Reflex digitali a formato pieno: ormai la guerra di mercato sembra spostarsi solo sulla quantità di megapixel, sempre crescente, che ogni costruttore riesce a far stare nel sensore: che stranezza, un anno fa c'era solo Canon che offriva una serie di fotocamere pro con sensore full frame, oggi quasi tutte le case offrono, o lo stanno per fare, almeno un prodotto con tali caratteristiche. E sicuramente ne vedremo delle belle al prossimo Photokina (Colonia, 23–28 settembre). Forse, però, non tutto potrebbe essere così scontato visto che qualcosa all'orizzonte sembra muoversi verso un'altra direzione: c'è un deciso ritorno delle fotocamere a medio formato che in termini di prestazioni lasciano nella polvere, quasi sempre, le DSLR a 35 millimetri.
L’arrivo sul mercato di fotocamere digitali molto evolute e potenti, come la Canon 1Ds Mark III da 21,1 MP in prova su questo numero, hanno sicuramente spinto molti professionisti a considerare definitivamente terminata l'era delle medio formato considerata la carenza di prodotti e la strana e scarsa integrazione tra ciò che era disponibile in quella fascia di prezzo. Oggi pare che tale scelta si stia rivelando tra le più sbagliate, visto che sembra esserci un momento di grande fermento e innovazione proprio nel segmento più alto della ripresa digitale: quasi tutte le case (Hasselblad e Mamiya lo avevano fatto da tempo) che giocavano ruoli importanti nella fotografia professionale hanno deciso di ritornare alla carica con nuovi modelli o versioni rivedute per entrare a pieno titolo nell'arena digitale.
Un ruolo molto importante in questo settore lo giocano le aziende di noleggio: i produttori (o i distributori, per quanto riguarda l’Italia) oltre a rifornire i negozi più accreditati, sono ben contenti di affidare i propri prodotti alle società di noleggio apparecchiature. È innegabile che, magari anche per impressionare positivamente il cliente, il professionista ricorra spesso al noleggio di attrezzature più evolute e costose di quelle di cui dispone abitualmente: un lavoro particolarmente importante o anche la possibilità di fare una figura migliore richiede l'impiego di corpi macchina e ottiche che facciano un certo “effetto”. La nuova serie H3D di Hasselblad, così come le serie precedenti, hanno fatto scuola in tal senso. Tutto questo però è servito a riaprire porte che sembravano essersi chiuse per sempre. Lo stesso Michele Gastl, profilo dello scorso numero e felice utilizzatore di una medio formato Hasselblad, sottolinea che la qualità e la grande duttilità di questo tipo di macchina rendono il suo lavoro più facile oltre che migliore. Nessuno sostiene che certe immagini riprese con una medio formato non potrebbero essere realizzate con una 35mm digitale: è solo più semplice lavorare con la prima, gli obiettivi sono più grandi, passa più luce, insomma c'è più controllo.
La considerazione più semplice da fare è sempre la stessa: più grande è il sensore migliore sarà la qualità dell’immagine ottenuta, sia nei colori che nei toni, con un maggior dettaglio e un rumore più contenuto. Nelle fotocamere di medio formato, le 6x4,5cm oppure le 6x7cm, il sensore è rispettivamente 2,7 e 4,5 volte maggiore rispetto a quello di una 35mm full frame, il che la dice lunga. Se solo otto anni fa ci si meravigliava dei 5 MP, oggi, almeno per questo tipo di fotocamere, si arriva ai 60 MP senza alcun problema: è facile capire perché questo tipo di fotocamere stia prepotentemente tornando a far parlare di sé. Anche con l’avvento delle “super D-SLR” dobbiamo considerare che il modello più economico di medio-formato offrirà comunque una qualità dello stesso livello se non addirittura superiore alla 35mm, grazie proprio alla dimensione del suo sensore. Questo è inoltre in grado di garantire una ripresa con una maggiore profondità e risoluzione: se nella Canon 1Ds Mark III il sensore è capace di una risoluzione a 14 bit, già i modelli entry level di Hasselblad riescono a portarla fino a 16 bit per canale, in grado perciò di offrire una luminosità maggiore a parità di valori di apertura. Inoltre nei sensori a medio formato i pixel sono di dimensioni maggiori, garantendo un livello di dettaglio superiore rispetto a una 35mm a prescindere dal numero di megapixel di cui dispone.
