Franca CentaroQuando si è trattato di intervistare Franca Centaro, fotografa di teatro, che lavora e vive per la maggior parte del tempo a Siracusa alternandosi con Roma, chissà perché il mio pensiero è andato subito a mio padre che, quando ero ragazzo, si preoccupava della mia vocazione filatelica e finanziava la crescita della mia collezione. Ogni tanto arrivava a casa con il foglio di nuova emissione della “Siracusana” in una versione più esotica, per non dire addirittura esoterica, del francobollo più diffuso nella storia delle Poste Italiane. Probabilmente molti dei lettori più giovani non sapranno nemmeno di che cosa sto parlando dato che, al di là della quasi scomparsa abitudine all’uso del mezzo postale fisico, probabilmente hanno avuto davvero poco a che fare con il mondo della filatelia. Così dopo questo pensiero che mi ha riportato indietro nel tempo ho rotto gli indugi e ho colto l’occasione per rivedere la cittadina siciliana, anche attraverso alcune foto private di Franca. A chi fosse abituato o incline a partire verso mete esotiche dimenticando la bellezza di questo nostro povero Paese, mando un invito a trascorrere un po’ di tempo nella terra di Sicilia così da riempirsi gli occhi di una meraviglia nostrana che il mondo ci invidia e, perché no?, anche gli altri sensi con il meraviglioso cibo tipico innaffiato da un ottimo vino. Strano inizio di un profilo ma, questa volta, proprio non potevo farne a meno.

Baccanti 2012 ©Franca Centaro

Franca Centaro nasce a Roma e, per vicende familiari, si trasferisce dai nonni a Siracusa, città che cambierà decisamente la sua vita in ogni senso, personale e professionale. Studia e inizia a lavorare pensando a tutto tranne che alla fotografia, mezzo di espressione artistica che da sempre colpisce e fa vibrare le sue corde, ma che di sicuro non ritiene possa essere uno strumento con il quale lei possa esprimere il suo sentire. Almeno fino a quando…

Edipo Re - 2012 - Melania Giglio ©Franca Centaro


osservatoriodigitale: Quindi com’è stato questo incontro con la fotografia?

Franca Centaro: Non posso certo dire sia stato casuale poiché la fotografia è stata sempre presente nella mia vita, soprattutto grazie a mio padre Orazio. Negli anni ’70 lui, che faceva un lavoro, diciamo così, normale, amava fotografare al punto che in casa avevamo tutto, anche la camera oscura che avevo imparato ad amare e frequentare proprio insieme a lui. La sua passione erano le attrici emergenti di quel tempo come  Mariangela Melato, Paola Pitagora, Raffaella Carrà, giusto per fare qualche nome. Era conosciuto e benvoluto nell’ambiente che Raffaella (Carrà, ndr) fece addirittura da madrina a mia sorella…

Mio padre ha sempre inseguito il concetto di bello, sia esteriore sia interiore, di un soggetto, cercando di entrare in empatia con la persona che stava fotografando al fine di poterne cogliere davvero l’essenza e fermarla in una foto. Lui ha sempre utilizzato l’amore per questa sua passione e mi ha trasmesso questo “modus operandi” se così vogliamo definirlo. Ricordo benissimo che lui era un fotografo molto esigente, sia dal punto vista tecnico sia da quello personale: personalmente credo di aver ereditato solo la parte emotiva di questa attitudine. Non mi piace lasciare fuori i sentimenti quando lavoro perché penso da sempre significherebbe realizzare immagini senza cuore, senza un’anima.

Fedra 2010 ©Franca Centaro

od: Come arrivi alla fotografia di scena, è una conseguenza del lavoro visto svolgere da tuo padre?

FC: No, oppure forse indirettamente anche se il mio percorso è decisamente passato attraverso strade differenti. Come dicevo prima, credo che l’amore sia proprio il biglietto che si stacca per un viaggio infinito verso una mèta che, spesso, non conosciamo nemmeno noi fino in fondo. Il mio amore per la fotografia è scaturito da un’altra mia grande passione che è il tango. Ho sempre adorato ballare , appena ne avevo la possibilità andavo in qualche milonga con il mio partner, mio marito che è un tanguero provetto, dove mi lasciavo davvero alle spalle la quotidianità per farmi rapire dalla musica e dal ballo. Presto mi resi conto che amavo così tanto quell’atmosfera che iniziai a sentire addirittura la voglia di provare a fotografarla, per me che la fotografia era sempre e solamente restata un fatto personale, una passione che mi serviva come blocco per gli appunti della vita, per aiutarmi a ricordare luoghi, momenti e persone, praticamente come succede alla maggior parte di chi possiede una macchina fotografica. Partendo da un lavoro fatto in analogico fu proprio mio marito che mi regalò la prima fotocamera digitale, una “piccola” Canon 450D.

