei bersagli ideali per ottenere un bilanciamento del bianco accurato è la tradizionale cartolina grigia Kodak (riflettenza 18%), spesso utilizzata per calibrare l'esposizione sia nella fotografia tradizionale che in quella digitale.

Una variazione molto comoda ed efficace di questo bersaglio è la WhiBal, composta da un cartellino plastico rigido di tonalità rigorosamente neutra, con l'aggiunta di una zona di puro bianco e una di puro nero, utili per calibrare sia l'esposizione (utilizzando la funzione istogramma della fotocamera digitale) sia in post-produzione per calibrare il range dinamico dell'immagine.

La WhiBal ha il vantaggio di essere compatta ed estremamente robusta, e quindi adatta ad essere sempre a portata di mano, sia in studio che on location.

Un bersaglio più complesso, ma utilissimo per correggere la risposta tonale della fotocamera in aggiunta al bilanciamento del bianco, è il Color Checker di GretagMacbeth (ora divenuta X-Rite).

Il Color Checker include, oltre a sei tonalità neutre, ventiquattro campioni di colore standardizzati, studiati per avere risposte spettrali simili ad una varietà di tonalità naturali (carnagione, erba, cielo) e i tre colori primari. Fotografare il color checker come parte di uno scatto di prova permette di calibrare la risposta tonale della fotocamera digitale sia manualmente, manipolando per esempio le curve RGB in Photoshop, sia utilizzando una varietà di script automatizzati disponibili su Internet.

X-rite Color CheckerIl Color Checker è uno strumento indispensabile soprattutto nel lavoro di studio, dove permette di linearizzare le condizioni di ripresa una volta stabilita la configurazione delle luci per un particolare progetto, e quindi di correggere rapidamente e accuratamente une serie di scatti riferendoli a un campione standard.

Il processo di riferire sia la fotocamera che il display e la stampante a uno standard campione è la base del color management, che affronteremo nei prossimi articoli di questa serie.

 

Il sito di Stefano si trova all'indirizzo: www.lassini.com