Denis CurtiContrasto è un’agenzia fotogiornalistica italiana con risonanza sul mercato internazionale. La sua sede di Milano è diretta da Denis Curti, che incontriamo per il profilo di questo mese. Nel caso di Contrasto la definizione di agenzia suona riduttiva, viste le molteplici aree in cui opera - a partire dalla produzione e distribuzione di immagini, all’attività di casa editrice e alla rappresentanza italiana di colossi come Magnum e Reuters.

osservatorio digitale: Ci racconti un po’ com’è la vita e la struttura di Contrasto?

Denis Curti: Contrasto nasce vent’anni fa, nel 1988, da una iniziativa di Roberto Koch. All’epoca Contrasto era rappresentata da un gruppo di fotografi indipendenti, associatisi per avere più forza contrattuale nei confronti del mercato editoriale. Questa è rimasta la struttura che oggi conta quarantacinque fotografi tra cui Lorenzo Pesce, Gianni Berengo Gardin, Lorenzo Cicconi Massi, Guido Harari, per citarne solo alcuni. Roberto Koch, oltre che fondatore, è il direttore generale delle molteplici attività di Contrasto. Intorno all’agenzia, che rimane il cuore dell’organizzazione, abbiamo costruito un network di syndication che rappresenta in Italia alcune agenzie straniere come Magnum (fondata da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa), Reuters, CPI, Laif e dove, in alcuni casi, siamo a nostra volta rappresentati all’estero. Il network è molto importante e ci consente di essere posizionati tra le prime agenzie in Italia, sia per fatturato sia a livello di produzioni di immagini.

Miniere, Francesco Cocco, ContrastoDa sempre forniamo tutti i settori editoriali, dai quotidiani ai settimanali e ai mensili. Abbiamo poi un settore che si occupa dei libri scolastici e delle pubblicazioni enciclopediche, così come esiste un’altra sezione ancora che si occupa della vendita del materiale d’archivio destinato al corporate e alla pubblicità: Contrasto vende in pratica in ogni mercato.

La nostra storia è fortemente caratterizzata dalle produzioni indipendenti, che hanno sempre avuto un tipo di percorso inverso rispetto al normale: cerchiamo di fare sempre il nostro lavoro di produttori di informazioni con servizi che spesso non hanno un committente, riaffermando questa nostra volontà di creare informazione indipendente.

Un esempio si può trovare nel progetto realizzato quest’anno per festeggiare il ventesimo ”anniversario” di Contrasto una produzione fotografica realizzata in Cina, Beijing In & Out, a cui ha fatto seguito una pubblicazione e una proiezione in formato gigante presentata presso la Triennale Bovisa di Milano. Per realizzare il progetto abbiamo scelto dieci fotografi e li abbiamo invitati a recarsi in Cina a rotazione per circa due anni; a Pechino avevamo una casa attrezzata con tutte le tecnologie necessarie per lavorare. Le storie che i vari fotografi hanno raccontato sono state montate in un filmato proiettato appunto alla Triennale e, singolarmente, sono state proposte e vendute a vari giornali.

Ti faccio un altro esempio: abbiamo inviato in giro per l’Europa quattordici fotografi – tra l’altro nemmeno tutti di Contrasto – per creare una storia sui giovani in questo continente che cambia. L'iniziativa è sfociata nel progetto Eurogeneration che ha portato a una bella pubblicazione. Queste produzioni prima di tutto le abbiamo realizzate perché non volevamo avere interferenze, quasi con un approccio fenomenologico, con il nostro stile e il nostro linguaggio, dopodiché abbiamo pensato a proporle e a venderle.

