Trovare il tempo giusto per mettere insieme due professionisti è solitamente difficile ma lo è stato in modo particolare quando si è trattato di incontrare Amedeo Novelli per la nostra intervista. Che nessuno si faccia idee strane perché Amedeo è una persona molto disponibile, davvero, e gentile solo che è come l'Italia, geograficamente parlando, circondata da un immenso mare di attività. Infatti lo si piuò trovare in studio ma dopo mezz'ora lo si incontra "on location" che scatta per una nuova campagna pubblicitaria mentre due ore dopo sta mettendo le basi per un nuovo corso di fotografia così da potersi liberare verso sera per occuparsi delle sue iniziative editoriali. A un certo punto mi sono chiesto se fosse davvero questo il professionista che mi avevano indicato mesi e mesi fa come "uno bravo che fa il fotografo...".
Effettivamente bravo lo è, lo si evince dalla qualità dei suoi scatti, ma quello che più mi ha colpito è l'estrema disponibilità e capacità di racconto che fa di Novelli il perfetto narratore di favole visive, un professionista dell'immagine che ha basi giornalistiche ma anche imprenditoriali, capace di calarsi nei panni di chi gli commissiona un lavoro e, probabilmente e spesso, farsene un'idea più precisa e corretta di quel che c'è da fare rispetto anche a chi quell'idea gliel'ha proposta.
Ha da poco raddoppiato lo spazio del suo studio di Milano. Mi dice: "Non voglio farci solo uno studio fotografico più grande, voglio che questo spazio viva di eventi e corsi, voglio che la fotografia riprenda il contatto con la gente e la gente viva in maniera corretta il rapporto con le immagini." Là dove c'era un'autofficina e un garage adesso c'è uno spazio per dar libero sfogo all'immaginazione. Non male come inizio, no?
Alla fine, evidentemente, ce l'abbiamo fatta e, tra un set e uno dei tanti impegni di uno o dell'altro, ci siamo incontrati. "Che cosa ne dici se ci vedessimo direttamente all'ora di pranzo? C'è un ottimo ristorante spagnolo e possiamo vederci li", la proposta di Amedeo. Uno dei miei grossi e innumerevoli difetti è lo spassionato amore per la cucina etnica – se autentica – e quindi mi ritrovo seduto in mezzo a tapas e birra cruda a parlare a tutto tondo del mondo della fotografia. Amedeo conosce tutti e ha lavorato con molti, è stato Ambassador per alcune aziende produttrici, come Canon per fare un nome, e attualmente lavora a stretto contatto con Sony, pur mantendendo ottimi rapporti con gli amici di un tempo.
osservatoriodigitale: Sarebbe interessante che ci raccontassi come è nata la tua voglia di fare il fotografo. Se non sbaglio vieni da un altro tipo di professione.
Amedeo Novelli: Credo tu ti faccia riferimento alla mia attività giornalistica e, in effetti, in qualche modo è vero, sebbene in realtà il mio primo lavoro sia stato quello di insegnante in un istituto di ragioneria a Milano. Quella della fotografia però è una passione di lunga data e, soprattutto, di famiglia. Mio nonno era infatti un ingegnere navale che passava il suo tempo libero per lo più dipingendo e fotografando. Tra i tanti ricordi che ci ha lasciato ci sono centinaia di diapositive su lastra di vetro e un'infinità di stampe, realizzate per lo più con delle Rolleiflex biottiche. Il primo a essere contagiato è stato mio fratello maggiore Alberto che è passato direttamente dagli studi di architettura alla fotografia professionale. Io l'ho seguito qualche anno dopo ma non prima di aver lavorato per quasi quindici anni come giornalista, dentro e fuori numerose redazioni. Detto che non ho mai abbandonato le mie macchine anche perché spesso mi occupavo di fotografia anche nei miei articoli, guardandomi indietro mi sono convinto che il percorso professionale in ambito giornalistico mi abbia completato anche e soprattutto come fotografo. Oltre al fatto che conoscere bene il mondo delle redazioni è certamente di aiuto nello stabilire rapporti di collaborazione, credo che gli anni trascorsi come redattore e direttore responsabile mi abbiano permesso di imparare molte cose sul mondo dell'informazione e della comunicazione. Nonostante dal 2007 la mia attività principale sia quella di fotografo, in realtà continuo a scrivere per molti giornali oltre ovviamente a quelli che ancora dirigo, ossia Witness Journal e FotoUp. Per risponderti, dunque, in realtà quando ho deciso di affiancare una macchina fotografica alla mia penna non ho cambiato professione, diciamo che ho solo avuto uno strumento in più per fare ciò che facevo, comunicazione.
od: Attualmente come vedi la tua professione e il settore della fotografia in generale, della serie: perché tu lavori mentre tanti tuoi colleghi piangono?