Il passaggio per me non fu del tutto indolore perché mi resi conto subito che avevo bisogno di provare, sperimentare con il digitale che aveva canoni diversi da quelli che conoscevo con la fotografia analogica. Non stiamo parlando della preistoria ma di un periodo intorno all’inizio del 2008. Da allora tante cose sono sicuramente cambiate.

od: Allora dovremmo parlare di Franca Centaro come fotografa di tango…

FC: A quel tempo sicuramente. Mi piaceva molto fotografare, mi applicavo e studiavo, cercavo di capire come ottenere i colori, le luci e le ombre che riproducessero in modo corretto le atmosfere delle milonghe. Era una sfida personale fino a quando qualcuno cominciò a vedere delle mie foto e mi propose di partecipare a qualche concorso locale. Non che la cosa mi dispiacesse anche perché, pensavo, mi avrebbe dato modo di confrontarmi con qualcuno di esterno e di esperto, in grado di darmi delle indicazioni su che cosa andava e che cosa invece era sbagliato nelle mie foto. Accadde però che vinsi un concorso e poi un altro e un altro ancora: qualcosa che di sicuro mi servì ad accrescere la mia autostima e far crescere in me la considerazione che la fotografia avrebbe potuto darmi delle grandi soddisfazioni, anche sotto il profilo professionale. Anche io all’epoca lavoravo, come ho sempre fatto dopo le scuole, in un mondo molto lontano dall’arte. Mi occupavo di materia amministrativa presso l’Ordine dei Medici, un’occupazione che mi piaceva ma che, a un certo punto, cominciò a interferire con il mio crescente amore per la fotografia: fu un periodo difficile, quando si trattò di operare una scelta per fare il salto e trasformare una “semplice” passione in un nuovo lavoro, lasciando la via vecchia e conosciuta per un mondo, professionalmente parlando, sconosciuto.

Tornando al tango devo ammettere che è stata un’ottima palestra. Ambiente poco luminoso con soggetti in movimento: capisci bene che non è proprio un terreno in cui è facile muovere i primi passi ma era quello che desideravo comunicare ed è così che ho iniziato a fare davvero. D’altra parte io amo la luce naturale e tutto ciò che mi emozioni: il tango, un insieme di luci e musica, e il teatro. Sei costretto a lavorare a valori ISO alti ma non mi importa, sono contenta di lavorare duro per trovare le immagini che voglio. In questo la tecnologia ti viene incontro, e le nuove fotocamere ma soprattutto i sensori di ultima generazione reagiscono molto meglio e non introducono rumore. Adesso infatti lavoro con una Canon 6D sulla quale ho quasi sempre montato il mio fidato 70–200 f/4L.

Prometeo 2012 ©Franca Centarood: E dal tango al teatro il passo è stato breve?

FC: Insomma… non esattamente. È successo che dopo anni di tango sono riuscita a capire bene i rapporti tra ISO e grana della foto, così da poter utilizzare questo rapporto a mio piacere. Nel 2009 ho fotografato alcune rappresentazioni al Teatro Greco proprio perché ero affascinata dalle loro atmosfere: già l’ambientazione in cui si svolgono le rappresentazioni è una meraviglia (riallacciandomi a quanto dicevo in apertura, questo è il più grande teatro di tutti quelli che sono presenti in Grecia e nella Magna Grecia, nda). I miei lavori sono piaciuti e nel 2010 sono stata tra i fotografi accreditati per la stagione teatrale nella quale ho lavorato come fotografo di scena nei backstage della Fedra e dell’Aiace con Maurizio Donadoni, fotografando tutto in bianco e nero.

Nel 2012 ho partecipato alla quarta edizione del Med Photo Fest di Catania con una raccolta di fotografie dal titolo "Tragedie 2010–2012", vincendo la sezione dei fotografi emergenti e questo è stato un riconoscimento che mi ha fatto molto piacere perché l’idea di partecipare mi ha indotto a cercare una fonte di ispirazione proprio là dove avevo cominciato a svolgere il mio lavoro di fotografa, nel teatro antico. Infatti poi dall’anno seguente ho assunto il ruolo di fotografa di scena proprio a Siracusa presso la fondazione INDA, la fondazione dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico che proprio quest’anno compie cento anni.