 

Riepilogando, Contrasto è come un’isola in cui vi sono quattro aree principali costituite dal Network, dall’Archivio, dalla sezione Corporate e Advertising e dalla Produzione. Per la precisione ci resta da dire che Roma è la sede storica dove ci sono l’archivio, la produzione e la parte amministrativa, mentre a Milano c’è la sede operativa, destinata alla vendita editoriale, visto che le sedi principali dei giornali italiani sono qui.
Beauty, Luigi Gariglio, Contrasto

od: Ma Contrasto è anche altro…

DC: Sì. C’è un’attività molto affascinante che, a volte, coinvolge Contrasto: la Casa Editrice, nata circa quindici anni fa, che si chiama Contrasto DUE e che ha al suo attivo un catalogo di circa 150 libri ed è diretta da Alessandra Mauro. In Italia siamo praticamente l’editore di riferimento per il mondo dei libri fotografici. Abbiamo prodotto libri molto importanti come quello su Robert Capa o, di recente, quello su Richard Avedon (per celebrare anche la mostra a Forma, ndr). A volte è la casa editrice che collabora con l’agenzia per i progetti corporate, per cui alcuni libri destinati alle aziende vengono realizzati direttamente da loro, così come talvolta è l’agenzia che collabora con la casa editrice per prodotti come “I Grandi Fotografi” o il Fotobox in uscita con il Corriere della Sera. Questo tipo di prodotti collaterali è molto importante perché rappresenta un altro settore editoriale in cui abbiamo creduto da subito; anche qui sta il compito di Contrasto, e di conseguenza anche il mio, cioè quello di scoprire nuove frontiere e altri mercati dato che il mercato dell’editoria e dei libri non è più sufficiente. Le immagini, oggi, sono vendute praticamente in ogni mercato, compresi quello elettronico e di Internet così come per i canali televisivi satellitari.

 

Dovima e gli elefanti, Richard Avedon ©2008 The Richard Avedon Foundation

od: Mi sembra di capire che tu sia molto orgoglioso del lavoro della casa editrice, del suo valore creativo e culturale.

DC: Con la Casa Editrice produciamo, proponiamo e distribuiamo mostre, e proprio da lì nasce il mio rapporto con Contrasto. Io arrivo dal mondo del giornalismo e della fotografia, in passato sono stato Direttore artistico della biennale, critico fotografico del Corriere, organizzatore di mostre (Salgado, Americani, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson per citarne alcune solo a Milano), poi il rapporto è diventato più stretto e importante fino a diventare quello che è oggi: sono il direttore della sede di Milano, occupandomi insieme a Roberto Koch e Alessandra Mauro, che è anche la direttrice artistica di Forma, delle attività espositive, delle attività di dibattito e di tutto ciò che va nella direzione della divulgazione della cultura fotografica. Direi che sono trattati e coperti tutti i settori della fotografia, tranne quello tecnologico: si va dall’editoria ai collaterali, alla pubblicità e alla comunicazione del corporate, fino al collezionismo e alla didattica – settori per noi sempre più importanti.

od: E cosa puoi raccontarci di Forma?

Forma, InternoDC: A Milano mancava uno spazio che proponesse in modo periodico e continuativo delle mostre e, con Forma, lo abbiamo realizzato.

Nel luglio 2005 abbiamo fondato Forma, Centro Internazionale di Fotografia in partnership con la Fondazione del Corriere della Sera. Forma è uno spazio espositivo che si muove a 360° nel mondo della fotografia, una realtà unica nel panorama espositivo italiano, che vanta diversi spazi per mostre temporanee, una sala conferenze, una galleria che vende immagini per il collezionismo, una libreria e un master sulla fotografia oltre a una serie di corsi specializzati. Vorrei sottolineare che dall’apertura della mostra di Avedon, il 13 Febbraio, ci sono stati oltre millequattrocento visitatori, un numero importante, in competizione con quelli di Palazzo Reale (sede di importanti mostre a fianco del Duomo di Milano, ndr) o dei più importanti musei internazionali. Mancava un master di approfondimento sui mestieri intorno al mondo della fotografia: adesso c’è, io ne sono il direttore e oggi siamo già al secondo anno con due classi piene. I corsi di fotografia, in collaborazione con Canon, sono praticamente sempre esauriti già il giorno dopo l’apertura delle iscrizioni. Poi c’è anche tutta una serie di rapporti con aziende, che abbiamo incontrato per la comunicazione o per il corporate, che abbiamo ampliato e portato a un livello superiore come la collaborazione con Versace, in occasione della mostra di Avedon. Forma è sostenuta da Canon e American Express e tutti gli sponsor vogliono costruire un rapporto operativo con noi, non fare solo la parte dei finanziatori. Ci piace pensare che, in questo modo, la fotografia scenda dal suo piedistallo e diventi pratica quotidiana. Con la nascita di Forma, mi verrebbe da dire, si è chiuso un cerchio di attività che si era iniziato a “disegnare” qualche anno fa.