AN: Detto che qualche lacrima la verso anche io, sicuramente professione e settore stanno pagando lo scotto di tre fattori: la crisi economica, la crisi del mercato editoriale e le conseguenze della rivoluzione digitale. La prima ha di fatto ridotto sia il numero dei clienti, sia i budget a disposizione. La seconda ha ridotto in maniera drastica gli spazi a disposizione dei fotografi e dei fotogiornalisti in particolare. La terza, ossia gli effetti prodotti dalla rivoluzione digitale, intesa come la diffusione di Internet e non come il passaggio dalla pellicola al sensore, ha causato una serie di trasformazioni, non tutte positive, nel mercato della fotografia. Per ragioni di natura economica, giornali online e siti web, ad esempio tendono a usare immagini gratuite, magari di qualche lettore, a prescindere dal loro effettivo valore sia iconografico, sia giornalistico, piuttosto che pagarle. Il risultato è che gli spazi persi sulla carta stampata non sono stati compensati dalla nascita di quelli online con le conseguenze che si possono immaginare.
Io non lavoro “tanto” ma sicuramente lavoro perché ormai da tempo opero soprattutto nel mercato corporate e della comunicazione business che è un mercato che ha certamente risentito della crisi economica ma non di quella editoriale. Se proprio devo darmi dei meriti credo di aver lavorato abbastanza bene anche nello strutturare un'offerta adeguata ai miei interlocutori per tradurre in un valore aggiunto tangibile la collaborazione con un fotografo. È il caso per esempio dei social, che sono oggi l'elemento centrale della comunicazione di quasi tutte le aziende e per cui ho sviluppato soluzioni fotografiche ad hoc capaci di distribuire immagini in tempo reale sui network più diffusi. Anziché lamentarmi per le opportunità che venivano meno ho cercato di anticipare i cambiamenti del mercato adeguando la mia offerta.
od: Quali sono i temi che tratti di più? Moda, reportage, viaggi ecc.
AN: Io adoro fotografare e quando lo faccio per ragioni personali, per ricerca o per un progetto non commissionato, nudo, ritratti e storytelling sono le cose su cui investo la maggior parte del mio tempo. La realtà però è che il 99 percento delle volte in cui ho in mano una macchina fotografica è perché qualcuno mi ha pagato per farlo, ragion per cui non esiste la risposta alla tua domanda. Attraverso le fotografie aiuto i miei clienti a raccontare i progetti che realizzano, ad aumentare la brand awarness, a migliorare l'immagine della loro azienda o a pubblicizzarne i prodotti. A volte lo faccio interpretando un'idea creativa altrui, altre volte occupandomi anche del concept.
od: Una domanda che fa sempre molto piacere ai nostri lettori: quali apparecchiature utilizzi?
AN: Lavoro quasi sempre in formato 35mm, con reflex full-frame Canon o con mirrorless Sony. In studio mi capita di usare anche il medio formato digitale soprattutto se le immagini sono destinate a una stampa di grande formato come nel caso delle affissioni pubblicitarie. Come ottiche cerco di stare alla larga dagli zoom in favore delle focali fisse, che amo molto, passando di solito da un minimo di 24 a un massimo 85mm, anche se in realtà per ragioni di lavoro il range del mio attuale parco ottiche va da 8 a 400 millimetri.
od: Lavori prevalentemente in studio o on location?
AN: Sebbene sia un animale da esterni, dal 2012 ossia da quando ho fatto di My-Loft la mia casa ho decisamente aumentato i miei lavori su set. Avere la fortuna di avere a disposizione uno spazio così grande e così bello mi ha fatto riscoprire il piacere di lavorare in studio dove nel tempo libero posso divertirmi anche a mettere a punto nuove soluzioni creative per i miei lavori o per i miei workshop. A questo proposito poter contare su un atelier di quasi 400 metri quadri nel centro di Milano mi ha permesso negli ultimi due anni di aumentare il numero di attività di formazione al punto che anche quest'anno farò un vero e proprio tour in sei città italiane insieme a un team di colleghi che ho messo insieme per l'occasione (www.wjmasterclass.tumblr.com).
od: Com’è cambiata la (tua) fotografia nel corso degli anni della tua professione e non solo tecnicamente parlando.
AN: Per prima cosa credo che la mia fotografia sia migliorata ma non per ragioni tecniche o per bravura quanto per il fatto che come è ovvio che sia riflette oggi una maggiore maturità non del fotografo ma dell'uomo. Sono convinto che la tecnica centri davvero poco anche perché non ci vuole certo un genio per accoppiare tempi e diaframmi o per montare correttamente un set di luci. Credo e non perdo occasione per ripeterlo, che la fotografia in quanto forma di comunicazione si affini e migliori di pari passo con la crescita culturale e umana del fotografo. Per questo non smetto mai di “consumare” fotografia in tutte le sue forme, leggendo libri, visitando mostre, confrontandomi con colleghi, amici o studenti. È tutto questo che alimenta costantemente il mio percorso fotografico, sviluppandolo. Con il passare del tempo, inevitabilmente, la capacità di scrittura fotografica ha preso così una direzione che ha determinato anche i connotati fondamentali delle mie immagini. La mia ricerca personale mi ha spinto ad indagare la luce per indagare su quello che da sempre rappresenta il tema delle mie fotografie, ossia l'essere umano e il rapporto con il suo contesto.
Tutte le immagini sono copyright e proprietà dell'autore. Maggiori informazioni e approfondimenti sul suo lavoro e sulle sue iniziative si possono trovare ai seguenti indirizzi www.amedeonovelli.com e witness.fotoup.net
(Data di pubblicazione: febbraio 2015)