Questo non sta a significare che le reflex digitali a 35mm siano oggetti di scarso valore: tutt’altro. Solo che, in determinate circostanze di luce e di ripresa, quando il risultato dev’essere assolutamente perfetto, allora le medio formato fanno davvero la differenza. Purtroppo, il rischio che con l’avvento delle tecnologie digitali tutto questo finisse perduto per sempre è stato davvero grande.
Molti costruttori, visto il già ristretto mercato a cui erano destinati i loro prodotti, hanno pensato di abbandonare completamente lo sviluppo e la produzione: marchi come Bronica, Contax e Pentax sono scomparsi oppure hanno ceduto il loro marchio a qualche produttore di fotocamere compatte di bassa qualità. Un altro ferale colpo lo ha procurato Hasselblad quando ha deciso di rendere proprietario il proprio sistema digitale. Quando la casa svedese, fondendosi con Imacon, progettò e realizzò la serie H3D, chiuse la porta a tutti i produttori di dorsi digitali e altri accessori: da quel momento i corpi, le ottiche e soprattutto le parti di acquisizione digitale sarebbero stati solo ed esclusivamente un affare interno a Hasselblad. Era l’autunno 2006.
È comprensibile lo sconforto che può aver generato una simile scelta commerciale nel mondo dei produttori di dorsi che, fino a quel momento, avevano praticamente con Hasselblad il 75% del parco clienti, visto che Mamiya e Rolleiflex si dividevano il ruolo di comprimari. Aziende del calibro di Phase One, Mamiya e Leaf, per citarne alcuni, avevano davanti a sé due opportunità: l’oblio o cercare di inventarsi qualche cosa di nuovo. E così è stato, solo che, ovviamente partendo da zero, c’è voluto un po’ di tempo... ma alla fine i prodotti sono arrivati.
Dalla presentazione del sistema H3D fino al nuovo H3DII, la casa svedese regina del mercato che costruisce medio formato dall’immediato dopoguerra, ha davvero dato il via a una rivoluzione che ha visto coinvolte tutte le parti del sistema stesso, sacrificando l’interscambiabilità e la compatibilità con i modelli precedenti. Dalla revisione del corpo macchina alla progettazione di nuove ottiche (come il 28mm) specifiche per la ripresa digitale. La realizzazione di un nuovo sistema ha permesso a Hasselblad di migliorare la relazione tra i vari componenti migliorando sensibilmente il livello di correzione digitale sia per l’aberrazione cromatica sia per la distorsione.
Sulla falsariga della collaborazione appena vista, nasce praticamente per gli stessi motivi un’altra joint venture tra Sinar (Jenoptik) e Leaf dalla quale scaturirà la prima fotocamera digitale 6x6. Sinar la commercializza come Hy6 mentre Leaf la chiama AFi. Il corpo macchina è lo stesso, anche se ogni casa costruttrice adotta un firmware proprietario e un diverso dorso digitale.
Mentre la Sinar ha bisogno di due batterie per alimentare il sistema, nella Leaf, che integra perfettamente il proprio dorso digitale, basta la batteria inserita nell’impugnatura (Hasselblad docet).
Hasselblad
- Aproma srl (www.aproma.it) Milano
- FOWA SpA (www.fowa.it) Torino
- DGTales (www.dgtales.com) Martina Franca (TA)
- Durst Phototechnik AG (www.durst.it) Bressanone (BZ)
- Estron (www.estron.it) Poggibonsi (SI)
- P.K. Photo Know How (www.pk-digital.it) Mogliano Veneto (TV)
- A/D Imaging srl (www.adimaging.it) Milano
Sinar:
- Mafer srl (www.maferfoto.it) Milano