od: Ora il progetto è quindi compiuto?

DC: Diciamo in parte, perché le idee sono sempre molte. Se mi si chiedesse che cosa vorrei fare oltre alle attività appena citate direi che mi piacerebbe dotare Forma di una biblioteca aperta al pubblico. Purtoppo, e di questo me ne rammarico molto, non abbiamo gli spazi per realizzarla, paradossalmente avremmo i libri ma non sappiamo dove metterli. Inoltre sarebbe magnifico poter aprire un fondo fotografico che mi piacerebbe cominciare a costruire. Faccio un altro esempio: lo scorso 3 marzo abbiamo presentato un’iniziativa in collaborazione con la Fondazione di Venezia che, avendo acquistato il fondo di libri e di fotografie di Italo Zannier (oltre mille foto e diecimila volumi, ndr), ha chiesto a Forma di aiutarla a iniziare un processo di valorizzazione del fondo, che è stato messo insieme da uno dei più grandi studiosi di fotografia d’Italia. Oggi ci sono molti importanti soggetti che si stanno muovendo in questa direzione, Unicredit rappresenta un caso eclatante così come altre banche, inglesi, svizzere, tedesche e francesi che stanno acquistando collezioni fotografiche, oltre che di arte e letteratura come è sempre avvenuto.

Forma, Mostra di Avedon

od: A più riprese però si sente parlare di un mondo della fotografia in crisi...

DC: Si, è vero, c’è anche tutto un mondo di fotografi che sta vivendo un momento di difficoltà, di crisi molto forte.

A partire da quando abbiamo iniziato a digitalizzare tutto il materiale in archivio fino a oggi c’è stato un momento di grande analisi, di riflessione. Abbiamo guardato con grande criticità quello che avevamo al nostro interno decidendo di non digitalizzare tutto, anche perché non sarebbe stato corretto. Ci tengo a dire che, in seguito al lavoro di trasferimento in digitale degli archivi, è partita da poco un’altra grande iniziativa rappresentata da una piattaforma online che offre la possibilità di ricercare, attraverso singole parole chiave, materiale di più agenzie. Realizzarla è stato faticosissimo, soprattutto da un punto di vista tecnico e tecnologico, ma per Contrasto ha un significato enorme: quando diverse agenzie a livello mondiale decidono di presentarsi su una piattaforma comune, significa che ti riconoscono un’intelligenza, una professionalità e una capacità di porti sul mercato totale, senza la minima possibilità di essere penalizzato. La domanda è stata che cosa mettere online, e il lavoro è stato enorme perché abbiamo attinto da archivi come il Giancolombo, l’archivio Garolla, quello di Berengo Gardin. Abbiamo messo online anche parte dell’archivio dei negativi del Corriere della Sera così come buona parte dell’archivio di Colors e Fabrica, di Oliviero Toscani. Certo è che il lavoro di fotografo è andato in crisi anche perché la quantità di materiale disponibile in archivio è davvero vasta e di ottima qualità in contrapposizione al mondo dell’editoria che si è andato via via contraendo. Tuttavia non so dire se, come conseguenza di questa riduzione degli spazi, oggi ci sia posto solo per i fotografi più bravi o per quelli che hanno tratti più autoriali perché, d’altro canto, ci sono anche iniziative che coinvolgono i fotografi come quella realizzata da Magazine del Corriere a fine gennaio. Sono stati coinvolti 47 fotografi su un tema preciso, Un giorno nella vita dell’Italia (Corriere della Sera Magazine del 31 gennaio 2008, ndr) e mandati per l’Italia a fotografare una giornata nel nostro paese*. Questa iniziativa ha posto l’accento sulla centralità della fotografia, e personalmente l’ho trovata davvero molto interessante. Oggi molti giornali si stanno rifondando ponendo un’attenzione enorme proprio sulla centralità delle immagini. Credo che le immagini d’archivio possano dare delle risposte enormi perché le grandi foto, le icone che hanno fatto la storia della fotografia ,si trovano proprio negli archivi: basti vedere lo scalpore che ha suscitato il ritrovamento della valigia di Robert Capa, con foto che stavano lì da decenni, ma penso che l’atto distintivo per un giornale sia quando decide di produrre e creare delle storie nuove.

