L'8 gennaio 2012 a Villa Paloma, sede del nuovo museo nazionale di Monaco, si è conclusa l'esposizione "Du Rocher à Monte Carlo", che ha presentato una bellissima e poco conosciuta serie di fotografie originali del Principato di Monaco dal 1860 al 1880 facenti parte della collezione di Christian Burle e che ora appartengono al Palais Princier. La mostra fotografica era particolarmente ricca di originali dell'epoca molto ben conservati e l'eccezionalità dell'evento era data dal fatto che le fotografie venivano svelate per la prima volta al pubblico. Per gli appassionati della materia (e perché no?, anche del luogo) che non hanno potuto visitarla, ne consiglio il bellissimo catalogo edito dall'Automobil Club di Monaco: "La Photographie à Monaco, des origines à 1880", curato dallo stesso Christian Burle.

La Photographie a Monaco des origines à 1880La collezione di Burle è stata raccolta con la cura tipica del collezionista amatore, nessuna foto è stata scelta ed acquistata basandosi sul caso ma bensì seguendo un criterio ben preciso: la rarità e l'interesse storico hanno guidato la selezione nel corso degli anni.

Girando per le sale del museo il visitatore poteva tornare indietro nel tempo e rendersi conto di come in fondo quello di Monaco fosse un principato davvero piccolo piccolo, con relativamente pochi palazzi e assolutamente lontano dall'intrigo di condomini e grattacieli e porti e dighe e yacht e night club che ne caratterizzano invece l'attuale contesto urbano. Oltre alle notizie di interesse urbanistico e architettonico, camminando fra una teca e l'altra ci si poteva immergere in una vera e propria passeggiata attraverso i viali della storia della fotografia.

Il secondo piano della villa presentava anche un vecchio documentario dedicato a Nicéphore Niepce, l'inventore della fotografia, come - un po' pomposamente per la verità - titolava in apertura il filmato.

La storia in realtà è leggermente più complicata di così, come molti di coloro che stanno leggendo sanno. Infatti Niepce ha sì iniziato a sviluppare in modo più puntuale quelle che erano state le prime esperienze nel campo di ciò che in seguito diverrà la fotografia tout court, ma il suo lavoro, tra l'altro interrotto precocemente dalla sua morte avvenuta nel 1833, aveva alle spalle esperimenti iniziati già nel lontano '600 (se vogliamo limitarci nel tempo e non scomodare addirittura Aristotele e i suoi studi sulla luce). Non è mia intenzione esporre un riassunto della storia della fotografia, dato che chiunque può leggersela con un semplice click del mouse fra i numerosissimi link che si possono scaricare in rete.

Principato di Monaco, immagine d'epoca

Quello che invece mi interessa sottolineare (e che pochi sanno) è che, anche se la fotografia così come la conosciamo ai giorni nostri è il frutto di un insieme di studi e di prove e di tentativi più o meno riusciti e svolti a più mani e a più riprese da uomini diversi e di diversa nazionalità, è pur vero che un fatto è sovente dimenticato, per non dire sconosciuto ai più: nel 1833 Antoine Hercule Romuald Florance impressionò con la luce, su una carta al nitrato d'argento, delle etichette e degli ornamenti di diplomi disegnati su una placca di vetro opacizzato al nero fumo. Questa notizia ci viene svelata leggendo il suo diario personale. Florance in quel periodo si trovava in Brasile, al seguito della spedizione Langsdorff (una ambiziosa esplorazione scientifica che da San Paolo percorse i fiumi brasiliani addentrandosi nella foresta amazzonica) ed era un tecnico monegasco nato nel marzo del 1804, poco noto alle cronache relative alla storia della fotografia. È difficile accordare a Florance la paternità del procedimento che permise di ottenere un'immagine a partire dal negativo e io stessa, come ho già detto, concordo con coloro che ritengono che la storia della nascita dello sviluppo fotografico sia questione complessa e legata al lavoro e agli esperimenti di più personaggi in luoghi diversi; ma questo monegasco semi-sconosciuto merita gli onori delle cronache per un punto fondamentale: fu il primo, nell'anno 1834, ad usare il verbo "fotografare" (dal greco phos, photos che significa luce, e graphein che significa scrivere).

Usò questo termine per la prima volta nella storia e ciò è documentato dal suo manoscritto autografo: "Livres d'annotations et de premiers matériaux". Per quelle strane ingiustizie della vita, imponderabili quanto tristemente reali, si usa attribuire la paternità del termine "fotografare" a John Herschel: e ciò erroneamente, perché negli scritti di Herschel la parola compare solo nel marzo del 1839, cinque anni dopo le pagine del diario di Florance.

Il Principato di Monaco oggi

Il Principato di Monaco all'epoca dei fatti narrati era privo di stazione ferroviaria e mal collegato al resto del mondo sia via terra che via mare (la strada che oggi conosciamo con il nome di "Grande Cornice" allora non univa direttamente Monaco al resto della costa né verso la Francia né verso l'Italia, e il porto stesso non era sufficientemente sviluppato né costituiva un luogo di passaggio, come le foto dell'esposizione dimostrano chiaramente) ed è dunque probabile che gli scambi di notizie culturali e scientifiche ne venissero fortemente penalizzati. Un anonimo tecnico aveva dunque sicuramente le sue difficoltà a far sentire la propria voce; resta però il fatto che fu proprio un monegasco il primo a coniare uno dei termini oggi fondamentali della storia della fotografia e concordo con Christian Burle quando sostiene che sia giusto che oggigiorno gliene si riconosca il merito come merita (scusate il gioco di parole).