Il lavoro in teatro richiede attenzione e tempistica perfetta. Spesso vorresti scattare ma devi aspettare perché non è opportuno che, nel silenzio totale, si senta il rumore degli scatti. È un lavoro che mi prende molta energia ma me ne restituisce anche tanta sotto forma di entusiasmo e soddisfazioni. Ho sempre bisogno di molta concentrazione quando lavoro anche se ritengo che le fotografie non stiano tanto nello scatto ma nel momento in cui tu te le immagini nella tua testa, quando riesci a visualizzare quello che vuoi riprendere, quello che vuoi comunicare ancora prima di averlo scattato.

Edipo Re 2012 - Daniele Pecci ©Franca Centaro


od: Adesso però c’è solo teatro nel tuo lavoro?

FC: Direi che costituisce la maggior parte del lavoro. Mi capita ancora di fotografare anche qualche spettacolo musicale o di riuscire a scattare per me qualche foto d’ambiente o di tango ma il lavoro in teatro è quello che mi prende più tempo in assoluto ed è giusto che sia così. È proprio da li che mi vengono grosse soddisfazioni e ormai vengo identificata come professionista in quel settore. Grande soddisfazione mi è arrivata da un lavoro del 2012, il Prometeo, che mi è valso una collaborazione molto prestigiosa oltre che importante, quella con l’Istituto Enciclopedico Treccani che mi ha chiesto una fotografia per l’aggiornamento 2013 della sua pubblicazione più famosa, da inserire nella descrizione della voce Teatro antico nell’età moderna. Puoi immaginare la mia sorpresa oltre all’entusiasmo che mi ha accompagnata al momento della loro richiesta. Così come quando mi è giunta dagli Stati Uniti, dalla nota università Johns Hopkins di Baltimora la richiesta di poter pubblicare sul suo prestigioso Theater Journal alcune mie foto dell’Edipo Re. È in momenti come quello che ti senti gratificata e ogni sforzo è ripagato, quando capisci che quello che inizialmente è stato un rapporto intimo con la fotografia, quello che poi è sfociato in un amore adesso viene apprezzato anche da chi quelle fotorafie le guarda, quindi capisci che stai percorrendo la strada nella giusta direzione.

Skye Edwards ©Franca Centaro
od: Quali sono i progetti che stai seguendo, o inseguendo, adesso?

FC: Mi piace sempre sperimentare e, adesso sono attratta dalla fotografia tridimensionale. Ho avviato un progetto insieme a un caro amico grafico che mi ha coinvolto nelle riprese di una zona storica e archeologica di Siracusa, la parte di Ortigia che è la parte antica e isolana della città. In questo momento, per vari motivi, il progetto vive un piccolo momento di stasi anche dettata dall’imminente partenza della nuova stagione teatrale al Teatro Greco che mi vede impegnata quotidianamente per la maggior parte del tempo. Sicuramente avremo modo di parlarne più avanti perché è qualcosa a cui tengo particolarmente.

Quello di cui Franca Centaro, fotografa di scena e ritrattista, non ha menzionato durante l’intervista è tutta una serie di riconoscimenti che ha ricevuto nel corso degli anni. Parlando con lei si ha l’impressione che tutto quello che fa sia semplice, alla portata di tutti mentre c’è tutta una parte di fatica, ricerca e forza di volontà che sicuramente non è indifferente.

È del giugno 2009 la sua prima personale, Espressioni del Tango, proprio in occasione del Festival Internazionale di Tango Argentino, alla quale farà seguito una partecipazione a un’altra mostra sempre sullo stesso tema. Anche dopo l’ingresso nel mondo del teatro come fotografa di scena con l’INDA di Siracusa, trova il tempo di esporre in ben quattro occasioni solo nel 2011 sempre sul tema a lei caro del tango e dell’atmosfera delle milonghe. Proprio in questi giorni ha firmato la foto delle porte di Arnaldo Pomodoro che campeggiano sul manifesto ufficiale dell’INDA di cui sono piene le vie di Roma e di Siracusa, ad annunciare l’imminente apertura della stagione 2014. Oltre ai casi eclatanti già citati nell’articolo, le foto di Franca Centaro si possono ormai vedere su Vanity Fair, La Repubblica, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, giusto per citare qualche testata.

Franca Centaro, titolare di tutte le immagini pubblicate, è facilmente raggiungibile attraverso il suo sito www.francacentaro.it

 

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