Daniele Dainelli, Contrasto

od: Non è che un tempo l’editoria rischiava di più creando un numero maggiore di assignment rispetto a oggi?

DC: Gli assignment ci sono sempre, anche se di minore importanza. Un tempo i fotografi erano dipendenti dei giornali e giravano con i giornalisti, mentre adesso questo non accade più. Spesso è il fotografo, o l’agente che lo rappresenta, che porta un servizio in redazione e il giornalista, senza muoversi dall’ufficio, gli crea una storia intorno, sia che arrivi dalla Cina, dall’Iraq o semplicemente da Napoli per il problema della spazzatura: questa è la grande contraddizione attuale. Il mondo degli editori è però un mondo che ci sostiene, che ci è complice e ci incoraggia: è cambiato un po’ il rapporto tra noi e loro. Senza tema di smentita credo di poter dire che Contrasto nel tempo sia diventato una sorta di referente, più che un semplice fornitore di immagini

od: Come fa un fotografo ad entrare a Contrasto?

DC: Non ci sono né percorsi né barriere particolari per arrivare a noi, i modi sono sempre gli stessi: cioè quello di presentarsi con un portfolio interessante oppure partecipando ai festival o ai concorsi. Gli ultimi due fotografi sono stati scelti così, in occasione di un festival, visionando il loro portfolio: certo noi siamo sempre un po’ cauti, quasi timorosi, perché le richieste che ci arrivano sono davvero numerose. I nostri fotografi credo siano la risposta più vera a tutto ciò, mi sembrano tutti molto contenti di stare con noi: a partire anche dalle nostre produzioni, posso dire che a Contrasto ci sia l’affermazione di una visione e per me è molto importante aver contribuito a realizzarla. Ovviamente c’è un direttore di produzione, Giulia Tornari, alla quale va dato il merito di tutto questo perché l’eccellenza sta nel produrre in un certo modo, prestare attenzione ai nuovi talenti e ascoltare le esigenze di tutti.

od: Chi sono i vostri principali clienti o interlocutori?

DC: Nell’editoria lavoriamo un po’ con tutti e ci lavoriamo bene, solo che a volte diventa faticoso perché c’è poco rispetto nei confronti della fotografia, per cui non vengono citati i crediti, le foto non sono firmate oppure tagliate e, dato che noi siamo piuttosto rigorosi, a volte passiamo per dei perfezionisti, per non dire rompiscatole. Però quando si lavora con un’agenzia come Magnum bisogna cercare di far rispettare certe regole: Cartier-Bresson si è inventato il bordo nero intorno alle sue foto non per un vezzo estetico ma perché non voleva che venissero tagliate. Avendo a che fare con mostri sacri che hanno riflettuto molto su certi aspetti e temi, conseguentemente anche noi dobbiamo dimostrare sempre di essere all’altezza della situazione tutelando al meglio il loro lavoro.

Campo da Tennis, ©Massimo Siragusa, Contrasto

od: Ci vuoi parlare di fotografi che al momento stanno seguendo un percorso particolare?

DC: A turno, tutti i nostri fotografi ricevono riconoscimenti importanti. Quest’anno siamo stati gli unici a vincere in tre categorie del World Press Photo Awards con una ragazza, una new entry dell’agenzia, Simona Ghizzoni, con Massimo Siragusa e con Stefano de Luigi. Tra quelli che hanno lavorato per il Magazine, Lorenzo Pesce è quello che ha ricevuto maggior gradimento, per non parlare di Berengo Gardin, o di Daniele Dainelli o di Guido Harari e così via. Un fotografo che sta facendo un percorso molto particolare e coerente è Salgado, che non è di Contrasto ma di una sua agenzia personale, Amazonas, che in Italia rappresentiamo noi. Sebastiao sta portando avanti un lavoro, Genesi, una produzione enorme della durata di otto anni che si concluderà con un libro e una mostra: credo che sia ormai l’unico fotografo al mondo che possa permettersi e immaginarsi un lavoro con questi tempi e queste caratteristiche. Ci sono poi dei giovani tra i fotografi di Magnum, come Paolo Pellegrin e Alex Majoli che stanno facendo un lavoro importante con una qualità eccezionale alla stregua di Josef Koudelka, che rimane un fotografo storico, insieme a Martin Parr. So che di aver citato molti nomi, ma sono solo alcuni dei tanti che compongono la realtà fotografica che rappresentiamo con Contrasto.

Denis Curti, anche se iper-indaffarato trova il tempo di presiedere giurie, partecipare a mostre e convegni, chiamato da molti per la sua competenza e la sua enorme disponibilità, professionale e umana. Grazie per il tempo che ci ha dedicato e ha reso possibile questa conversazione. Grazie anche a Paola Lavezzoli, dell’ufficio stampa di Forma per il suo prezioso contributo. Un grazie ad Alex Parolini di Condé Nast.

* In sessanta pagine sono presentate quarantasette istantanee firmate da professionisti della fotografia che vanno da Sestini a Berengo Gardin, da Barillari a Cozzi, da Lovino a Scattolon. Tutti i fotografi sono italiani con tre eccezioni (Gerald Bruneau, Patricio Estay, Guido Harari) che comunque vivono da anni nel nostro paese. Alla fine del reportage una pagina intera è dedicata a una loro breve presentazione. I fotografi, in una stessa giornata, hanno realizzato diversi scatti che raccontano l'Italia, da Trento all'Asinara, da Palermo a Torino, da Roma a Milano. Ognuno di loro, insieme alla redazione del Magazine, ha scelto un solo scatto che descrivesse, in maniera significativa, una comune giornata dall’alba alla mezzanotte. Così, mentre alla Mangiagalli si celebra il momento di una nascita, a Napoli si svolgono le riprese sul set della soap-opera partenopea con lo sfondo del Vesuvio nei giorni dell’emergenza rifiuti. All’Istituto Carlo Besta di Milano viene rimosso un tumore cerebrale senza anestesia. A Prato lo scrittore Sandro Veronesi si è appena svegliato e prende il caffè mentre legge La Gazzetta dello Sport. Di notte un elicotterista è in volo su Firenze. – dal comunicato stampa del 30 gennaio 2008.

 

Didascalie (dall'alto):

  1. Denis Curti, ritratto
  2. Miniere, Francesco Cocco/Contrasto, per la mostra Beijing In and Out
  3. Beauty, Luigi Gariglio/Contrasto, per la mostra Beijing In and Out
  4. Dovima e gli elefanti al circo d'inverno, abito Dior, Parigi, Agosto 1955, Richard Avedon©2008 The Richard Avedon Foundation, per la mostra e il libro Richard Avedon Fotografie 1946 2004
  5. Forma, Milano, Ingresso
  6. Forma, Milano, Interno, Mostra di Avedon
  7. Provincia di Padova, Daniele Dainelli/Contrasto, per la mostra e il libro Solo in Italia
  8. Campo da Tennis, San Leone (Agrigento), Massimo Siragusa/Contrasto, per la mostra e il libro Solo in Italia

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